Suicidio di Stefano Monti: basta col senno di poi

di Vito Totire (*)

Neppure Michel Foucault aveva previsto che il peggio doveva ancora venire: descrivendo il metodo delle istituzioni totali scrisse della prassi di «sorvegliare e punire». Invece assistiamo a eventi e metodi – non per la prima volta – che sono passati al PUNIRE E BASTA, SENZA NEPPURE SORVEGLIARE.

Suicidio” di Stefano Monti: basta con il senno di poi e con le lacrime di coccodrillo: si deve indagare per omissione dolosa di misure di prevenzione.

Sono passati circa 33 anni dal primo suicidio nel carcere di Bologna della Dozza. Fu una donna (J. B.) per la quale il magistrato competente aveva disposto il trasferimento in una clinica. La donna si “suicidò” dopo aver battuto per ore – o per giorni, si dice – sulle sbarre della cella gridando «mi uccido», mandando nel panico e nella angosciosa condizione di impotenza le sue compagne di reclusione che dovettero assistere a una morte che definire “annunciata” sarebbe un eufemismo. Non fu individuato alcun colpevole. Pare che il problema fosse la indisponibilità (in tempo utile) di mezzi logistici per effettuare il trasferimento pur disposto dal magistrato.

Dopo quel primo suicidio, la Dozza è stata tragico teatro di numerosi episodi analoghi.

E non solo il carcere, se ricordiamo Cheikou Oumar Ly (**) morto nella questura di Bologna. Chiedemmo in quella circostanza le dimissioni del questore ma la nostra istanza ebbe spazio solo nella “bottega del Barbieri” e sull’agenzia Agorà; i grandoi media e le istituzioni optarono per la rimozione;

LA RIMOZIONE E’ STATA LA CIFRA DOMINANTE DEL TEMA “PREVENZIONE DEL SUICIDIO” TEMA SOLLEVATO A GRAN VOCE DAI CITTADINI, DALLE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO E DA UN NUMERO ENORME DI SOGGETTI CHE LAVORANO FUORI DAL PALAZZO MA CHE MAI VENGONO ASCOLTATI;

Oggi di fronte all’ultima morte nella Dozza non possiamo accontentarci del senno di poi e di generiche critiche.

Ci vogliono i fatti:

  • ANZITUTTO UN PIANO CONCRETO E OPERATIVO DI PREVENZIONE; oltre trent’anni fa venne affidato un incarico ministeriale allo psichiatra Paolo Crepet; cosa ne è stato?
  • PER LA VICENDA DI STEFANO MONTI OCCORRE ACCERTARE E PERSEGUIRE LE EVIDENTI RESPONSABILITA’ OMISSIVE DOLOSE E/O COLPOSE; basta con le frasi di circostanza, basta con le interpretazioni psicologiche e sociologiche a posteriori; che in tribunale la condotta dell’accusa sia stata aggressiva ha una importanza relativa. La prevenzione del suicidio deve prendere in esame tutte le reazioni possibili, anche quelle a una condanna “giusta”;
  • DUNQUE NOI ESIGIAMO DI SAPERE: IN CHE COSA SI E’ CONCRETIZZATA LA STRATEGIA DI PREVENZIONE A SUPPORTO DELLA SPERANZA DI VITA DI STEFANO MONTI. Il ministero di Grazia e giustizia, la direzione del carcere, la Ausl di Bologna e il signor sindaco SONO IN GRADO DI RISPONDERE?

A PARTIRE DA QUESTE OSSERVAZIONI ANNUNCIAMO CHE PRESENTEREMO LA PROSSIMA SETTIMANA UN ESPOSTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PER L’APERTURA DI UNA INCHIESTA FINALIZZATA A VALUTARE LA SUSSISTENZA DI CONDOTTE DOLOSE O COLPOSE IN QUANTO A OMISSIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE.

Un appello a chi sa. Le notizie relative alla dinamica materiale del gesto sono contraddittorie. Se qualcuno ci volesse comunicare particolari noi siamo interessati a raccogliere testimonianze. Chiediamo ai familiari e all’avvocato della difesa copia della cartella sanitaria di Stefano Monti (è stato visitato da uno psicologo?).

Il caso di Stefano Monti è la punta dell’iceberg di una istituzione totale disumana e degradante: quantomeno dal 2004 , ogni 6 mesi – a commento del rapporto semestrale della Ausl – chiediamo a gran voce che la Dozza venga demolita.

Bisogna dire basta al chiacchiericcio del giorno dopo. Il ministro di Grazia e Giustizia deve presentare al Parlamento le sue dimissioni. Occorre una svolta a fronte di un’istituzione carceraria che oggi troppo spesso è luogo in cui “marcire” o morire senza speranze di riabilitazione.

(*) Vito Totire, psichiatra, a nome del circolo “Chico” Mendes e del Centro Francesco Lorusso

(**) vedi Bologna, morire in questura e Bologna: “suicidio” in questura, nulla da archiviare

 

Redazione
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Un commento

  • Caro Totire
    come ben sai la lunga storia dei suicidi ignorati se non ben auspicati da buona parte dell’amm.ne penitenziaria e dai governi (di destra e di pseudo-sinistra” riguarda un po’ tutte le carceri …
    ma la questione è anche che lo stesso volontariato e i criminologi critici e le associazioni non hanno mai osato adottare una prospettiva critica radicale …
    per esempio :
    1) perché non fare un dossier sintetico sulla lunga lista dei SUICIDATI ignorati/auspicati dall’amm.ne pen.?
    2) perché non denunciare per il responsabile della sicurezza in carcere (sicurezza di chi? e per cosa? cioè sia il direttore del carcere che il comandante delle guardie ?
    3) perché non scrivere ogni settimana a tutte le autorità competenti e ai giornali dei suicidati

    ciao
    turi p.

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