Sognando omnicrazia
Paramount Marte e 30th Century Fox annunciano «Ci manca(va) un Venerdì», puntata 108: interprete principale Fabrizio “Astrofilosofo” Melodia con la partecipazione di – in ordine alfabetico – Antiseri, Aristotele, Capitini, Delacroix, Emerson, Hanks, Marcuse e Thuram
“L’uomo è un animale sociale che detesta i suoi simili” scrive argutamente il pittore francese Eugene Delacroix, sottolineando la natura contraddittoria dei propri simili, divisi fra la necessità di vivere in branco e l’istinto d’aggressività che potentemente si insinua a tutti i livelli di relazione.
Il greco Aristotele affermava invece che “l’uomo per natura è un essere socievole”, più che un “animale sociale”, con una differenza non da poco: fra socievoli e sociali c’è la differenza che passa fra la candela e la sua fiamma.
In effetti ben poco sembrerebbe oggigiorno confermare quanto detto da Aristotele, anche solo basandoci sulle statiche della criminalità e delle dispute in tribunale per non parlare delle oltre sei milioni di cause civili in ambito condominiale a mostrare che dispetti ma anche violenze si sprecano pure dentro le mura domestiche.
Il filosofo americano Ralph Waldo Emerson sottolinea non senza una punta polemica: “La società dovunque cospira contro la maturazione di ciascuno dei suoi membri. La società è come una compagnia i cui soci hanno concordato che al fine di meglio assicurare il pane a ciascun azionista, colui che lo mangia rinuncia però a libertà e cultura. La virtù più ricercata è il conformismo. La fiducia in se stessi ne è la piena antitesi. Il conformismo non ama le realtà vere, né gli spiriti creativi, ma solo nomi e consuetudini”.
La società è dunque solo una finzione che serve a mantenerci tutti in una specie di carcere a cielo aperto dove le sbarre sono direttamente nella nostra testa? Non è certo la prima volta che io mi – e vi – pongo questo angoscioso quesito.
“La società aperta è […] aperta al maggior numero possibile di portatori di idee, ideali e fedi diverse e magari contrastanti — è aperta al maggior numero possibile, ma non a tutti. Essa è chiusa, pena la sua auto-dissoluzione, solo agli intolleranti, e cioè a coloro che, credendosi in possesso di verità assolute e di valori esclusivi, tentano di imporre queste verità e questi valori, ad ogni costo, magari con lacrime di sangue”, afferma il filosofo e saggista Dario Antiseri, sottolineando bene come in realtà in una società di assoluti e di azioni di mercato, l’unica vera strada per la pace sia la reciproca solidarietà e partecipazione.
Voce dissonante, quella del noto attore Tom Hanks: “Viviamo in una società dove nessuna legge proibisce di guadagnare denaro diffondendo ignoranza o, in qualche caso, stupidità”.
Rincara la dose il filosofo Herbert Marcuse: “Questa società cambia tutto ciò che tocca in una fonte potenziale di progresso e di sfruttamento, di fatica miserabile e di soddisfazione, di libertà e d’oppressione. E la sessualità non fa eccezione”.
Ci viene in aiuto una voce dal mondo dello sport: “Ogni cambiamento avviene in modo graduale. Ogni generazione deve fare un passo. Sono tante le persone che, oggi come in passato, vorrebbero migliorare la società; sono ben più numerose di quanto si creda. L’essere umano è portato a prendersi cura dell’altro” scrive l’ex calciatore Lilian Thuram.
Dovremmo cominciare a prenderci cura l’uno dell’altro invece di farci la guerra per un tozzo di pane raffermo e un bicchiere d’acqua avvelenata?
Sembra una buona idea: “Ogni società fino ad oggi è stata oligarchica, cioè governata da pochi, anche se «rappresentanti» di molti; oggi specialmente, malgrado la diffusione di certi modi detti democratici, il potere (un potere enorme) è in mano a pochi, in ogni Paese. Bisogna, invece, arrivare a una società di tutti, alla omnicrazia” scrive il filosofo della nonviolenza Aldo Capitini.