Sturgeon, in cerca del “più che umano”

Mi riprometto sempre di trovare il tempo per parlarvi di una delle persone che – da quasi 50 anni – leggo, rileggo e medito: Theodore Sturgeon. Ho prestato ma soprattutto regalato i suoi romanzi almeno 80, forse 100 volte; con il piacere – sempre, tranne una volta – di sentirmi poi dire «non avrei mai immaginato che romanzi così belli siano quasi ignoti».

Neanche stavolta trovo il tempo di dedicargli un ritratto organico ma ho deciso comunque di proporre su codesto blog almeno questi appunti che due anni fa mi chiese un amico. Con un invito finale a convogliare qui altre riflessioni di amiche e amici.

 

Carissimo, mi chiedi qualche impressione su Sturgeon (per una rivista) e precisi «poche righe». No. E’ impossibile in poco spazio soprattutto se mi devo rivolgere a chi non lo conosce. Mi viene da dire: “leggetelo” e poi ne parliamo… oppure dovrei scrivere un libretto su di lui. In fretta e in poco spazio provo a dire solo due o tre delle cento ragioni per le quali consiglio – anzi supplico – di aprire o riaprire i suoi romanzi (tutti) e molti dei suoi racconti.

 

E con tristezza aggiungo… cercateli e leggeteli anche se spesso, nelle edizioni italiane, sono mal tradotti e tagliati. Quante volte io e Riccardo Mancini abbiamo cercato – senza fortuna – di costringere un editore intelligente a finalmente tradurre i racconti di Sturgeon ancora inediti ma anche di affidare a menti elastiche (non è soltanto questione di lingua) la revisione di certi testi che in italiano sono quasi incomprensibili per l’ottusità del traduttore e/o le paure degli editori codini?

Ma anche quelli mal tradotti regalano cristalli (sognanti) e dunque invito ancora a reperirli: difficili da trovare nelle librerie purtroppo ma una buona ricerca in biblioteca o nel circuito dell’usato dà quasi sempre i suoi frutti.

 

Solo in pochissimi autori/autrici a mio giudizio si trovano – oltre alla scrittura cesellata e ai personaggi memorabili – cataste di suggestioni, di deliri, di quasi improbabilità scientifiche ma anche di eresie sociali e sessuali come in Sturgeon. Idee che spesso sembrano nuove anche oggi: decisamente strano, visto che viviamo in un tempo tecnologicamente forsennato quanto onnivoro e dove tutti gli “ismi” sembrano essere stati elaborati e sperimentati. O forse Sturgeon ci guida in un complesso intrigo di paura e smemoratezza, di censura e persino auto-censura.

Mi chiedo spesso perchè iniziando a leggere Sturgeon si fa fatica a uscirne. Nelle sue pagine si rischia di cadere? Ecco come lui (cito dal più “maledetto” dei suoi libri «Venere più X») forse avrebbe risposto: «Hai mai visto un uomo che corre? […] E’ sbilanciato. Ma non potrebbe correre se non fosse sbilanciato. E’ in questo modo che tu vai da un luogo all’altro, cominciando sempre a cadere».

Un esempio di caduta? Nel nostro tempo dove il sesso è merce assoluta ma le riflessioni a riguardo sono ancora affidate ai più ignoranti in materia (i presunti capi religiosi) o al “mercato” noi cadiamo, arranchiamo quando ci viene sbattuta in faccia – ancora da «Venere più X» – la lunga storia umana che ha trasformato la sessualità in “meccanismo di colpa” per nutrire l’idea di superiorità: «è la sua donna» il primo soggetto su cui «un uomo può sfogare questa imperdonabile indegnità» viene ricordato a Charlie Johns – nome banale, come per dire “ognuno di noi” – il protagonista del romanzo.

 

Quasi all’inizio di «Venere più X» dal nulla e senza preavviso appare uno specchio: «E’ solo un congegno difensivo. […] Puoi immaginarti quando sei accalorato, contorto, illogico (la parola conteneva i concetti di stupido e imperdonabile) messo faccia a faccia con te stesso, obbligato a guardarti?». Questo fa Sturgeon in «Venere più X» e in altre sue memorabili pagine: ci mette davanti uno specchio. A oltre 50 anni da quello che ha scritto, la terribile e sublime domanda resta sempre: perché se qualcosa davvero ci costringe “faccia a faccia con noi stessi” fa ancora paura?

 

Ho citato qui solo «Venere più X» ma molto avrei potuto e voluto parlare degli altri romanzi o di molti racconti. A lungo la mia e-mail è stata hortybluett@libero.it (è il protagonista di «Cristalli sognanti», lo dico per i profani). Ora uso pkdick@fastmail.it, un altro dei tre miei grandi amori fantascientifici, Dick (a chiudere il triangolo Ursula K. Le Guin) ma questa ovviamente è un’altra storia.

 

Aggiungo – agli appunti del 2008 – solo due veloci “ganci” anche per invogliare altre persone a intervenire.

 

1 – Come accade per tutti i grandi libri, ogni volta che mi assale il bisogno di rileggere, dopo tanti anni, qualcosa di Sturgeon, trovo qualcosa di nuovo: pur se ricordo la trama e persino singole frasi (dopo 5-6 volte…) ho nuove riflessioni o persino illuminazioni. E se mi confronto con amici-amiche che scoprono Sturgeon per la prima volta rimango sorpreso, quasi esterrefatto nel vedere quanto entusiasmo trovino… per passaggi narrativi che avevo del tutto sottovalutato, che a volte mi erano sfuggiti (ripeto: pur dopo 5-6 attente letture). Ho cercato nel mio archivio – senza trovarle, mannaggia – le considerazioni di tre persone molto care (Fiorella, Agostino e Silvana) scritte a caldo dopo letture sturgeoniane. Ehi voi tre, se avete un archivio migliore del mio… fatele saltar fuori che vorrei ospitarle qui.

 

2 – Uno Sturgeon quasi introvabile è il romanzo che in italiano circola sia con il titolo «Nascita del superuomo» che con quello (decisamente migliore, in sintonia con l’originale) «Più che umano». Difficilissimo da trovare e così oltre alla mia copia (vecchia e piena di appunti) ne posseggo altre due appositamente comprate all’usato per destinarle alla mia piccola Bcfb ovvero la Biblioteca Circolante Fantascienza Barbieri. Qualche mese fa, dopo una serata a Ravenna per parlare di fantascienze (si noti il plurale), l’ho prestato ad Alessio che lo ha divorato e poi messo in circolo fra amici-amiche. Mi è tornato dopo qualche mese ed è subito ripartito verso un altro prestito (ehi Stefano se stai leggendo dimmi che te ne pare). Visto che Alessio è uomo di scienza e di eclettiche letture e che la sua scrittura mi intriga moltissimo… siore e siori eccomi qua a “costringerlo” a un impegno per il 2011: oseresti Alessio negarmi un tuo pezzo (o il contributo a un dialogo per due-tre-quattro voci?) su Sturgeon?

 

Il compito della buona fantascienza è «svegliare il mondo sull’orlo dell’impossibile» ha scritto Sturgeon. Viviamo in un mondo di grandi disperazioni, di bassezze che ci fanno dubitare della nostra umanità eppure ogni tanto si apre uno squarcio su quanta felicità, empatia, intelligenza siamo capaci di dare e darci. Abbiamo quasi infinite potenzialità. Rubo la frase a Nietzsche: «L’essere umano è una corda tesa fra l’animale e l’oltre-uomo, una corda sopra l’abisso». Proprio su questo concetto Sturgeon ha costruito uno dei suoi tre più geniali romanzi, «Più che umano». E ci ha ammonito: perchè quando pensiamo a un super-umano ci vengono in mente solamente super-armi o super-poteri? Non potremmo invece cominciare a pensare che abbia una super-tenerezza, una super-solitudine o magari una super-capacità di rispondere ai bisogni altrui?

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

19 commenti

  • adoro sturgeon. la prima volta l’ho comprato nella collana urania. bella edizione!
    un saluto

  • io nascita del superuomo “originale” ce l’ho da sempre.
    amo Horty Bluett così tanto che l’ho anche sognato e ci ho scritto una poesia.
    Hai ragione : traduzioni orribili.
    Sturgeon/Dick/Le Guin: lo stesso per me mio caro amico.
    5 righe per ora: ma felice di aver letto quasi in anteprima!

  • Dan,perchè non proviamo con Claudio del Bello e Silvana ed. Odradek? Dovresti conoscerlo:Credo che ne sarebbe entusiasta,il problema è appunto trovare un-una traduttrice che abbia…ampie vedute,tipo stanza degli”specchi”.Se non sbaglio e potrei,ho letto Sturgeon,con Dick,le prime volte sugli Urania(ne ho alcuni degli anni 60).Invece sinceramente la Le Guin me manca…Ti chiamo a casa uno di questi giorni e ti do i telefono di Odradek.A proposito,sai che ho una libreria ,piccina ma strapiena di introvabili,a Tuscania?

    • grazie Marco,
      tentiamo?
      Quel che mi sorprende è che non conosci Ursula; degli anarchici pensanti (ahimè ce ne sono anche di “vegetali”,
      magari senza saperlo) di una certa età – ehm, ehm – sei il primo che incontro. Soprattutto nei Paesi di lingua inglese molti gruppi o circoli libertari si chiamano Anarres oppure Odo per un convinto omaggio alle storie (del futuro ma ispirate a Emma Goldman e alla migliore tradizione dell’ anarchia ma io ci trovo anche la mia amata ebrea, zoppa, comunista Rosa Luxemburg) che Ursula K. – cioè Kroeber – Le Guin ci ha regalato. Dove? Nel romanzo “I reietti dell’altro pianeta: un’ambigua utopia” (in italiano gira anche come “Quelli di Anarres”) e in alcuni racconti fra i quali spicca “Il giorno prima della rivoluzione”.
      db
      PS: approfitto per rispondere a LORENZO sulla frase in testata, cioè “per conquistare un futuro bisogna prima sognarlo”. Mi scrive il dotto Lorenzo (ah questi 17enni di buone letture … INSOPPORTABILI) che prima della Piercy e del centro sociale Leoncavallo quel pensiero era stato espresso da Pascal (suppongo si tratti di Blaise: ah questi 63enni di buone letture… INSOPPORTABILI). Bene e grazie. Io non credo alla proprietà privata delle idee e ritengo che il valore d’uso sia più importante delle pignolerie storiche. Scoprire che una frase attribuita a Falcone (“chi ha paura muore ogni giorno”) sia una citazione di Shakespeare è interessante ma non ci dice del senso – dell’importanza, delle ambiguità, dei limiti e mille eccetera – che assume oggi nella testa, nell’azione di chi la usa. Sempre quel famoso Shakespeare (per secoli fu censurato per le parolacce a cascate in “Romeo e Giulietta”) fa dire a un suo personaggio: “se viviamo è per rovesciare i re”. Bella frase ma è diverso sentirla a teatro o leggerla su uno striscione in piazza, farne cioè buona letteratura o ECCELLENTE programma politico.

  • sono ancora a metà libro, ma devo ammettere che hai fatto bene a consigliarmelo è davvero coinvolgente, misterioso e offre tantissimi spunti riflessivi.
    Credo di riportartelo a gennaio cosi’ potrai prestarmene altri…stando alle regole della BCFB!
    un saluto.

    • grazie Stefano
      e benvenuto in questo blog ma soprattutto BENVENUTO nei mondi possibili, nelle realtà parallele, nei tanti domani, nelle vie chiuse che dobbiamo riaprire insomma in tutto quello che la buona fantascienza ci invita a non dimenticare
      db

  • Ho sempre amato smodatamente Sturgeon. Lessi “cristalli sognanti” a 15 anni e ne rimasi folgorato. Ha scritto storie tra le migliori in assoluto di tutta la narrativa (definirlo solo autore sf sarebbe sminuirlo). Conseguentemente – non è un paradosso – oggi, nell’era di “Amici” e di “Il grande fratello” [Orewell si rivolta nella tomba] – Theodore è praticamente dimenticato. Alcune iniziative, in passato, di riproporre i suoi racconti hanno fallito miseramente. Un’opera omnia o quasi dei suoi racconti (com’è stato fortunatamente per Dick)? Macché, gli editori inorridivano: “Sarà un flop gia’ al primo volume”, sentenziavano. Magari avevano ragione. Qui occorre un piccolo ma intelligente editori che sappia come muoversi in questi casi. Riscoprirlo davvero sarebbe sensazionale. In questo komento voglio ricordare almeno 1 dei suoi indimenticabili racconti: “Il tuono e le rose”.
    Ciao Daniele, ciao a tutti.

  • devo veramente e con tutto il cuore ringraziare db che mi ha iniziato alla fantascienza.Meraviglioso cristalli sognanti.
    ma passando a ursula che dire della “mano sinistra delle tenebre” dove c’è una delle scene d’amore più coinvolgenti,struggenti, emozionanti tenere che io abbia letto
    un saluto daniela

  • @daniela: è vero, anche io amo moltissimo “La mano sinistra…” Ci sono momenti (molti), folgorazioni e pagine intere, in cui ciò che scrive la LeGuin è poesia allo stato puro. (NB: ricordo d’aver letto, anni fa, non so più dove, un articolo in cui Sturgeon paragonava la sf alla poesia).
    Ciao!
    V.

  • Grazie DB.

    Il mio punto di vista è che le traduzioni … se possibile andrebbe letto l’originale, e l’inglese di Theodore Sturgeon è meravigliosamente secco. Ma se andasse tradotto, io non vedo chi altri dovrebbe tradurlo se non proprio tu, DB, nel senso che, sarebbe proprio bello, in un senso così grande che il termine “bello” è incapace di rendere… saresti tu il traduttore naturale.

    Grazie per avermi introdotto a Theodore Sturgeon.

  • Da “Venus + X” ( 1960 )

    [ … ] “Senti,” disse Charlie con, gli parve, una ragionevole dose di pazienza, “partiamo dall’inizio. Che pianeta è questo?”
    “La Terra!”
    “Bene. Adesso, noi — Terra?”
    “Sì, Terra.”
    Charlie scosse la testa. “Nessuna Terra di cui abbia mai sentito.”
    Tutti guardarono Philos, che alzò le spalle e disse, “Sì, probabilmente.”
    “È un qualche trucco di questa lingua,” disse Charlie. “Se questa è la Terra, io sono un …” Non poté, in questo luogo, con queste persone, pensare ad una similitudine sufficientemente fantastica. “Sì!” disse all’improvviso, “Ci sarebbe una parola che voglia dire Terra — il pianeta su cui abito — in ogni lingua! Voglio dire, la parola Marziana per Marte sarebbe Terra. La parola Venerea per Venere sarebbe Terra.”
    “Notevole!” disse Philos.
    “Comunque,” disse Mielwis, “questa è la Terra.”
    “Terzo pianeta partendo dal sole?”
    Tutti annuirono.
    “Stiamo parlando dello stesso sole?”
    “Istante per istante,” mormorò Philos, “nulla è sempre lo stesso.”

    – – – – – – – –

    [ … ] “Volevamo. Siamo … Avevamo intenzione,” disse Seace in modo caloroso. “In quale altro modo possiamo rispondere? Questa è la Terra. Il tuo pianeta, il nostro. Tutti siamo nati qui. Anche se in età differenti,” aggiunse.
    “Età differenti? Vuoi dire … viaggio nel tempo? È questo che state cercando di dirmi?”
    “Viaggio nel tempo?” fece eco Mielwis.
    “Tutti noi viaggiamo nel tempo,” mormorò Philos.

    – – – – – – – –

    [ … ] “Perché venerate i bambini?”
    Philos rise. Di gioia [ … ]. “Ma perché i bambini?”
    “Noi veneriamo il futuro, non il passato. Veneriamo ciò che verrà, non ciò che è stato. Aspiriamo alle conseguenze delle nostre azioni. Teniamo di fronte a noi l’immagine di ciò che è malleabile e che cresce — di ciò che abbiamo il potere di perfezionare. Noi veneriamo questa potenza in noi, ed il senso di responsabilità che con essa convive. Un bambino racchiude tutto ciò in sé. E …” e si fermò.
    “Continua.”
    “È un qualcosa che, per assimilarlo, hai bisogno di una buona dose di adattamento, Charlie. Non penso che tu lo possa fare.”
    “Mettimi alla prova.”
    Philos alzò le spalle. “Tu, l’hai chiesto: Noi veneriamo il bambino perché è inconcepibile che mai ne obbediremo uno.”
    Camminarono a lungo in silenzio.
    “Qual è il problema nell’obbedire il Dio che veneri?”
    “Nulla, in teoria, suppongo, in particolare quando all’obbedienza si affianca la fede in un vivente — ovvero, un Dio contemporaneo e contemporaneamente riconoscibile.” Philos si fermò, scegliendo le parole. “Ma in pratica, più spesso che non, la mano di Dio nelle vicende umane è una mano senza vita. I suoi precetti giacciono nelle interpretazioni di Anziani di un tipo e di un altro — gente fradicia di passato con la memoria indebolita, gli occhi accecati, e prosciugato in loro tutto l’amore.” Guardò Charlie, e i suoi strani occhi scuri furono pieni di compassione. “Non hai capito che la vera essenza del Ledom è — il passaggio?”
    “Passaggio?”
    “Movimento, crescita, cambiamento, catabolismo. Potrebbe la musica esistere senza passaggio, senza progressione, o poesia? Potresti pronunziare una parola e chiamarla una rima senza pronunciare altre parole? Potrebbe la vita esistere … perché ‘passaggio’ è proprio quasi una definizione per ‘vita’! Un essere vivente cambia nel momento ed in ciascuna frazione di ciascuna parte di un momento; persino quando si ammala, e quando decade, cambia, e quando non cambia più, è — oh, potrebbe essere molte cose; uno scarto, come un albero morto; del cibo, come un frutto ucciso; ma non è più vita … [ … ] Philos rise con piacere e senza rancore. “Hai mai visto un’immagine di un uomo che corre? Oppure, anche, che cammina? È sbilanciato, o lo sarebbe se fosse tanto congelato quanto l’immagine. Difficilmente potrebbe correre o camminare se non fosse sbilanciato. Questo è il modo in cui tu progredisci da una posizione verso qualunque altra — ricominciando, di continuo, a cadere.”
    “E dopo salta fuori che sono tenute in piedi da stampelle invisibili.”
    Philos scintillò, “Tutti i simboli lo sono, Charlie.”

    – – – – – – –

    [ … ] i Ledom non si separeranno mai dalla terra — e lo intendo nel senso più ampio possibile. Le civiltà hanno una perniciosa tendenza a crescere intere classi e generazioni di persone che rendono le proprie esistenze lontane — due, dieci, cinquanta volte lontane — dalle tecniche manuali. Uomini potrebbero nascere, vivere, e morire, senza mai smuovere una vangata di terra, o rettificare una trave di legno, o tessere una stoffa, o persino vedere una vanga, un’ascia o un telaio. Non è così Charlie? Non era così con voi?”

    – – – – – – –

    [ … ] “Questi uomini hanno un potenziale di sopravvivenza estremamente limitato,” Philos stava dicendo. “Come creature che sopravvivono bene, si sono adattati al proprio ambiente — ma l’ambiente è una macchina grande e complessa; vi è molto poco di così elementare come il semplice gesto di raccogliere un frutto o di trovare e cucinare le verdure adatte. Se la macchina fosse distrutta, oppure se una qualche sua parte, piccola ma integrale, smettesse di funzionare, chiunque rimarrebbe senza speranza, in funzione, precisamente, del tempo necessario al proprio stomaco per svuotarsi. Tutti i Ledom — ognuno di noi — se pur ci ritrovassimo soltanto con una o due reali capacità, tutti abbiamo conoscenze pratiche di agricoltura e di costruzioni elementari, nel tessere, in cucina, e nel controllo dei rifiuti, su come fare un fuoco e come trovare dell’acqua. Capaci o meno — e nessuno è abile in tutto — una persona senza capacità con una conoscenza pratica di ciò che è necessario è potenzialmente in grado di sopravvivere più di un uomo che sia capace di, diciamo, controllare una laminatrice meglio di chiunque altro nel mondo, ma che non sappia come congiungere una trave o come conservare i semi del grano oppure come scavare una latrina.

    – – – – – – –

    [ … ] Tutto ciò che esprime amore qui può accadere, il sesso, oppure l’aiutare a costruire un tetto, o il cantare.” Guardando il viso di Charlie, fece un cenno al suo invisibile fascicolo e continuò: “Penso di sapere cosa ti rende perplesso. Tu vieni da un luogo dove certi atti ed espressioni erano posti sotto una cattiva luce — visti con disapprovazione, persino puniti. È così?”
    “Suppongo.”
    “Allora probabilmente è questo che vuoi sapere: Non c’è alcuna censura connessa con ciò, qui. Non è regolato in alcun modo. Può soltanto accadere quando è espressione di affetto reciproco, e se non c’è affetto reciproco, non accade.”
    “E i giovani?”
    “E i giovani?”
    “Voglio dire … i ragazzini, lo sai. Lo sperimentare e così via.”
    Philos rise con la sua risata naturale. “Domanda: Quando sono adulti abbastanza da farlo? Risposta: Quando sono adulti abbastanza da farlo.

    – – – – – – –

    [ … ] come l’homo sapiens, siamo nati dalla terra e dalle creature della terra; siamo nati da una razza di semibestie, di semiselvaggi; l’homo sapiens ci ha fatto nascere. Come l’homo sapiens, ci sono negati i nomi di coloro da cui abbiamo avuto origine, anche se, come gli uomini, le probabilità sono molto evidenti. I nostri genitori umani costruirono per noi un nido, e si presero cura di noi finché non fummo pronti a volare, ma non permisero che li conoscessimo, perché, a differenza di molti uomini, conoscevano sé stessi e sapevano che non sarebbero stati venerati. E nessun altro se non loro, loro e le madri, sapeva di noi, che noi eravamo qui, che noi eravamo qualcosa di nuovo sulla faccia della terra. Loro non avrebbero tradito la nostra presenza all’homo sapiens, perché eravamo differenti, e come tutti gli animali in un branco, una mandria, un alveare, l’homo sapiens crede nella parte più buia del cuore che qualunque cosa sia differente sia per definizione pericolosa, e debba essere sterminata. In particolare, se fosse simile in modo significativo (oh, quanto orribile il gorilla, quanto spregevole il babbuino), e ancora di più in particolare se fosse in qualche modo superiore, in possesso di tecniche e dispositivi superiori ai loro (ricordi la Reazione allo Sputnik, Charlie?), ma con assoluta e mortale certezza se la loro attività sessuale cadesse al di fuori di alcuni limiti arbitrari; perché questa è la chiave di tutta l’irrazionalità, dalla furia all’invidia. In una società cannibale è immorale non cibarsi di carne umana.

    – – – – – – –

    [ … ] Sorpreso, Charlie camminò per un po’, con fatica, in silenzio. Poi chiese, “Ci sono altri insediamenti di Ledom, come questo?”
    “Nessuno.” Philos sembrava diventare sempre più laconico.
    “E non c’è proprio nessuno lì fuori?”
    “Pensiamo di no.”
    “Pensate? Non lo sapete?” Dato che Philos non rispose, Charlie gli chiese a bruciapelo, “L’homo sapiens è realmente estinto?”
    “Inesplicabilmente,” disse Philos [ … ]

    – – – – – – –

    [ … ] Ci sono ‘gradi’ di natura? Cosa rende una particella cosmica a caso, presa come agente mutageno, più naturale della forza della mente umana?”
    “Il raggio cosmico obbedisce alle leggi della natura. Voi le state abrogando.”
    “È stato l’homo sapiens ad abrogare la legge della sopravvivenza del più forte,” [ … ]

    – – – – – – – –

    [ … ] “Noi non siamo davvero una specie. Noi siamo un ‘costrutto’ biologico. A sangue freddo noi potremmo essere chiamati una sorta di macchina con una funzione. La funzione è di mantenere in vita l’umanità mentre viene uccisa, e ben dopo la sua morte — “
    “Per restituirla!”
    “Ed è proprio questo l’aspetto di Ledom di cui non parlammo mai a Charlie Johns, perché non l’avrebbe mai creduto. Nessun homo sapiens vorrebbe o potrebbe. Quasi mai nella storia umana un gruppo al potere ha avuto la saggezza di abdicare, di rinunciare, se non sotto pressione.”
    “Noi siamo per essere come siamo, per restare come siamo, continuando la pratica del suolo, mantenendo aperte le due grandi strade verso il sé più profondo — la religione, e l’amore — e per studiare l’umanità come l’umanità non ha mai fatto prima di adesso — dall’esterno. E di tanto in tanto noi dobbiamo incontrarci con l’homo sapiens per capire se lui sia pronto a vivere, ad amare, ed a venerare senza la stampella della bisessualità impiantata. Quando lo sarà — e lo sarà anche se impiegheremo dieci migliaia, o cinquanta migliaia di anni, noi, i Ledom, semplicemente scompariremo. Noi non siamo un’Utopia. Un’Utopia è qualcosa di finito, completo. Noi siamo transienti; custodi; un ponte, se volete.”

    – – – – – – – –

    [ … ] “E un giorno, in qualche altro modo, noi daremo di nuovo inizio all’umanità, o forse incontreremo l’umanità di nuovo … ma in qualche modo, un giorno (quando noi stessi ci conosceremo meglio), possiamo esserne sicuri, e allora Ledom scomparirà, e l’umanità infine avrà inizio.”

  • Un traduttore estremista Sturgeonista, fra i lettori (colpevolmente poco commentatori) del tuo blog, c’e’.
    Le opere complete, anche solo quelle fantastiche potrebbero essere un lavoro mostruoso, ma perche’ no?
    Le Guin ha sicuramente riconosciuto Sturgeon come una lettura fondamentale.
    E vista la data, laici auguri di cristalli sognanti a tutti/e!

    • ucci-ucci sento odore di un risveglio della pratica di buone traduzioni e di una nuova ondata di sturgeonismo
      Orco Barb

  • Silvana Fracasso

    Sono stata chiamata in causa, senza possibilità di astenermi, a quanto pare, anche perché sui miei scaffali ci sono intere serie di tuoi libri di fantascienza da restituire o, meglio, prima da rileggere (ti toccherà aspettare ancora, allora…dai non ti arrabbiare che ti voglio bene) ed ecco le mie riflessioni a caldo su Theodore Sturgeon.
    ————-

    Stanotte (stamattina zombie) non riuscivo a dormire e ho letto due volte tutte d’un fiato «Se speri, se ami» .
    Avvincente, molto poetico, commovente. Comunque mi pare che occorre davvero, per capirlo e sentirlo appieno, leggerlo più di una volta, scorgo poi un rapporto circolare fine-inizio e i dettagli sono tutti da scoprire con una seconda lettura.

    «Cristalli sognanti» l’ho cominciato stanotte, dopo essere rientrata
    E’ delicato e pure in alcuni punti ha un incedere quasi spietato. Ci trovo anche dell’ironia e, da profana, mi sfugge a volte la definizione di questo romanzo come di fantascienza.
    Sicuramente appassionante, ho dovuto impormi di chiudere il libro a notte fonda. Potrei continuare oltre e oltre a descriverne impressioni ed effetti, è come se si aprisse un mondo…

    Mi chiedi di Sturgeon, ti rispondo così, è un “passaggio” del libro che non ho dimenticato e per me una poesia.

    Il Passaggio di Gesell

    Questa è il vostro Passaggio
    verso tutto ciò che è umano;
    verso tutto ciò che suda, piange e si sforza;
    verso tutti i desideri e tutti i dubbi;
    verso gli errori che si accumulano,
    e i misteri svelati,
    la crescita, la forza la complessità,
    l’ultima semplicità.
    Gli amici siano benvenuti,
    gli altri si guardino.
    Gesell è il vostro passaggio
    come è stato il mio.
    Una porta chiusa non deve essere vigilata.
    La mia porta è aperta, io la vigilo bene.
    Gesell sa che lo amo.
    Per favore, ditegli che lo so anch’io.
    Viki (Sfuggita)

    da «Mondo d’incubi» di Sturgeon

    Ho letto oggi in treno «Estrapolazione», a un certo punto non trovavo più il libro…era scomparso nella fessura del sedile e ho dovuto da palombara sfidare il pavimento del treno e il sudiciume per andarlo nella calca a ripescare nel buio sotto…pensando che le ferrovie non potevano macchiarsi anche di tale delitto. Ce l’ho fatta, i miei numi mi hanno aiutata.
    Fantascienza, e amore, almeno mi sembra che «Estrapolazione» parli anche di sentimenti, questa straordinaria narrazione può essere considerata una lezione di giornalismo (anche di Barbieri) o un piccolo trattato di diritto penale, discipline non molto lontane l’una dall’altra. Lascio a chi lo legge tutte le vie interpretative aperte, a me al momento resta dentro questo bellissimo racconto, inquietante e quasi perfetto o forse perfetto.

    Silvana Fracasso

  • Milena Patuelli

    Io sono una delle, leggo, tante persone cui Daniele ha fatto conoscere Sturgeon. Il battesimo fu “Venere più X”, e le righe sotto sono quello che all’epoca mi venne voglia di dire sopra questo romanzo. Non sono particolarmente appassionata di fantascienza, e non bisogna certo esserlo per leggerlo: basta essere persone desiderose di cercare e non timorose di quello che si potrebbe trovare.
    ——
    Una società all’apparenza perfetta, quella in cui Charlie Johns si risveglia. I suoi membri, i ledom, specie originata da una mutazione degli umani, sembrano aver realizzato quello che tutti sognano: una comunità armonica, senza ingiustizie, dove nessuno è abbandonato a se stesso e tutti possono godere di un benessere diffuso. Charlie scopre che la chiave del loro equilibrio è l’avere rimosso la divisione fra uomo e donna, e non solo culturalmente: i
    ledom sono infatti esseri bisessuati, e il loro modo di vivere
    fa vacillare le certezze di Charlie sull’organizzazione sociale degli umani. Un confronto impietoso, che Sturgeon rende più efficace narrando, parallelamente, la storia di una famiglia comune che si dibatte tra ordinarie meschinità e pregiudizi.
    Sturgeon parla ai lettori degli anni ’60 di libertà sessuale e transgender, ma sarebbe un errore catalogare “Venere
    più X” come l’esercizio mentale di un autore con la voglia di scandalizzare. La civiltà ledom è un tentativo di
    riconciliazione dell’umanità perché non concepisce il disprezzo per il diverso. La società dell’Utopia non trova però nemmeno qui la sua realizzazione: i ledom infatti nascondono una violenta verità, che, come un brusco risveglio, getta Charlie e noi lettori in uno stato di stordimento e abbandono.
    Venere più X, attualissimo e sconvolgente romanzo, ci mette di fronte alle nostre più radicate convinzioni e, più spesso con argomentazione scientifica che fantascientifica, ne svela la provvisorietà e l’inconsistenza. Il nostro presente è un ponte, un passaggio verso alternative che ora non ci appartengono, ma continuare a cercarle – ci dice Sturgeon – è l’unica possibilità che abbiamo per sopravvivere a noi stessi.

  • Sto leggendo il libro ‘più che umano’ e sembrerà strano l’ho trovato in un supermarket qualche giorno fa a soli 1 euro… Il titolo mi ha colpito, ne ho letto la trama e ne sono rimasta affascinata, ed ora con estremo gusto me lo sto leggendo 🙂
    Mi piace molto il suo modo di scrivere e raccontare… Ma non posso dare ancora un parere

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