Spotlight (Il caso Spotlight) – Tom McCarthy

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di Francesco Masala

 

è il quinto film di Tom McCarthy (e il quarto suo che vedo, tutti belli o bellissimi, sono riuscito a evitare il peggiore).

qui riesce a fare un gran bel film, un po’ thriller a bassa intensità, degno erede del cinema “civile” degli anni ’70.

ha qualcosa in comune con La grande scommessa, entrambi sono film dove non si vince da soli, ma con un gioco di squadra, l’individualismo non abita da queste parti.

la piccola redazione di Spotlight (il titolo italiano non ha molto senso) riesce nell’impresa più difficile, un po’ come nella lettera rubata di Edgar Allan Poe (è lì davanti, ma nessuno la vede), o come in un gioco della Settimana Enigmistica, unire i punti che esistono, ma nessuno ci aveva pensato prima.

il disegno che appare è mostruoso e terribile, difficile e doloroso, ma per la verità e la trasparenza si fa questo e altro.

intanto il cardinale Law vive a Roma (qui), non si capisce se punito o promosso, e adesso si gode la sua santa pensione.

a Martin Baron, il direttore del Boston Globe di allora, il film è piaciuto (qui), chissà che ricordi ai giovani e futuri giornalisti cosa può fare in un paese un giornalista in direzione ostinata e contraria (quelli sotto scorta, e ancora vivi, in Italia lo sanno già).

il film merita molto, attori in ottima forma, non perdetevelo.

http://markx7.blogspot.it/2016/03/spotlight-il-caso-spotlight-tom-mccarthy.html

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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