Maria Rosaria Baldin: solo un normale rinnovo

Per cominciare a dare il (soq) quadro della situazione, proviamo a capire il linguaggio burocratico-legislativo, molto diverso da quello comune, in modo da sapere in modo inequivocabile cosa intende il legislatore quando parla di “straniero”, “comunitario”, “apolide” e così via.  Avremo così un linguaggio comune e condiviso. Per conoscere il significato di questi termini si deve leggerne il significato nella legge che ne parla.
La definizione di straniero si trova nel Testo Unico sull’immigrazione (D. Lgs. (Decreto Legislativo) n. 286/1998) all’art. 1, Comma 1: “Il presente testo unico, in attuazione dell’articolo 10, secondo comma, della Costituzione, si applica, salvo che sia diversamente disposto, ai cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea e agli apolidi, di seguito indicati come stranieri”.
La definizione di comunitario si trova nel comma 2 e recita: “Il presente testo unico non si applica ai cittadini degli stati membri dell’Unione Europea, salvo quanto previsto dalle norme di attuazione dell’ordinamento comunitario”.
La definizione di apolide si trova nell’art. 1 della legge n. 306/62 con cui l’Italia ha resa esecutiva la Convenzione di New York del 28 settembre 1954 sugli apolidi e designa “la condizione di una persona che nessuno Stato considera come proprio cittadino”.

Creata una prima cornice di riferimento, per sfatare la favola governativa secondo cui “accogliamo chi è integrato, rispetta le regole, ha una casa e un lavoro”, mettiamo in fila tutte le azioni che un migrante deve compiere per rinnovare un permesso di soggiorno per lavoro. Vediamo se è davvero così semplice e immediata la vita dei migranti regolari in Italia.
Il nostro è senegalese, si chiama  Sy Mamoudou ed è in Italia da 20 anni con un lavoro a tempo indeterminato.

1) Il signor Sy dovrà recarsi in un patronato convenzionato a chiedere, almeno 60 giorni prima della scadenza, l’elenco dei documenti necessari al rinnovo unitamente a un appuntamento per consegnare gli stessi;
2) Preparare i documenti che sono:
a) Fotocopia del permesso di soggiorno (pds) in scadenza;
b) Fotocopia del codice fiscale;
c) Fotocopia di tutte le pagine del passaporto, anche quelle bianche;
d) Fotocopia del contratto di soggiorno e fotocopia della ricevuta della raccomandata spedita allo Sportello Unico Immigrazione della     Prefettura.
3) Recarsi all’appuntamento con la documentazione;
4) Dopo aver ricevuto la busta compilata dall’addetto del patronato, andare in posta e:
a) Farsi riconoscere dall’addetto mostrando passaporto e pds originali;
b) Firmare i moduli davanti agli addetti;
c) Pagare il bollettino di 27,50 € + commissione per il pds elettronico;
d) Consegnare una marca da bollo da 14,62 € da apporre nel modulo;
e) Pagare 30 € per la spedizione della busta (che sarà spedita a Roma, in un centro nazionale di smistamento);
f) Ritirare la ricevuta della spedizione che servirà a dimostrare, in caso di controllo da parte della polizia, che si è provveduto a    chiedere il rinnovo del pds;
g) Ritirare l’appuntamento con la questura per il controllo delle impronte.
5) Il giorno dell’appuntamento (solitamente dopo qualche mese) recarsi in questura per lasciare le impronte portando con sé:
a) 4 foto su sfondo bianco;
b) originali di tutti i documenti inseriti nella busta;
c) Integrazione documentale nel caso mancasse qualcosa nella busta inviata a Roma.
6) Attendere un SMS per andare a ritirare il permesso elettronico;
7) Il giorno dell’appuntamento recarsi in questura, ritirare il permesso elettronico, controllare che i dati personali inseriti siano corretti.
8) Sperare che la data di rilascio non sia quella di quando ci si è recati (più di un anno prima) al patronato a chiedere il primo    appuntamento e che il permesso non sia già in scadenza, se non addirittura già scaduto, nel qual caso si deve ricominciare dal punto 1.
9) Con il permesso rinnovato recarsi all’ufficio anagrafe del proprio comune e al distretto sanitario locale per ottenere il rinnovo delle    iscrizioni anagrafica e sanitaria.

E’ questa la vita beata a cui aspirano i migranti che a Brescia e a Milano protestano per ottenere il rilascio di un permesso di soggiorno.

P.S. E’ sottinteso che si deve dare anche il proprio indirizzo unitamente al n. di cellulare per poter ricevere l’SMS con l’appuntamento.

mail: mari@lillinet.org

Maria Rosaria Baldin
Sono nata a Sandrigo, paese in provincia di Vicenza dove vivo.
 Nonostante un diploma di contabilità, mi sono sempre interessata più alla letteratura che alla matematica. 
Seguo da sempre le tematiche ambientali, le problematiche legate agli squilibri nord-sud del mondo, al consumo critico e consapevole, alla difesa dei diritti dei più deboli e alla costruzione della pace. Per quindici anni ho lavorato negli sportelli immigrazione della provincia di Vicenza. Nel 2009 la casa editrice La Meridiana ha raccolto la mia esperienza nel libro “Avanti il prossimo”. Dal 2009 gestisco il blog La Bottega delle Storie; inoltre collaboro con riviste e siti online. Organizzo percorsi di scrittura autobiografica e di raccolta di storie di vita. Mi sento in continua ricerca e penso che la spirale, con il suo percorso circolare aperto, lo rappresenti molto bene.

Un commento

  • Tutto ciò, tra lavoro ottenuto a fatica, ore lavorate perlopiù in nero, minacce e ricatti, sorrisini ironici e aria di superiorità di tutti gli impiegati con i quali hanno a che fare.
    Sguardi spesso schifati dei passanti, nonsisabeneperchè, sguardi irosi quasi che la condizioni italiana del lavoro fosse a causa loro.
    E via ancora, ancora e chissà quanto di ben più importante qui mi dimentico…
    Noi sì, che pratichiamo l’accoglienza.
    Grazie, Maria Rosaria.

    clelia

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