Tassonomia UE: balle e pericoli

Una favola di Frédéric Simon e Kira Taylor. A seguire un aggiornamento da Mario Agostinelli

 

The Green Brief: una favola sulla tassonomia dell’UE

di Frédéric Simon e Kira Taylor (*)

 

C’era una volta. 

In una strana terra chiamata Bruxelles i grandi leader della Commissione Europea si riunivano per decidere quali investimenti fare per salvare il loro mondo dal grande mostro del Cambiamento Climatico. Guidati dall’Alta Regina delle 27 terre, hanno lavorato a lungo e duramente per decidere cosa appartenesse alla loro grande lista verde di investimenti. Infine, alla vigilia del nuovo anno, è stata inviata una bozza di proclama ai leader delle 27 terre e a un consiglio di saggi noto come Piattaforma sulla finanza sostenibile (i migliori e più accreditati fra gli scienziati e gli esperti anche economici del monento).

Ma molti sospettavano che alcuni dei 27 leader, quelli che avevano stretto alleanze con Gas e Nucleare, attirassero l’orecchio dell’Alta Regina più di altri. Temevano che le basi scientifiche della lista verde sarebbero andate perdute per sempre.

Dopo un mese di discussioni, i capi della Commissione si sono riuniti ancora una volta e, il secondo giorno del secondo mese, hanno fatto la loro dichiarazione finale. Hanno decretato che il nucleare e il gas sarebbero stati considerati investimenti “verdi” per il loro contributo alla lotta ai cambiamenti climatici.

Molte persone hanno criticato la decisione. Due delle 27 terre, Austria e Lussemburgo, hanno persino minacciato di ribellarsi e portare l’intera faccenda in tribunale.

Anche tre della stessa Commissione – quelli di Austria, Spagna e Portogallo – hanno votato contro (il rappresentante del Lussemburgo non era presente a causa della pestilenza in corso, COVID-19).

Ma la maggior parte dei leader della Commissione europea è rimasta ferma, tranne gli italiani che hanno chiesto addirittura più gas. A loro dire, nucleare e gas aiuterebbero a combattere il mostro del cambiamento climatico e le due tecnologie dovrebbero soddisfare criteri tecnici dettagliati per dimostrare il loro valore.

Sebbene il nucleare e il gas non fossero perfetti, avrebbero potuto «dare un contributo» agli obiettivi climatici dell’Europa sostituendo il carbone più dannoso per il clima, ha affermato il commissario UE Mairead McGuinness, sperando di mettere a tacere le critiche.

La decisione «potrebbe essere imperfetta, ma è una soluzione reale: ci sposta ulteriormente verso il nostro obiettivo finale di neutralità del carbonio» ha spiegato, aggiungendo: «Stiamo mettendo in atto condizioni rigorose per la loro inclusione nella tassonomia. Sono soggetti a limiti chiari e a periodi di eliminazione graduale».

Tuttavia, queste qualifiche non dovevano essere soddisfatte al momento della proclamazione, ma solo presunte. Invece di richiedere al nucleare e al gas di dimostrare immediatamente il loro coraggio nella lotta al cambiamento climatico, i leader della Commissione hanno tirato fuori la loro sfera di cristallo e hanno visto un futuro in cui queste due energie sarebbero state – chissà come – più sostenibili.

Il gas, prevedevano, sarebbe passato dal suo attuale comportamento dannoso per il clima e sarebbe diventato rinnovabile o a basse emissioni di carbonio entro il 2035. E in 20 anni erano sicuri che non avrebbe superato una media di 550 kgCO2e/kW.

Allo stesso modo, il nucleare passerebbe a «combustibile resistente agli incidenti» – una formula ancora in fase di creazione e certamente non pronta per essere utilizzata commercialmente – entro il 2025. E i cattivi rifiuti di alto livello rimasti alla fine della vita del nucleare avrebbero sicuramente incontrato piani dettagliati per un impianto di smaltimento entro il 2050.

Apparentemente, la sfera di cristallo della Commissione europea doveva essere molto precisa, tanto che nucleare e gas sono stati immediatamente ammessi all’etichetta di investimento “verde”, anche se non era chiaro se avessero potuto raggiungere questi requisiti negli anni a venire.

E vissero non così felici e contenti.

(*) traduzione di Mario Agostinelli. Frédéric Simon e Kira Taylor sono i redattori più autorevoli e assidui nel seguire le vicende che riguardino in UE le normative energertiche e del “new deal” avallate a livello istituzionale. Pubblicano note due volte a settimana su Euractive, il blog da loro diretto che è leader nell’informazione online sull’Unione europea e sui processi legislativi che si svolgono a Bruxelles oltre a essere il principale mezzo di comunicazione online sugli affari dell’UE. Le note tecniche e politiche sono molto accurate e documentate, costituendo una rete multimediale, indipendente e gratuita che si rivolge alle politiche e alle imprese dell’UE in 15 lingue. Il blog riunisce l’indipendenza giornalistica con la trasparenza e l’efficienza pratica, integrando i media esistenti e i siti web istituzionali dell’UE.Vanta oltre tre milioni di pagine visualizzate e 675.000 visitatori al mese. Raccoglie le competenze di oltre 80 professionisti raccolti in un team editoriale. Qui l’originale:

https://api-esp.piano.io/story/estored/480/9722/-1/10226790/342126/vib-ckzi4fiq800ki01740rvx9e7x?sig=cfe5f852cae20dc33e572f60a7e349e6d19e2ee0b677fee36e639fbd87740780

PNIEC e Tassonomia UE: niente phase out, ma rilancio per gas e nucleare

di Mario Agostinelli

C’è da chiedersi perché, fin dall’inizio, Cingolani abbia proposto come cardini di riferimento della transizione energetica due fonti non rinnovabili: gas e nucleare. Le uniche fonti, a ben vedere, non ancora poste in phase out, ma tuttora resistenti ad ogni principio di precauzione, in attesa di un “cambiamento di tecnologia” che le riporti in un ambito di «sostenibilità». Cosa impossibile in rapporto ai tempi di una crisi climatica in brusca accelerazione.

In fondo c’è piena assonanza fra l’insistenza del ministro e il risultato che le lobby energetiche hanno per ora spuntato sulla tassonomia europea: una coincidenza che rivela il segno di una cultura tecnocratica ancora prevalente nell’economia di mercato, in cui la rigenerazione della natura e il cambiamento irreversibile del clima non trovano il posto dovuto. E’ assai significativo come venga contrapposta la progettazione di complessi manufatti (si pensi ai reattori atomici di qualsiasi generazione o agli impianti di sequestro della CO2 o, anche, semplicemente, agli enormi consumi di acqua, elemento vitale per eccellenza, per immettere vapore nelle turbine alimentate da combustione) alla convivenza con le forze e le fonti naturali, che governano l’equilibrio del nostro pianeta e che non vanno a esaurimento accumulando scorie ed effetti disastrosi.

Chiedersi perché non ci sia uno sforzo prodigioso verso le rinnovabili da parte di un’industria manifatturiera tuttora capace di mobilitarsi eccezionalmente soltanto per le forniture di armi per le guerre che insanguinano il pianeta, corrisponde a capire la nuova forma sotto cui si presenta il negazionismo climatico. Direi che siamo alla terza fase: dapprima si negava l’evidenza; poi, l’affidabilità delle conferme e degli studi scientifici internazionali – come quelli dell’IPCC – ha suggerito di abbandonare al loro destino i più poveri e indifesi, contando sull’esenzione delle nazioni con maggiori risorse tecnologiche e organizzative dai danni più irreparabili; ora, pur di non abbandonare un concetto consunto e in contrasto anche con la giustizia sociale come quello della crescita, si punta alle riserve finanziarie pubbliche e alla garanzia di profitto per quelle private, pur di salvare il tenore di vita di una frazione “recintata” della popolazione umana. Quella che può meglio adattarsi a un accrescimento inarrestabile della temperatura – ovvero dell’energia interna – del pianeta. In attesa dello sviluppo alienante di un’ingegneria climatica che ripari i guasti, simulando gemelli digitali e virtuali della Terra, della sua atmosfera, del suo rapporto con l’Universo a cui rimane, al di là delle pretese umane, interconnessa e, proprio per questo, adatta alla vita. E tutto per il rigetto di un approccio interdisciplinare e risolutivo come quello dell’ecologia integrale, che richiede democrazia prima che tecnocrazia. Dobbiamo preoccuparci se non si ascolta «il gemito della Terra». Nemmeno nell’agenda politica esposta da Mattarella, si è parlato di clima, mentre negli stessi giorni il ministero del Tesoro italiano (non della Transizione energetica!), inviava una nota alla Commissione UE per chiedere criteri addirittura più permissivi sulle emissioni di metano nella tassonomia verde in esame a Bruxelles.

Sono già state raccolte oltre 161.000 firme (https://chng.it/m4SvpBf9s9 ) contro gas e nucleare considerate fonti “rinnovabili” nel primo passaggio del percorso europeo sul finanziamento pubblico delle fonti energetiche, mentre si continua a restare all’oscuro di come venga cambiato il PNIEC per rimanere almeno entro i dettami fissati dal Next Generation UE.

In sostanza è come se ci preparassimo a due sfide di un unico “campionato”: 1) raggiungere in Italia almeno il 55% di riduzione di climalteranti entro il 2030, ma partendo decisamente da subito; 2) ottenere che la maggioranza degli eurodeputati respinga la qualifica «verde» ai nuovi impianti di metano e al nucleare. Apriamo una partita ragionando e progettando come se si fosse in phase out da tutti i fossili e dall’atomo, perché la soluzione c’è: nelle rinnovabili, in buona occupazione, nelle comunità energetiche, nell’elettrificazione, nel cambio dei modelli di produzione e consumo e in una predisposizione alla cura dell’intero mondo del lavoro, dello studio, della ricerca. Una prospettiva di futuro che ci potrebbe essere negata.

I conflitti territoriali già in corso, pur soffocati dal silenzio dei media, possono e devono necessariamente riferirsi al quadro globale del “campionato” – così definito per voluta allusione a inizio paragrafo – per portare avanti, su basi di “partite” fatte di concretezza, obiettivi di validità generale. Le mobilitazioni locali, l’informazione, le proposte alternative necessarie, l’impegno del mondo studentesco e di quello del lavoro devono inevitabilmente intervenire sulla riscrittura del PNIEC e sull’impostazione della tassonomia europea.

Intanto, cinque ex primi ministri del Giappone si sono pronunciati contro l’atomo (v. https://www.pressenza.com/it/2022/01/lettera-aperta-di-cinque-ex-primi-ministri-del-giappone-allue-sul-nucleare/ ) ed è stato annunciato da FFF lo sciopero mondiale degli studenti.

Purtroppo piovono anche notizie tutt’altro che rassicuranti: Sogin rimanda a un futuro indefinito la scelta del sito nazionale per le scorie radioattive, mentre i programmi scolastici che si dovrebbero inserire in una riforma epocale dell’organizzazione degli studi (licei quadriennali a vocazione ecologica e digitale, v.https://volerelaluna.it/rimbalzi/2022/02/04/i-nuovi-licei-ted-cavallo-di-troia-delle-imprese/ ) vengono affidati, con il compiacimento del ministero per l’Educazione, a Elis un consorzio privato di 100 grandi imprese.

 

Redazione
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Un commento

  • segnaliamo un articolo di Antonia Sani
    LA TASSONOMIA UE
    Siamo di fronte a una sorta di “muraglia verde”, immagine magica, di difficile comprensione, se intendiamo applicarla alla ” tassonomia UE. ”
    Il significato sfugge alla stragrande maggioranza dei cittadini , sia sotto il profilo etimologico, sia, soprattutto, sotto il valore geopolitico.
    L’origine greca – da tacsis (ordinamento) e nomos (regola) – conduce a un complesso criterio a più livelli di classificazioni gerarchiche di elementi viventi e inanimati. La classificazione degli elementi , cui dovrebbero rivolgersi la ricerca e lo studio dell’UE, dovrebbe raggiungere la salvaguardia dei livelli gerarchicI legati al clima, all’energia, al gas, al nucleare…
    Sarà proprio su queste forze, su cui la tassonomia si sta affermando come dominatrice del mondo, che si farà strada la via di salvezza o di distruzione del pianeta.
    Noi, come «Disarmisti Esigenti» e come «CRIDES» (Centro Romano di Iniziativa per la Difesa dei Diritti nella Scuola), abbiamo da tempo indirizzato la nostra azione su tre campagne: 1) la ratifica del TPAN (Trattato per la proibizione delle armi nucleari) da parte del Parlamento italiano; 2) l’ organizzazione della Tassonomia UE; 3) l’abolizione delle disuguaglianze sociali (che intendiamo affrontare con la solidarietà delle numerose associazioni in vorticosa crescita).
    La prima di queste battaglie è in corso da anni, fintantoché il Parlamento italiano non deciderà di opporsi alla NATO collocando l’Italia nel novero dei Paesi favorevoli alla proibizione delle armi nucleari.
    Riguardo alla seconda campagna, ci troviamo immersi e dipendenti nel pieno del Parlamento Europeo, dove la tassonomia europea si è apertamente manifestata e dove noi stessi abbiamo preso posizione insieme a cittadini di altri paesi europei, come Germania, Austria, Lussemburgo, Portogallo, Danimarca, Irlanda, Spagna CONTRO il reinserimento nucleare nella Tassonomia UE. Sono FAVOREVOLI come sedi di Centrali nucleari fonti di energia, la Francia con 12 paesi del Centro e Nord Europa e parte dei paesi Visegrad. “Energia di transizione verso la neutralità climatica”è il gas”Ursula” presentato da Ursula Von der Leyen.
    GLI ATTI DELLA TASSONOMIA
    La Commissione Europea sta lavorando da metà ottobre 2021 sulle due posizioni: da un lato la deterrenza in uso nei nove paesi filoatlantisti; dall’altro il dibattito sul nucleare civile e militare, che si allarga sempre più da nucleare “pulito” alla natura del nucleare in sé.
    Altro aspetto da perseguire – nell’ambito delle classificazioni – è il disarmo per la crisi climatica da parte della delegazione diplomatica italiana.
    A Roma e a Milano si sono svolte in data 21 maggio due grandi manifestazioni sulla Tassonomia UE, tra le quali una “biciclettata” degli ambientalisti al Colosseo CONTRO la Tassonomia UE inclusiva del gas e del nucleare, con a fronte le energie rinnovabili .
    In Francia , su «Le Monde», 56 parlamentari hanno chiesto di porsi come “osservatori” sul TPAN al recente Convegno Internazionale di Vienna (L. Mosca)…
    Recentemente, abbiamo ricevuto da Strasburgo l’ affollata immagine di un campeggio durato 3 gg.all’ insegna della “lotta alla crisi climatica” in seguito all’Atto delegato votato il 24 giugno in plenaria Ue anche sulla tassonomia, sul riconoscimento di territori autonomi, quali Ucraina, Moldavia, Georgia, portatrice dei due percorsi che avevamo fin qui scandagliato e giudicato sfuggenti. L’obiettivo degli ambientalisti è l’eliminazione definitiva di gas e nucleare dai possibili investimenti sostenibili.
    È ben evidente l’ampliamento dei vari aspetti della Tassonomia Ue. La nostra battaglia su gas e nucleare ha continuato a essere rivolta a obiettivi ,si, raggiungibili ,frutto di sempre nuove alleanze….
    Due risposte le abbiamo ottenute: una dalla Commissione Europea a noi donne di Wilpf-Italia che avevamo espresso perplessita’ su un percorso diviso tra due tendenze; l’altra, dall’Atto delegato della stessa Commissione Europea.
    LA QUESTIONE DEL TPAN: DOCUMENTI
    L’attenzione nei confronti del TPAN appare assai più diffusa dopo il Convegno-conferenza stampa di Vienna sull’argomento e varie iniziative messe in piedi con approfonditi sostegni giuridici sull’illegalità delle armi nucleari.
    Partiamo dai testi di cui disponiamo. Il primo documento è la risposta della Commissione Europea alla nostra associazione Wilpf-Italia, che si era pronunciata con un”analisi tecnica delle ragioni per le quali il nucleare civile è nocivo , dalla estrazione allo smaltimento.
    A giudizio della Commissione, tra le priorità della risposta vi è quella di portare l’Europa a divenire il «primo continente climaticamente neutrale nel 2050». Il Patto Verde Europeo si prefigge lo scopo di raggiungere e ristabilire la sostenibilità ambientale, come esemplificato dall’espressione «non fare danni significativi» spesso reiterata all’interno del documento.
    Nell’Atto delegato (2 febbraio 2022) si parte da criteri di sicurezza altamente raggiungibili «per mitigare le attività nucleari»; in particolare sono presi in considerazione gli impianti operativi per lo smaltimento di rifiuti. Per il gas naturale vi sono condizioni molto stringenti, che «mirano ad assicurare un beneficio ambientale significativo a confronto con l’uso di combustibili fossili più inquinanti, come il carbone, e a riflettere la realtà tecnologica in corso». L’Atto delegato si occupa inoltre di illustrare la questione legata alla decarbonizzazione e alle sue ricadute in termini climatici. La neutralità climatica potrà essere raggiunta entro il 2050 con ingenti investimenti privati. La tassonomia dell’UE è intesa a guidare investimenti privati verso le attività necessarie allo scopo. La classificazione della tassonomia non determina se una data tecnologia rientrerà o meno nel mix energetico degli Stati membri ma ha lo scopo di presentare tutte le soluzioni possibili per accelerare la transizione e aiutarci a realizzare gli obiettivi climatici.
    La Commissione Europea ritiene che gli investimenti privati nel settore del gas e del nucleare possano svolgere un ruolo nella transizione. Ma ciò che maggiormente apre un percorso, a molti di noi ostile, è la modifica dell’Atto delegato come informativa della tassonomia in modo tale che gli investitori possano individuare le opportunità di investimento legate alle attività «gasiere o nucleari» e compiere scelte informate. L’Atto delegato sarà tradotto in tutte le lingue ufficiali dell’UE e sia il Parlamento Europeo che il Consiglio disporranno di quattro mesi per esaminare il documento ed eventualmente sollevare obiezioni (la seduta plenaria necessita della presenza di almeno 353 deputati).
    CONCLUSIONI
    La battaglia continua su due livelli. Il primo è quello che vede impegnate a Strasburgo due Commissioni europee congiunte, quella per l’Ambiente e quella per gli Affari Economici. Il 14 giugno scorso gli eurodeputati hanno sollevato un’obiezione alla proposta della Commissione Europea di includere l’energia nucleare e il gas fossile nell’elenco delle attività economiche sostenibili con 76 voti favorevoli, 62 contrari e 4 astenuti. Al che si aggiunge la petizione sostenuta da un gruppo di intellettuali democratici prima del voto, affinché nucleari e gas non siano inclusi tra le fonti rinnovabili. Il voto emanato dalle due Commissioni è stato favorevole a]ll’interruzione del flusso di denaro vitale per la macchina da guerra di Putin , e ostile al controverso piano della Commissione Europea di dare al gas fossile e all’energia nucleare l’etichetta di sostenibilità, nell’ambito delle linee guida.
    E siamo così giunti al secondo livello, quello in cui il Parlamento Europeo, riunito il 6 luglio in seduta plenaria, ha smentito e ribaltato l’orientamento delle due citate Commissioni., È stato questo il prodotto del lavoro della Commissione Europea di cui abbiamo esaminato i testi e cercato di interpretarli al disotto di quanto si ricoprivano le parole in lotta tra bombe nucleari.
    Con la prevalenza di 328 voti favorevoli su 278 contrari e 33 astenuti, il massimo organismo assembleare europeo ha infatti decretato l’accettazione dell’Atto delegato del 2 febbraio 2022 e l’inserimento di gas e nucleare. Il tutto con i voti favorevoli dei deputati italiani di centrodestra, PD e Cinquestelle e quelli contrari dei Verdi e della Sinistra. UNA SIMILE RISOLUZIONE FA ENTRARE A PIENO TITOLO GAS e NUCLEARE NELLA TASSONOMIA VERDE.
    La ragione dei voti a favore dell’inclusione di gas e nucleare è stata dichiarata «per non ostacolare la ricostruzione».
    Come affermato da Mairead McGuiness (istituz. finanziaria): «il gas non è una fonte verde ma gli stati membri possono averne bisogno. E la tassonomia, in ogni caso, non obbliga nessuno a investire su gas e nucleare».
    La nostra battaglia è stata sconfitta e ci riconduce sul terreno in cui gas e nucleare vengono accreditati riportandoci ai documenti che ci avevano messo giustamente in sospetto.
    Si sta aprendo in questi ultimi momenti la crisi politico-governativa provocata dai 5 Stelle .
    La tassonomia Ue resta attualmente sullo sfondo….
    Ci troviamo nel mezzo di una guerra lontana, eppure vicina, tra dibattiti cervellotici che ci portano su terreni quotidiani in cui l’orrore delle morti prevale.
    Sono tre gli elementi che connotano il quadro geopolitico e ci immergono in situazioni disperate dalle quali è impossibile uscire:
    1) lo scontro tra due popolazioni “fraterne”, parlanti la stessa lingua, discendenti dalle stesse tradizioni, improvvisamente massacrate da un odio atavico. Le distruzioni rappresentano quanto c’è di più duro nello scontro bellico. Il ricorso all’organizzazione di armi rudimentali, nelle mani di donne e ragazzi inesperti, animati da un improvviso disperato odio mai prima sperimentato e ora scoperto, annidato in manifestazioni filorusse frutto della propaganda putiniana, si allarga a macchia d’olio e rende più terribili realtà che altro non possono essere;
    2) inquietante scenario è la rappresentazione del quadro russo-ucraino. Nella zona di Kiev assistiamo a perlustrazioni degli ucraini alla ricerca di ucraini-spie in attività sul territorio filorusso. È questa la situazione dell’Ucraina, avvolta in diversi movimenti politici, nelle mani degli aiuti occidentali, sostenuta da armi provenienti da NATO, USA e Stati europei;
    3) altro aspetto su cui soffermarci è la previsione sul futuro dell’Europa. I paesi occidentali stanno compiendo balletti mediante incontri reciproci, ognuno con una propria storia alle spalle. NATO e UE tengono le fila. L’immagine che ne deriva è quella di una grande Russia nelle mani di Putin alla ricerca caparbia della fissazione dei confini. Dall’altro lato, USA, NATO e Stati europei foraggiano di armi l’Ucraina per contrastare la vittoria all’esercito russo. Zelensky corre a rifugiarsi sotto l’ombrello della NATO, ma non è l’unico paese a farlo. Restano i due grandi nemici della Guerra Fredda…Le bombe nucleari sono adocchiate da Putin con lo sguardo rivolto al Nord della Russia.

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