Storie di ordinari soprusi: il concorso «Black Lives Matter» a …

… a Ravenna e a Lido Adriano. I racconti di Estela Hardolli (17 anni) e Lo Ngoye (16 anni)

QUESTO L’APPELLO LANCIATO DALLA COOP LIBRA DI RAVENNA

appello aperto a tutti: bambine/i, ragazze/i, adulte/i.

Vorremmo invitare i cittadini/cittadine di Lido Adriano e di Ravenna, a esprimersi attraverso la scrittura di una breve storia (che possibilmente non superi le 3 pagine) e narri in forma di racconto di fantasia, o di cronaca, o in forma autobiografica una storia di ordinari soprusi.

Nonostante numerose leggi nel nostro Paese puniscano ogni forma di razzismo e discriminazione, ancora e troppo spesso ci troviamo ad assistere, anche nella nostrà città, a piccoli gesti di quotidiano sopruso rivolti a persone provenienti da altri paesi, o con connotati fisici diversi da quelli degli “italiani”.

Il razzismo è una questione globale perchè nasce da fenomeni storici globali, sempre profondamente collegati alle varie forme di colonialismo e di schiavitù. Non è un caso quindi che alcune battaglie diventino o siano diventate internazionali, ad esempio quella del Black lives matter nata a causa della violenza esercitata dalle forze dell’ordine americane e dal loro razzismo endemico.

Anche nella nostra città è ancora lontana a venire la concreta realizzazione di una società in cui il dialogo interculturale sia capace di generare inclusione, e garantisca solidarietà e dignità a tutti gli abitanti del nostro territorio indifferentemente dalla provenienza e dalla cultura d’origine.

Le storie andranno inviate via mail al seguente indirizzo: libra@cooplibra.it, oppure consegnate a mano o inviate a Libra, via Mazzini n. 61 a Ravenna, entro e non oltre il 31 luglio 2020.

Una giuria composta da 3 persone con competenze letterarie e in campo sociale valuterà tutti gli scritti inviati e selezionerà a suo insindacabile giudizio le storie migliori.

Alla migliore storia verrà riconosciuto un premio in denaro di € 100. La 2° classificata riceverà un premio di € 50.

Le storie selezionate verranno pubblicate sul sito e diffuse attraverso i canali social di coop. Libra e dei suoi servizi. Verrà inoltre promossa la loro pubblicazione su testate locali.

Il concorso è organizzato dalla cooperativa Libra di Ravenna e realizzato grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

QUESTO L’ESITO

Il concorso «Black Lives Matter» consisteva in un appello aperto a tutti, ragazze/i, adulte/i, del territorio di Ravenna e Lido Adriano, a raccontare una storia di ordinari soprusi rivolti a persone provenienti da altri Paesi, o con connotati fisici diversi da quelli degli “italiani”. La storia poteva essere in forma del racconto di fantasia, o di cronaca, o in forma autobiografica.

La giuria di coop. Libra ha stabilito di riconoscere i seguenti 2 premi:

1° classificata Estela Hardolli, 17 anni, con la seguente motivazione: «Un testo profondo, scorrevole e ben scritto, capace di trasmettere un’esperienza vissuta e i sentimenti a essa collegati, portando il lettore a immedesimarsi e a commuoversi».

2° classificata Ngoye Lo, 16 anni, con la seguente motivazione: «Un testo capace di raccontare esperienze dolorose di altri ragazzi, con sensibilità, aggiungendo però speranze, anzi un sogno».

I loro testi saranno visibili sulla pagina facebook del centro Agorà e della Biblioteca del Cisim.

Il testo di Lo Ngoye (16 anni)

Era ottobre anno 2019 in Sicilia quando ho avuto la fortuna di incontrare dei ragazzi minori stranieri non accompagnati (MSNA) provenienti dal Senegal, Gambia, Somalia e Guinea, per cui sono trascorsi dei mesi prima di arrivare in Italia, attraversando paesi peggiori di maltrattamento umano, come la Libia.

Questi ragazzi ci hanno raccontato che alcune persone si alzavano e non volevano sedersi accanto a loro sul treno o sull’autobus. Le persone si spostavano oppure stringevano la borsa più forte. Alcune volte gli rifiutavano un posto di lavoro o di affittargli una casa, perché non volevano persone di colore.

Queste persone, che sono arrivate in Italia senza famiglia, hanno paura di uscire dal centro di accoglienza e dalla loro casa per non essere discriminati per il colore della loro pelle, della religione e delle loro origini e si sentono proprio prigioniere. Il razzismo c’è sempre stato, ma oggi le persone si comportano da razzisti perché credono di stare dalla parte giusta ed esagerano. Queste persone non sanno che l’unica razza che esiste è la razza umana.

Alcune persone discriminano gli altri perché si sentono superiori o fighe, ma secondo me sono solo degli ignoranti.

Vediamo dei poliziotti che al posto di proteggere la popolazione, fanno vedere il loro potere sulle persone deboli. Oggi proprio nel 21° secolo, continuiamo a vedere nelle persone dei comportamenti razzisti. E questi comportamenti solo noi umani li possiamo cambiare, cercando di reagire, combattendo con le nostre paure e non restando mai zitti di fronte alle discriminazioni, per avere un futuro migliore per noi giovani.

E come diceva M. L. K. “Io ho un sogno, che i miei figli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere”.

Ma proprio ora io ho un sogno, che domani posso avere un lavoro nobile, come tutti i bianchi.

Il testo di Estela Hardolli (17 anni)

Le discriminazioni non sono sempre visibili ed esplicite, spesso fanno parte del substrato della coscienza e mentalità collettiva, spesso avvengono in modo silenzioso ed è solo quando il loro peso aumenta che vengono notate.
Essere stranieri è molto più debilitante di ciò che si può pensare, ci si sente costantemente messi alla prova, se uno straniero sbaglia è meglio che venga rispedito al proprio paese! Ma anche se uno straniero eccelle in qualche categoria è bene che venga contenuto perchè prima vengono gli italiani!

Essere vittime di razzismo è altrettanto pesante, nonostante io sia nata e cresciuta in Italia, spesso mi è capitato di ricevere commenti indegni da parte di professori, per via delle mie origini, ogni mio piccolo errore di grammatica italiana è stato deriso e ricondotto al fatto che io fossi figlia di immigrati. Un supplente di matematica alle superiori un giorno si offrì di ripetere la lezione a me e alla mia compagna di banco, che come me è figlia di genitori stranieri, utilizzando un italiano semplificato, nonostante nessuna delle due glielo avesse chiesto. A volte capitava di essere prese in giro perchè non possedevamo la cittadinanza italiana sebbene fossimo nate e cresciute in Italia.

Insultare e rendere inferiore una persona sulla base di differenze è semplice per molte persone, non ci si rende conto di quanto le parole possano ferire una persona, un solo commento negativo può essere trascinato per anni ed è noto che quando un peso viene sopportato per troppo tempo diventa insostenibile.
Nella mia testa combattono due forze, la prima è il mio amore per l’Italia, dove sono nata, dove ho visto i miei primi tramonti e le mie prime albe, dove ho conosciuto tanti amici e dove ho vissuto la mia vita; l’altra forza è la terra da dove i miei genitori sono partiti,il mio orgoglio, le mie origini, parte della mia cultura. Mi chiedo perché io debba essere etichettata in base alla mia nazionalità, io amo le mie due “forze” , perché allora qualcuno deve sminuirle? Solo perché sono figlia di immigrati non significa che io sia meno intelligente, meno educata,meno importante o meno degna di rispetto.
Siamo tutti parte di un insieme, siamo accomunati da gioie e sofferenze, siamo abitanti della terra, siamo umani e uguali, è bene iniziare a rispettare le persone in quanto tali e non in quanto cittadini di una nazione in particolare, aiutandoci saremo in grado di vivere meglio, perchè complicarci la vita in nome di nazionalismi che davanti al concetto di eguaglianza sono traballanti?

 

Redazione
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