Sgominata una banda di ladri – di Mark Adin

No, non è ancora caduto il Governo. La notizia è un’altra: un branco di pericolosi furfanti NdM (négher de mèrda) stava per farsi ricco alle spalle del popolo padano. Per fortuna sono stati scoperti. La gang sottraeva abusivamente, dalle oasi ecologiche del comune, elettrodomestici inservibili, rottami, e con abilità li riparava, rivendendoli impunemente. Il reato contestato alla tresca africana è “furto ai danni della amministrazione pubblica” proprietaria ed esercente la discarica. Ladri.

(Cito la fonte: L’Arena.it del 07/06/2011, ma anche la contemporanea edizione del TG2)

Se capisco bene: il Padano butta il televisore guasto, o inservibile, o indesiderato, in discarica. Il Comune dovrà affrontarne lo stoccaggio e lo smaltimento, pagato dal contribuente. Il Padano cambia il frigorifero, lo porta in discarica e lo dimentica. L’azienda lo ammassa e, forse, lo rivenderà a peso ricevendo, se va bene, un tot al chilo da chi il rottame ritira. Parliamo, ovviamente, del valore intrinseco di qualche spicciolo, a fronte dei costi di gestione del rottame, che non mi stupirei fossero molto ma molto più alti. E pagati dalla comunità. Operazione, dunque, a saldo negativo.

Il gruppo degli impuniti NdM cosa fa? Prende in carico un bene di scarto, aggiunge valore allo stesso riparandolo e/o ripulendolo o semplicemente togliendolo di mezzo, poi lo rivende in patria e perciò è perseguito.

Non capisco, provo a semplificare. Mi si rompe il frigorifero, ne acquisto uno nuovo. Il venditore, solitamente, ritira il vecchio dietro corresponsione di una cifra modesta. Lo porta in discarica e lo butta lì. Arriva uno, prende un bene senza alcun valore, che anzi rappresenta un costo, e lo restituisce al mondo riparato e ancora perfettamente utilizzabile, e invece di premiarlo lo arrestano?

Chi sarà quella solerte sentinella padana che ha denunciato i malfattori NdM?

Forse il vero delitto consiste nell’aver effettuato la riparazione, il recupero di un bene.

Non è una novità: oggi si producono cose volte alla distruzione piuttosto che alla riparazione e al successivo rimpiazzo. Si rompe? Lo si cambia. Al massimo si sostituisce la parte rotta, ma non si ripara più: perché la riparazione sarebbe antieconomica, perché non si è più capaci di aggiustarlo, ma anche solo per consumismo.

Utilizzo abitualmente un portatile, un laptop. Giorni or sono accade che si rompa il tasto di accensione/spegnimento.  Lo porto al riparatore che disegna sul viso una smorfia significante allarme, difficoltà, sofferenza, e mi fa capire che la cosa è grave, forse non riparabile; occorre mandarlo, tramite corriere, a un lontano centro-assistenza e ci vorranno almeno un paio di giorni. Faccio presente che trattasi di un semplice interruttore e che accetterei la sostituzione dello stesso anche con la peretta a pulsante che penzolava sul lettone della nonna. Invano. Mi riprendo il portatile e me ne vado, inseguito dalle parole sarcastiche del riparatore: “Le costa meno prenderlo nuovo”.

Nei momenti difficili, quando tutto sembra perduto, ognuno mette in atto le sue strategie. Ricorro al mio amico elettrauto in pensione. Avete capito bene: elettrauto. Uomo d’altri tempi, di chiacchiera essenziale, incaricato del problema, prende in mano la situazione e risolve. In una mezz’ora smonta, ripara, rimonta, consegna. Come nuovo. Quanto devo? Figùrati.

Nella discarica di Accra, Ghana, finisce buona parte dei personal americani vecchi e rotti. Lo smaltimento, negli USA, è difficile e costoso. Meglio riempire container, caricare una nave battente improbabili bandiere, e mandarli in quel cimitero africano. Africa pattumiera. Ma siccome esistono chiare e disattese disposizioni internazionali che prescrivono di non riempire il Continente Nero di monnezza, si fa passare il materiale di scarto per aiuto umanitario: Pc “usati”come contributo alla modernizzazione. Una beffa ben architettata.

Così gli spiantati NdM li aprono come cozze, estraggono le matasse di cavi, li ammonticchiano e li bruciano in roghi dal fumo acre nero e denso, respirando diossina a pieni polmoni e immettendola in atmosfera, ricavandone rame che rivendono a pochi spicci. E pensare che i computer sono minuscole miniere di metalli anche preziosi e rari, componenti che, se opportunamente recuperate, potrebbero presentare interessanti margini di guadagno. Bisognerebbe però saperlo e, soprattutto, organizzarsi.

Nella desolazione di quella enorme discarica a cielo aperto, l’attività degli occasionali operatori è invece  molto rudimentale, e pericolosa per la salute.

Ma a volte il contrappasso esiste, e alcuni NdM tecnicamente più esperti hanno incominciato ad estrarre dalle morte carcasse dei computer americani non tanto i metalli, quanto gli hard disk – immani serbatoi di informazioni – dai quali hanno saputo maliziosamente risalire ai dati personali del vecchio proprietario e non di rado anche alle password dei conti correnti bancari on line.

Alcuni di loro girano già, sorridenti, su fiammanti auto di grossa cilindrata, col braccio fuori dal finestrino, con sorrisi da paraculi che mettono quasi allegria.

 

Mark Adin

Redazione
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Un commento

  • E’ la legge del consumismo, usa e getta, riparare è un reato. Sappiamo che non può durare, ma si va avanti così, come l’orchestrina del Titanic.

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