Shamsia Hassani contro l’oppressione delle donne
Quando un’immagine può sostituire molte parole.
Negata, clandestina, ora in esilio.
Shamsia Hassani è vissuta fra due società diverse dove però le donne vengono oppresse. E’ nata in Iran, dove i suoi genitori emigrano per sfuggire alla guerra. Fuin da piccola, mostra interesse per la pittura ma non è permesso studiare le arti a chi viene dell’Afghanistan.
Per qualche anno torna a Kabul. Studia, lavora, dipinge e lotta: prima contro i mille tentacoli del patriarcato e poi contro il ritorno dei Talebani. Come ricorda Wikipedia i suoi murales vengono costantemente cancellati dalle autorità. Lei usa bombolette spray e stencil perchè sono più economici… e veloci: consentono di fuggire in fretta da molestie, arresti, denunce. Una delle sue opere più famose a Kabul mostrava una donna con il burka, seduta sotto una scala. Il testo: «L’acqua può ritornare in un fiume arido, ma cosa succede al pesce morto?».
In esilio Shamsia Hassani continua la lotta.
Qui un bell’articolo su di lei: «Dove la Resistenza è un muro a colori ed è donna» di Elisabetta Dellavalle su «Patria indipendente», rivista dell’ANPI.
L’immagine con la quale abbiamo aperto questo articolo ci è stata segnalata da Marcello, grazie.


