Terroristi, eroi, bugie e…

… grande confusione fra Siria, Mali, Francia, Libia, Niger, Costa d’Avorio (e Italia)

di Valeria

COSTA D’AVORIO
Segnalo alcuni articoli. Consiglio sopratutto la visione del documentario «C’era una volta» girato dalla Rai in Costa d’Avorio (qui l’audio è in italiano, sottotitolato in tedesco: «Come la Francia dispone di 14 Paesi africani in schiavitù» http://www.youtube.com/watch?v=obxfn-MxmnM) per capire con urgenza cosa sta succedendo in Mali e chissà in quanti altri Paesi ancora.
Alassane Ouattara, l’attuale presidente della Costa d’Avorio oltre a essere stato piazzato dalla Francia & c, è anche il presidente di turno di Ecowas, cioè della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (un accordo economico stipulato da sedici Stati dell’Africa nel 1975 e tuttora in vigore). Come spiega Wikipedia
«Le nazioni dell’Ecowas hanno firmato protocolli di non aggressione e uno di assistenza difensiva reciproca a Freetown, Sierra Leone, nel 1981, per la costituzione di Ecomog, l’istituto multilaterale delle forze armate alleate della Comunità».
Il documentario spiega che, quando fu eletto presidente, Laurent Gbagbo ribadì la indipendenza ivoriana stracciando un vecchio accordo economico con cui la Francia imponeva la sua esclusiva nello sfruttamento delle risorse. Come raccontano i testimoni, Gbagbo disse basta a quell’accordo cercando di liberare la Costa d’Avorio dal giogo della restrizione economica francese. Spuntarono i ribelli armati tanto da giustificare l’intervento francese che invece massacrò la popolazione che più sosteneva Gbagbo con la scusa di portare la democrazia. Riuscirono così a farlo sostituire da Alassane Ouattara, appunto grazie alla volontà francese: brogli elettorali dimostrati e sopratutto mostruose forme di assassinio e terrorismo, ottenendo l’infame manipolazione del voto con cui Outtara è salito al potere.

NIGER
Come spiega Fabrizio Gatti al minuto 5.30 di questo suo video del 2009 in Niger (AGADEZ La rotta dell’ Uranio e dei Clandestini http://www.youtube.com/watch?v=iDx0yTHQEbs) i Tuareg sono stati armati dalla Francia dal momento in cui non è riuscita a far valere un vecchio accordo economico per assicurarsi l’esclusiva delle risorse e neanche la pretesa supervisone sugli accordi economici che il Niger avrebbe stipulato con altri Paesi. Appena ricevuto il diniego da parte del Niger ecco che spuntano le armi per i ribelli contro l’esercito nigeriano, assicurando la protezione del tragitto dei camion carichi d’uranio dalla città di Agadez verso la Francia, divenuta in quegli anni la nuova rotta anche degli immigrati verso la Libia e verso l’Europa. Poi c’è stata la guerra in Libia e ora http://donneinnero.blogspot.it/2013/01/donne-del-mali-dicono-no-alla-guerra-su.html. «Appena due settimane dopo aver invaso il Mali con oltre 2.000 soldati della Legione Straniera, la Francia ha inviato truppe delle forze speciali nel vicino Niger per difendere i suoi interessi nelle miniere di uranio gestite appunto dalla azienda statale francese Areva. Ancora una volta ci viene detto che una guerra si sta combattendo contro il terrorismo e per proteggere le donne dai fondamentalisti violenti. Nessuna parola sulla vacuità di tali affermazione in Afghanistan. Nulla è detto circa il ruolo svolto dai governi occidentali nella crescita dei fondamentalisti, nulla sul contributo dell’industria delle armi (dominata dai Paesi occidentali) alla letalità delle guerre in Africa, nulla su un sistema economico disumano in cui le risorse naturali di un Paese diventano causa di violenza e conflitto portato da forze straniere invece di fonti di ricchezza e benessere per la popolazione indigena».
Ecco invece cosa scrive la stampa: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/02/03/Niger-francesi-difesa-miniere-uranio_8185084.html): «Il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, ha confermato che forze speciali francesi proteggono nel suo Paese i siti minerari di uranio. “Lo posso confermare. Abbiamo deciso, dopo quello che è successo in Algeria con l’attacco al sito gasiero di In Amenas, di rinforzare i siti minerari”, ha detto Issoufou alla tv. Fonti dicono che una decina di riservisti delle forze speciali francesi stanno rinforzando la sicurezza dei siti del gruppo nucleare francese Areva in Niger».

AZAWAD, MALI
Ovviamente in Mali, come in Costa D’Avorio, è stato recentemente piazzato dai soliti noti il neo-presidente («Mali e la nuova barbarie» http://www.globalresearch.ca/mali-and-the-scramble-for-africa/5318867).
Il movimento per lo Stato dell’Azawad in Mali non ha mai accettato i confini imposti e fu l’ ultimo popolo in Africa a venire pacificato: il suo territorio è stato diviso fra 5 Stati, disegnati con un righello – come il resto dell’Africa – dagli “ex” imperi coloniali. «Storicamente sono sempre stati autonomi. Nessun regno africano li ha mai inglobati» scrive Karim Metref nei sui articoli E’ nato un nuovo Stato africano? e E’ nato un nuovo Stato africano? (2) : «In realtà le varie insurrezioni (1962, 1990, 2006…) che li hanno opposti ai regimi del Mali e del Niger sono state su base di rivendicazioni sociali all’inizio: scuole, elettricità, acqua, giustizia sociale, partecipazione alla gestione… Ma hanno avuto come risposta da parte dei regimi solo repressione, campi, massacri, esecuzioni sommarie, raid dell’esercito e dei gruppi paramilitari… con spesso veri e propri crimini contro l’umanità commessi nei loro confronti nel silenzio generale della comunità internazionale. Le varie intermediazioni, dell’Algeria e della Francia in primis, hanno prodotto trattati di pace che poi non sono mai stati rispettati. E poco a poco il movimento è andato radicalizzandosi per arrivare a rivendicare l’autonomia dell’Azawad, la parte sud occidentale della terra dei Tamachek. É da questo lungo percorso che arriva l’insurrezione di questi mesi dei guerriglieri tamachek del Mnla (Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad)».
La componente di Al Qaeda (con più specifiche sigle) da un anno si è inserita nel popolo di Azawad, tanto da “giustificare” l’invasione della Francia accorsa a “proteggere” la popolazione del Mali.
Il movimento dell’Mnla, dopo aver battuto l’esercito maliano, si è rivolto alle istituzioni internazionali per le violenze subite da Al Qaida: «Tuareg contaminati dai Paesi del golfo» che «non riconosciamo» si legge in un comunicato e con le manifestazioni delle donne a Kidal ha protestato per chiedere la fine delle violenze, per rivendicare un’ancestrale laicità, per ottenere la tutela della donna trasmettitrice delle antiche culture e, non ultimo, per ottenere il riconoscimento del territorio di Azawad ( http://www.tamurt.info/declaration-du-mnla-suite-a-l-agression-des-femmes-de-kidal,2662.html?lang=fr). Ma nessun Paese ha riconosciuto il popolo di Azawad e il suo Stato, nessuno gli ha dato voce. «La liberazione dell’Azawad, regione a maggioranza Tuareg e Peul, potrebbe portare i Tuareg sparsi su 4 altri Paesi (Niger, Libia, Algeria e Burkina Faso) a voler farne altrettanto. Iinoltre il riconoscimento di una spartizione ottenuta da un movimento di liberazione potrebbe dare fuoco a tutti i movimenti di liberazione presenti sul continente. Per questo la posizione dell’Unione Africana è senza ombra di dubbio a favore di un intervento militare internazionale per ristabilire “ la sovranità nazionale”» scrive Karim Metref.

Infatti le grandi potenze temono lo smantellamento, a effetto domino, dell’impianto politico con cui esportano materie prime dall’Africa, tramite i presidenti scelti da loro, con violenza, senza rispetto umano nè ambientale, senza equità nè ridistribuzione.
Ora con la scusa di Al Qaeda è arrivata perfino la guerra e in tutta l’Africa una costellazione di basi per i droni (U.S. assembling secret drone bases in Africa, Arabian Peninsula, officials say http://articles.washingtonpost.com/2011-09-20/world/35273162_1_undeclared-drone-wars-seychelles-president-james-michel-unmanned-aircraft). Anche in Niger.
Per aiutare la popolazione ?
Non la pensa così Michel Chossudowsky – http://www.globalresearch.ca/the-children-killed-by-americas-drones-crimes-against-humanity-committed-by-barack-h-obama/5320570 – che rammenta una lista (parziale) di bambini ammazzati con i droni.
E neanche Antonio Mazzeo che scrive nel suo blog http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2013/02/droni-usa-in-niger-per-le-guerre.html: «Il Dipartimento della difesa e la Cia hanno già stazionato droni d’attacco e velivoli spia in diversi Paesi africani. La principale base operativa è certamente quella di Camp Lemonnier a Gibuti, dove risiedono più di 2.000 militari statunitensi impegnati nei conflitti che lacerano il Corno d’Africa, lo Yemen e le regioni nord-orientali del continente. Secondo quanto pubblicato dal “
Washington Post”, il centro-droni che coordina l’intero sistema d’intelligence in Africa si troverebbe in Burkina Faso. Dietro la copertura di un programma top secret denominato in codice Creek Sand, una decina di militari e contractor statunitensi opererebbero stabilmente all’interno della zona militare dell’aeroporto di Ouagadougou. Gli aerei-spia decollerebbero pure dal Mali, dalla Mauritania, dall’Etiopia, dal Kenya, dall’Uganda e dall’arcipelago delle Seychelles (Oceano Indiano). Un’altra base potrebbe essere attivata prossimamente in Sud Sudan e – come ammesso da alcuni ufficiali statunitensi – l’Algeria starebbe per autorizzare gli atterraggi e i decolli dei droni per combattere le milizie di Aqim in cambio di training, equipaggiamento e sistemi d’arma Usa».
Perchè?

Leggiano in http://karim-metref.over-blog.org/article-la-favola-del-piccolo-hollande-che-salvo-i-piccoli-negretti-dall-orco-alqaeda-114645894.html: «Ma le connessioni, con il fenomeno del risveglio delle coscienze nel mondo arabo e oltre, non finiscono qui. Chi conosce bene la zona vede chiaramente che i gruppi armati sono arrivati per temprare una rivolta del popolo tuareg che rischiava di contaminare altre nazioni e altre popolazioni della zona. In un articolo precedente ho raccontato come i guerriglieri del Movimento di Liberazione dell’Azawad siano tornati dalla Libia, dopo anni di esilio, con armi e bagagli e si ritrovano a conquistare quasi senza combattimento un Paese dove l’esercito si era trasformato in una banda di trafficanti-estorsori ed è scappato via dalle caserme ai primi spari. La liberazione dell’Azawad era in qualche modo una delle vittorie dei popoli nelle rivolte degli ultimi anni. Quelli del Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad sono militanti laici e non alleati con nessuno. Che siano indipendenti, o a dirla tutta non sostenuti da nessuno, lo dimostra la loro estrema povertà. Nel verbale dell’ultima assemblea generale ordinaria il Mnla scrive: “Considerando le disfunzioni dovute al carattere etnico e tribale dell’esercito del Mnla e al fatto che la quasi totalità del materiale e armamento militare appartiene a certi combattenti”. Un movimento senza mezzi ma ancora pieno di ideali che raccomanda di superare lo “sfruttamento abusivo della diversità etnica e tribale della nostra popolazione opponendole le une alle altre fin dall’era coloniale” e chiama al “rafforzamento della coesione sociale tramite incontri inter e intra-comunitari e insiste sulla necessità di preservare i legami storici tra le nostre comunità”. Niente quindi a che fare con le orde di banditi e mercenari più o meno integralisti e più o meno gihadisti con i quali la stampa internazionale li ha sempre mescolati, come fossero un tutt’uno».

ALGERIA
«Dopo la seconda guerra mondiale il grande vincitore – gli Stati Uniti – aveva esortato i suoi alleati ad uscire dal vecchio modello coloniale. Per praticare quello più sofisticato che loro già praticavano da più di un secolo in America Latina: il neocolonialismo» (vedi Hollande ad Algeri…).


SIRIA
Credo sia inutile spiegare che in Siria molti gruppi siano costituiti da ragazzi giovanissimi, studenti e disoccupati, provenienti anche dalle periferie delle città europee (http://www.youtube.com/watch?v=aCiqfYNmJdQ  Tunisian Ex-Jihadist in Syria) ingannati da un contesto culturale altamente mediatizzato e deformato: vengono addestrati, armati e mandati a uccidere e a morire per interessi neocoloniali cioè delle multinazionali (Intervista a Madre Mariam Agnes De La Croix, UNA TESTIMONIANZA CONTRO LA BARBARIE http://oraprosiria.blogspot.it/2013/01/mere-agnes-mariam-una-testimonianza.html) e non certo per la democrazia.


LIBIA
Gli interessi neo-coloniali trionfano in Libia dove hanno sterminato con bombardamenti e armi chimiche giovani, vecchi, donne, bambini e una comunità intera a Bani Walit ( http://www.youtube.com/watch?v=gI2UY5il6wI NATO & Democratic gov. – Shelling Citizens & Children in Bani Walid 20.10.12, Libya) perché quella comunità aveva chiesto che il nuovo governo fosse dei libici non controllato dagli Usa. Le comunità cristiane vengono avvisate, proprio in questi giorni, di sfollare e i media tacciono. Come tacciono sulla condanna a morte di Saif, figlio di Gheddafi, proprio nel giorno dell’anniversario della rivoluzione.

Sia che vengano chiamati «oppositori da armare» (come quelli in Libia o gli altri mandati per procura in Siria) sia che li si definisca «terroristi da combattere» (in Mali) a farne le spese maggiori sono sopratutto i civili, in ogni senso e in ogni luogo. E in ogni tempo.
Vedi anche http://www.youtube.com/watch?v=TrY5FP2LZ2I (VIDEO-INCHIESTA: La Comisión de derechos humanos de la ONU no es independiente y promueve la guerra).

ITALIA
Invito ora a leggere l’articolo (da «Repubblica») che è citato qui sotto riconsiderando due fattori solo apparentemente distinti, ma che in realtà sono molto simili e soprattutto complementari perché si basano sullo stesso, antico principio: dividere per comandare.
Il primo fattore consiste nel non dimenticare chi ha creato Al Qaeda e perché (VIDEO-INTERVISTA: Hillary Clinton admite que EE.UU. creó Al Qaeda / Clinton ammette che gli USA hanno creato Al – Qaeda su http://www.youtube.com/watch?v=kz293ocSvJ4) e nel riflettere su chi dà le armi e perché, studiare chi sono i capi; consiste cioè nel fatto che quasi nessuno ha mai svolto finora un’inchiesta seria sui soldi che escono da certe ambasciate, che pochissimi sottolineano che la trasformazione in integralisti è fortemente incoraggiata dalle potenze occidentali e dai loro alleati del Golfo. L’informazione è usata come un giornale avvolto attorno alla canna di una pistola, come un silenziatore sulle vergognose responsabilità e sui veri obiettivi dei potenti della terra.
Il secondo fattore consiste nel non dimenticare cosa abbiamo imparato in questi decenni riguardo allo scellerato uso dello strumento del razzismo (anche di Stato) fomentato per mettere una contro l’altra le componenti della società umana, tramite l’abnorme diffusione della paura dell’altro a fini polivalenti: elettorali, di controllo sociale, di militarizzazione del territorio. Abbiamo appreso che «la spettacolarizzazione» dell’immigrato «sospetto» viene buona per spaventare in tempo di elezioni e non solo. Senza ovviamente preoccuparsi delle conseguenze di una gratuita diffamazione e lasciando indisturbati i veri criminali, l’informazione si fa linciaggio contro i deboli della terra.
http://collettivoalma.wordpress.com/2013/01/28/dalla-repubblica-arriva-lallarme-50-fruttivendoli-egiziani-minacciano-litalia/ Da «La Repubblica» arriva l’allarme: 50 fruttivendoli egiziani minacciano l’Italia!

BREVISSIMA NOTA

Aggiungo solo, rispetto all’ultimo testo citato da Valeria, che qui in blog trovate una lettera – Il pericolo dei fruttivendoli egiziani – e due successivi articoli a proposito dell’articolo di Vladimiro Polchi. (db)

 

Redazione
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