Thyssenkrupp e altri padroni assassini

Articoli di Vito Totire e dei Cobas. A seguire alcuni comunicati.

6 dicembre, anniversario della strage: giornata, di memoria, lutto, riflessione, azione e speranza per il futuro

di Vito Totire. Con un appuntamento il 6 dicembre a Bologna.

Per un mondo con zero morti sul/da lavoro

Il 6 dicembre è il 15° anniversario della orrenda strage operaia della Thyssenkrupp causata dalla omissione dolosa di misure di prevenzione ; rimuovere la scadenza sarebbe impossibile ma soprattutto deleterio e segno di grave rassegnazione ; considerato il drammatico reiterarsi di stragi e di morti di lavoratori in Italia e nel mondo negli ultimi decenni (da Torino al Qatar) una serie di associazioni di base di familiari delle vittime e di lavoratori si mobiliteranno perché la memoria di questi eventi non venga tradita e al contrario alimenti, anche nella scia del tentativo di elaborazione dei lutti e di vicinanza ai familiari , azioni finalizzate alla prevenzione di eventi analoghi a quello che stiamo ricordando ; secondo fonti attendibili (OMS/OIL) nel 2016 nel mondo ci sono stati 2 MILIONI di morti sul lavoro e 90 milioni di anni di vita persi con un rilevante incremento rispetto al 2000; in Italia i morti “ufficiali” per eventi acuti sono almeno (in quanto sottostimati) 1400 ogni anno; bisogna fermare la strage !

Le associazioni invitano dunque lavoratori, cittadini , associazioni sindacali , studentesche e politiche democratiche ad esprimere nella giornata del 6 dicembre i loro sentimenti di lutto in ricordo delle vittime con drappi neri e con la accensione di candele (o comunque azioni simboliche simili ) e ad organizzare incontri pubblici per riflettere collettivamente su come agire nell’immediato futuro affinché a tutti/e venga garantita la stessa speranza di vita di salute e di benessere lavorativo;

troppe volte abbiamo gridato con rabbia e disperazione “mai più”; oggi dobbiamo concretamente costruire le condizioni perché quello slogan non rimanga solo una vaga speranza.

Le associazioni promotrici:

AFEVA – associazione familiari vittime dell’amianto, Associazione in memoria di Mattia Battistetti OdV ,Familiari delle vittime Tyssenkrupp Demasi, Rodinò, Marzo, Lavoro e salute (rivista) Medicina Democratica, Rete nazionale lavoro sicuro

Numerosissime le adesioni già pervenute; percontatti: vitototire@gmail.com

Incontro pubblico martedì 6 dicembre – ore 17,30 al circolo anarchico Berneri al Cassero santo Stefano di Bologna.

E’ possibile collegarsi da remoto : httpps://us/j/99757472589

Il 6 dicembre, nel 15°anniversario della strage alla Tyssen Krupp di Torino, è la giornata nazionale per il diritto alla salute e alla vita dei lavoratori.

Mentre rendiamo tributo ai 6 lavoratori uccisi e impegno a fianco dei parenti perchè sia resa loro giustizia, rendiamo noto e condanniamo la perenne strage di lavoratori, che in corso 2022 già ne vede uccisi al 1dicembre ben 1003 (709 sui posti di lavoro,289 in itinere, 5 causa Covid): un lavoricidio a fronte di  600.000 denunce di “incidenti”.

Il lavoro uccide. Aldilà delle parole di circostanza, padroni e istituzioni non hanno alcuno interesse a porvi rimedio, Nè la contrattazione riesce a garantire sicurezza e salute dei lavoratori:  laddove invece la drastica riduzione dell’orario di lavoro, l’abolizione di appalti/subappalti, la medicina preventiva e le protezioni da incidenti darebbero un sostanziale contributo alla risoluzione.

FACCIAMOCENE CARICO IN PERMANENZA, NE VA DELLA NOSTRA VITA E SALUTE.

PRIMA DEL LAVORO  VIENE LA VITA .

Cobas Lavoro Privato

 

Thyssen Krupp: 15 anni fa la strage, cerimonia al memoriale

Martedì mattina al cimitero Monumentale di Torino

© ANSA

(ANSA) – TORINO, 05 DIC – Domani, martedì 6 dicembre, nel 15° anniversario della tragedia alla Thyssenkrupp la Città di Torino ricorda le vittime insieme alle famiglie, con una cerimonia che si svolgerà alle ore 9 presso il memoriale a loro dedicato al cimitero Monumentale.

Nel rogo in fabbrica morirono Antonio Schiavone, Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo e Bruno Santino, (ANSA).

15 anni fa la strage

Nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007 gli addetti alla linea 5 (ricottura e decapaggio) dello stabilimento di Torino erano in attesa di riavviare l’impianto dopo un fermo tecnico per manutenzione. 35 minuti dopo la mezzanotte l’impianto venne riavviato. In prossimità della raddrizzatrice, un irregolare scorrimento del nastro contro la carpenteria metallica produsse un forte attrito che innescò prima delle scintille e quindi un incendio dovuto principalmente alla presenza di carta intrisa di olio. Sulla linea c’era infatti molta carta imbevuta di olio (fuoriuscito dai circuiti oleodinamici usurati e/o proveniente dalla laminazione) in quanto in impianti di tale tipo la carta serve a proteggere il nastro di acciaio, che è arrotolato su sé stesso in bobina. Durante le fasi di lavorazione del nastro la carta viene rimossa, ma tale dispositivo nella linea 5 non funzionava a dovere e la carta (anche perché riutilizzata più volte) spesso si strappava accumulandosi nel reparto.

L’addetto alla linea, rendendosi conto delle fiamme, si recò di corsa verso la sala di controllo per dare l’allarme: tutto il personale si precipitò quindi a tentare di spegnere l’incendio. Vennero prelevati gli estintori presenti lungo la linea, ma il loro impiego non riuscì a domare le fiamme; l’incendio si stava alimentando a causa della carta intrisa d’olio, della segatura, utilizzata sempre per assorbire l’olio, e di altra sporcizia. Si pensò allora di servirsi delle manichette antincendio e, mentre l’unico sopravvissuto (Antonio Boccuzzi) era in attesa del nulla osta per poter aprire l’acqua (i colleghi stavano completando l’operazione di srotolamento delle manichette), le fiamme danneggiarono un tubo flessibile dell’impianto idraulico oleodinamico da cui fuoriuscì dell’olio ad alta pressione nebulizzato, che immediatamente si incendiò come una grande nube (fenomeno del flash fire) investendo sette lavoratori. Uno di loro, Antonio Schiavone, che aveva cercato di spegnere l’incendio passando dietro all’impianto, morì poco dopo sul luogo dell’incidente, gli altri sei morirono nel giro di un mese, mentre Boccuzzi subì ferite non gravi.

Accuse all’azienda furono sollevate da più parti, sia perché alcuni degli operai coinvolti nell’incidente stavano lavorando da 12 ore, avendo quindi accumulato 4 ore di straordinario, sia perché secondo le testimonianze di alcuni operai i sistemi di sicurezza non funzionarono (estintori scarichi, idranti inefficienti, mancanza di personale specializzato).

Sei le condanne in via definitiva pronunciate 6 anni fa, tra cui quella del manager tedesco Espenhahn e del consigliere Priegnitz, ma neanche un giorno di carcere per un ricorso alla Corte costituzionale federale tedesca sulla violazione del “principio del giusto processo e del diritto al contraddittorio”. Durante il processo italiano mancava la traduzione in tedesco di alcuni documenti. Inoltre, “la condanna non ha fornito prove di una concreta negligenza individuale”. Dopo quattordici anni, dunque, la richiesta di giustizia dei famigliari delle vittime attende ancora.

“Il nostro dramma -sottolinea la madre di Demasi – è stata dimenticato, ma noi non possiamo dimenticare. Il dolore è lo stesso di 15 anni fa davanti alle lapidi di Antonio, Roberto, Angelo, Bruno, Rocco, Rosario e Giuseppe; figli, fratelli, mariti morti nel rogo della linea 5 dell’acciaieria”. “Per il 15 anno consecutivo non pensiamo al Natale che arriva, dice la sorella di Rosario Rodinò,”per noi ad oggi non c’è giustizia.

 

In ricorrenza del crimine della Thyssen Krupp

6 DICEMBRE 2022. GIORNATA NAZIONALE PER IL DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA VITA DEI
LAVORATORI, PER FARE CESSARE L’EPIDEMIA DI MORTI E FERITI SUL LAVORO IN FABBRICA E IN OGNI LUOGO DI LAVORO.
In Italia e nel mondo le morti e gli infortuni sul lavoro hanno assunto proporzioni da vera e propria emergenza nazionale. Nel nostro Paese i soli infortuni sul luogo di lavoro od in itinere causano più di 1400 morti l’anno. Diciannovemila dal 2009. E ancora più elevata è la mortalità da malattie da lavoro, difficili da quantificare perché il loro riconoscimento segue un iter lungo e tortuoso alla fine del quale spesso restano ingiustamente disconosciute. Dati disastrosi cui aggiungere ora i giovani colpiti nel corso della scuola lavoro e le tante donne penalizzate dalla mancata valutazione del rischio di genere.
L’attenzione dei media e dei governanti a questa tragedia si risveglia solo in occasione di fatti
clamorosi sui quali si spargono fiumi di retorica e di buone intenzioni per il futuro che però durano il tempo dei trafiletti sui giornali.
Le morti quotidiane sul lavoro sono considerate mere fatalità mentre l’assuefazione agli infortuni
sul lavoro è una vera e propria malattia sociale dei nostri giorni che aggredisce come un virus.
Non solo non si applicano le norme ancora esistenti, ma le diverse maggioranze di governo che si sono susseguite hanno operato alacremente per smontare le leggi esistenti riducendo sempre più i vincoli e le penali alle imprese che non rispettano le norme sulla prevenzione e la tutela in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
A ciò si aggiungano i tagli deliberati nel corso degli anni che hanno ridotto così tanto il personale addetto ai controlli sul rispetto delle norme di prevenzione e sicurezza da spingere le imprese a risparmiare sui costi relativi con la quasi certezza dell’impunità
Per questo è infinito il numero di morti sul lavoro senza colpevoli; per questo resta infinita la sequela di comportamenti illegali messi in atto da moltissime aziende per aumentare la produzione mettendo a rischio l’incolumità delle lavoratrici e dei lavoratori: mancanza di misure e dispositivi di protezione, mansioni svolte con organici inadeguati, aumento insostenibile dei ritmi, mancanza di formazione sulle norme di sicurezza. E i processi che dovrebbero perseguire i colpevoli durano spesso fino alla sospensione dei termini o addirittura alla prescrizione, come accaduto per il processo Eternit, per il disastro colposo.
Se i governi degli ultimi 15 anni portano la responsabilità morale della tragedia quotidiana delle morti sul lavoro, temiamo, a sentire l’intenzione della presidente del Consiglio di “lasciar fare” le imprese, che il nuovo governo possa fare di peggio.
Per questo riteniamo indispensabile la ricostruzione nel Paese e nel mondo del lavoro di una cultura della sicurezza oggi assente e il rilancio delle lotte per: la ricostruzione dei sistemi di prevenzione e controllo; l’inasprimento delle sanzioni penali a carico del datore di lavoro e dei dirigenti per il mancato adempimento degli obblighi relativi alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori; l’istituzione di una apposita Procura Nazionale sulla salute e sicurezza sul lavoro; l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro; il ripristino del testo originale del Decreto 81/08, eliminando le modifiche peggiorative per la salute e la sicurezza dei lavoratori
introdotte dalle successive modifiche (D. Lgs.106/09, Decreto del fare, Decreto semplificazioni, Decreti attuativi del Jobs Act).

Con questi obiettivi chiamiamo tutti i soggetti sensibili su questi temi a fare del 6 dicembre, ricorrenza della tragedia della Tyssen Krupp, una giornata di iniziative in tutti i territori , le piazze, le scuole, le aziende.

Associazioni per la salute e la sicurezza sul lavoro:

AFEVA (Associazione familiari e vittime dell’amianto)
Associazione in memoria di Mattia Battistetti Odv
Familiari delle vittime T hyssen Krupp: Demasi, Rodinò, Marzo
Medicina Democratica
Rete Iside onlus
Rete lavoro sicuro
Lavoro e Salute (Rivista)
Per adesioni scrivere a: rete6dicembre@gmail.com

ABBIAMO SCELTO ANCHE IMMAGINI (riprese da “Il lavoro debilita”) dell’ex ILVA di Taranto perchè anche lì la strage continua – dentro e fuori la fabbrica – nel pianto bugiardo delle istituzioni.  


 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Lo Slai Cobas per il sindacato di classe di Ravenna/Rete sicurezza sul lavoro aderisce e partecipa (in collegamento) all’assemblea del 6 dicembre a Bologna, anniversario della strage operaia della TyssenKrupp, per rilanciare le lotte e allargare il fronte contro gli omicidi sul lavoro per i profitti dei padroni.

    Nel processo ai padroni della Tyssen, l’indignazione di massa e la mobilitazione nazionale della Rete sicurezza sul lavoro nelle città e davanti ai tribunali aveva portato in piazza a Torino e a Taranto migliaia di lavoratori, associazioni, organizzazioni sindacali e politiche, studenti e ha fatto sì che per la prima volta il capo di imputazione per i padroni assassini si è configurato come omicidio volontario plurimo. Su questa strada bisogna continuare oggi.

    Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due manager tedeschi condannati in via definitiva il 13 maggio 2016, sono ancora liberi nonostante a febbraio il Tribunale regionale superiore di Hamm abbia respinto il loro ultimo ricorso. Devono scontare cinque anni di carcere per omicidio colposo, incendio doloso e omissioni di misure antinfortunistiche, pena massima prevista in Germania per questi reati, ma manca un ultimo atto: per via della ridotta attività giudiziaria durante la pandemia, non è ancora stato emesso l’ordine di presentarsi in carcere. Nel frattempo Espenhahn e Priegnitz hanno chiesto una misura detentiva simile alla semilibertà.

    Non dimentichiamo che a loro non è certo mancata la “solidarietà” , tra applausi e ovazioni, dei padroni italiani di Confindustria. L’allora presidente della Confindustria Marcegaglia aveva detto: ” dalle Assise c’è stato un grande applauso all’ad di Thyssen perché la condanna a 16 anni e mezzo per omicidio volontario rappresenta un unicum in Europa. E’ stato considerato alla stregua di un assassino. Se dovesse prevalere questo allontanerebbe gli investimenti esteri dall’Italia».

    Per i proletari e per chi si batte contro le morti sul lavoro questo è un conto non ancora chiuso!

    Ma anche gli altri responsabili non hanno fatto neanche un giorno di galera.

    “[N]on è socialmente pericoloso e, in carcere, ha mantenuto un comportamento corretto” con questa motivazione dei giudici del tribunale di sorveglianza di Torino, che hanno accolto l’istanza di assegnazione ai servizi sociali presentata dai suoi avvocati, Cosimo Cafueri, ex responsabile della sicurezza dello stabilimento ThyssenKrupp di Torino, condannato a 6 anni e 8 mesi per omicidio colposo plurimo, a seguito del rogo che nel dicembre 2007 uccise sette operai, è libero dal dicembre 2018. Con le stesse motivazioni, questa volta del tribunale di Terni, è libero, già da qualche mese, anche l’ex manager Marco Pucci, condannato per lo stesso reato a 6 anni e 10 mesi (comunque aveva già ottenuto, dal giugno 2017, un permesso per svolgere attività di consulenza presso un’azienda locale). E a breve con le stesse istanze saranno liberati anche l’altro manager, Daniele Moroni, condannato a 7 anni e 6 mesi e l’ex direttore dello stabilimento, Raffaele Salerno, condannato a 8 anni e 6 mesi.
    L’unica maniera per commemorare gli operai morti nella strage è la lotta.

    Questa è una guerra contro i lavoratori che lascia sui luoghi di lavoro 3 operai morti al giorno per i profitti dei padroni, pertanto non basta il lutto: padroni, pagherete caro, pagherete tutto!

    L’unica giustizia è quella proletaria!

  • ricevuto ieri da Vito Totire
    POCO FA L’ENNESIMO EVENTO MORTALE SUL LAVORO a BOLOGNA A BORGO PANIGALE UN OPERAIO DI TRENTA ANNI CADUTO DALL’ALTO
    CONTINUA LA STRAGE OPERAIA

    organizzare la RETE LAVORO SICURO
    POTENZIARE LA VIGILANZA PUBBLICA
    AUMENTARE IL POTERE DEI LAVORATORI E’ L’UNICA STRADA EFFICACE

    IL 7 DICEMBRE – ORE 17.30 – CIRCOLO ANARCHICO BERNERI di BOLOGNA INCONTRO PUBBLICO DELLA RETE IN OCCASIONE DEL 15° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE OPERAIA DELLE TYSSENKRUPP
    DA TORINO AL QUATAR LE STRAGI DI OPERAI CONTINUANO PURTROPPO SENZA SOSTA, DOBBIAMO FERMARLE
    INTERVENGONO:
    VITO TOTIRE (relazione introduttiva) , SAVIO GALVANI, CARLO SORICELLI E TANTI ALTRI…

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