Se il ministro Cingolani loda l’energia nucleare

di Giorgio Ferrari (*)

Dopo lo stantio panegirico della fusione nucleare (si ripete uguale da 60 anni!) il ministro Cingolani si scopre interessato fattivamente anche alla fissione nucleare, particolarmente a quei mini reattori che erroneamente identifica con quelli impiegati nella propulsione navale, appannaggio esclusivo del settore militare. Questi, dio ci scampi dalla loro diffusione, dal punto di vista radiologico sono delle bombe atomiche galleggianti essendo classificati non a caso «weapon grade» dato che hanno un arricchimento in U235 che va dal 20 al 90%. Probabilmente il ministro voleva riferirsi ai reattori modulari di piccola (si fa per dire) taglia come il Bwrx da 300 Mw della General Electric, su cui si basa il rilancio del nucleare Usa (vedi il manifesto del 21.07.2020). Non è comunque un errore da poco considerata la fama di super competente che lo ha accompagnato, ma soprattutto la sua uscita sul nucleare (oltre alla concezione utilitaristica che ha dell’ambiente, definito un volano per la crescita) ce lo mette a nudo per ciò che riguarda l’idea di transizione ecologica che si va affermando, cioè qualcosa che, sfrondata dagli orpelli ambientalistici, serva al rilancio dell’accumulazione capitalistica, senza intaccare il vecchio e consolidato modello di sviluppo. Qui la questione si fa dirimente perché dietro l’atteggiamento di Cingolani (caldeggiato dai 5Stelle, con Grillo in prima fila a tesserne le lodi) si cela l’ambiguità di chi era o è diventato possibilista sull’impiego dell’energia nucleare perché spacciata per carbon free oppure perché semplicemente invisa ai petrolieri (secondo il logoro e travisato concetto che il nemico del mio nemico è amico mio). Così si son fatte strada, grazie anche alla piaggeria elogiativa sui media, le posizioni ambigue di alcuni neo movimenti ambientali (Fff o Xr) tutti attraversati dalla contraddizione nucleare-si-nucleare-no che raggiunge toni assai discutibili quando Greta Thunberg, come è accaduto pochi giorni fa, ha twittato contro la Cina per essere la nazione che emette più gas serra di tutti gli altri paesi (senza tener conto che essendo anche il paese più popoloso, le emissioni procapite sono di gran lunga inferiori a quelle dei paesi occidentali), mentre non risultano suoi commenti quando il primo ministro giapponese Suga (lo scorso 13 aprile) annunciò di voler scaricare in mare l’acqua radioattiva di Fukushima. Mai come in questo momento c’è bisogno di chiarezza sulla questione nucleare perché mai come in questa fase storica ci siamo trovati di fronte a rotture, forse irreversibili, degli equilibri naturali (pandemie/sindemie e crisi climatiche) a cui non si può opporre l’interpretazione distorta che vede esclusivamente nelle emissioni di gas serra la causa dei cambiamenti climatici. Queste emissioni sono un prodotto (dunque un effetto) del modo di produzione capitalistico e del modo di sfruttamento dell’energia che proprio perché intimamente legati tra loro non possono essere affrontati disgiuntamente. L’energia nucleare da fissione rappresenta il peggior modo di sfruttamento dell’energia che sia mai stato concepito: inefficiente, costoso e pericoloso. Non facciamo finta che non sia più così perché ce lo dice un ministro ricco di titoli accademici.

(*) pubblicato anche sul quotidiano «il manifesto»

 

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