Sul nuovo governo

di Piero Bernocchi (*)

Attendiamo Pd e M5S, pur con grande diffidenza e non con le mani in mano, all’ultima loro possibilità di riscatto. Ma solo perché incombono i “pieni poteri” voluti dal fascistoide Salvini.

Malgrado siano consapevoli dei disastri combinati dal M5S in 14 mesi di governo e dal PD in precedenza, molte forze organizzate e tanti cittadini hanno accolto con sollievo la formazione del Conte bis, a partire dagli iscritti/e ai due partiti che hanno approvato in larga maggioranza l’innaturale connubio. Sappiamo però che il cemento di tale approvazione non ha a che fare con presunti meriti dei due partiti, ma dipende dal terrore della rapida e impressionante ascesa di Salvini e della Lega (e di una destra xenofoba e fascistoide) verso il dominio assoluto delle istituzioni. Il Salvini che, sulla spiaggia a torso nudo con piglio ducesco, reclama i “pieni poteri” è il culmine di un percorso che ha sdoganato le peggiori pulsioni razziste, xenofobe, omofobe e liberticide, dando corpo ad un “popolaccio” pieno di rabbia, odio e voglia di sfogare sui più deboli le frustrazioni e paure per l’incertezza economica che la crisi ha amplificato oltre misura. La concreta possibilità che un tale ducetto potesse avere la maggioranza assoluta in Parlamento e poi cambiare radicalmente, in senso reazionario, leggi fondamentali e la Costituzione controllando totalmente le istituzioni, sta facendo sperare che la “strana coppia” di governo riesca a sventare la micidiale minaccia. Ma il sospiro di sollievo sembra non tenere conto che la sconfitta di Salvini, peraltro auto-indotta con un’ingenuità incomprensibile (fidarsi delle promesse di un Renzi o di uno Zingaretti???), è destinata a trasformarsi in una vittoria ancora più schiacciante in caso di fallimento del nuovo governo: perché il “popolaccio” rabbioso e fascistoide non è affatto scomparso, anzi si presenterà nelle prossime settimane ancora più assatanato, forte anche delle modalità “poltronesche” della conversione del M5S verso un PD fino a ieri indicato come la peggiore iattura. E affinché il nuovo governo non cada miseramente, non basta che i due partiti mettano la sordina alle tante divergenze, controllino le fazioni interne che hanno accettato solo strumentalmente la formazione del governo: occorre una svolta drastica, a 180 gradi, delle politiche che i due partiti hanno praticato nelle loro fin qui pessime prove di governo. Sulla possibilità di tale svolta “epocale” noi nutriamo la massima diffidenza, avendo verificato l’immodificabilità, almeno fin qui, delle politiche dei due novelli partner di governo. Pur tuttavia, a causa della drammaticità della situazione e della nostra profonda convinzione che la Lega salviniana – con il suo corollario di Fratelli d’Italia, Casapound e Forza Nuova – sia la forza reazionaria più pericolosa mai apparsa in Italia e che il precedente governo sia stato il più distruttivo della convivenza civile e sociale nella storia della Repubblica, aspetteremo dalla prova dei fatti una smentita delle nostre previsioni negative.

E dunque, solo per elencare i punti cruciali del possibile programma PD-M5S: cercherà il nuovo governo di disinnescare la carica xenofoba, razzista e liberticida diffusa nel Paese annullando (e non imbellettandoli con ritocchi cosmetici) gli ignobili decreti Salvini e la guerra ai migranti e alle ONG, ma nel contempo praticando un cambio radicale nelle politiche economiche di austerity che sono state la base sulla quale la Lega ha costruito la guerra di milioni di “impoveriti” contro gli ultimi della terra? Approfitteranno PD e 5 Stelle della “benevolenza” potenziale della Unione Europea verso chi, almeno per ora, ha messo all’angolo i sovranisti, e della recessione che, colpendo persino la Germania, dimostra quanto sia decisiva una politica espansiva? E cambierà radicalmente la politica ostile al lavoro dipendente e al piccolo lavoro autonomo, restituendo salario, rinnovando adeguatamente i contratti del Pubblico Impiego e della Scuola, fissando un salario minimo accettabile, rendendo una cosa seria il reddito garantito, sgravando dai mille balzelli e dalle persecuzioni normative il piccolo lavoro autonomo e artigianale che non riesce, per gli oneri sostenuti, a restare a galla? Riporterà a dimensioni fisiologiche quel precariato che in alcuni comparti (vedi scuola) ha dimensioni abnormi, secondo l’indicazione della Corte Europea per cui dopo 36 mesi di precariato i rapporti di lavoro vanno stabilizzati? E cancellerà la disastrosa ipotesi di una regionalizzazione che dividerebbe il Paese in 20 mini-nazioni in lotta tra loro per le risorse? Approfitterà dell’ondata provocata da Fridays for Future per attuare una vera riconversione ambientale che non si limiti a sostituire il “capitalismo nero” con il “capitalismo verde”, bloccando le Grandi opere dannose (dal TAV al TRIV al Muos e affini) e investendo i soldi nel recupero del territorio e nei Beni comuni fondamentali, a partire da scuola e sanità? E per la scuola, oltre a bloccarne la regionalizzazione, il Conte bis cancellerà gli orrori della 107 e restituirà dignità all’istruzione pubblica e ai suoi protagonisti? E, introducendo una legge elettorale proporzionale, lo farà anche sul piano sindacale, togliendo il monopolio ai sindacati di Palazzo con votazioni nazionali per la rappresentatività sindacale?

Noi non aspetteremo passivamente le risposte. Il 27 settembre come COBAS sciopereremo nella Scuola e nel Lavoro privato e saremo in piazza contro i cambiamenti climatici e in difesa dell’ambiente a fianco dei giovani di Fridays for Future; mentre, insieme al movimento degli Indivisibili, stiamo lavorando per una grande manifestazione nazionale per cancellare i decreti Salvini, e nella scuola riprenderemo le lotte per annullare la legge 107 e affinché venga dato finalmente alle centinaia di migliaia di precari, docenti ed ATA un lavoro stabile. Dunque, la partita è aperta. A breve sapremo come il governo vuole giocarsela.

Piero Bernocchi, portavoce nazionale COBAS – 12 settembre 2019

LE IMMAGINI – scelte dalla “bottega” – sono di Giuliano Spagnul

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2 commenti

  • bisogna essere all’erta di fronte anche al più piccolo segnale condiscendente
    alla precedente direzione

  • Gian Marco Martignoni

    A proposito degli aumenti salariali, dopo la messa in soffitta del cosiddetto ” salario europeo “, a meno si visioni settoriali o peggio corporative, credo che il problema riguardi l’insieme del mondo del lavoro, senza distinzioni tra settori pubblici e settori privati.Per essere più esplicito, quando sento la tiritera sugli insegnanti meno pagati d’Europa, mi vien da ridere per non piangere : ma i metalmeccanici, i tessili, i chimici, il personale Ata, i lavoratori e le lavoratrici del commercio, delle pulizie,ecc. , cosa dovrebbero dire se si confrontano i loro stipendi con quelli della Germania o della Francia ? Sulla rappresentatività sindacale non capisco cosa Bernocchi intenda dire quando parla di votazioni nazionali.Ad oggi le Rsu vengono elette a livello di azienda o di plesso scolastico capillarmente sui territori provinciali, se non sbaglio…Comunque, ne approfitto per segnalare da La Stampa di oggi l’ottimo articolo di Bernard-HenriLevy : ” Da uomo forte contro i migranti a re nudo.La parabola di Matteo tra l’essere e il nulla “.

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