Sharon Mehdi – Una fiaba per noi

Trad. Maria G. Di Rienzo.

Chiamiamo le donne del mondo ad ergersi con noi l’8 maggio 2011,  dalle bimbe più piccole alle più anziane signore.
 
Noi prenderemo posizione per i figli ed i nipoti di tutto mondo, e  per le sette generazioni che verranno dopo di loro.
 
Sogniamo un mondo in cui tutti i nostri bambini hanno acqua pulita  da bere, aria pulita da respirare ed abbastanza cibo da mangiare.
 
Un mondo in cui essi abbiano accesso ad un’istruzione di base che  sviluppi le loro menti e a cure sanitarie che nutrano i loro corpi  in crescita.
 
Un mondo in cui abbiano un luogo caldo, sicuro ed amabile che  possano chiamare “casa”.
 
Un mondo dove non vivano nel terrore della violenza: nelle loro  case, nei loro quartieri, nelle loro scuole e sull’intero pianeta.
 
Questo è il mondo che sogniamo. Questa è la causa per cui ci ergiamo insieme.
 
Se condividete questo sogno, vi preghiamo di condividere con noi  cinque minuti di silenzio, all’una pomeridiana (tempo locale), l’8  maggio 2011, nei vostri parchi, cortili scolastici, luoghi di  raduno, o qualsiasi altro posto riteniate appropriato. Portate con  voi piccole campane da suonare all’inizio ed alla fine del periodo  di silenzio. Durante il periodo di silenzio, per favore riflettete  su cosa individualmente e collettivamente potete ottenere per questo  mondo. E dopo, parlatene con coloro che amate.
 
Potete contattarci su www.standingwomen.org

(Di seguito la fiaba che nel 2007 ispirò  la nascita di questo movimento)
 
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(di Sharon Mehdi, fiaba scritta per la sua nipotina di cinque anni.  Trad. Maria G. Di Rienzo)

C’era una volta un caffè con le finestre che davano sul parco  pubblico. Un giorno, un ragazzo che lavorava nel caffè vide da una  di quelle finestre due donne anziane, che sembravano essere rimaste  nel parco tutto il giorno. Non si muovevano, non parlavano, erano vestite con i loro abiti migliori e pareva guardassero in direzione  del Municipio. Il ragazzo chiese ai suoi colleghi che ne pensassero.  Proprietari, lavoratori e avventori cominciarono a speculare su cosa  le donne stessero facendo, e tirarono fuori un gran numero di ipotesi.
 
Una bambina di cinque anni che era nel caffè prese infine parola e  disse: “Una di quelle donne è mia nonna ed io so cosa stanno  facendo. Stanno in piedi là per salvare il mondo.”
 
Tutti gli uomini nel caffè risero e schiamazzarono. Sulla strada di  casa, il ragazzo decise di chiederlo direttamente alle donne, e la  loro risposta fu: “Stiamo salvando il mondo.” Quella sera, a cena,  il ragazzo raccontò la storia ai suoi genitori, e lui e suo padre  risero e schiamazzarono, ma sua madre restò in silenzio. Dopo cena,  la madre chiamò le sue amiche per narrare loro la vicenda.
 
Il giorno dopo, il ragazzo guardò di nuovo dalla finestra, e le due  anziane erano ancora là, ma c’erano anche sua madre, le amiche di  sua madre e tutte le donne che erano state nel caffè il giorno  prima. Tutte stavano in piedi, in silenzio, con lo sguardo rivolto  al Municipio.
 
Di nuovo, gli uomini sghignazzarono e ulularono e dissero cose di  questo tipo: “Non si salva il mondo stando nei parchi, ci vogliono  gli eserciti.”, oppure: “Tutti sanno che bisogna avere striscioni e  slogan per salvare il mondo, non si può farlo stando semplicemente  in un parco.”
 
Il giorno dopo, al gruppo di donne si erano aggiunte anche tutte  quelle che erano nel caffè il giorno prima, e un po’ delle loro  amiche. Ciò indusse il quotidiano locale ad occuparsene ed il  giornalista scrisse un articolo che derideva le donne. Il giorno in  cui l’articolo apparve sul giornale, centinaia di donne raggiunsero  le altre al parco e stettero in silenzio con loro. Il sindaco disse  allora al capo della polizia di sgomberarle, perché facevano  sembrare stupida la città.
 
Quando il capo della polizia disse alle donne di disperdersi perché  non avevano l’autorizzazione a manifestare, una di esse gli rispose:  “Siamo solo cittadine che stanno nel proprio parco pubblico, non  stiamo tenendo discorsi o facendo una dimostrazione per cui sia  necessario un permesso.” Il capo della polizia dovette ammettere che  era così e le lasciò stare.
 
A questo punto, nel parco c’erano 2.223 donne incluse la moglie del  sindaco, la moglie del capo della polizia ed una bambina di cinque  anni, tutte là per salvare il mondo. La notizia si diffuse  velocemente, e presto ci furono donne in tutti i parchi del paese, e  poi in tutti i parchi del pianeta. Avevano preso posizione per  salvare il mondo.

Sharon Mehdi

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per informazioni e invio testi:
clelia pierangela pieri – xdonnaselva@yahoo.it
luigi di costanzo       – onig1@libero.it

Clelia

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