Torna in edicola «Fantasy & Science Fiction»
db gioisce (moderatamente) e già che c’è segnala un paio di notizie intorno alla signorina – o signora? – Urania
Dopo lunga assenza riappare in edicola l’edizione italiana di «Fantasy & Science Fiction» (negli anni passati più volte segnalata in bottega). La maledizione del numero 17 – per chi ci crede – sembrava aver colpito la rivista ma dopo tre anni Elara ripropone questo 18: 160 pagine per 6,90 euri.
Il direttore Armando Corridore scrive che «F&SF» torna – a ritmo bimestrale – per restare: in omaggio agli «appassionati del fantastico, una popolazione esigua nel numero ma titanica quanto ad entusiasmo». Io ne sono felice perchè, a parte «Robot», gli appassionati tnel settore riviste rovano poco o nulla. Gioisco però moderatamente perchè in media «F&SF» ha – per i miei gusti – troppa fantasy rispetto alla fantascienza.
In questo 18 facciamo un salto indietro nel tempo di quasi 100 anni con «Intagli nell’avorio» di Robert E. Howard (avete presente lo strafamoso ciclo di Conan? E’ suo). Poi ci spostiamo di poco – anni ’40 del ‘900 – con «Vascello neutrale» di Hal Vincent. Sono del 2016 invece i racconti «Rosso nei denti e negli ingranaggi» di Cat Rambo, da noi poco nota, e «L’estate di Vishnu» di David Prill. A seguire il fulmineo (due paginette) «La sua eco» di KJ Kabza. E ancora «Una scialuppa su un mare in fiamme» (premio Nebula 1997) di Bruce Holland Rogers. A chiudere il numero Paul Di Filippo con la sua rubrica «Piumage from Pegasus»: questa sua breve «Toy Sorry» (del 2018) – evidente parodia di una «Toy Story» – piacerà a chi pensa che se Omero, Twain, Heinlein, Asimov, Salinger e Co si incontrassero più che discutere di letteratura passerebbero il tempo a ubriacarsi e litigare. Boh: non conosco la predisposizione alcolica di Omero ma quasi giurerei che Salinger si ubriacasse il minimo sindacale.
Quando aprite la rivista trovate un avvertimento: «Non legga queste righe l’uomo che vive con lo sguardo fisso soltanto sul mondo che lo circonda. Nessuno per cui Ieri sia un libro chiuso con fermagli di ferro e Domani un gemello ancora non nato di Oggi, nessun uomo del genere curvi la schiena per scrutare questi fogli». Ben detto “vecchio” Bob (cioè Robert Howard): mi invogli a proseguire.
Il diciottesimo «S&FS» passa così al secondo posto nella fila (del fantastico) sul mio comodino. Al primo posto – sono a metà – c’è il vivace «Metropolitan» di Walter Jon Williams che mi era sfuggito nel 1999 ed è stato ristampato da Urania Collezione.
Non leggerò invece (a meno che qualcuna/o non mi presti una edizione… “normalizzata”) «The Corporation Wars: dissidenza» di Ken MacLeod – Urania numero 1687 – perchè arrivato alla fine di pagina 12 mi ritrovo la 52 e dopo pag 15 c’ la 49; vedo che dalla 24 si salta alla 40 mentre la 27 è seguita dalla 37 (che a sua volta è sostituita dalla 28). Troppo complicato per me, sono un vecchietto tradizionalista e pitagorico. Dunque se all’osteria-bazar incontrerò la signorina (o signora?) Urania mi farò ridare 6.90 euri.
Vedo che a marzo Urania Collezione proporrà – «nuova traduzione integrale» – il classico (e copiatissimo) «L’undicesimo comandamento» di Lester Del Rey. Ne ho un buon ricordo, tendente all’ottimo.