Technogym, se ti ammali niente premio

Nella valle del benessere che valore ha la salute?

di Davide Fabbri

Viviamo in un’epoca di impetuose innovazioni e di rapide trasformazioni tecnologiche, che portano a veri e propri cambi di paradigma economico e sociale. All’interno di questa nuova dimensione del lavoro, occorre rafforzare le azioni di tutela della dignità dei lavoratori. Questa premessa è necessaria per parlare di alcune politiche conflittuali e contraddittorie all’interno della Technogym, azienda importante del nostro territorio.
Sta passando sotto silenzio sui media il riconoscimento economico nei confronti dei lavoratori che non hanno contratto malattia in Technogym. I fatti sono eloquenti: il 10 febbraio scorso in un’assemblea con i lavoratori organizzata dalla direzione della Technogym sono stati premiati 64 dipendenti dell’azienda (in totale gli operai sono circa 350) che nel 2016 non hanno fatto assenze sul lavoro per malattia. A questi 64 lavoratori è stato assegnato un premio straordinario pari a 100 euro in buoni spesa.
E’ una scelta aziendale desolante, replica di quella dell’anno passato e scopiazzata da altre realtà economiche, platealmente discriminatoria, che colpisce i tanti lavoratori che – non per scelta – hanno avuto necessità di assentarsi dal posto di lavoro per diverse patologie, anche gravi.
Un premio aziendale di questo genere significa nei fatti colpevolizzare lo stato di malattia. Questa iniziativa aziendale stride col progetto lanciato nel 2002 dal patron di Technogym, Nerio Alessandri, di un distretto industriale centrato sul benessere e sulla qualità della vita.
Hanno fatto bene le forze sindacali a stigmatizzare l’errore di questa scelta aziendale: dietro gli slogan salutisti di “Mister Fitness” – cioè Nerio Alessandri – quale realtà si nasconde? Si parla di pesanti carichi di lavoro, di condizioni difficili per chi presta attività all’interno dell’azienda e di un turn over di lavoratori per dimissioni volontarie non indifferente.
Se la cosiddetta “Wellness Valley” è così splendente come viene dipinta dal suo fondatore, qualcosa non torna.

Davide Fabbri

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