Storie di tribolazione e la necessità di tornare in piazza

di Gian Marco Martignoni

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Per Marx l’estorsione di plusvalore assoluto era intesa rispetto alla condizione dei lavoratori e delle lavoratrici come allungamento della giornata lavorativa.

Nel XXI secolo della cosiddetta post-modernità l’estorsione di plusvalore assoluto ha raggiunto la sua forma più compiuta e perversa con controriforma Fornero, brevettata con il finire dell’autunno 2011 dal governo tecnico Monti, eterodiretto dalle tecnocrazie europee , e non contrastata adeguatamente dalle organizzazioni sindacali, che proclamarono solo tre ore di sciopero, stante la divisione (acuitasi con il governo Berlusconi) fra la Cgil da una parte e Cisl-Uil dall’altra.

I problemi sociali, economici ed esistenziali determinati da quella controriforma necessiterebbero di un libro solo per poterli descrivere e analizzare nella loro estrema gravità, dato che oggi abbiamo il sistema pensionistico più iniquo d’Europa.

Gli esodati sono solamente un capitolo del disastro creato dalla Fornero, giacché a colpi di misure di salvaguardia, adottate dal Parlamento (ben cinque sino ad oggi) la stragrande maggioranza di essi ha comunque raggiunto l’agognato traguardo pensionistico.

Invece centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici in tutta Italia, licenziati durante questi anni di profonda crisi del sistema produttivo, si trovano ora nel limbo: terminata la mobilità o la disoccupazione sono senza stipendio, ma non possono raggiungere la pensione e quanto di pagare la contribuzione volontaria (con quali soldi?) nemmeno se ne parla.

Anche mercoledì sera nella sede della Cgil di Busto Arsizio sono venuti un paio di lavoratori della Fiom a chiedermi se c’erano novità, raccontandomi poi le loro storie di tribolazione.

Di soldi non ne entrano, il riscaldamento lo accendono di rado, si vergognano di dover bussare alla porta dei figli per poter fare la spesa.

Altro che umiliazione e depressione. Altro che scoraggiamento, quando è difficile pure racimolare qualche giornata di lavoro in nero.

Per questi motivi e tante altre questioni (le future pensioni delle nuove generazioni, accesso alla pensione con 41 anni di contributi o 62 anni di età, ricambio generazionale nei luoghi di lavoro) si sono svolte tre grandi assemblee interregionali promosse da Cgil-Cisl-Uil a Torino, Firenze e Bari.

Le proposte ci sono, verrà richiesto un confronto al governo, ma l’idea generale tra i delegati e le delegate è molto chiara : o si andrà in piazza alla vecchia maniera con uno sciopero generale, oppure l’antisindacale governo Renzi farà come al solito spallucce.

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PS: fuori dal Teatro di Torino un compagno tutto di un pezzo della Cgil locale distribuiva il volantino che vedete qui e che potete trovare anche in rete.

 

Redazione
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