Sentenza d’appello Solvay di Spinetta Marengo, un bicchiere mezzo vuoto…

o mezzo pieno

di Medicina Democratica (*)

La sentenza di secondo grado per l’inquinamento delle falde sotterranee causato dagli impianti Ausimont-Solvay di Spinetta Marengo ha sostanzialmente confermato la sentenza di primo grado alleggerendo gli esiti per gli imputati (dirigenti locali) e confermando l’esclusione dalle responsabilità dei vertici.
La richiesta di modifica della imputazione, da disastro colposo a doloso, non è stata accolta dal Giudice.
Questi due aspetti fanno della sentenza un bicchiere mezzo vuoto.
Viene comunque confermata la responsabilità dei vertici locali dell’azienda per quanto riguarda il disastro colposo (e non semplicemente di inquinamento delle acque sotterranee) e quelle di danno ambientale (che ha come primo effetto l’obbligo del ripristino ambientale, ovvero della bonifica, ove tecnicamente possibile in luogo di indennizzi mai adeguati a situazioni di così ampia contaminazione).
Sono stati altresì confermati gli indennizzi per le parti civili per la parte relativa al “metus” ovvero all’esposizione all’acqua contaminata come disagio psicologico (timore): sono poche le sentenze che hanno riconosciuto questa fattispecie. Tenendo conto che il processo non ha preso in esame danni fisici (in quanto non previsti nelle imputazioni del PM e non considerati dal giudice di primo grado) pur segnalati da alcune parti civili.
Per questi aspetti la sentenza di appello può essere considerata un bicchiere mezzo pieno.

Medicina Democratica continuerà ad essere nel processo fino in Cassazione appoggiando le tesi dell’accusa come fatto finora.
Di seguito il comunicato stampa a cura del nostro responsabile delle vertenze.

COMUNICATO STAMPA
Moderata soddisfazione di Medicina Democratica per la sentenza in Corte di Assise Di Appello a Torino per il Processo SOLVAY DI SPINETTA MARENGO (ALESSANDRIA) . Si attende adesso il ricorso per Cassazione

Medicina Democratica esprime una moderata soddisfazione in relazione alla sentenza emessa questo pomeriggio dalla Prima Corte di Assise di Appello di Torino, in merito al processo Solvay di Spinetta Marengo-Alessandria, che conferma l’impianto della sentenza dalla Corte di Assise di Alessandria del 14 dicembre 2015: sono state confermate infatti, nella sostanza, le pene pecuniarie a favore delle parti civili costituite e la condanna alla bonifica del sito, ex art. 300 D.Lgs. 152/06”, è quanto ha dichiarato Fulvio Aurora, responsabile nazionale delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica. «Siamo convinti- ha aggiunto Fulvio Aurora- che il Procuratore Generale Marina Nuccio ricorrerà per Cassazione: Medicina Democratica si assocerà di conseguenza». In gioco, infatti c’è sempre il reato di avvelenamento doloso delle falde acquifere di un vasto territorio, che arriva a lambire anche il Comune di Alessandria.
Medicina Democratica, con l’avvocata Laura Mara e i consulenti Fulvio Baraldi, Luigi Mara e Bruno Thieme, ha seguito fin dagli inizi, in veste di parte civile, il lungo procedimento iniziato nel 2010 contro gli imputati della Solvay di Spinetta Marengo, accusati di avvelenamento doloso della falda acquifera del territorio circostante la fabbrica.
La sentenza di primo grado si è conclusa nel 2015 (sentenza depositata il 6 giugno 2016) davanti alla Corte di Assise del Tribunale di Alessandria, con la condanna di 4 imputati a pene relativamente lievi e con la condanna dell’azienda per danno ambientale, con obbligo di bonifica del sito.
In primo grado, tuttavia, l’accusa era stata derubricata da avvelenamento doloso in avvelenamento colposo.

Certamente la gravità conclamata del fatto avrebbe potuto portare anche alla dichiarazione di riconoscimento del dolo, con le conseguenze relative sul piano giudiziario ed è per questa ragione che MD ha organizzato un presidio davanti al tribunale per richiamare l’attenzione sul processo e la propria volontà di opposizione contro ogni forma di inquinamento ambientale.
Il processo Solvay è comunque importante perché mostra come in Italia questo genere di reati siano avvenuti con frequenza e siano stati considerati quasi parte della normalità, nonostante il rischio per la salute della popolazione e i costi collettivi; infatti nella gran parte dei casi è toccato poi allo Stato assumersi gli oneri gravosi e duraturi della bonifica.
Non è più accettabile che il diritto alla salute e all’ambiente sano contrapposti al diritto al lavoro, come sta avvenendo nel caso ILVA , dove MD è pure parte civile.
È necessario ristabilire l’ordine dei valori e delle priorità democratiche, per cui le aziende per le loro attività produttive non possono mettere a rischio nè la salute dei lavoratori e né la salubrità dell’ambiente.

Fulvio Aurora – responsabile vertenze di Medicina Democratica Onlus

(*) ripreso da https://www.medicinademocratica.org

 

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