Mediterraneo: 500 morti in un anno

di Gianluca Cicinelli

La denuncia di Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, non lascia dubbi sulla necessità di un’azione immediata per fermare la strage: in un anno le morti in mare sono passate da 150 a 500. “Parlo dal porto di Trapani, in Sicilia, dove oltre 450 persone, tra cui circa 180 bambini, stanno sbarcando dopo essere state salvate della nave della Ong Sea Watch”, ha detto durante un incontro con la stampa in collegamento dalle sede Onu di Ginevra. I numeri non lasciano spazio a dubbi: “Dalle prime ore di sabato 1 maggio – ha detto la Sami – sono sbarcate in Italia circa 1.500 persone soccorse dalla Guardia Costiera italiana e dalla Guardia di Finanza o da Ong internazionali nel Mediterraneo centrale”.

La maggior parte delle persone arrivate è partita dalla Libia a bordo di imbarcazioni fragili e non sicure e ha lanciato ripetute richieste di soccorso. “Unhcr era presente agli sbarchi – precisa sempre la Sami – Abbiamo notato un’alta presenza di bambini e ragazzi, molti dei quali non accompagnati”. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati punta il dito contro le politiche volte a impedire gli sbarchi in presenza di un calo costante in Europa fin dal 2015. La ripresa è avvenuta nell’ultimo anno, 10.400, oltre il 170 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020. Ma l’attenzione deve essere invece spostata su chi non arriva e muore in mare. 500 persone rispetto alle 150 dell’anno scorso, un aumento di oltre il 200%. Per l’Unhcr è necessario ristabilire un sistema di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale coordinato dagli Stati membri dell’Unione Europea, poiché il deteriorarsi della situazione in Libia continuerà a costringere le persone a ricorrere a misure disperate per cercare sicurezza. L’Oim calcola nel 60% del totale le persone che tentano la traversata in mare e vengono riportate in Libia.

L’appello lanciato dall’Onu insieme all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni è a non riportare indietro in Libia le persone, perchè lì vengono detenute in situazioni disumane, salvo tentare di nuovo, appena possibile, lo stesso viaggio nel Mediterraneo a rischio morte. Solo ieri secondo la Mezzaluna Rossa libica 50 migranti sono morti al largo della Libia in seguito al naufragio dell’imbarcazione su cui viaggiavano, Altri 11 sono morti dopo che il loro gommone era affondato. 700 sono invece secondo l’Unhcr, le persone riportate indietro in Libia negli ultimi giorni, tra loro molti i bambini piccoli. A Lampedusa invece, nella struttura di accoglienza, dopo i 723 arrivi del fine settimana scorso sono rimaste soltanto 37 persone: la maggior parte proviene dal Mali e dal Sahel, dall’Eritrea e dal Nord Africa, spesso vittime dei trafficanti e venduti come merce.

Per l’organismo Onu la soluzione è far ripartire chi fugge da guerre e fame tramite vie alternative e percorsi umanitari dalle regioni interessate, dalla Libia al Sahel passando per l’Etiopia e l’Eritrea. In sostanza chiede di creare un corridoio protetto che consenta ai rifugiati la fuga senza passare per le zone oggi controllate dai mercanti di esseri umani. Le Nazioni Unite denunciano che le stime attuali non tengono conto delle persone prigioniere dei trafficanti di cui s’ignora anche il luogo di detenzione. Ma in particolare preoccupa la situazione di minori non accompagnati arrivati via mare nelle ultime settimane. Sulla Sea Watch 4, sbarcata a Trapani la mattina del 4 maggio, su 450 persone a bordo 194 sono minori. Resta il silenzio inaudito e intollerabile dei governi, a cominciare da quello italiano di Mario Draghi, che chiudono gli occhi dinanzi a questa catastrofe umanitaria. I motivi del silenzio italiano li abbiamo spiegati qui due giorni fa.

NOTA DELLA BOTTEGA

A proposito della “soddisfazione” – espressa da Mario Draghi – su come la Libia effettua il “salvataggio” dei migranti, ricordiamo (e raccomandiamo) questo video… la Ong Sea Watch ha mostrato al mondo, , le immagini della guardia costiera libica che insegue i migranti in mare a bordo di un gommone, li picchia con un bastone e li riporta sulla costa.

 

 

ciuoti

2 commenti

  • La Bottega del Barbieri

    Manifesto di Palermo sulle Migrazioni: “Porti aperti, città accoglienti”, ecco perché (ancora) #SiamoInAltoMare

    Primo appuntamento della Campagna: venerdì 25 giugno, dalle 16:30 alle 19:30 nell’area di piazza Capitaneria di Porto (Cala) di Palermo

    Sono più di 60(*) le associazioni, ONG, gruppi e collettivi della società civile che hanno sottoscritto il “Manifesto di Palermo sulle migrazioni” da cui prende il via la Campagna presentata in occasione dell’evento internazionale >From the Sea to the City.

    Come primo passo della Campagna, la rete della società civile vuole:

    · mostrarsi vicinə a tuttə coloro che operano per i difendere i diritti umani, informare e salvare vite e per questo vengono osteggiatə e criminalizzatə;

    · ribadire le richieste rivolte alle Istituzioni nazionali ed europee, in particolare quelle di una missione search and rescue europea nel Mediterraneo, di canali legali d’accesso e di corridoi umanitari e quindi di una radicale modifica delle attuali politiche europee di chiusura, militarizzazione ed esternalizzazione delle frontiere.

    #siamoinaltomare evidenzia la distanza della realtà dal raggiungimento di questi obiettivi, ma anche il presidio costante della società civile a supporto di chi, in alto mare, continua a salvare vite umane.

    A Palermo, l’appuntamento è per venerdì 25 giugno dalle 16:30 alle 19:30 presso la Cala, davanti il porticciolo della Guardia Costiera a pochi passi dalla SEA-EYE-4 (ennesima nave di soccorso in mare bloccata amministrativamente in porto) e dal loggiato San Bartolomeo (dove municipalità europee aperte e solidali si incontrano per provare a scardinare le logiche securitarie alla base della non-gestione dei flussi migratori).

    Verrà presentato il Manifesto ma non solo: si alterneranno interventi delle associazioni della rete, delle ONG che operano soccorso in mare, dell’equipaggio della Sea-Eye (da confermare), momenti con le percussioni e spazi di condivisione e coinvolgimento.

    L’evento sarà trasmesso anche in diretta Facebook e in collegamento con altre città italiane (Genova, Trieste e, da confermare, Lampedusa), creando ponti connessi da esperienze simili (a partire, purtroppo, dalla criminalizzazione della solidarietà).

    Si prevede che una delegazione consegni simbolicamente una copia del Manifesto ai rappresentanti dei Comuni riuniti al loggiato San Bartolomeo per l’evento internazionale From the Sea to the City (https://fromseatocity.eu/) cui la rete parteciperà online il giorno successivo, sabato 26 giugno, all’interno della Networking Session.

    (*) Hanno aderito al Manifesto e alla Campagna (al 22/06/2021):
    Forum Antirazzista Palermo, Watch the Med – Alarm Phone, Sea Watch, Mediterranea Saving Humans, Salvamento Maritimo Humanitario, ADIF, CISS, Amnesty International – Sicilia, borderline-europe, Open Arms – Italia, ResQ – People Saving People, Medici Senza Frontiere, INTERSOS Organizzazione Umanitaria Onlus, Basta Violenza alle Frontiere, Josi & Loni Project, Green Italia, Razzismo brutta storia, Islamic Human Rights Commission, Borderline Sicilia, Legambiente Sicilia, Forum Lampedusa Solidale, CESIE, PRISM Impresa sociale, CEIPES, Gambian Association – Palermo, Nio Far associazione giovani senegalesi, Ikenga, Giocherenda, Moltivolti, Centro Diaconale “La Noce” Istituto Valdese, Refugees Welcome Italia – Palermo, Arte Migrante Palermo, Linea d’Ombra, Comitato Antirazzista Cobas, Cobas Scuola Palermo, CGIL – Palermo, Banca Etica – GIT Sicilia Ovest, Grupo de Estudios en de (In) Movilidades y Territorios – del Intituto de Investigaciones Históricas y Sociales de la Universidad nacional de la Patagonia (Argentina), Legambiente Palermo, Ecomuseo Mare Memoria Viva, booq, Diaria, ARCI Palermo, ARCI Porco Rosso, Bocs Aps, Laboratorio Andrea Ballarò, Laici Comboniani Palermo La Zattera, Missionari Comboniani Palermo, Centro Salesiano Santa Chiara – Palermo, Comitato di base No MUOS – Palermo, Emmaus Palermo odv, Per il Pane e le Rose, Rete Anticoloniale Siciliana, Centro Impastato – No mafia Memorial, Rete Antirazzista Catanese, TrinArt, Associazione antimafie Rita Atria, Presidio Libera di Lucca

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