Sinistra e presenza istituzionale

di Franco Astengo

Alla vigilia delle elezioni presidenziali appare quanto mai incerta la prospettiva di durata della XVIII legislatura

Nonostante l’evidente volontà del corpo parlamentare attualmente in carica di procrastinare al massimo possibile la data delle prossime elezioni legislative generali non si può certo collocare nel limbo dell’impossibile l’eventualità di uno scioglimento delle Camere in questo 2022 appena cominciato.

In ogni caso sotto questo aspetto la prospettiva appare chiara: l’alto tasso di volatilità elettorale e la riduzione nel numero dei deputati e dei senatori incautamente approvata dal referendum svolto nel settembre 2020 rappresenteranno la concausa di quello che sarà un massiccio ricambio nei ranghi, tanto più che appaiono quanto mai infauste le previsioni per il partito uscito con la maggioranza relativa dalle elezioni 2018.

La presente nota è dedicata a misurare, sia pure approssimativamente, la possibilità per la sinistra d’alternativa (definendo a questo modo l’area collocata al di fuori dal “perimetro Draghi”) di realizzare una significativa rappresentanza parlamentare.

E’ molto probabile che le prossime elezioni si svolgeranno con la stessa formula elettorale “mista a separazione completa” utilizzata nel 2018: la riduzione nel numero delle elette/i dovrebbe però indurre a riflettere su alcuni accorgimenti da adottare in particolare nel rapporto fra parte proporzionale e parte uninominale.

Possono essere così riassunte le condizioni minime per fare in modo che la sinistra d’alternativa realizzi l’obiettivo di una propria autonoma presenza istituzionale:

1) E’ necessaria una presentazione della sinistra d’alternativa nella parte proporzionale che sia unitaria e posta al di fuori da pregiudiziali ideologiche o di vecchie scorie antistoriche. Nelle elezioni regionali svoltesi fra il 2019 e il 2021 e in quelle comunali dell’ottobre 2021 (per quel che riguarda i capoluoghi di regione) sono stati espressi nell’insieme più di 15 milioni di voti validi con una partecipazione in calo progressivo. In questo quadro i suffragi espressi in diversa dimensione (liste civiche, presenze in coalizioni di centro-sinistra, liste poste fuori da schemi di alleanza) per liste riconducibili a una sinistra d’alternativa – escluse quelle di marchio puramente ambientalista – sono ammontati a una percentuale del 5,30% (all’incirca 800.000 voti) quindi ben oltre la soglia di sbarramento del 3%. E’ un dato che non deve essere considerato come frutto di una pura operazione di sommatoria: può essere considerato attendibile e sufficientemente stabile, valutata anche una progressiva diminuzione del tasso di volatilità elettorale. Perchè questo dato di partenza possa risultare efficace nell’eventuale competizione elettorale generale (2022 o 2023) esiste una “conditio sine qua non” : la presentazione di una sola lista nella parte proporzionale. Mi permetto, allora, di porre una questione. Appare evidente la difficoltà a presentare una lista unitaria essendo presenti in questo panorama partiti fortemente identitari che difficilmente rinunceranno al loro simbolo. Andrebbe scritta la storia di questi soggetti sul piano elettorale (e non solo) ma non è questa la sede più opportuna per adempiere a questo compito. Dando per scontata la difficoltà di raggiungere accordi in questa direzione la possibilità che rimane è la presentazione di una lista di forte impatto sul piano progettuale, misurata su una radicalità di alternativa posta – nei suoi contenuti – in diretta relazione con i temi emergenti dalla modernità e dalla condizione concreta dettata anche dall’emergenza sanitaria. Una lista che punti a bypassare le residualità identitarie che pure cercheranno di porsi in campo. Il superamento di queste residualità identitarie può realizzarsi attraverso la presenza di una soggettività “centrale” per lo schieramento provvista di un forte richiamo alle radici della storia della sinistra e dei movimenti più importanti che ne hanno contraddistinto gli ultimi anni di esistenza: la Costituzione (quale fattore discriminante) e poi lavoro, ambiente, femminismo, pace, in un quadro complessivo di autonomia politica che risulta necessaria per realizzare un quadro di alleanze in un disegno di alternativa. Appare altrettanto evidente che alla lista unitaria dovranno concorrere i più importanti soggetti presenti nell’area della sinistra scome organizzazioni politiche, associazioni culturali, organi di informazione e di dibattito. A chi si chiamasse fuori da questo tentativo – da considerare assieme ad alto livello progettuale e in una forma unitaria non episodica,- andrà dunque davvero assegnata una definizione di assoluta residualità;

2) Naturalmente per la parte uninominale dovrà essere composta una larga coalizione di contrapposizione alla destra. Coalizione da realizzare in nome di una “garanzia costituzionale” nella piena autonomia dei diversi soggetti politici nella parte proporzionale (quindi senza preventivi vincoli di governo per la nostra lista unitaria presente nella parte proporzionale). La riduzione nel numero dei parlamentari offrirà comunque l’occasione (che comunque si pagherà al caro prezzo di una drastica riduzione di rappresentatività dell’intero sistema) di costruire in maniera diversa dal passato le candidature espressione di questa entità coalizionale.

La vastità di estensione dei collegi richiamerà, infatti, l’esigenza di una molto spiccata definizione di “territorialità” intesa quale elemento fondativo nella ricerca delle candidature. Sarebbe quindi importante far nascere da subito candidature già provviste di una spinta unitaria dal basso. Candidature fortemente rappresentative del territorio e precisamente caratterizzate sui temi già richiamati.

I soggetti impegnabili dovrebbero essere preferibilmente espressione di un ampio spettro di soggettività politiche e culturali.

Avviare da subito una proposta e una ricerca in questo senso potrebbe rappresentareun elemento di riattivazione e d’impegno per un recupero di protagonismo dal basso: nel corso delle recenti elezioni amministrative in alcune situazioni un percorso del genere è stato compiuto fornendo anche risultati molto positivi.

La vignetta – scelta dalla “bottega” – è di Giuliano Spagnul.

 

Redazione
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