«Todo cambia» (e Pabuda pure)

Chi passa da qui la domenica si imbatte nelle “neuropoesie” di Pabuda. Il gradimento è alto. Il mio personale rapporto con questi neuro-versi è continuo: in pochi giorni per due volte ho declamato la poesia «(a volte) Mi mando a cagare» a persone amiche che, un po’ sorprendendomi, intrallazzavano con Coca cola, Nestlè e Nike: un certo barbone tedesco ciancerebbe forse di valore di scambio e valore d’uso ma per non farla troppo complicata diciamo che secondo me i versi di Pabuda rendono facile il difficile.

Una ordinata recensione partirebbe col dire che Paolo Buffoni Damiani (a.k.a. Pabuda) ha pubblicato un libretto. Si intitola «Verso qualcosa» con il sottotitolo a spiegare: «una trentina di neuropoesie e tre storie brevi». Sono 110 pagine vendute al prezzo di 15 euri. E’ edito da Todo Cambia e «i proventi della vendita andranno a finanziare le attività dell’associazione».

Su codesto blog «Verso qualcosa» è stato già presentato (il 18 giugno) ottimamente da Clelia Pierangela Pieri. Mentre, nei giorni successivi, Mark Adin ha avuto la fortuna – e non solo lui usa questo termine – di ascoltare Pabuda dal vivo con “Les Enfants du Voudou” (in concerto per festeggiare il decennale di Todo Cambia) e di raccontarlo su codesto blog.

Ma c’è sempre qualcosa da aggiungere e io ci provo.

Dirò poi di Todo Cambia ma preliminarmente chiarisco – a beneficio di chi non si è formato al tempo di Internet – che a.k.a. (o aka) è l’acronimo dall’inglese Also Known As(conosciuto anche come): siamo dalle parti del buon vecchio alias.

Todo Cambia è un’associazione interculturale, attiva a Milano, e se andate sul loro sito saprete (quasi) tutto di loro.

Forse conoscete già la meravigliosa voce di Mercedes Sosa o magari no però vi siete emozionati ascoltandola – proprio in «Todo cambia» – nel film «Habemus papam» di Nanni Moretti. Una canzone così bella da avere indotto immigrate/i (perlopiù dell’America latina) a sceglierla come nome per l’associazione.

In questa calda estate Pabuda continua a scrivere neuropesie e anche neuroracconti (a quando il suo primo neuroromanzo?) ma intangto, come militante di Todo Cambia, contribuisce a preparare un appuntamento importante. Lascio la parola a Paolo (riprendendo alcuni passaggi di un suo articolo uscito su www.carta.org).

«Siamo impegnati a tessere una rete ancora più vasta, i cui fili, questa volta, traverseranno tutto il pianeta: stiamo preparando la prossima giornata d’azione globale contro il razzismo e per i diritti e l’uguaglianza, per la dignità dei migranti, dei profughi, degli sfollati e dei rifugiati. Si svolgerà il prossimo 18 dicembre. È stata promossa inizialmente da Arci e altre organizzazioni, fatta propria dal Forum sociale delle migrazioni di Quito e poi rilanciata dal Forum sociale mondiale di Dakar. Adesso le adesioni giungono da tutti i continenti: dalle tre Americhe, del Nord, del Centro e del Sud, dall’Africa [dal Marocco al Mali], da diversi Paesi europei e dall’Asia. Sarà una giornata nella quale ogni organizzazione, movimento o rete locale promuoverà le forme di protesta e di mobilitazione giudicate più appropriate in quell’area geografica: dalla marcia al sit-in, dallo sciopero al meeting pubblico, ma tutte unificate dalle parole d’ordine contenute negli appelli votati a Quito e Dakar, consultabili nel sito che è stato messo on line in questi giorni».

 

Naturalmente anche questo piccolo blog si impegna a dar voce al “18 dicembre dei diritti“: ne riparleremo presto.

Intanto… vi ri-consiglio di leggere «Verso qualcosa», il libro di Paolo, “aka Pabuda”. Potete ordinarlo ainfo@todocambia.net oppure a paolo.buffoni@yahoo.it; all’inizio c’è anche una mia paginetta («come fosse una prefazione») che incollo qui sotto.

Todo cambia.

Ma qualcosa no.

Ascoltate o ripensate la canzone.

Qualcosa non cambia.

 

Io ho un po’ conosciuto questa gentaccia todocambista. Persone venute da fuori che invece di ringraziare l’Accidente-Occidente si lamentava. Oh come avrebbero dovuto ringraziare l’Incidente-Occidente perchè, forse pentito di aver loro rubato tutto, consentiva di raccogliere tante schifezze in cambio di pochi soldini e di zero diritti.

Io ho un po’ conosciuto anche quelle/i di Todocambia che, pur non venendo da fuori, sono sono sempre stati “fuori”: dai ranghi, dalle regole fasulle, dalle false memorie e anche fuori di testa.

In effetti anche io, come Pabuda, sono “in anticipo sui sogni”. Dev’essere per questo che tutti gli orologi mi si rompono.

In effetti anche io penso che il blues, il jazz, la dolcezza dei popoli lontani, le tante memorie sopravvissute ai roghi – e sì anche la rabbia che ogni tanto esplode – graffiano l’anima, suonano il tamburo.

Batte il tamburo.

Lentamente.

Il primo colpo è di. Poi gni. Poi .

Dignità.

Strano suono vero?

Ma è musica, parola o che? “Che diavolo di parola sarebbe?” direbbero tante persone che qui, a un passo dal collo mio, credono che l’Incidente-Occidente sia stato migliore e non solo più armato. ? Molto armato l’Occidente-Uccidente. C’è una r in mezzo e fa la differenza: senza quella r potrebbe essere amato. Ma c’è una r. Per quello io lo chiamo Uccidente invece che Occidente. Chi non la vede quella r potrebbe comprarsi occhiali speciali oppure avere una buona carriera politica qui nell’Occidente-Eccedente.

Quelle parole lì (dignità e quell’altra com’era? È tanto tempo che non la sento più… ah sì, giustizia) non sono sul vocabolario ma dentro di te.

Quel tamburo che batte non si ascolta mica con le orecchie; tu lo sai – se vuoi – che il terzo orecchio sta lì fra il cuore, la trippa e l’animuccia.

Batte il tamburo.

Dignità.

Hai sentito?

Poi un altro colpo: ri.

Il secondo: vol.

E il terzo: ta.

Rivolta.

Todo cambia.

Ma qualcosa no.

Ascoltate il tamburo.

 

Redazione
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