Sullo stesso piano chi aggredisce e chi si difende?

cara Monica,

io invece sono d’accordo con Luisa Muraro. Il suo mi sembra un ragionare molto saggio, tutt’altro che un invito o una giustificazione alla violenza. E ho inserito questo articolo, pochi minuti dopo il tuo, per rendere palese (e motivare) il mio dissenso ma anche perchè vorrei discuterne, anche con te, con la massima franchezza.

Fra gli attrezzi del padrone che tu ricordi (nella bella citazione di Audre Lorde) non va dimenticato l’invito a rassegnarsi, a chinare la testa. Nell’ideologia di chi dominava c’era sempre “l’educare le masse” a non chiedere diritti o felicità che semmai ci sarebbero stati, dopo la morte, in qualche paradiso.

A mio avviso il diritto alla vita, all’autodifesa – o alla legittima difesa, direbbe un tribunale – non può essere messo in discussione: neanche la violenza difensiva è bella (hai ragione) ma a volte è necessaria, legittima.

«C’è una violenza nelle cose e fra i viventi che prelude a un ritorno della legge del più forte: dobbiamo pensarci» scrive Muraro. Purtroppo è così. Loro la chiamano legge come chiamavano “ius” (e lo era, codificato) quello infame “primae noctis” o il bruciare streghe, eretici e omosessuali. Oggi le leggi sono cambiate – grazie a lunghe, difficili lotte – però mentre si proclamano i diritti umani… li si viola. In nome del progresso si torna indietro di secoli. Interi popoli (ora anche la Grecia) vengono schiavizzati. Non dovrebbero difendersi? Non dovremmo difenderci? Io non ho inteso così il messaggio di Gandhi – o di Vandana Shiva – e mi stupisco che tu invece la veda così. Mi rattrista e preoccupa (a dir poco) dire che in Italia e in molte parti del mondo (per quel che so) di fronte all’avanzare delle violenze statali e multinazionali, al trionfo dell’ingiustizia non si oppongano – neppure dall’area di uomini e donne che storicamente si dice nonviolenta – efficaci proposte e azioni degne di nota. «Alla propria forza non si rinuncia senza soccombere ad altre forze. Si tratterà dunque di dosarla senza perderla»: è così, ha ragione Muraro.

Sull’Italia, che conosco meglio, ti dico: griderei subito evviva (e sarei lì, con le mie poche forze … di vecchietto) se la nonviolenza avesse un suo progetto visibile, nei luoghi più difficili, se si contrapponesse a poteri sempre più violenti e fuori dalla Costituzione (che considero un riferimento positivo anzi fondamentale e che ti ricordo è costata purtroppo molto sangue). Ma se quest’altra “forza nonviolenta” latita (mi chiamo in causa: se noi, io compreso, nel mio piccolo, non sappiamo costruirla) nel frattempo ci consegneremo sorridendo alla violenza delle istituzioni locali e – a livello internazionale – delle banche assassine e dei tre (Bm, Fmi, Wto) tiranni mondiali?

Gli ultras, i brigatisti neri e rossi, i fondamentalisti” – che tu citi Monica – proprio non c’entrano con il discorso di Luisa Muraro e con questa tremenda situazione in cui ci troviamo: allora perché ne parli?

Ben conosco – e temo – il pericoloso fascino della violenza rivoluzionaria, le sue tremende derive militari visto che ho vissuto (e militato) nell’Italia degli anni ’70 dove una (piccola) parte della sinistra alla fine decise di armarsi. Ma temo altrettanto quelle e quelli che chinano la testa, che oggi mettono sullo stesso piano vetri rotti e milioni di vite distrutte dalla Bce. Per quel che conto io, così piccino, non porgerò l’altra guancia all’infinita arroganza di chi in Italia – tanto per dirne una – compra gli F35 mentre affama (sì Monica, sta portando alla fame) e schiavizza (sì, riduce quasi alla schiavitù) e umilia (sì, toglie dignità oltre che salari) a donne e uomini di ogni età.

Se per caso non hai chiaro cosa sono questi F 35… ti prego leggi qui: 25F contro F35 oppure altri post qui e/o altrove.

Ma torno alla tua analisi. La violenza è purtroppo ambiguamente all’interno di ogni relazione umana (compreso l’amore) ma mentre faticosamente cerchiamo di liberarcene, di accettare il conflitto senza più credere che la violenza sia una soluzione, intanto non è giusto mettere sullo stesso piano chi attacca e chi si difende, chi uccide e chi cerca di vivere. Come vedi il mio disaccordo con te stavolta è grande: credo che tu abbia travisato il pensiero di Luisa Muraro … e soprattutto il significato della drammatica e galoppante crisi (di minima democrazia) degli ultimi anni: che è violenza a un livello altissimo.

Redazione
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6 commenti

  • Marco Pacifici

    Bene. Finalmente leggo Parole Giuste:la PACE è una cosa immensamente immensa:per raggiungerla siamo talvolta costretti a difenderci con…violenza? autodifesa? colpirne dieci per educarli tutti?… ai posteri,se qualcuno restera’ che stanno massacrando due generazioni di nostri cuccioli(a me hanno portato via due figli(acquisiti e sti cavoli, tutti i cuccioli sono miei figli) in dieci giorni:uno con l’eroina ed uno con l’Amore… Un po’ meno ipocrisia e noi che abbiamo vissuto una Vita che ne valeva la Giioia, vediamo di cancellare da Terra Madre questi 240 mostri extraterrestri del club Bilderberg…

  • Vorrei essere provocatorio e sapere che opinione avete su questa battuta molto famosa firmata Orson Welles ne “Il Terzo Uomo”:

    “Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia e cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù”

    • caro Lorenzo,sarò sintetico?
      forse
      1 – ho piacere che vedi buoni film
      2- Welles era un genio (anche se non ha firmato quel film, è più suo che del regista)
      3 – non vedo il nesso con la nostra discussione ma se ci tieni a saperlo preferisco gli orologi ai cucù ai Borgia, l’amore fraterno al terrore e se (per assurdo) dovessi-potessi rinunciare a un Michelangelo per azzerare i massacri beh non avrei dubbi. Faccio un altro esempio wellsiano: sofferenza e persecuzione delle donne (o dei gay) hanno prodotto grandi opere letterarie ma… era meglio avere qualche buon libro in meno e più libertà sessuale.
      4 – però la Svizzera non ha avuto solo amore fraterno… Tanto per dirne una: le sue banche (e in maniera indiretta chi abita lì) hanno prosperato sulle guerre altrui e nella storia svizzera, antica e recentissima, ci sono un bel po’ di infamie.
      Posso fermarmi?
      db
      PS x chi passa di qui (ed è ferrata/o in storia contemporanea): più volte mi sono chiesto dopo aver visto “Il terzo uomo” se era possibile saperne di più riguardo al mercato nero della pennicillina nel dopoguerra, Le mie ricerche (forse frettolose e pigre) non hanno dato esito. Magari tu che stai leggendo (o qualche cugina/o?) sai darmi indicazioni. Se è così, grazie.

  • Io sostengo questo: c’è una violenza in atto tendente a togliere il terreno sotto i piedi a milioni di persone, a ridurle alla disperazione, alla fame.
    Una violenza che anche se non diventerà aperta, ma è difficile non lo diventi, provocherà comunque infinite sofferenze, migliaia, forse milioni di morti.
    Violenza in atto. Utilizzare la forza intrinseca nelle masse per farla cessare è da considerare illeggittimo? da pporre sullo stesso piano di coloro che questa violenza hanno promosso?
    Carnefici e vittime (eventualmente ribelli) sono da porre sullo stesso piano.
    Attenti amici, a questa indegna equiparazione state andando incontro.

  • Prima di entrare nel merito della risposta a questo scambio, vorrei fare chiarezza su una cosa riguardo al pezzo di Monica Lanfranco.

    Maschile Plurale nel 2001 non esisteva come “entità nazionale”, come ora che è un’associazione (nata nel 2007) oltre che una rete di gruppi ed esperienze differenti.

    Le posizioni attuali sul tema generale della violenza, dei movimenti, degli schieramenti politici, dello “scibile umano” in generale non possono che essere variegate, da parte di una serie di uomini diversi che hanno in comune innanzitutto il fatto di mettere in discussione i modelli patriarcali di maschilità, le dinamiche di potere, gli stereotipi di genere del maschile, la violenza di genere in tutte le sue forme.

    Ma non abbiamo una linea comune su tutto, anche se spesso ai media serve la semplificazione e la banalizzazione che neutralizzano il caos della realtà (su questo naturalmente non mi riferisco a Monica Lanfranco, i cui splendidi articoli mi hanno fatto imparare un sacco di cose negli anni d’oro del settimanale Carta, subito dopo il G8 del 2001!).

    Ovvio tuttavia che anche nei discorsi di genere ricorrano i temi dell’uso della violenza, dei percorsi della nonviolenza, delle forme possibili di resistenza al potere. Ma non credo che, almeno noi di MP, siamo riusciti ancora a trovare una sintesi di pensiero per poterne fare un cartello.

    Personalmente vorrei notare alcune cose.

    Innanzitutto mi dà da pensare il fatto che per molt* la “violenza sia un tabù”. L’ho sentita spesso questa frase e la ritrovo in filigrana nella seguente frase di Lanfranco, posta subito dopo a commento della lunga citazione di Luisa Muraro: “Penso che aperture, più o meno ambigue o possibiliste, verso l’uso della forza o della violenza, giustificata in certi ambiti, sia pericoloso perché genera derive incontrollabili.”

    Mi rende perplesso, ancora di più, il fatto che Muraro a mio parere non stesse in quella frase auspicando la violenza, ma cercando di rendere conto di un pezzo di realtà storica e attuale, cioè: “la constatazione che non siamo più animati dal sogno di stare tutti meglio, è un colpo mortale all’ideale dell’uguaglianza e alla politica dei diritti. E impone di riaprire il discorso sull’uso della forza. C’è una violenza nelle cose e fra i viventi che prelude a un ritorno della legge del più forte: dobbiamo pensarci.”

    Io la penso, anzi la sento, esattamente come Luisa Muraro rispetto a questo momento storico, la sento – senza andare troppo lontano – nelle psicosi collettive che mi circondano, nelle ossessioni che mi vivo, nei miei amici che mi dicono che non c’è altra via che mettere a ferro e fuoco le città, nell’atomizzazione degli individui e nell’incapacità quotidiana di parlarsi. Nelle realtà lavorative che mi hanno sfruttato facendomi diventare sempre più povero, esaurito e disilluso. In chi si è suicidato perchè non ha visto un futuro possibile. E’ esattamente questa la realtà opaca e violenta che vedo e che ritrovo in quelle parole.

    Ma poi ne vedo un’altra collegata a questa ma più ancestrale: la violenza di chi è stato educato con la violenza, con le mazzate, da padri che menavano, da insegnanti che terrorizzavano, perchè avevano in mente che l’unico modello educativo possibile fosse la paura.

    “Ci sono soltanto tre modi efficaci per educare”, diceva Rudolf Steiner, “con la paura, con l’ambizione, con l’amore. Noi rinunciamo ai primi due”. Io seguo lui nelle mie attività educative, ma ciò non basta per eliminare il fatto reale e biografico che chi è stato picchiato nella sua infanzia (a volte massacrato di “santa ragione” come si diceva), conosce bene il linguaggio della violenza e ce l’ha dentro, e non sempre riesce a gestire i traumi che ne sono stati generati.

    Personalmente sono stato fortunato, ho avuto molto poco di quel “linguaggio” rispetto a moltissim* altr* che mi crescevano accanto in un paesino del Sud negli anni Ottanta. Ho avuto molto meno degli altri maschi soprattutto, perchè le mazzate di un padre su un figlio maschio sono diverse, più simbolicamente e fisicamente penetranti, se mi devo basare sulle esperienze dei racconti che mi hanno fatto amici ed amiche nel corso degli anni. Perchè sono propedeutiche alla costruzione del “vero uomo futuro”.

    Di conseguenza, io non ho il linguaggio della violenza fisica nelle mie corde, ho molta rabbia e frustrazione ma ho altri linguaggi. Ma capisco benissimo chi ha la mia stessa rabbia e frustrazione e spacca una vetrina. Capisco, vedo bene o credo di vedere bene cosa li/le spinge, ma non condivido. Anche perchè non serve a nulla, se non a criminalizzarci, cioè sono poco funzionali al contesto di lotta, e io cerco di basarmi innanzitutto sul contesto nel giudicare, e non nelle linee generali che poi sbiadiscono di fronte a contesti troppo diversi.

    Io credo che c’entri questo, che ho cercato a fatica di descrivere e che ancora non ho focalizzato del tutto, c’entra cioè il nostro stato individuale e collettivo di traumatizzat* e psicotizzat* (compagn* e attivist* compres*), nel non saper dare forma a quest’altra “forza nonviolenta” che latita, come dice Daniele. Io vorrei che si parlasse di questo quando si parla di violenza, invece di perderci in massime generali che generano tabù e chiusure fittizie, che ovviamente vengono spazzate vie nel momento in cui c’è un’emergenza, una tragedia, una congiuntura politica ad alto livello di conflittualità, e che a mio parere non riescono a rendere conto della complessità di questi conflitti.

    Non è un caso del resto che invece un popolo territoriale, i Valsusini, o una parte consistente di essi, siano riusciti ad uscire da questa psicosi ricominciando a sentirsi e ad agire da “popolo”, e non cercando di buttare dalla finestra una parte di realtà, quella più opaca e violenta, ma integrandola nell’interno del loro movimento, delle loro pratiche politiche, delle loro idee, e in questo anche neutralizzandola nei fatti invece di allontanarla a parole (questa versione dei fatti ovviamente cozzerebbe con qualunque ricostruzione dei media di regime, oggi come oggi, ma tant’è).

    Ed è per questo credo che il popolo No Tav rifiuta la divisione semplificatrice e strumentale in “buoni e cattivi”. Ed è per questo che sempre più persone guardano alla loro esperienza con fiducia e ammirazione, al di là del merito del treno. Ed è per questo che stanno vincendo.

    Gianluca Ricciato

  • Marco Pacifici

    Gianluca Ricciato fiabeatroci, sarei Felice di entrare in armonia con Voi MP(Maschile Plurale non militar police….eheheh) marcopacificim@libero.it, su feis buk la foto del mio profilo(è pieno di marchi pacifici) è quella con noi truccati(???) da clown dietro ai soldatini di piombo con sullo sfondo i miei due cuccioli animali. Grazie mi auguro a presto(il prof DIBBI mi conosce dal…12/12/69)

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