Senghor: il sogno perduto di un afroeuropeo

Lella Di Marco racconta la negritudine, il cosmopolitismo, la poesia e la politica.

Il poeta, politico, filosofo  umanista senegalese (morto il 20 dicembre 2001 in Normandia) è stato sempre ricordato con ammirazione e riconoscimento ma spesso con retorica.

In questo momento storico  interessano soprattutto tre elementi che lo riguardano:

  • CAPIRE come sia arrivato a scoprire E A RIVENDICARE la negritudine:
  • l’importanza fondamentale degli studi umanistici, della conoscenza della cultura e latina/greca come base per fondare una società senza discriminazioni e senza odio 
  • e che cosa è rimasto attualmente in Senegal del suo operato e del suo esempio: ma per questo mi affido alle riflessioni di qualcuna/o che ne sa più di me.

Senghor proveniva da una famiglia di benestanti disposti a investire sulla formazione culturale del figlio tanto da sostenerlo nel suo soggiorno per studi a Parigi. Intorno agli anni 30 del secolo scorso, nella capitale francese – anche con riferimento al concetto di uguaglianza sociale ribadito da Karl Marx e a certi movimenti di protesta dei neri d’America –  si diffuse tra gli intellettuali africani residenti a Parigi una corrente di pensiero umanistica che avrebbe avuto grande influenza sullo sviluppo della letteratura africana francofona. Il concetto di negritudine per affermare e rivendicare una liberazione  dall’essere considerati perennemente inferiori ai colonizzatori francesi  e visti solo come bestie da sfruttare.Tale concezione fu criticata poi da intellettuali come Camus e Fanon, pronti  a trovare atteggiamenti di chiusura e  di vittimismo come nuove frontiere di un razzismo antagonista… Senghor però andò avanti per la sua strada (in modo diverso da Aimè cesaire) sino a “fondare” una repubblica indipendente in quella zona di terra africana bagnata, così diversa ma così uguale a  tutte le altre aree colonizzate.

Si pensava allora a un risveglio dell’intera Africa che non si verificò. Quando nel 2001 Senghor muore nell’indifferenza dei francesi anche in Senegal il suo nome è ricordato quasi soltanto nel museo intestato a lui. Quel piccolo Paese è da tempo preda di nuovi colonizzatori, arrivati con tecniche sofisticate di dominio (pertanto indolori e invisibili) tanto da farne una accettazione piacevolmente compiacente. E proprio mentre scrivevo questo ricordo ricevevo notizie su questa “deriva” da un gruppo di cooperanti. Certo dobbiamo capire perchè si è arrivati a questo punto, fra passato che abbiamo il dovere di conoscere e  il futuro da costruire su basi solide.

Senghor non indagò soltanto la storia passata ma scoprì l’UMANITAS anche nei poeti italiani del Rinascimento. Dare dignità all’uomo di ogni colore  e di ogni razza, apparopriandosi di ogni lingua e grammatica, di un lessico coerente con il pensiero; fu un negro dal cuore e dal cervello europei, costruì un linguaggio poetico per una migliore comunicazione, che non  reprima i sentimenti ma li liberi tutti. Per il piacere  di chi leggerà ecco, fra le tante, due poesie d’amore. Parole che hanno molto da insegnare nell’attuale congiuntura storica, fra solitudine e aridità sentimentale .

MASCHERA NEGRA
(
A Pablo Picasso)

Lei dorme, riposa sul candore della sabbia.
Koumba Tam dorme. Una palma verde vela la febbre dei capelli, color
di rame la fronte curva.
Le palpebre chiuse,coppa duplice e sorgenti sigillate.
Questa falce sottile di luna, questo labbro più nero e appena tumido,
dov’è il sorriso della donna complice?
Le patene delle gote, il disegno del mento, cantano l’accordo muto.
Viso di maschera chiuso all’effimero, senza occhi, senza materia.
Testa di bronzo perfetta con la patina del tempo
Che non imbrattano belletti né rossetti, né rughe, né tracce di lacrime
o di baci.
O viso tale come Dio t’ha creato prima della memoria stessa dell’età.
Viso dell’alba del mondo, non ti aprire come una gola tenera per
commuovere la mia carne.
Io ti adoro, o Bellezza, con il mio occhio monocorde!

 

E IL DISCO INFUOCATO DEL SOLE

E il disco infuocato del sole declina nel mare vermiglio.
Ai confini della foresta e dell’abisso, mi perdo nel dedalo del sentiero.
L’odore m’insegue forte e altero, a pungere le mie narici
Deliziosamente. Mi insegue e tu mi insegui, mio doppio.
Il sole si immerge nel’angoscia
In una messe di luci, in un’esultanza di colori e di grida irose.
Una piroga sottile come un ago nella ferma intensità del mare,
Uno che rema e il suo doppio.
Sanguinano le rocce di Capo Nase, quando lontano si accende il faro
delle Mamelles.
Al pensiero di te, così mi trafigge la malinconia.
Penso a te quando cammino e quando nuoto,
seduto o in piedi, penso a te mattina e sera,
La notte quando piango e sì, anche quando sono felice
Quando parlo e mi parlo e quando taccio
Nelle mie gioie e nelle mie pene. Quando penso e non penso,
Cara penso a te.

 

In “bottega” cfr Ricordando Senghor ma anche Discorso sul colonialismo – Aimé Césaire

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Senghor fu un poeta immenso e, ahimè, un minuscolo politico, sempre all’ombra del Gaullismo e della sua Françafrique.
    La sua Négritude, contrariamente a quella di Cesaire, a mio avviso, era tutta estetica. Ma nel concreto visse nell’adorazione della cultura europea e della lingua Francese. E represse duramente il pensiero africanista, come quello di Cheikh Anta Diop, che fu interdetto dall’Università di Dakar(che oggi paradossalmente porta il suo nome). Fin che Senghor fu al potere Diop non poté insegnare le sue teorie sulle origini e la forza delle culture negroafricane come vera culla delle civiltà dell’area Afro-Euro-Asiatica.
    La sua docilità nei confronti del neocolonialismo è probabilmente all’origine della stabilità del paese. Perché tutti quelli che hanno sfidato le ex potenze coloniali pagano ancora oggi il prezzo. Ma è una stabilità molto vicina alla serenità dei credenti intoccabili in India. Credi che se sei nella miseria è la volontà delle divinità e ti metti l’animo in pace.
    Per dare un esempio di questa rassegnazione a essere lo zerbino dei francesi, che è una eredità di Senghoe, citerò un esempio in particolare. Nel 1994, la Banca di Francia (proprietaria del CFA la monetà di molte ex colonie afroociane), prese la decisione di svalutare il Franco Cfa del 50 %. Chi aveva in tasca 100 franchi Cfa l’11 gennaio aveva 2 Franchi francesi. Il giorno dopo ne aveva solo uno. In una notte la ricchezza di 15 popoli fi dimezzata. in una intervista, l’ex Presidente del Senegal Abdou Diouf, paragonò questa operazione a una vera e propria rapina a mano armata. Quando gli fu chiesto perché ha accettato di rattificare una decisione così gravosa per il suo popolo, ha risposto: “Perché se non l’avessi fatto, non sarei qui a parlare con voi.” Parole magnifiche. Peccato che nonostante questo, il signor Abdou Diouf rimane ancor’oggi Presidente della’Organizzazione dell’Africa Francofona. Il principale strumento di dominazione neocoloniale in Africa. Questo è, a mio avviso, il frutto del Senghorismo.
    Detto questo come poeta niente. Da dire. peccato che ha scelto la politica invece di dedicarsi esclusivamente alla scrittura.

  • grazie karim per avere espressso la tua opinione. Sanghor è un libro tutto aperto ancora da studiare a me dispiace soltanto che il mio contributo apparso ieri in bottega sia stato mutilato in parte e privato delle riflessioni sul Senegal oggi ….in mano a nuovi colonialisti e che viva miseria , povertò, ignoranza, abbandono internazionale , in preda a nuovi FEROCI E INVISIBILI TIRANNI desposti , potenze che insidiano popoli e paesi …..dalla Cina allaTturchia agli emirati
    AGLI ISLAMISTIFONDAMENTALISTI E VIOLENTI
    buon lavoro

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