Strike -1

Loris Campetti sullo sciopero generale del 12 dicembre 2014: sciopero e dignità dei lavoratori (*)

 

 

In fondo in fondo è vero: Renzi fa i miracoli. Riportare insieme nelle piazze e sui palchi la Fiom e la Cgil non è forse un miracolo? E che dire della svolta nella Uil che riscopre lo sciopero generale? Il terzo miracolo il presidente del consiglio non è ancora riuscito a farlo, ma se continua lungo il cammino intrapreso non è escluso che persino la Cisl sia costretta a rivedere il suo ruolo di sindacato di riferimento – millantato credito, perché la sola parola sindacato fa venire l’orticaria al nuovo uomo della provvidenza – del governo di centro-destra-sinstra.

Perché il 12 dicembre – una data quanto mai evocativa – l’Italia si fermerà per lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil? Per difendere la dignità dei lavoratori, da cui dipende tra le altre cose la democrazia nel lavoro e siccome il lavoro è il fondamento costituzionale su cui si regge il nostro paese, si sciopera e si manifesta per difendere la democrazia tout court. Questo mi è venuto spontaneo di rispondere nel corso di un’intervista a una radio di Zurigo. La seconda domanda dell’emittente elvetica era: ma Renzi non è un presidente di sinistra? Dipende da quel che si intende per sinistra.

Se sinistra vuol dire almeno solidarietà ed eguaglianza, difficile definire di sinistra chi gioca a contrapporre presunti garantiti che garantiti non sono più grazie alla crisi e alle politiche liberiste, agli ancor meno garantiti, scatenando così la guerra tra lavoratori dipendenti e precari, tra pubblici e privati, tra giovani e anziani, e via dividendo. Chi sostiene che solo togliendo un chilo di dignità a qualcuno se ne possa dare mezzo chilo a qualche altro, difficilmente può sperare di essere collocato a sinistra.

Idem se a questo fine si contrappone l’art.18 a un reddito di cittadinanza, operazione culturalmente indecente; tanto più che l’art.18 – una scelta di civiltà – si cancella, mentre il reddito di cittadinanza non è previsto. I diritti come la cultura come la marmellata, roba da spalmare. È forse di sinistra cancellare anche l’art.4 dello Statuto per consentire al padrone grande fratello di controllare a distanza con ogni tecnologia audiovisiva il lavoratore, retrocesso al rango di schiavo potenzialmente delinquente? “Vogliamo” tutto è ora il padrone a gridarlo, e tutto gli viene dato, anche il demansionamento, cioè la perdita dei diritti acquisiti in caso di crisi o ristrutturazione, praticamente sempre.

A differenza di Renzi e della sua segreteria, mi è sembrato che l’emittente svizzera abbia compreso le ragioni dello sciopero generale del 12 dicembre. Compreso lo scandalo dei tagli agli ammortizzatori sociali che non riusciranno più a garantire quei contratti di solidarietà – tipo quello conquistato alla Electrolux – di cui Renzi si fa vanto. Non c’è un progetto di società, e neanche di sviluppo. Non c’è un piano del lavoro ma solo i piani del capitale nella politica economica del governo che continua a picchiare sui più deboli (l’81% del gettito Irpef è sangue dei lavoratori dipendenti). Quale politica energetica, che non siano le trivellazioni garantite dallo Sblocca Italia? Quale progetto di mobilità, con le fabbriche di pullman che chiudono e volano all’estero, come quelle dell’auto? Che ne vogliamo fare della cantieristica navale, e dell’acciaio italiano? Il presidente del consiglio italiano nonché dell’Europa non ce lo dice, e se i progetti non li fa o non li orienta lo Stato, ci pensano i padroni a farli in proprio.

Ecco perché si sciopera il 12 dicembre, ecco perché i lavoratori pubblici e privati raccoglieranno l’appello di Cgil e Uil, e con loro i pensionati sterilizzati e i tanti precari e studenti che con ci stanno a individuare nei loro padri e nelle loro madri il nemico da combattere. Buon 12 dicembre.

(*) Il post di Loris Campetti è ripreso da http://www.ilmanifestobologna.it/wp/ . La miscellanea di oggi – cioè 24 post intorno a scioperi, fatica, diritti e alla lunga storia delle lotte per un mondo migliore nel quale lavorare non significhi rischiare la pelle o essere sfruttate/i – è curata dalla piccola redazione di questo blog. Qui e nelle piazze lo ripetiamo: «l’unico generale che ci piace si chiama sciopero».

 

Redazione
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