Storie di donne e non di bambole

di Christiana de Caldas Brito

La scrittrice Sandra Cammelli che ci aveva ammaliato con «Il treno arancione» (SoleOmbra edizioni, 2007) ora ci regala «Quattro bambole».

Autrice rispettata per le idee che difende con la scrittura e

per la coerenza delle sue azioni, Sandra è conosciuta per l’impegno politico nell’Associazione “Il Giardino dei Ciliegi” a Firenze.

Con grande soddisfazione accogliamo il nuovo libro di questa fiorentina piena di talento, che ha vissuto il Sessantotto e ha avuto una madre femminista.

Le quattro bambole del titolo facevano parte dei ricordi d’infanzia di una vecchia zia di Sandra. Da piccola, la zia Lavinia accompagnava i suoi genitori a far visita a una signorina cinquantenne. Il ricordo della zia è così descritto dalla Cammelli: «La signorina era piccola di statura, portava la parrucca e si dipingeva le labbra a forma di cuore di colore rosso, come quello dei gerani che aveva nel giardino. Ma la cosa che più inquietava la zia erano le quattro bambole che la zitella teneva sedute sul divano nel bel mezzo del salotto, le chiamava per nome e diceva che erano le sue figliuole».

Cosa sarebbe successo ai ricordi della zia Lavinia se non ci fosse stata la giovane nipote ad ascoltarli? Per nostra fortuna, la nipote non solo sapeva ascoltare ma aveva anche il dono di trasformare in racconto quel che ascoltava.

Grazie alla scrittura, i ricordi di anziane zie vincono la morte e arrivano a noi.

Le bambole, che la signorina trattava come figlie, hanno impressionato la giovane Sandra. Ce lo dice lei stessa: «a poco a poco quelle bambole mi sono cresciute dentro, e ho immaginato altre storie. Storie di donne, e non di bambole».

Sandra andava dalla zia e «nella poltrona del suo salotto, coperta dal silenzio della casa ormai congelata alla vita», ascoltava.

Il suo libro dà grande valore all’ascolto. Difatti, la prima persona alla quale dedica il suo testo è l’amica Letizia «che sapeva ascoltare storie».

Solo chi sa “ascoltare storie” è capace di scrivere. Bisogna prima sentire in sé le vibrazioni delle storie per poi trasformare le vibrazioni in parole. È la scrittura a segnare il passaggio dall’individuale all’universale, dal privato al collettivo.

Così come erano quattro le bambole della signorina, sono quattro le donne di cui la Cammelli racconta le storie: Ada,Tina, Yohandra e Sara, donne fra realtà e finzione letteraria, nate dall’osservazione del reale e dalla fantasia creativa della scrittrice.

Ada, nata nel 1911, Tina nel 1925 appartengono a un’epoca già trascorsa, testimoniano l’avvento del fascismo e gli orrori delle guerre. Le altre due, ben più giovani, Yohandra, 24 anni, una migrante cubana, e Sara, 34 anni, affrontano i problemi dell’Italia di oggi: mancanza di un lavoro, il precariato, pensionamento tardivo,instabilità economica.

Ogni donna dovrà affrontare ostacoli e attraverso loro progetti sogni, lotte e delusioni, l’autrice disegna un quadro dell’Italia dell’inizio del Novecento e di oggi.

Sandra Cammelli ha il raro dono di conciliare delicatezza e profondità, lirismo e impegno politico. A passi felpati, entra nella memoria delle quattro donne e ci fa seguire le loro vite. Prima della coscienza collettiva e della partecipazione politica che apre al sociale, ogni donna lotta per conquistare la consapevolezza di sé, una conquista fatta di sofferenze e di ostacoli superati.

Ogni storia è preceduta da una citazione di una scrittrice della stesso periodo a cui appartiene la donna descritta. Ci vengono rivelati non solo i titoli dei libri ma anche i nomi di chi li ha scritti. Ed è curioso sapere che Ada, Tina, Yohandra e Sara leggono libri scritti da altre donne. Curioso ma non casuale perché Sandra Cammelli sembra lavorare accompagnata da Mercurio: le interessa la comunicazione, le relazioni, gli “spazi tra” le donne. La lettura di opere scritte da donne crea un feeling molto particolare fra donna e donna.

Grazie a scrittrici come la Cammelli si mantiene viva la memoria collettiva delle donne, le loro idee non si perdono ma circolano e persistono.

Nell’acuta e suggestiva postfazione Clotilde Barbarulli osserva che «le donne delineate da Sandra, di varia generazione e formazione, s’incontrano o si sfiorano – in un continuo mescolamento di scansioni spaziali e temporali – attraverso la voce narrante tra grafie del sé ed invenzione, tra reti amicali e impegno politico, rincorrendosi nel tempo della memoria, nel ritmo delle emozioni, dal fascismo all’oggi».

In «Quattro bambole» i libri sono personaggi che nutrono l’intelletto e lo spirito delle quattro donne, danno sostegno, consolazione, fanno compagnia, stimolano decisioni, portano idee e luce nelle loro vite. Ogni libro è stato scelto secondo la problematica di vita di ogni donna narrata.

Questa importanza data alla lettura nel testo della Cammelli deriva dal ruolo privilegiato che i libri hanno sempre avuto nella sua vita.

Sulla copertina di «Quattro bambole» si vede una scarpa con il tacco a spillo altissimo, abbandonata. Sono disfatti i nastri che attaccavano la scarpa alla caviglia di una donna. L’immagine è forte e colpisce. Si tratta di una foto scattata da Silvia Porto insieme all’autrice, qualche tempo prima della pubblicazione di «Quattro bambole». A proposito di questa foto dice Silvia: «Quel sandalo, da solo, buttato lì, non sappiamo se era rotto, ci è sembrato che volesse comunicare un gesto di ribellione ai tanti stereotipi di cui ancora siamo contraffatte».

Con «Quattro bambole» Sandra invita ogni donna a non trascurare i propri diritti e i diritti degli altri, a lottare unite per rendere più giusto il mondo in cui viviamo.

«Quattro bambole» di Sandra Cammelli (postfazione Clotilde Barbarulli) Casa editrice: ali&no, Perugia, 2014. Foto di copertina: Silvia Porto e Sandra Cammelli. Prezzo: 12 euro.

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