Suprematismo occidentale / 3 : «Quella piazza mi ha sconvolta»
Un intervento di Djarah Kan (*) a proposito della manifestazione «per l’Europa» del 15 marzo.
Alcuni degli interventi che si sono susseguiti dal palco della manifestazione per l’Europa a Piazza del Popolo, mi hanno fatto davvero male. Ne parlo da giorni con tutte le persone nere che conosco. e condividono il mio stato d’animo. Stiamo male. Malissimo. Perchè non riusciamo a credere che quella sinistra italiana lì riunita stia parlando di Europa, negli stessi toni, con lo stesso linguaggio e addirittura con le stesse visioni culturali che i colonizzatori hanno sempre sfruttato per giustificare quella barbarie che è stata e che è ancora oggi il Colonialismo.
Lo giuro. Provo un dolore enorme.
Da donna africana, da figlia di indigeni africani che hanno dovuto lasciare una terra ricchissima, resa sterile dal colonialismo e dal capitalismo estremo, questa retorica mi uccide.
Quella piazza mi ha sconvolta. Tra il revisionismo storico di Scurati e le parole di Vecchioni, quello spettacolo di persone bianche, intelligenti, istruite incapaci di cogliere la violenza storica di quell’idea di Europa, mi ha spezzata in due. Non posso credere che l’unico modo per opporsi a due dittatori, sia questo ritorno alla Vecchia Europa eurocentrica, culla della civiltà e di tutto ciò che può essere giusto e buono. Con una leggerezza allucinante c’era gente che dichiarava apertamente che l’Europa ha insegnato al mondo la filosofia, la storia, l’arte. L’Europa è superiore. L’Europa è il faro del Mondo. NOI siamo il CENTRO e vogliamo essere di nuovo la bussola che detta la direzione da prendere.
Con queste mie orecchie di figlia di indigeni costretti ad emigrare in Europa per accedere ad un minimo delle ricchezze che gli sono state sottratte a forza di fucilate e bombe ho sentito gente istruita e gonfia di privilegi e di Potere mediatico dire:
“L’Europa è il fondamento di tutte le verità ideologiche, etiche, estetiche.
Abbiamo inventato tutto.
La bellezza, la passione, la letteratura.
E non possiamo assolutamente perderle queste cose. Perchè noi Europei abbiamo insegnato tutto.”
Ma come si possono fare delle affermazioni tanto violente e umiliant? Anche i governanti dei Paesi Europei che ci hanno colonizzati e spezzati, erano convinti che fossimo barbari e che i nostri Mondi avessero bisogno della superiorità culturale dell’Europa per crescere ed evolvere. Anche loro erano convinti che gli indigeni non avevamo niente da insegnare, ma tutto da imparare. E infatti ci hanno ma*ss*crati. Sono dovuti venire con gli aerei, le navi, le bombe e il gas per farci capire quanto fosse fondamentale allinearci alla meravigliosa e accogliente cultura Europea che anche se con le maniere forti, alla fine comunque…del bene lo fa.
Il problema è che il benessere degli Europei non ha mai coinciso con il benessere degli indigeni colonizzati. Anche se in quella Piazza molti lo hanno negato, c’è sempre stata una relazione abusiva tra europei e colonizzati. Una relazione che non si è affatto risolta con lo smantellamento ufficiale del Sistema Coloniale. E’ inutile dirsi antirazzisti e progressisti, se poi l’idea di progresso combacia con la ricentralizzazione di un’Europa che si sente lasciata indietro in questa nuova spartizione dei poteri. L’Europa raccontata e intesa come unica residenza possibile della civiltà, oggi rappresenta un’offesa all’intelligenza di qualsiasi persona sappia utilizzare internet e un po’ di raziocinio non eurocentrico. Non ce la meritavamo questa riformulazione in chiave contemporanea de “IL FARDELLO DELL’UOMO BIANCO”. Eppure sono sicura che Rudyard Kipling, pur non condividendo tutto, sarebbe stato felicissimo di partecipa a quella piazza “plurale”, così appassionata di Europa e di missioni civilizzatrici.
Una piazza che per quanto mi riguarda ha usato parole violente, figlie di un’ideologia violenta e coloniale talmente interiorizzata da risultare normale amministrazione europea, quando avrebbe potuto scegliere di dire semplicemente che l’Italia RIPUDIA LA GUERRA e ogni forma di autoritarismo che venga dall’Occidente, dall’Oriente, o dal Sud Globale.
Ci voleva assai? Penso proprio di no. Eppure, ho avuto la sensazione che molte delle voci scese in campo a favore di quell’Europa sì imperfetta, ma alla fine dei conti moralmente superiore al resto del mondo, stessero in realtà incarnando una rabbia ancestrale che affonda le sue radice nella perdita di centralità del Soggetto Europa.
C’è rabbia perchè molte persone di sinistra, prima di essere di sinistra sono bianche ed europee. E la loro idea di progresso, sfortunatamente passa attraverso la lente distorta della bianchezza e del suprematismo europeo. In questa nuova spartizione del potere e dell’egemonia culturale, la Vecchia Europa viene esclusa, e al posto di opporsi alla dura legge del Capitale, grida allo scandalo, per essere stata trattata come l’ultima arrivata ad un’abbuffata che storicamente ha sempre avuto la convinzione di aver apparecchiato lei.
A qualcuno darà fastidio sentirsi dire che la sua idea di un Europa moralmente superiore agli Stati Uniti di Trump o della Russia di Putin sia egualmente inaccettabile e coloniale. Ma onestamente non me ne frega un emerito tubo.
Dire che l’Europa è la culla della civiltà Mondiale è una mostruosità che non si può perdonare ad un nax*ista. Figuriamoci ad una persona di sinistra che non vuole fare i conti con la propria BIANCHEZZA. Per chi ha vissuto l’Europa in un corpo colonizzato e povero, non esiste un Europa buona che si possa separare selettivamente dall’Europa cattiva. In quella piazza si è osato dire che l’Europa non fa guerre da ottant’anni. L’Iraq, le multinazionali europee che cannibalizzano le risorse europee, provocando disastri ambientali di cui nessuno sa niente, che cosa sono allora? Il bom*ar*amento del Kosovo nel 1999, il bom*arda*ent0 della Libia nel 2011…? Come si fa a dire che l’Europa è espressione di pace e di valori superiori? L’Europa non è un vorrei. Nè una compilation di azioni positive. Chi nasce senza privilegi e ricchezze, o con il passaporto sbagliato ha paura dell’Europa quanto dell’America di Trump e alla Russia di Putin. E la Grecia della crisi del 2008 ce lo spiega, descrive e insegna. Erano bianchi, ma erano poveri e anche lì, l’Europa ha dimostrato tutta la sua vocazione capitalista e autoritaria…
CONTINUA E FINISCE QUI: https://www.facebook.com/share/p/12AhTkAJoQe/
(*) Djarah Kan è scrittrice e attivista italiana, femminista, militante culturale e antirazzista. Nel 2019 ha pubblicato il racconto Il mio nome all’interno dell’antologia «Future. Il domani narrato dalle voci di oggi». Nel 2020 esce (da People) il suo primo libro intitolato«Ladri di denti», una raccolta sul tema del razzismo e come esso modifichi le relazioni. Ritenendo la classificazione “afroitaliane” oppure “afrodiscendenti” o “di seconda generazione” – attribuita alla nuova generazione di scrittrici nere italiane – incerta e confusa, non avendo mai avuto rapporti con l’Africa, continente di origine dei genitori, ama definirsi, semplicemente, italiana.
INSERIAMO QUESTO INTERVENTO NELLA RIFLESSIONE CHE SI E’ APERTA DOPO IL 15 MARZO; IN “BOTTEGA” confronta: Suprematismo: «solo l’Occidente conosce la Storia» e Suprematismo occidentale 2: bugie scioviniste di…
MA CI SONO (da anni) MOLTI LINK UTILI IN “BOTTEGA” SU CANCELLAZIONE e/o PERSISTENZA DELLA MEMORIA. VE NE SEGNALIAMO ALCUNI PER … PERDERSI E RITROVARSI.
Il mese afroamericano, In strada contro il colonialismo, Statue e monumenti: crimini, oblio, senso comune, X gennaio MMXVIII: scoreggie, annunci e riflessioni, «Abbattere la statua di un colonialista ha un…, , Statue e lapidi: celebrare i boia , Guerre, monumenti e criminali , A proposito della cancel culture, La Storia perde la maiuscola, si sveglia oppure muore? , Città: rivolta contro i nomi infami , Roma decolonizza le strade della città, Scoprendo una Roma invisibile, sconosciuta e rimossa (del 2014), Statue, lapidi, schifezze fasciste e noi (del 2013) , Statue e lapidi: celebrare i boia (del 2020), Geneviève Makaping: «Alcuni delitti…. Fra i nostri articoli più vecchi quelli sul “sacrario” di Affile dedicato a Rodolfo Graziani, un criminale e boia fascista. Proteste e manifestazioni ma purtroppo quel monumento è ancora lì. Per chi volesse stupirsi sulla nostra ignoranza, diffusa e persistente, a proposito del contribuito africano nelle vicende umane il consiglio è di recuperare il libro «Le mie stelle nere» di Lilian Thuram; ne abbiamo scritto qui Un piccolo test di storia rimossa, Le risposte al test di storia rimossa e qui Le mie stelle nere – Lilian Thuram.
ABBIAMO RUBATO LA VIGNETTA a MAURO BIANI.
Piccola e disonesta Europa e GRANDE Djarah Kan
giuste e necessarie parole
avevo ricevuto questo intervento pochi giorni fa da un amico e compagno che vive da anni all’estero, Franco Di Giangirolamo. E l’ho subito condiviso su FB.
Un articolo che fa luce sulla ipocrisia di una sinistra e di un Europa che non vede quanto siano falsi i “valori “ che tanto sbandiera come unica detentrice di civiltà e democrazia. Ha ragione Djara fa male sentirlo da quelli che purtroppo sembrano gli unici intellettuali di cui disponiamo… grazie Djara
Totale condivisione delle posizioni di Djarah, e totale solidarietà! E, se posso permettermi, anche un grande e forte abbraccio….
Ho pensato le stesse cose. Un popolo veramente grande lo è solamente quando ammette anche i suoi errori e/o violenze fatte ad altri. l’Occidente ha una doppia faccia, purtroppo una di queste è la stessa faccia degli israeliani di oggi, quelli che stanno sistematicamente e criminalmente eliminando il popolo palestinese.
riceviamo questa nota di Franco Astengo
LA PROSPETTIVA DELL’OCCIDENTE
Scrivendo un brillantissimo articolo Alessandro Portelli (“Il Manifesto” 25 marzo 2025) ha affrontato il tema del ruolo storico di quello che chiamiamo Occidente (che fa coincidere con il maschio bianco tendenzialmente suprematista) riportando nel testo anche un passaggio dall’ultimo libro di Amitav Gosh “Fumo e Ceneri” (2023): “un altro concetto dell’illuminismo che ha svolto un ruolo importante nel dare forma all’immagine che l’Occidente ha di sè, la Storia come una narrativa di progresso che si evolve verso certi fini trascendenti fondata su una concezione del tempo e della storia, come una narrativa di ininterrotto Progresso ascensionale”.
Proprio questo è il punto (paradigmatico) sul quale le forze progressiste -appunto – dell’Occidente (sempre inteso coincidente con il maschio bianco tendenzialmente suprematista) dovrebbero interrogarsi: la prospettiva dell’Occidente dovrebbe oggi contemplare la necessità di interrompere proprio questa narrativa di “ininterrotto Progresso ascensionale”.
Rispetto a quello che abbiamo pensato per un lungo periodo di tempo occorre pensare di ripartire dall’idea dell’impossibilità di procedere sulla linea dello sviluppo infinito inteso quale motore di una storia inesorabilmente lanciata verso “le magnifiche sorti e progressive” identificando il progresso tecnologico e militare con l’assoluta superiorità di una etnia, di un genere, di un sistema politico.
Si dovrebbe interrompere proprio questa narrazione fondata sull’assoluto progresso progettando un gigantesco spostamento di risorse tale da modificare profondamente il meccanismo di accumulazione dominante e ricostruendo una nuova consapevolezza del rapporto tra individuale e collettivo: “si realizza la vita d’insieme che è solo la forza sociale, si crea il “blocco storico”” (Gramsci Quaderno 11) .
Serve una dimensione teorica capace di comprendere quanto di “senso del limite” sia necessario acquisire proprio al fine di realizzare quel mutamento sociale posto nel senso del passaggio dall’individualismo competitivo fin qui egemone nella post – modernità verso forme di soggettività collettiva .
L’obiettivo da porsi dovrebbe essere identificato nel riuscire a proporre una nuova libertà posta al di fuori della schiavitù della competizione individuale e della voracità consumistica approdando a una forma di libertà garantita dalla coscienza del singolo e dalla volontà del collettivo.
Franco Astengo, 25 marzo 2025
Grazie Djarah e al blog per la segnalazione,
vorrei fare notare che la “tradizione occidentale”, se non si ha memoria corta, è tradizione di colonialismo (si fa prima a dire dove NON si è verificato anzichè il contrario), genocidio (partiamo dalle americhe? vogliamo dire qualcosa sulla Australia?), razzismo (deportazione e schiavizzazione delle popolazioni africane), intolleranza (Giordano Bruno e migliaia di donne e dissidenti, di eretici, venivano bruciate nelle nostre piazze), mentre il fascismo ed il nazismo dove sono spuntati e cresciuti?
Esiste una unica narrazione che può mettere in fila una lotta per la libertà che è quella della lotta di classe nel mondo (le otto ore, vi sembran poche?), delle lotte femministe nel mondo (a partire dal diritto di voto), delle lotte anticoloniali (ogni tanto qualcunu ricorda Gandhi, ma così, fuori contesto) e delle lotte antirazziste (anche Martin Luther King, Malcom X e Lumumba non erano proprio bianchi europei): libertà ed uguaglianza sono valori consustanziali alle lotte di liberazione che si sono fatti avanti NONOSTANTE la tradizione occidentale e contro di essa.
Lo si vede molto bene con quello che si verifica in Palestina: tutto il diritto internazionale umanitario è messo sotto i piedi dai paesi occidentali in omaggio al colonialismo che oggi usa la religione ebraica, come ieri quella cristiana e domani ogni altra teoria funzionale alla subordinazione di parti del pianeta.
Infine: dove sarebbe questa Europa che è stata la culla di due guerre mondiali?
Forse potrebbe esistere in un futuro una Europa geografica in cui le classi subalterne saranno in grado di unirsi alle classi subalterne del mondo per produrre un modo di vita sul pianeta compatibile con la libertà, l’uguaglianza ed il rispetto della natura, che sappia rompere con la propria tradizione per inventare un mondo in cui anche l’Europa possa imparare a convivere con il resto del genere umano e delle altre specie viventi senza dover immaginare dei percorsi di supremazia ed annientamento?
Potrà esistere se sapremo lottare per realizzarla e sbarazzarci di sistemi di potere che ci conducono, tristemente e drammaticamente, verso l’estinzione della maggior parte dei viventi sulla terra.
Pingback: All’armi! All’armi, siam occidentisti! | Raul Mordenti