Totem e tabù ai tempi del PIL come…

… hybris tecno-suicida: insomma “Decrescita o barbarie”

di Francesco Masala

 

Crescita

Diceva Antoine Lavoisier: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Tutti sono d’accordo, a parte i pazzi, che il petrolio, il ferro o il carbone non si creano (se non in milioni di anni), e che il loro consumo si trasforma in inquinamento (con conseguenze sul clima, ci dicono gli scienziati).

E tutti possono capire quest’altro concetto, in parole semplici: “La terra è un sistema chiuso, le risorse sono limitate, gli attuali ritmi di sviluppo dell’umanità stanno rapidamente distruggendo il capitale naturale e, se non verrà invertita la rotta, l’esito inevitabile sarà il collasso”. (da qui)

Nel secolo scorso l’Earth Overshoot Day (QUI, in italiano Giorno del Superamento Terrestre, del sovrasfruttamento o dello “sforamento” della Terra se prefetite) ha iniziato ad avere valori sempre più preoccupanti – tanto che ormai si consuma quasi due volte le risorse disponibili sul pianeta – ma gà nel 1972 il Club di Roma (qui i dubbi sulle motivazioni dei loro lavori) scriveva “I limiti alla crescita” (nel titolo italiano – chissà perché – la parola “crescita” venne sostituita con “sviluppo”).

Se spiegassi a uno che non capisce d’economia la crescita direi che è come un palloncino o un pallone che se viene gonfiato troppo scoppia, esattamente quello che sta succedendo al pianeta-pallone che noi chiamiamo Terra.

La crescita, oltre certi limiti, è una malattia, si pensi alla crescita di peso di chi mangia troppo (stile McDonald: grassi, grassi e grassi) o alle cellule tumorali, per fare un paio di esempi.

Se oggi volessimo trovare un’immagine che possa sintetizzare come siamo messi con l’Earth Overshoot Day in tempi di capitalismo – che se non è il pensiero unico, è comunque il sistema economico unico – sarebbe quella qui sotto.

 

 

Fino a che l’Earth Overshoot Day restava su valori “sostenibili” nessuno (o quasi) criticava la crescita, che era (ed è ancora) il Totem dell’umanità, oggetto del desiderio di governi, imprese, sindacati, lavoratori, il numeretto che misura la crescita si chiama PIL.

Negli ultimi 50 anni tanti hanno criticato il Pil e la crescita che misura, proponendo altri indici per misurare il benessere delle persone e del pianeta, la felicità, la sostenibilità dell’economia (per esempio qui se ne trovano alcuni).

Ricordo il motto dei Giochi Olimpici, dal 1924, Citius altius fortius (è un’espressione latina che significa “più veloce, più alto e più forte”): elogio delle “magnifiche sorti e progressive”, di cui Leopardi già diffidava nel 1836.

Gli antichi Greci avevano una parola, hỳbris, che è la “personificazione della prevaricazione dell’uomo contro il volere divino: è l’orgoglio che, derivato dalla propria potenza o fortuna, si manifesta con un atteggiamento di ostinata sopravvalutazione delle proprie forze, e come tale viene punito dagli dèi direttamente” (qui)

Non c’è una parola più chiara per descrivere il comportamento economico dell’umanità da quando il capitalismo è la religione più diffusa urbi et orbi (leggi qui)

Se oggi volessimo trovare un’immagine simbolo della crescita potrebbe essere questa:

a Venezia, un’imbarcazione (Citius altius fortius)

 

Se volessimo misurare il settore delle crociere non solo dai profitti di quelle imprese (cioè il mondo del PIL) sarebbe importante tenere in conto un dato come questo: “…la flotta di 47 navi della Carnival Corporation (prima compagnia al mondo di navi, che include tra le altre anche Costa Crociere) emette ogni anno una quantità di ossidi di zolfo (SOx) 10 volte superiore all’intero parco auto circolante in Europa (oltre 260 milioni di veicoli)…” (da qui)

Sarà chiaro che siamo messi male, o meglio il pianeta per come lo abbiamo conosciuto (con le popolazioni a rischio, soprattutto i poveri) è messo male. NON siamo tutti sulla stessa barca, alcuni stanno sulla nave da crociera, molti su una barchetta in balia delle onde (leggine qui)

Lo capiscono anche i bambini: se si gonfia troppo un pallone alla fine scoppia, e il pallone Terra sta scoppiando.

Stiamo usando quasi due pianeti all’anno, da roppi anni: vuol dire consumare le risorse naturali che da beni comuni da rispettare e proteggere, da usare in modo sostenibile, sono diventate sempre più risorse economiche privatizzate, da usare in modo insostenibile (nel senso di un consumo e una distruzione irreversibili).

Decrescita

Esiste un’alternativa al motto olimpico che Alex Langer (qui) ha pronunciato: lentius profundius suavius ovvero più lento, più profondo, più dolce; dal punto di vista economico è la decrescita.

Per chi negli ultimi 50 anni era distratto rimando alla pagina di wikipedia, su cosa è la decrescita.

Chi l’ha messa al centro del dibattito economico, ignorato dal mainstream neoliberale, sostenitore a oltranza della crescita, è Serge Latouche, economista eretico, meriterebbe il premio Nobel per l’Economia, qui una scheda su di lui.

Come avete capito il tabù è la decrescita (qui ne parla Lorenzo Guadagnucci).

La differenza rispetto agli scorsi decenni (nei quali la decrescita veniva considerata un capriccio dei radical-chic europei) è che sempre più la decrescita viene vista come unica via d’uscita (cito cinque articoli che – solo negli ultimi giorni – sono stati pubblicati, a sostegno della decrescita)

https://jacobinitalia.it/ecosocialismo-e-decrescita-parliamone/,

https://comune-info.net/la-decrescita-necessaria-2/,

https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2021/11/15/la-decrescita-e-possibile-e-necessaria/,

https://comune-info.net/chi-ha-paura-della-decrescita/

https://comune-info.net/leconomia-e-lultimo-giro-di-giostra/

Così come il rimedio all’essere grassi è dimagrire, il rimedio alla pazza crescita è la decrescita, ormai anche i giovani lo capiscono (o forse solo loro?)

Lo stato delle cose

Con Thatcher e Reagan, ma definitivamente dopo il crollo del muro di Berlino e lo scioglimento dell’Unione Sovietica il neoliberalismo la fa da padrone. In quasi tutte le università in quasi tutto il mondo da 30 anni si formano ormai solo economisti che si muovono all’interno del pensiero unico neoliberale: meno pubblico e più privato, privatizzazioni prima di tutto.

Contemporaneamente dal punto di vista politico i poteri degli Stati (in Europa di sicuro) sono ridotti e svuotati, con una serie di trattati severissimi e spesso irreversibili, svilendo il valore delle Costituzioni (in Italia di sicuro) a pezzi di carta sempre più vuoti, e anzi cambiandone i contenuti; si veda l’introduzione del pareggio di bilancio.

Segnalo che nel 2004 fu pubblicato “Confessioni di un sicario dell’economia” di John Perkins, libro nel quale l’autore spiega in dettaglio, in prima persona, come costringere gli Stati a vendersi e svendersi; qui un documentario tratto dal libro.

Dal punto di vista fiscale i poteri degli Stati sono stati svuotati, con la possibilità di pagare le imposte (che sono le risorse per finanziare la spesa pubblica) dove si vuole, naturalmente per (grandi) imprese e persone fisiche ricche. Quella che viene definita come una rivoluzione straordinaria, il fatto di pagare imposte al 15% per le multinazionali, in Europa è una misura regressiva, dal punto fiscale, visto che l’aliquota minima Irpef per i lavoratori italiani è il 23%, cioè i lavoratori più poveri sono gravati da un’aliquota molto superiore a quella che si applicherà alle multinazionali. Ricordo che l’articolo 53 della Costituzione italiana impone imposte progressive: articolo da cancellare a breve, troppo comunista, un “peccato d’invidia” dei poveri contro i ricchi. Si cancellerà anche questo, tanto si applica poco o niente, si legga qualcosa qui.

Che fare? 

Come passare alla decrescita  (sapendo che non sarà un pranzo di gala) senza perdere tempo?

Non avverrà per un regalo di quei ricchi che stanno distruggendo il pianeta (qui), di quei ricchi che non pagano le tasse, sfruttano i lavoratori e nel tempo libero fanno viaggi nello spazio (misteri del plus-valore).

È necessaria una lotta fortissima.

Esistono tante lotte, in tutto il mondo, importanti, necessarie, eroiche, ammirevoli, da sostenere (faccio solo pochi esempi da noi: Extinction Rebellion, NoTav, contro le basi militari… ci vorrebbe una lista lunghissima).

Ecco il modello di sviluppo perseguito dal sistema economico che si chiama capitalismo, un tempo i confini, adesso i muri:

Ormai i padroni del mondo hanno svuotato i poteri dei Parlamenti sequestrando le vite degli esseri umani. Occorre far nascere strutture, partiti, movimenti che siano universali – e non limitati a un unico obiettivo – con programmi davvero alternativi, che riescano ad entrare nelle stanze dei bottoni, con idee davvero forti, senza farsi comprare, come è successo troppo spesso (troppi nascono incendiari e muoiono pompieri).

Quello che sta succedendo è che le questioni ambientali e l’ambiente vengono gestiti da chi ha distrutto: che la decrescita verrà gestita dai sostenitori della crescita: senza regole è meglio, così tutti applaudiremo alla (falsa) transizione ecologica.

Sarà necessario fare la conta di chi vuol cambiare lo stato di cose presente, il capitalismo, e poi iniziare il cambiamento: studiare strategie e tattiche per conquistarlo, non l’ennesimo PNRR concesso, con cavallo di Troia incorporato.

Serve gente molto antipatica (a quelli dei Palazzi): uno come Varouakis è il primo che mi viene in mente, ma ce ne saranno migliaia, milioni… Però  occorre unirsi: è un’impresa da far tremare i polsi ma non esiste altra scelta.

Qualche idea?

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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