Skuola: come far male a Mary Star e soci

Saperi sempre più smerdati da Maria Stella e soci. Beffati i ricercatori (e le ricercatrici): per loro non ci sono soldi. Ma va?!

E in questi primi giorni di proteste se gli studenti e le studentesse si arrabbiano un pochino vengono pure bastonati un tantino: da Milano a Palermo l’Italia su certe cose è davvero unita. Pestateli, ammanettateli, denunciateli e calunniateli: qualcosa impareranno… Nei salotti si sorride: torna la buona pedagogia del manganello.

Anche i Cobas della scuola chiamano alla lotta (“che roba contessa…“) e dunque sarà bene – come invitò a suo tempo Kossiga – picchiare anche loro.

Ma io confido che le piazze si riempiranno lo stesso. Come disse una volta Giovanni Falcone (e prima di lui chissà quante e quanti) “chi ha coraggio muore una sola volta, chi ha paura muore ogni giorno”. E il mio cuoricino freme, la testolina si agita. Quale può essere una strategia per mettere Mary Star e compari con le spalle al muro ?

Su codesto blog ho spiegato (l’8 settembre, ricevendo 21 commenti.) cosa io penso della scuola e delle sue cugine skuola, squola, $cuola.

Ove mai qualcuna/o mi chiedesse di dare consigli al movimento di studenti e studentesse (si spera con un po’ di alleati intorno e con la consapevolezza che la Costituzione e i diritti di chi lavora sono una “materia di studio” centrale) ecco sì, un consiglio lo avrei.

Se “lotta dura sarà” bisogna rendere subito evidente chi ha rubato i soldi e allo stesso tempo colpire i vampiri al cuore e con un paletto di frasssino, insomma far male e non solo testimoniare. Mi spiego: se si occupano le scuole e le università pubbliche (per organizzarsi, per studiare qualcosa di importante, per rendere visibile la protesta) la miss-ministressa in fondo può scaricare il problema su presidi, rettori e sbirri e/o magari – grazie ai media più asserviti e alla collaudata tecnica “faccia da culo”– invitare i genitori più disinformati a preoccuparsi che così si blocca l’attività didattica e bla-bla.

Se invece il movimento andasse a occupare le più prestigiose scuole e università private in ogni città, organizzando lì i suoi seminari per un trimestre almeno… forse Mary Star e soci si troverebbero in difficoltà. In primo luogo perchè così salta fuori che mentre gli ultimi governi (non solo quello della miss ministressa) toglievano soldi alla istruzione pubblica ne davano a montagne a quella privata, sia clericale che laica, insomma dove studiano i figli di papà per diventare da grandi un Marchio One, una Merce Gaia o almeno un complice, un vassallo, magari un servo, una serva ma di prima fila.

Immagino che se questa mia propostaccia (ripeto: bloccare/sabotare i luoghi d’istruzione che piacciono ai potenti) arrivasse alle orecchie della Sp – sinistra perbene – non avrebbe alcun plauso anzi farebbe alzare qualche sopracciglio già tanto turbato. Questo disaccordo della Sp sarebbe per me la conferma che ho avuto una buona idea. Non lo dico per preconcetto ma come “persona informata dei fatti” e in particolare che la suddetta Sp negli ultimi anni quando ha governato (s-governato, secondo me) ha dato mooooooooooooooooolti soldi alle scuole private, ai militari, allo sport già miliardario, al povero B 14, ai Marchio One e alle Merce Gaia…. mai alla pubblica istruzione.

Far venire i nodi al pettine. Finirla con la buona educazione visto che  di fronte si ha una banda di mafiosi. Alzare la testa. C’è qualche ragione che impedisce di farlo?

Larga la foglia, stretta la via…. dite la vostra che ho detto la mia.

Redazione
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2 commenti

  • Ma si può entrare a protestare nelle scuole e università private, come si entra in quelle pubbliche?
    Ciao, V.

  • dipende dai rapporti di forza, cioè dalla voglia di lottare e di costruire l’organizzazione adeguata; in definitiva dalla convinzione che quando la situazione è grave invece di “abbassare i toni” (come invita la Sp, sinistra perbene) bisogna mettere in campo la propria forza, non le parole; in gergo “alzare il livello dello scontro”. Chi ha paura di chi? (db)

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