Suicidi in Toscana: come prevenirli ai tempi del COVID?

di Maurizio Marchi (*)

Nel periodo 2014-16 si sono verificati in Toscana 852 suicidi, di cui 681 maschi e 171 femmine. La causa di morte per suicidio in Toscana sul sito www.ars.toscana.it/it/relazione-comuni.html non è monitorata per Comune ma per aree“socio sanitarie”. La peggiore area è l’Elba negli anni 2014-16 per i suicidi in Maschi e Femmine (MF) con un tasso di 163,36 fatta 100 la Regione Toscana. Indice che sale a 182,50 nei soli Maschi e scende nelle Femmine a 68,87. Seguono come aree peggiori la Alta val d’Elsa con un indice di 140,75, l’area senese con un indice di 140,51, l’Amiata senese e Vald’Orcia con un indice di 126,48. Nel “Razionale”di questa pagina, ARS scrive quanto segue :«La mortalità per suicidio rappresenta una misura in grado di fornire informazioni non soltanto di carattere sanitario ma anche sulle condizioni socio-economiche di una popolazione (1). L’associazione tra disturbo psicotico e comportamento suicidario è ampiamente riconosciuta. Una recente revisione sistematica (2) ha messo in evidenza la relazione esistente fra l’esperienza psicotica e aumentato rischio di ideazione suicidaria (OR: 2.39; IC 95% 1.62-3.51), tentativo di suicidio (OR: 3.15; IC 95% 2.23-4.45) e morte per suicidio (OR: 4.39; IC 95% 1.63-11.78). Un numero molto elevato di suicidi si verifica anche in “apparente” assenza di diagnosi psichiatrica ma in presenza di particolari problemi economici, relazionali o di salute (dolore e malattie croniche). La disoccupazione, la variazione del reddito e il debito delle famiglie sono considerati, infatti, fattori che hanno contribuito all’immediato aumento del suicidio a seguito della crisi finanziaria europea del 2008 (3). Tuttavia, la multifattorialità del fenomeno suicidario, rende difficile stimare il rischio attribuibile ad ogni singolo fattore suggerendo cautela nell’interpretazione causale dei dati. Il suicidio è un fenomeno che interessa prevalentemente il genere maschile (rapporto maschio/femmina=2:1) e le fasce di età più avanzate (over 65enni). Le modalità più cruente (arma da fuoco e precipitazione) messe in atto dal genere maschile, associate alla responsabilità economica che ancora oggi ricade maggiormente su questo sottogruppo demografico, hanno influenzato l’incremento osservato negli anni della recessione economica. In particolare è stato dimostrato che il comportamento suicidario delle persone appartenenti alle fasce di età più avanzate, è più sensibile alle fluttuazioni della disoccupazione rispetto al comportamento suicidario dei giovani a causa del difficile reinserimento nel mercato del lavoro (4). Un’ampia variazione nei tassi di mortalità per suicidio in specifici contesti territoriali (urbani o rurali), può suggerire anche una diversa modalità di presa in carico dei disturbi psichiatrici da parte dei servizi specialistici (5)».

Se confrontiamo invece le AUSL, anziché le zone socio-sanitarie, vediamo che l’AUSL sud-est (comprendente le aree del senese e dell’Amiata sopra descritte) è in forte eccesso sulla Toscana per la mortalità da suicidi: di 18,16 punti negli anni 2014-16, come è sempre stata in eccesso fin dal 2005; mentre l’AUSL nord ovest (comprendente l’Elba e la valle del Serchio, in eccesso come zona di 17,76 punti nel periodo 2014-16) è in difetto sulla Toscana di 4,05 punti nel periodo 2014-16. C’è quindi un effetto diluizione dei dati fortemente negativi dell’Elba e della Valle del Serchio su tutto il grande territorio dell’AUSL Nord ovest. C’è da notare anche che i dati non sono molto aggiornati, fermandosi al 2016. Andrebbero aggiornati subito. Con l’esplosione del COVID infatti «in presenza di particolari problemi economici, relazionali o di salute (dolore e malattie croniche). La disoccupazione, la variazione del reddito e il debito delle famiglie sono considerati, infatti, fattori che hanno contribuito all’immediato aumento del suicidio a seguito della crisi finanziaria europea del 2008» il rischio di un aumento notevole di suicidi è non solo ipotizzabile, ma anche prevedibile. Come prevenire dunque questa prospettiva in Toscana, non solo in termini di assistenza sanitaria, ma anche di sostegno economico?

(*) http://www.medicinademocraticalivorno.it/

 

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