«Si chiamava Donatella come me»

Il 26 e il 27 settembre presso il Csoa Spartaco di Roma, va in scena una narrazione di Donatella Mei: per Donatella Colasanti e tutte le donne vittime di violenza

di Monica Macchi (*)

Monica-locDONATELLA

«Dedicato a Donatella, a Rosaria, Mariacarmela, Valentina e a tutte le donne vittime di violenza».
29 settembre 1975: Rosaria Lopez e Donatella Colasanti arrivano con Gianni Guido e Angelo Izzo a Villa Moresca a San Felice Circeo, di proprietà della famiglia di Andrea Ghira che li raggiungerà poco dopo. Le due ragazze vengono rinchiuse in bagno, drogate, torturate, seviziate, violentate in un crescendo di odio sia misogino che classista. Dopo diverse ore, Rosaria viene annegata nella vasca da bagno e Donatella riesce a sopravvivere fingendosi morta. La sera successiva i tre ragazzi, giovani neofascisti della “Roma bene”, caricano le due ragazze nel baule dell’automobile, tornano in città e vanno a mangiare in trattoria. Un metronotte sente le urla di Donatella dall’auto parcheggiata in via Pola e nel giro di poche ore Izzo e Guido vengono arrestati (Izzo è stato fotografato mentre esibisce spavaldamente le manette ai polsi, sorridendo) mentre Ghira, grazie a una soffiata, non verrà mai catturato e si dice che sia morto in Spagna anche se l’identità della salma non è mai stata affermata in maniera incontrovertibile. La Colasanti ha seguito tutte le fasi del processo che ha dato un contributo fondamentale nella formulazione della nuova legge contro lo stupro che viene ora considerato un reato contro la persona e non più contro la morale; nel 2005 muore a soli 47 anni per un tumore al seno.
Il 26 settembre alle 20,30 e il 27 alle 19 presso il Csoa Spartaco di via Selinunte a Roma, va in scena «Si chiamava Donatella come me», uno spettacolo teatrale di Donatella Mei, che si è sempre occupata di storie di donne; nel 2013 ha scritto «Desdemona, Ofelia, Giulietta e le altre (ovvero se Shakespeare fosse stato femminista)» e nel 2015 la trilogia su Dora Maar, Tina Modotti e Camille Claudel. Uno spettacolo di denuncia a livello personale e politico; e insieme una riflessione sui meccanismi relazionali fra uomini e donne ma soprattutto un viaggio nell’anima della protagonista in cui ogni tappa è scandita dalla storia giudiziaria e dal destino diverso e paradossale dei tre colpevoli. Uno spettacolo tragicamente attuale.

(*) Pubblicato da «Associazione per i Diritti Umani»

 

 

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