8 commenti

  • Giuseppe Callegari

    Piccola e disonesta Europa e GRANDE Djarah Kan

  • giuste e necessarie parole

    avevo ricevuto questo intervento pochi giorni fa da un amico e compagno che vive da anni all’estero, Franco Di Giangirolamo. E l’ho subito condiviso su FB.

  • Igia pellicciari

    Un articolo che fa luce sulla ipocrisia di una sinistra e di un Europa che non vede quanto siano falsi i “valori “ che tanto sbandiera come unica detentrice di civiltà e democrazia. Ha ragione Djara fa male sentirlo da quelli che purtroppo sembrano gli unici intellettuali di cui disponiamo… grazie Djara

  • roberto bartoli

    Totale condivisione delle posizioni di Djarah, e totale solidarietà! E, se posso permettermi, anche un grande e forte abbraccio….

  • Ho pensato le stesse cose. Un popolo veramente grande lo è solamente quando ammette anche i suoi errori e/o violenze fatte ad altri. l’Occidente ha una doppia faccia, purtroppo una di queste è la stessa faccia degli israeliani di oggi, quelli che stanno sistematicamente e criminalmente eliminando il popolo palestinese.

  • riceviamo questa nota di Franco Astengo

    LA PROSPETTIVA DELL’OCCIDENTE
    Scrivendo un brillantissimo articolo Alessandro Portelli (“Il Manifesto” 25 marzo 2025) ha affrontato il tema del ruolo storico di quello che chiamiamo Occidente (che fa coincidere con il maschio bianco tendenzialmente suprematista) riportando nel testo anche un passaggio dall’ultimo libro di Amitav Gosh “Fumo e Ceneri” (2023): “un altro concetto dell’illuminismo che ha svolto un ruolo importante nel dare forma all’immagine che l’Occidente ha di sè, la Storia come una narrativa di progresso che si evolve verso certi fini trascendenti fondata su una concezione del tempo e della storia, come una narrativa di ininterrotto Progresso ascensionale”.

    Proprio questo è il punto (paradigmatico) sul quale le forze progressiste -appunto – dell’Occidente (sempre inteso coincidente con il maschio bianco tendenzialmente suprematista) dovrebbero interrogarsi: la prospettiva dell’Occidente dovrebbe oggi contemplare la necessità di interrompere proprio questa narrativa di “ininterrotto Progresso ascensionale”.

    Rispetto a quello che abbiamo pensato per un lungo periodo di tempo occorre pensare di ripartire dall’idea dell’impossibilità di procedere sulla linea dello sviluppo infinito inteso quale motore di una storia inesorabilmente lanciata verso “le magnifiche sorti e progressive” identificando il progresso tecnologico e militare con l’assoluta superiorità di una etnia, di un genere, di un sistema politico.

    Si dovrebbe interrompere proprio questa narrazione fondata sull’assoluto progresso progettando un gigantesco spostamento di risorse tale da modificare profondamente il meccanismo di accumulazione dominante e ricostruendo una nuova consapevolezza del rapporto tra individuale e collettivo: “si realizza la vita d’insieme che è solo la forza sociale, si crea il “blocco storico”” (Gramsci Quaderno 11) .

    Serve una dimensione teorica capace di comprendere quanto di “senso del limite” sia necessario acquisire proprio al fine di realizzare quel mutamento sociale posto nel senso del passaggio dall’individualismo competitivo fin qui egemone nella post – modernità verso forme di soggettività collettiva .

    L’obiettivo da porsi dovrebbe essere identificato nel riuscire a proporre una nuova libertà posta al di fuori della schiavitù della competizione individuale e della voracità consumistica approdando a una forma di libertà garantita dalla coscienza del singolo e dalla volontà del collettivo.
    Franco Astengo, 25 marzo 2025

  • Enrico Semprini

    Grazie Djarah e al blog per la segnalazione,
    vorrei fare notare che la “tradizione occidentale”, se non si ha memoria corta, è tradizione di colonialismo (si fa prima a dire dove NON si è verificato anzichè il contrario), genocidio (partiamo dalle americhe? vogliamo dire qualcosa sulla Australia?), razzismo (deportazione e schiavizzazione delle popolazioni africane), intolleranza (Giordano Bruno e migliaia di donne e dissidenti, di eretici, venivano bruciate nelle nostre piazze), mentre il fascismo ed il nazismo dove sono spuntati e cresciuti?
    Esiste una unica narrazione che può mettere in fila una lotta per la libertà che è quella della lotta di classe nel mondo (le otto ore, vi sembran poche?), delle lotte femministe nel mondo (a partire dal diritto di voto), delle lotte anticoloniali (ogni tanto qualcunu ricorda Gandhi, ma così, fuori contesto) e delle lotte antirazziste (anche Martin Luther King, Malcom X e Lumumba non erano proprio bianchi europei): libertà ed uguaglianza sono valori consustanziali alle lotte di liberazione che si sono fatti avanti NONOSTANTE la tradizione occidentale e contro di essa.
    Lo si vede molto bene con quello che si verifica in Palestina: tutto il diritto internazionale umanitario è messo sotto i piedi dai paesi occidentali in omaggio al colonialismo che oggi usa la religione ebraica, come ieri quella cristiana e domani ogni altra teoria funzionale alla subordinazione di parti del pianeta.
    Infine: dove sarebbe questa Europa che è stata la culla di due guerre mondiali?
    Forse potrebbe esistere in un futuro una Europa geografica in cui le classi subalterne saranno in grado di unirsi alle classi subalterne del mondo per produrre un modo di vita sul pianeta compatibile con la libertà, l’uguaglianza ed il rispetto della natura, che sappia rompere con la propria tradizione per inventare un mondo in cui anche l’Europa possa imparare a convivere con il resto del genere umano e delle altre specie viventi senza dover immaginare dei percorsi di supremazia ed annientamento?
    Potrà esistere se sapremo lottare per realizzarla e sbarazzarci di sistemi di potere che ci conducono, tristemente e drammaticamente, verso l’estinzione della maggior parte dei viventi sulla terra.

  • Pingback: All’armi! All’armi, siam occidentisti! | Raul Mordenti

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