Niente sesso, sono Tex

Tex Willer ne ha affrontate tante di rogne in 63 anni di carriera fumettistica però mai era stato minacciato di dover pagare «il conto di una pendola». Accade in «Verso l’Oregon» (240 pagine, 5,80 euri) supplemento annuale di gran formato – da qui il soprannome di Texone – in edicola con i testi di Gianfranco Manfredi e le matite di Carlos Gomez.

A presentare il conto per la pendola è Emma, a capo del piccolo gruppo di donne che dal Kansas vanno – senza scorta – verso l’Oregon, richiamate dall’offerta matrimoniale gestita da una associazione religiosa. Tex e il suo pard (Kit Carson) incontrano le donne mentre inseguono uno strano killer dalla faccia angelica e decidono di aiutarle. Il rapporto fra i due sprizza scintille ma Emma non si fa intimorire da Tex.

Molto insolito questo numero di Tex proprio per la straripante presenza di donne. Un ottimo Texone (per sceneggiatura e disegni) ma bisogna dar conto della delusione di qualche lettore che si era fatto convincere dalle voci secondo cui, per la prima volta, Tex avrebbe fatto sesso. Invece anche questa volta l’eroe resta casto. Il suo unico amore noto è l’indiana Lilith che lo sposò per salvarlo dalla morte; è vero che con lei Tex farà un figlio (ciò presuppone pur minime attività sessuali) ma resta il dubbio che le sue passioni siano confinate fra cavalli e pistole, fra la caccia ai cattivi e la fedeltà al popolo navajo del quale diventa capo in quanto marito di Lilith.

Chissà se anche questa insolita castità sia alla base del duraturo successo di Tex (c’ è un Formigoni in ognuno di noi?). In ogni modo, ristampe a cascata e persino la ri-edizione colorata (doveva essere una rarità per pochi numeri) registra un boom permanente.

«Non è certo la qualità delle storie e dei disegni» ad affascinare chi legge; forse è vincente «la combinazione di mitologia western, superomismo leggero e aria di famiglia»: così ragionava Daniele Barbieri (omonimo di chi scrive) in «Breve storia della letteratura a fumetti». E’ uno spaccone Tex ma a fin di bene e trionfa sempre, dunque gli si dovrebbe perdonare tutto, compresa la violenza. Il personaggio è così perfetto che molti lettori preferiscono identificarsi con la “spalla” cioè Kit Carson che al coraggio unisce il brontolare, mostra le sue debolezze e forse per una bistecca con patate rinuncerebbe a qualche eroismo.

Nato fuorilegge (ma nel versante Robin Hood) Tex si trasforma in ranger. Il suo papà, Gian Luigi Bonelli, è sensibile al richiamo dell’ordine al punto che, nelle ristampe degli anni ’50, i disegnatori correggono le tavole originali allungando le gonne e coprendo le scollature. Bonelli padre e poi il figlio riescono a costruire sulla fortuna di Tex l’unica stabile casa editrice italiana di fumetti in edicola. Tutto muta intorno a Tex ma anche negli scenari insoliti (persino storie horror) il personaggio resta fedele a se stesso. Di rado sceneggiatori e disegnatori osano distaccarsi dal modello: storie lunghe e complicate, scenari manichei, molti primi piani, linguaggio iperbolico, pochi vezzi nel montaggio delle immagini. Regole rispettate anche in questo Texone (come in quello irriverente di Magnus, nel ’96) che pure si avvale ai testi di quel Manfredi al quale si deve Magico Vento, cioè un credibile alter ego di Tex, mentre ai curatissimi disegni gli appassionati ritrovano l’argentino Gomez, che da tre decenni spopola con Dago. Persino loro due si sono arresi al Tex eterno e quietante.

UNA PICCOLA NOTA

Questo mio articolo è in uscita sul quotidiano «L’unione sarda». Aggiungo – per chi di solito non frequenta codesto blog – che esiste davvero (almeno) un altro Daniele Barbieri a-rischio-confusione: alle avventure-disavventure che ne sono scaturite ho dedicato Omonimie: Daniele Barbieri (x e y). Sono un estimatore di Manfredi e attendo con ansia la sua nuova serie. (db)


danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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