Sì, viaggiare; per esempio nella Terra di Mezzo

di Fabrizio (“Astrofilosofo”) Melodia
Le mie mani corrono quasi tremanti fra le pagine di una vecchia guida turistica molto

stropicciata e macchiata, in alcuni punti consumata.
E’ la trilogia «Il signore degli anelli», un viaggio iniziato dal signor John R. R. Tolkien molti anni or sono e ancora ben lungi dall’essere concluso anche se finalmente la Terra di Mezzo conosce un lungo periodo di pace dopo l’orrore che l’ha attraversata.
Ricordo bene la prima volta che l’ho accompagnato in questo periplo molto strano. Ci siamo capitati quasi per caso, lui faceva ancora il marconista (durante la Prima Guerra Mondiale) e durante i turni di guardia studiava assiduamente il linguaggio elfico per intraprendere l’ingresso in quel mondo.
Sospetto ancora che l’avesse creato lui di sana pianta: era un geniaccio, un professore di lingua inglese antica, un secchione persino che si era fatto da solo con impegno e studio assiduo, per uscire dalla condizione di profonda indigenza in cui versava fin dall’infanzia.
Non dimenticherò mai il suo sgomento quando, non si sa come, ci ritrovammo catapultati nel tredicesimo secolo della Terza Era, quando Sauron, alleato di Melkor e Signore degli Anelli cercò con ogni espediente di dominare la Terra di Mezzo grazie agli Anelli del Potere.
Non aveva fatto i conti con l’hobbit Frodo Baggins, nipote di Bilbo, che anni addietro aveva sottratto il principale Anello del Potere allo schizofrenico Gollum, portandosi dietro la sciagura della corruzione che l’Anello portava in sé.
La brama di potere è ciò che corrompe maggiormente l’animo umano, cosi Frodo, con il paffuto amico Sam, partì alla volta del Monte Fato per fondervi dentro l’anello, coadiuvato dalla Compagnia che contribuì a fondare proprio in vista del suo drammatico destino, portare un peso che alla fine avrebbe lasciato ferite indelebili sia per l’anima che per il corpo.
Ricordo quando insieme a Tolkien assistemmo alla scrittura, da parte dello stesso Frodo, del “Libro Rosso dei Confini Occidentali”, resoconto vero delle gesta che portarono alla Guerra dell’Anello e alla fine alla pace istituita con il ritorno del re Aragorn e la definitiva partenza dal mondo degli uomini di tutto il popolo elfico.
Frodo li seguì insieme al mago Gandalf il Bianco, una specie di angelo extraterrestre risorto dopo la violenta battaglia con un temibile Balrog nelle miniere di Moria, verso le isole degli Immortali, dove gli eroi possono trovare pace, per lasciare spazio a una nuova vita.
Le Terre degli Immortali, meglio conosciute come Imperiture, sono separate dal Grande Mare Belegaer, a Ovest, dove vivono i Valar, appunto i Poteri Angelici simili di Gandalf, gli Eldar e gli Elfi del Mare, mentre la Terra di Mezzo a est costituisce il continente più esteso, come risulta dalla sapiente mappa redatta da Tolkien.
Nel limitare successivo delle montagne, nella frattura denominata Gran Burrone, vivevano gli Elfi, la razza più splendida di tutte le terre, anime purissime che potevano conoscere la felicità più grande come il dolore più profondo.
Gli uomini confinanti con le terre elfiche al confronto risultano “engawar”, ovvero “malaticci” proprio perché molto meno perfetti degli elfi.
Nella foresta di Fanghorn, lussureggiante e impenetrabile prima del possente disboscamento del mago Saruman, maestro di Gandalf e corrotto da Sauron, abitano i giganteschi Ent, metà uomini e metà alberi, che grande merito ebbero nella Guerra dell’Anello proprio con la loro discesa in campo e l’attacco poderoso alla torre del corrotto Saruman.
Nelle miniere di Moria, dove lavorano i metalli, risiedono invece i piccoli e robusti Nani, che ebbero un fiero rappresentante nel prode Ghimli, che nella Compagnia dell’Anello ebbe modo di distinguersi per valore e umorismo schietto.
Non mancano le creature mostruose e temibili, introdotte nella Terra di Mezzo dal Valar rinnegato Melkor, meglio conosciuto come l’Oscuro Nemico, nientemeno che inventore del Male e del Caos. Fra esse si possono ricordare i già citati Balrog dalle fruste di fuoco, i mostruosi Orchetti Cannibali (elfi orrendamente trasformati da Melkor), i possenti draghi sputafuoco dalle ali di pipistrello e gli abominevoli Ragni giganti (uno di loro, la terribile Shelob, fu affrontato da Frodo, salvatosi per miracolo grazie al coraggioso intervento del fido Sam).
Ricordo con molta commozione la lettura dei resoconti della Guerra dell’Anello, come del libro «Andata e ritorno – Un racconto hobbit di Bilbo Baggins» e del «Silmarillion», libro epico in cui viene raccontata la nascita della Terra di Mezzo.
Non so come, ci ritrovammo nel salotto degli Inklings, il gruppo di studiosi universitari in cui Tolkien scriveva e passava le serate, insieme all’amico scrittore Clive Staples Lewis, autore del ciclo di Narnia (recentemente portato sullo schermo con alterne vicende… ma questa è un’altra storia e sarà narrata a parte).
BREVE NOTA
Aggiungo solo che alla fine del 2013 la casa editrice Odoya ha pubblicato «Difendere la terra di mezzo: scritti su Tolkien» (290 pagine, 18 euri) di Wu Ming 4; presto se ne parlerà in blog.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *