Teatro e macerie ma…

c’è ancora vita sulla terra (fuori dall’ETI)

19esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega

Qualche giorno fa ho messo in opera un pellegrinaggio con finalità artistica: è stato involontario, ma ora che ci penso potrebbe diventare un vero pellegrinaggio di protesta e di “visibilità”. Per dire cosa?

Provo a raccontare per andare al cuore, al midollo.

Da più di un mese mi ero preso l’impegno con me stesso di andare a vedere la commedia Stai attento vecchia talpa, con Angelica Pula e Lahire Tortore della compagnia teatrale La Vetreria, di Castiglion del lago. Sono partito alle due del pomeriggio, con un sole splendente che mi faceva togliere già dopo i primi cento metri di cammino le calze (uso i sandali anche d’inverno, per chi non lo sapesse) e le maglie a maniche lunghe. Faccio autostop da più di vent’anni con frequenze e distanze notevoli. Non mi è mai capitato di camminare per più di 2 Km o di aspettare più di mezz’ora. L’anno scorso ero andato almeno tre volte da San Feliciano fino a Castiglion del lago e avevo trovato quasi subito uno o due passaggi per arrivare a destinazione. Ma ecco quel giorno che ti capita una volta ogni 100 mila: ho dovuto camminare per circa 15 Km. Ero partito in largo anticipo, quindi sono arrivato puntuale all’appuntamento con Angelica e Lahire al teatro La Vetreria: 55 posti a sedere, meno di 10 occupati e quindi meno di 10 biglietti pagati.

Avevo visto Angelica solo sul programma cartaceo (trovato due mesi fa a San Savino) e avendola sentita non più di due volte per prenotare, mi potevo aspettare da lei un atteggiamento snob tipico di chi fa teatro – purtroppo ne ho incontrati tanti, anche affermati, con atteggiamenti vomitevoli e indegni – ma invece, nonostante abbia mandato messaggi per dire che arrivavo in autostop, Angelica non solo mi incoraggiava a farcela ma mi diceva anche che avrebbe voluto incontrarmi, nel caso non ce l’avessi fatta.

Lo spettacolo è stato uno spasso: spunti politici e filosofici in una girandolo ironica e satirica, a tratti surreale, con una certa attualità politica mai troppo esplicita. Insomma: qualcuno potrebbe rallegrarsi del fatto che c’è ancora chi cammina a piedi per chilometri sotto il sole di marzo per vedere uno spettacolo teatrale…di qualità. Perché qua c’è la discriminante: anni fa avevo letto che durante una nevicata a Roma (forse era il 2012, a febbraio?) Ascanio Celestini fece il pienone in un teatro romano. Parlo di Celestini ma per dire di altri…che ricevono un sostegno dall’ETI, Ente Teatrale italiano. Non è il caso della compagnia teatrale di Angelica, ovviamente, che esprime e propone coraggiosamente ancora un teatro di qualità nei contenuti e nello stile, e come tanti altri artisti e compagnie teatrali, naviga nell’ombra.

Su il Venerdì di Repubblica dell’8 marzo c’è un’intervista molto interessante a Roberto De Simone, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro L’oca d’oro: commedia dell’arte e mistero in due parti. Nell’intervista De Simone dice una cosa illuminante per chi oggi s’interroga sulle sorti del teatro (popolare e non solo). Spiega che negli anni ’60 c’è stata una «trasformazione storica: il teatro di sceneggiata, la commedia scarpettiana o il teatro di Pulcinella di De Muto si reggevano ancora sull’incasso dei biglietti, ma poi è arrivato l’ETI, Ente Teatrale italiano, a fornire sovvenzioni statali alle produzioni. Un meccanismo che ha invogliato tutti i borghesi ad abbracciare la professione teatrale che un tempo avrebbero schifato perché non ci si campava. E, da attori, sono diventati produttori. Sono quelli che gestiscono i teatri da regione in regione: si scambiano i prodotti e il pubblico non c’entra più niente».

Questa analisi ci riporta “un meccanismo” che si potrebbe estendere (anzi: si estende, basta averne la consapevolezza) a molti altri campi di produzione: agricoltura, pesca; finanziamenti pubblici, che siano europei o nazionali, poco cambia.

Ma per restare sul pezzo: è la stessa logica che ha fatto sì che i cantastorie non siano più nelle piazze e gli artisti di strada non abbiano più spazio se non minimo e “risicato” con multe e sequestri di strumenti musicali. Ricordo che a fine anni ’90 del secolo scorso a Milano il cantastorie Franco Trincale veniva ostacolato con il cavillo (penoso e schifoso) secondo il quale produceva “inquinamento acustico”. Così tanti altri artisti di strada vengono ostacolati per non dire criminalizzati con cavilli penosi e schifosi. Dietro a tutto ciò c’è il “meccanismo” di dare spazio ai paraculati. Per restare al nostro discorso, con il culo parato dall’ETI: ne ho conosciuti tanti, ignobili e odiosi, oltre che di bassa qualità, ma quando sei pompato…non si distingue più il vero dal falso.

A questo punto, dopo il mio pellegrinaggio (non premeditato) mi piace immaginare di costruire una carovana di artisti, dal Nord al Sud Italia per raccontare questi “meccanismi”. Avrei già qualche nome e qualche città da ritrovare: a Genova Antonio Carletti, che parola più parola meno mi ha spesso detto cose simili a quelle di De Simone, anche a proposito del regista («il regista è un errore del teatro, un disastro per il teatro» scrive De Simone). Poi andrei a trovare Luca Privitera ed Elena Ferretti della compagnia Ultimo Teatro, a Pistoia, il cui spettacolo WOP non ho ancora visto (e credo valga la pena fare qualche chilometro) ma loro non lo fanno più così spesso come una volta, anche per il “meccanismo” dell’ETI . Sarebbe da andare fino in Sicilia a trovare Calogero Incandela, uno fra i pochi cantautori surreali e irriverenti, che va pochissime volte fuori dalla Sicilia. Poi magari passare da Livorno a farsi dire due parole da Bobo Rondelli, fra i pochi che hanno un certo spazio ma che rimane comunque…povero, libero e rivendica la libertà figlia della povertà. Ovviamente passare da Castiglion del lago dalla Vetreria. Poi in Puglia a trovare Ivan Dell’Edera e altri cantastorie del terzo millennio: dimenticati ma non sepolti, sotterranei ma mai arresi al dominio dei Talent e dell’ETI.

Intanto sarebbe da leggere Lettera aperta ai direttori di teatro, scritta da Luca e pubblicata nell libro Poveri poeti e pazzi (Autoproduzioni Malanotte, 2014).

(*) cfr Difendiamo i poeti: poveri e pazzi

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

 

Redazione
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