«Stella rossa»: dal 1908 all’oggi

db consiglia un romanzo di fantascienza “bolscevica”

Nel 1908 esce (con successo) in Russia un romanzo-utopia che incrocia la costruzione del progetto rivoluzionario socialista con un viaggio su Marte. L’autore ha 34 anni ed è alla sua prima esperienza come romanziere: si firma Aleksandr Bogdanov ma il suo vero cognome è Malinovskij. Milita e militerà con i bolscevichi fra carceri, espulsioni, raccolta fondi (donazioni sì ma anche rapine) per sostenere la rivoluzione, il lavoro di medico, studi scientifici e filosofici, la creazione del Proletkul’t, un breve abbandono della politica… Esponente di primo piano di quella «fazione bolscevica» del Partito Operaio Socialdemocratico Russo che all’indomani della rivoluzione fallita (nel tragico 1905) sta riflettendo su come costruire un partito di ferro – e armarsi – per essere pronto al prossimo appuntamento con la Storia.

Cosa può aver spinto un rivoluzionario di professione come Bogdanov a scrivere un romanzo di fantascienza (anche se allora non era definita così) è evidente fin dalle prime pagine. Un testo pedagogico per riconfermare – con lo sguardo sul futuro – che la rivoluzione è prossima, che socialismo e progresso scientifico cammineranno di pari passo pur fra mille contraddizioni. Detto così… qualcuna/o penserà a un testo noiosissimo: senza trama o personaggi veri. Invece il libro appassiona, soprattutto nella seconda parte. Viva dunque l’editore Alcatraz che pochi mesi fa lo ha ripubblicato (224 pagine per 18 euri) nella traduzione del Kollektiv Ulyanov e con la prefazione di Wu Ming.

Il viaggio sulla nave spaziale (anzi «eteronave») e poi l’arrivo su Marte servono al rivoluzionario russo Leonid per confrontarsi con i compagni marziani: socialisti sì ma difficili da capire. Ed ecco le discussioni – a volte modernissime – su denaro, orario di lavoro e nocività, bellezza, libertà, amore, monogamia, poesia, necessità (o no?) di ridurre la natalità… Con perfino i dubbi sul socialismo «in un solo Paese» (anzi su un solo pianeta). E sentite questa profezia: «anche laddove si ergerà come vincitore, il socialismo si snaturerà nel profondo e a lungo, come conseguenza dei molti anni di assedio, terrore e militarismo subiti, fino all’inevitabile epilogo di un barbaro patriottismo».

Attualissimo è soprattutto il timore (e nel 1908 non era certo al centro del dibattito) che un pianeta possa esaurire le risorse.

Sarebbe un delitto svelare il piccolo colpo di scena amoroso e ancor più il tragico conflitto che a un certo punto sembra inevitabile fra il moderno e saggio Marte e l’arretrata, sanguinaria Terra (inclusi i socialisti, ovvero gli abitanti migliori del nostro pianetucolo). Non troverete un banale “lieto fine” però campeggia l’elogio della diversità. Non è poco.

Tre avvertenze: se siete quel tipo di lettore/lettrice che salta le note, magari rinunciate a questa abitudine perchè verso la fine – a pagina 209 – l’assai interessante nota 14 svela una quasi certa censura (a tutela di Lenin?) nelle successive edizioni.

Occhio anche ad Alcatraz perchè annuncia, nella collana Solaris, per il 2019 tre romanzi di fantascienza russa/sovietica: un altro di Bogdanov e due di Aleksej Tolstoj che vanno ad aggiungersi al già uscito «L’uomo anfibio» di Aleksandr Beljaev.

Infine occhio alla “bottega” perchè dopo aver ri-letto «Stella rossa» il pestifero db di sente pronto (se lo permette quel gelo che gli ottunde il cervellino e promuove la pigrizia a primadonna) ad affrontare «Proletkult» di Wu Ming che a Bogdanov deve “qualcosa” o forse molto.

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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