Tpan, euromissili, la Nato e tutte/tutti noi

Alfonso Navarra tira le fila di una ricca discussione (*)

Su cosa succederà dopo la 50esima ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari -TPAN, ormai imminente, mi sono già espresso (si veda il dibattito sotto riportato, con interventi selezionati espunti di riferimenti nominativi perchè credo interessino di più le posizioni, le analisi e le proposte riportate e non le polemiche cui essi possono dar luogo) e credo che verrà allora, e non prima, il momento di far sentire la nostra voce all’interno di un movimento internazionale che sarà alla ricerca della sua strada e che capirà che si può andare avanti solo facendo i conti con la realtà effettuale, dando priorità alla centralità del rischio e collegando il percorso della proibizione alla tattica per dividere il fronte nuclearista.

Probabilmente, non credo sia un pio desiderio, registriamo espliciti sintomi (vedi ad esempio posizione della SPD tedesca – come partito non come delegazione di governo – che non è da prendere sotto gamba), ci confronteremo con la quarta ondata di un NUOVO movimento antinucleare di massa, che dovrebbe nascere con motore tedesco in una Europa che, come negli anni ’80, ancor più che negli anni ’80, non sarà disposta ad accettare il ritorno degli euromissili: una evidente soperchieria americana, indigeribile per le opinioni pubbliche del nostro continente; e stavolta senza alcuna contropartita, nemmeno per le élites borghesi (che traevano dalla società con gli USA, pur essendo subalterni, garanzie per il mantenimento del potere e vantaggi economici). 

Questo nel momento in cui è evidente che il “blocco occidentale” (= il legame transatlantico) si va disgregando perchè ormai non esistono più interessi comuni con gli USA, esiste un attacco economico alla UE, e le “minacce” russa e cinese non sono credibilmente di tipo militare (non è serio temere che Putin o Xi Jin Ping  vogliano invaderci) ma gli “europei” potrebbero invece sfruttare i rapporti con le potenze emergenti come opportunità di sviluppo.

Leggo le conclusioni del libro di Danilo Taino, rinvenibile attualmente nelle edicole, intitolato: «La guerra dei due mondi, l’Europa in scacco tra Cina e Stati Uniti».

Scrive Taino: “(Nel mondo di oggi) tornare al vecchio ordine internazionale non è possibile. Le responsabilità maggiori per avviarsi ad equilibri che diano alla Cina ciò che le spetta – unica alternativa – almeno in teoria – al conflitto diretto – cadono innanzitutto sugli Stati Uniti, oltre che su Pechino stessa. Gli europei, però non possono stare ad attendere: c’è in gioco troppo, lo stesso loro modello di società“…

La soluzione che però sarà percorsa, nemmeno in modo voluto, ma per la logica delle cose, credo sarà proprio opposta a quella auspicata da Taino per il quale “per la sicurezza dell’Europa non ci sono alternative all’Alleanza Atlantica“.

La NATO, che Macron già definisce “in stato vegetativo”, sta invece per entrare in gravissima crisi. Quanti straparlano in ICAN di una “NATO denuclearizzata” se ne facciano una ragione e con essa tutti i manager addestrati professionalmente, in modo anglosassone, al lavoro delle ONG come parte complementare del marketing sociale ONU…

Alfonso Navarra

 

DA PARTE DI ANGELO

Carissim*,

Martedì scorso Elio ci trasmise l’articolo di Dinucci su il manifesto “Cosa fa l’Italia per il disarmo nucleare?” (https://ilmanifesto.it/cosa-fa-litalia-per-il-disarmo-nucleare/) sul quale vi espressi le mie riserve per l’insistenza predominante sul TNP (convinzione da sempre di Dinucci, il quale fino a giugno 2017 ha svalutato i negoziati in corso sul TPAN): io vi scrissi le mie riserve per questa impostazione, in particolare ora che la ratifica definitiva è in dirittura d’arrivo. Basterebbe ricordare come venga costantemente ignorato il condizionamento dell’accordo segreto Stone Ax.

Un paio di giorni fa il suo articolo tradotto in inglese campeggiava nella lista internazionale di ICAN lanciato da Alice Slater con tono trionfale “Great news from Italy!!”, e stanno piovendo apprezzamenti positivi su … quello che sta facendo l’Italia (!): quando conosciamo bene la nostra debolezza, in virtù delle nostre divisioni. Nessuno è mai neanche riuscito a portare in Parlamento la mozione, tanto meno la proposta di legge di ratifica redatta dalla IALANA Italia, la nostra debolezza è evidente, e mi sembra controproducente questa esaltazione per un articolo che non aggiunge niente di nuovo.

Mesi fa, per informazione, io avevo polemizzato con una dirigente ICAN che riportava trionfalmente i risultati di un sondaggio (chissà fatto come) per cui il 70-80% degli italiani sarebbe per l’abolizione delle armi nucleari: le risposi nella lista che dall’esperienza concreta (che credo condividiate) la gran maggioranza degli italiani non sa nemmeno delle testate schierate in Italia. 

Ritengo opportuno aggiornare ICAN nei dovuti modi (butto lì solo opinioni personali) sull’inefficacia del TNP (in Italia Stone Ax incluso, tanto perché si sappia), che in Italia siamo piuttosto indietro, divisi e litigiosi, che il grosso della popolazione non sa nemmeno cosa sia il TPAN, e nessuno ha fatto pervenire al governo la richiesta di firmarlo, le petizioni sono state più d’una e in competizione. 

DA PARTE DI ANTONIA

caro Angelo, credo che sarebbe bene ritornare sul TNP definendo bene i rischi che nasconde.

Ray Acheson (WILPF) è più volte intervenuta considerando un errore l’aver delegato a quel Trattato il concetto di  “deterrenza” , consentendo la presenza delle armi nucleari nei paesi che le possiedono, discriminando (come possibile?) i paesi che mai potrebbero possederle.  (e chi, come l’Italia, che non le possedeva, può ospitarle sul territorio come parte della NATO)…

Gli Stati si sono mossi sulla base del TNP nei decenni trascorsi. 

Io sottolineerei  come si è giunti al TNP ( un percorso storico-politico); e ora come possono convivere il TNP e il TPAN??  Possono convivere o no?   

DA PARTE DI LUIGI

Caro Angelo,

grazie per questo tuo messaggio. Quanto a me, penso di essermi abbastanza ampiamente espresso sull’argomento nell’articolo del 5 luglio scorso su ‘Pressenza’, al link :

https://www.pressenza.com/it/2020/07/trattato-di-proibizione-delle-armi-nucleari-il-prima-e-il-dopo/

(naturalmente vanno aggiornate le statistiche, dato che in poco più di un mese si è passati da 38 a 44 ratifiche).

da parte di Angelo il 6 agosto 2020

Carissim*,

Rossana mi ha fornito da poco il testo di una breve intervista ad Hans Kristensen, della Federation of American Scientists, uno dei maggiori esperti di armi nucleari:

https://www.time24.news/2020/08/forty-us-atomic-weapons-are-stored-in-italy.html

In italiano:  https://www.agi.it/estero/news/2020-08-06/kristensen-40-atomiche-usa-italia-nuove-9348050/

La sintetica intervista contiene un paio di novità rilevanti.

La prima è che le testate schierate in Italia non sarebbero più 70, come noi continuiamo a denunciare (la notizia risaliva sempre a Kristensen qualche anno fa), bensì 40: 20 ad Aviano e 20 a Ghedi.

Beninteso, come sono calate potrebbero ricrescere, anche se finora sono sempre andate calando: ma essendo il loro status segreto, da quello che posso capire questa eventualità potrebbe non essere esclusa (ricordo che la FAM ricava le sue notizie da documenti riservati che riesce a ottenere in base al Freedom of Information Act, i quali da quanto mi sembra di ricordare non “riportano” i numeri di testate scherate ma registrano gli spostamenti, dai quali la FAS ricava le sue deduzioni).

Comunque questa novità mi spinge ad avanzare qualche speculazione, completamente a ruota libera. Sul significato militare dello schieramento delle nukes in Europa ci sono state analisi: queste armi sarebbero da “second strike” perché essendo trasportate da aerei impiegherebbero troppo tempo a raggiungere l’obiettivo per rispondere a un primo scambio di missili nucleari. Ma non voglio soffermarmi oltre sulla questione. L’ulteriore riduzione da 70 a 40 rafforza in me il dubbio che la loro presenza nei paesi europei possa essere più una imposizione di potenza sui paesi stessi per ribadire la loro subalternità, che non un interesse militare strategico: perchè avrebbero dimezzato quelle ad Aviano piuttosto che ritirare quelle a Ghedi, la somma fa sempre 40? D’altra parte le nukes USA sono state ritirate negli anni passato da vari stati.

In contrasto con questa idea che butto lì c’è però il fatto di fondo che gli USA hanno investito miliardi per la trasformazione delle B61 nelle B61-12, non si buttano miliardi in armi che non interessano.

Ovviamente non ho una risposta generale, ma mi è sembrato opportuno almeno sollevare il dubbio.

La seconda notizia che fornisce Kristensen, e in realtà era già parzialmente nota e ne avevo scritto con qualcuno, è che le B61-12 previste in arrivo per il 2021 in realtà sarebbero in ritardo e arriverebbero fra il 2022 e il 2023. Ma i movimenti tedeschi a Buchel mesi fa protestavano per lo schieramento delle B61-12.

In definitiva dovremmo forse fare uno sforzo di aggiornare le nostre analisi: quello che non capisco bene è perché la giornalista che ha fatto l’intervista, Stefania Maurizi (che da anni si occupava di questi problemi) non abbia posto a Kristensen qualche altra domanda, più che sui dati sulla sua interpretazione.

RISPOSTA di ALFONSO NAVARRA

Esiste una campagna internazionale che vuole che le potenze nucleari adottino questa dichiarazione: «Una guerra nucleare non può essere né combattuta né vinta».

Evidentemente – ed è questo il punto che veramente va capito – perché la dinamica odierna della preparazione e conduzione di tali guerre non è la MAD – mutua distruzione assicurata – ma quella della RISPOSTA FLESSIBILE che lavora sulla organizzazione del PRIMO COLPO VINCENTE.

Questo in modo chiaro e ufficiale da parte statunitense ed altrettanto ufficiale da parte della NATO che adotta il “first use” difensivo: la premessa è che guerre nucleari, anche limitate, circoscritte a “teatri locali”, possono essere utili, combattute e vinte. 

E non si tratta di teorie astratte, ma dei presupposti dottrinali in base ai quali vengono sviluppati, dispiegati, organizzati, esercitati, etc. i sistemi d’arma ed il personale militare ad essi addetto!

I sistemi d’arma di ieri, quelli di oggi e quelli di domani.

Da parte russa l’atteggiamento è più ambiguo e sfumato, anche in virtù del gap tecnologico che separa Mosca da Washington. 

La Cina è l’unica potenza che dichiara ufficialmente che mai userà per prima un’arma nucleare. Ed ha un arsenale tutto sommato ridotto anche se si sta buttando, come tutti purtroppo, in una generale corsa agli armamenti.

Ecco perché con Luigi Mosca io ritengo che sia tatticamente determinante per il movimento antinucleare fare pressioni sulla Cina per rompere il fronte degli Stati nucleari ed offrire così alla possibilità al TPAN di diventare il perno di un nuovo ordine giuridico internazionale (e non una appendice subalterna del TNP).

Questo può avvenire solo se si ha il coraggio di un atto rivoluzionario rispetto all’attuale sistema dei rapporti internazionali: sospendere temporaneamente l’adesione al TNP da parte degli Stati non nucleari finché non vengono avviati negoziati seri per il disarmo nucleare da parte delle potenze nucleari, in una cornice ONU. (L’idea è spuntata proprio in un colloquio con l’ambasciatore cubano presente a NY il 7 luglio 2017, il giorno in cui venne adottato il TPAN).

In una logica di gradualità, quello che va ottenuto subito è evitare la guerra per errore causa incidente tecnico. Vale a dire adottare da parte di tutti quanto già la Cina in gran parte ha deciso per conto suo: dichiarare, da parte di tutte le potenze nucleari, che mai si userà per primi l’arma atomica, togliere lo stato di allerta per le armi nucleari, bloccare i piani di modernizzazione ed i sistemi antimissile, stabilire tetti bassi per il numero degli ordigni.

E’ tatticamente importantissimo, da parte del fronte antinuclearista, ripeto, rompere il fronte nuclearista; e da questo punto di vista bisogna fare pressioni sulla Cina in quanto potenza che ha più interesse a rompere il vecchio assetto e i vecchi equilibri garantiti dal sostanziale monopolio atomico di USA e Russia…

La Cina intende giocarsi il suo primato mondiale sul piano economico, non su quello militare, e questa è una ambizione – quella dell’egemonia planetaria – che noi ecopacifisti non condividiamo (perché puntiamo ad uno sviluppo paritario, equo ed ecologico) ma che ci può fare temporaneamente gioco, nel momento in cui abbiamo da togliere una spada di Damocle che pende sulla nostra testa e lasciarci quindi tempo e possibilità per le rivoluzioni nonviolente future…

DA TIZIANO

concordo molto con la tua proposta Alfonso.
Ti dico alcune riflessioni dubbiose sul tema dell’ipotetica egemonia cinese. Un amico storico mi diceva che la Cina è una potenza economica molto grande da millenni; ovviamente un paese colosso come la Cina non poteva che esercitare egemonia sui paesi vicini come la Corea, Vietnam, Giappone eccetera, ma non pare sia stata una egemonia del tipo esportato dall’Europa e dai suoi derivati (USA), non ha mai agito con un colonialismo distruttivo come quello di matrice europea che forse ha avuto ed ha la sua punta più feroce nelle politiche tedesche (vedi Grecia oggi).
C’è anche uno studioso come Arrighi che spera in una egemonia cinese per giungere ad un equilibrio mondiale sostenibile. Ovviamente non sono assolutamente sicuro che questa possibilità esista, anzi temo che la violenza europea abbia contaminato il mondo.
Mentre cerchiamo di affermare un altro mondo speriamo anche che il nuovo secolo cinese sia meno schifoso dei secoli europei con i cicli portoghesi spagnoli, olandesi, britannici, statunitensi.

DA LUIGI

Carissimi-e,

a mio modo di vedere  il TPAN potrà (e dovrà) avere un ruolo di «catalizzatore (= acceleratore di processi)»:

una volta entrato in vigore (da oggi mancano solo 6 ratifiche), non occorrerà neppure nominarlo, tanto gli Stati nucleari lo conosco bene, dato che addirittura in diversi (Francia, USA, UK, …) hanno fatto (e fanno) di tutto per sabotarlo !

In altre parole nei futuri negoziati,  nessuno potrà più ignorare che le armi nucleari non saranno (ben presto oramai) « solo » le più potenti delle armi di distruzione di massa, ma saranno anche armi rese ILLEGALI dal Diritto Internazionale, e cio’ influenzerà necessariamente in senso positivo l’impostazione stessa di tali negoziati.

Quanto alla strategia, come sapete, e come sostenuto anche da Alfonso, privilegio attualmente la via della  Cina, che si tratterebbe di convincere perché  dall’interno del ‘club nucleare’ essa inizi un vero processo di disarmo coordinato in modo globale : per esempio proponendo da subito la costituzione du un ‘working group’ con il ruolo di formulare una ‘road map’ realistica e condivisa per un tale processo di disarmo.

DA ROSSANA

Domanda da incompetente: e se vince la linea di Trump? Cioè abolizione di tutti i Trattati. Nessun Trattato, nessuna illegalità (sul lato formale, su quello materiale i Trattati sono stati sempre violati). Del resto il Trattato in questione vincola solo gli Stati che lo ratificano.

DA GIUSEPPE

Rossana rispondo in termini personali. Il fatto che il Trattato vincoli solo chi lo ha ratificato o firmato è risaputo. Per questo si parla di rompere il fronte nucleare. Nel luglio 2017, chi della cosiddetta società civile era a N.Y. , riportava come i cinesi mostrassero attenzione allo stesso, con un intervento immediato degli altri stati nucleari, per bloccare questo interesse.

Trump è certamente un problema, ma sta iniziando a farsi conoscere dagli stessi americani. Vedremo gli sviluppi.

 

da LUIGI

aggiungo all’argomentazione di Giuseppe, che condivido :

Se il TPAN non avesse nessun impatto sugli Stati nucleari,  perché allora diversi fra di loro hanno impegnato ingenti e specifiche iniziative per sabotarlo ? 

Inoltre, al di là dell’aspetto strettamente giuridico, il pesante effetto di  stigmatizzazione delle armi nucleari del TPAN (ed ancora prima di essere entrato in vigore !) ha indotto numerosi organismi di finanziamento (almeno 35, tra i quali la Deutsche Bank e alcuni dei più importanti fondi di pensione a livello mondiale) a cessare di finanziare gli armamenti nucleari.

DA ANTONIA

non capisco cosa significa “vincola solo gli Stati che lo ratificano”. Allora la proibizione delle armi nucleari non esiste… E’ così ?  Solo i 50 Stati che ratificano proibiscono le armi nucleari, ma tutti gli altri continueranno a usarle? 

DA ROSSANA

Credo sia proprio come dici tu. Non so se e’ vero e se accadra’, ma anche l’Arabia Saudita vuole la sua bomba. Se si pensa che Israele ce l’ha gia’, il Medio Oriente aumenta il suo livello di pericolosita’.

 

DA LUIGI

Se  la ratifica di un Trattato impegna  pienamente uno Stato al rispetto del Trattato stesso, ecco cosa ho trovato su Internet a proposito di  chi ha solo firmato un Trattato :

“La signature d’une Convention (= Traité) ou d’un de ses Protocoles équivaut à une approbation préliminaire. Elle n’entraîne pas d’obligation exécutoire, mais affiche l’intention d’un État d’examiner le traité au niveau national et d’envisager de le ratifier. Bien que cette signature ne soit pas une promesse de ratification, elle engage l’État à ne pas commettre d’actes contraires aux objectifs ou à la raison d’être du traité.”

Ricordo che sono attualmente 82 gli Stati che hanno firmato il TPAN.

Quando poi un  Trattato (qui  il TPAN) entra in vigore, esso viene  a far parte del Diritto Internazionale, quindi  uno Stato che non lo rispetta  (indipendentemente  dal fatto di averlo firmato/ratificato oppure no) si trova  in violazione del Diritto Internazionale, con le conseguenze che questo non puo’ non comportare sul piano politico oltre che su quello della sua rispettabilità.

Vi è poi un ulteriore stadio, che è quello del «  Droit coutumier » quando un Trattato viene a far parte del costume preponderante. Un esempio di questo (nella mia comprensione) è quello della ‘Convenzione sulla proibizione della armi chimiche’, che, pur non essendo stato firmato o ratificato da tutti gli Stati, più nessuno Stato contesta la sua validità e, quando succede una violazione, lo Stato in questione si sente « obbligato » a negare di esserne l’autore.

DA ALFONSO NAVARRA

La cosìdetta deterrenza nucleare costituisce un rischio mortale reale e noi dobbiamo risolvere nei fatti il problema, superarla con i fatti nel mondo che c’è, per questo dobbiamo evitare di impantanarci in discussioni su basi leguleie. Non più dello strettissimo necessario.

Non dobbiamo avere ragione sulla carta ma nei fatti, pena la vita di tutti!

La mia esperienza, e credo anche quella di Luigi, è quella che riusciamo a mettere in difficoltà i nostri interlocutori diplomatici quando parliamo dei pericoli reali della situazione atomica, della guerra nucleare che può scoppiare per errore, non di coerenze o incoerenze con il diritto umanitario di guerra o con l’attuale architettura del diritto internazionale (fondato del resto su una cultura bellica: forza è solo la forza armata, l’umanità come insieme unitario non ha diritti e neppure la Terra in quanto unico ecosistema globale vivente è soggetto giuridico…).

La centralità del rischio nucleare deve essere la bussola dell’azione, non i garbugli del vecchio diritto internazionale!

E’ evidente che non appena arriveremo alla 50esima ratifica del TPAN, speriamo entro la fine di questo anno, scatterà l’interpretazione già data dalle potenze nucleari, in particolare dagli USA, con le loro conferenze stampa e con i loro documenti: 

– da parte USA (e degli alleati) il TPAN è un trattato di pura retorica politica, di nessun valore giuridico e pratico, controproducente rispetto al percorso verso il disarmo, che, passo dopo passo, dovrebbe seguire l’agenda del TNP e dei negoziati internazionali “seri” (prossimo passo: il FMTC);

– interpretazioni più benevole, da parte cinese ad esempio, si limiteranno a salutare la “zona denuclearizzata mondiale” che porterà un contributo ai negoziati per il disarmo ONU.

Facciamo una scommessa. Quando il 50esimo Stato avrà apposto la sua ratifica e quindi il trattato (con la conta alla rovescia dei 90 giorni) sarà entrato formalmente in vigore, come si comporterà la stampa mondiale? Ed intendo TUTTA la stampa mondiale, in TUTTI i Paesi?

Vedremo titoloni in prima pagina sul New York Times (o sulla Pravda): Grande balzo in avanti dell’umanità: le armi nucleari sono proibite. Da oggi chi le detiene è un criminale?

Oppure la notizia, in America come in Europa, Africa e Cina, verrà sostanzialmente relegata alle pagine interne, alle curiosità con cui si riferisce degli strani balletti diplomatici che caratterizzano l’ONU?

Il titolo sarebbe, semplicemente: In vigore il TPAN per i 50 Stati che lo hanno ratificato…

(Tra i due estremi le varianti intermedie sono molte).

La lotta perché si dia credibilità ed efficacia all’effetto stigmatizzazione, insomma, comincerà da quel momento.

Sarà importante che a “stigmatizzare” non siano il Vaticano, San Marino o le Isole Fiji, ma un insieme di Stati che rappresentino almeno la maggioranza della popolazione…

(Luigi ha calcolato che i 122 Stati di NY 7 luglio 2017 rappresentano, cito a memoria, il 44% della popolazione mondiale. E’ un buon punto di partenza, ma non basta per la “stigmatizzazione”).

E perché il TPAN possa essere interpretato nel senso “rivoluzionario” che noi vogliamo, all’interno di un processo che cambierà il senso complessivo del diritto internazionale (da post-bellico a diritto di pace: la cittadinanza planetaria dovrà sostanziarsi come “cittadinanza della Terra” che relativizza la sovranità assoluta degli Stati. Gli Stati hanno legittimità solo in quanto organizzazioni politiche che attuino i diritti umani – anche quelli economico-sociali, dell’umanità e della Terra), abbiamo, credo, bisogno, di una mobilitazione rivoluzionaria e, all’interno di essa, della tattica per dividere il fronte nuclearista, premendo sulla Cina, che ho provato ad accennare.

Abbiamo bisogno assolutamente di una “quarta ondata di un movimento antinucleare di massa“.  Non facciamoci illusioni di poter risolvere il problema senza di essa, senza un popolo consapevole che si dà da fare, di poter eliminare le armi atomiche ed i pericoli ad esse connessi solo sulla base di pezzi di carta di cui un pugno di debolezze pretende di dare l’interpretazione autentica ad un mondo che, in maggioranza, la rifiuta. Non possiamo permetterci il lusso di vivere di illusioni. Non possiamo permetterci il lusso di poter trattare la questione atomica sul modello semi-fallimentare delle mine anti-uomo! Non sono parole e illusioni quello che dobbiamo lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti!  Ed è per questo che ritengo importantissimo anche darsi da fare per sciogliere le ambiguità filonucleari nel nuovo ’68 giovanile ecologista, che va considerato una grande forza potenziale…

(*) ripreso dal gruppo “Lista di discussione Lidia Menapace”

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • ottimo compendio. da non smarrire Antonia

  • Daniele Barbieri

    L’ITALIA ADERISCA AL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI”.

    la “bottega” segnala la LETTERA APERTA di Peppe Sini ALLA PRESIDENTE DEL SENATO E AL PRESIDENTE DELLA CAMERA
    Gentilissima Presidente del Senato della Repubblica,
    gentilissimo Presidente della Camera dei Deputati,
    ricorrendo nei giorni scorsi il LXXV anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, tanto il Presidente della Repubblica, quanto Lei, Presidente del Senato, e Lei, Presidente della Camera, ha e avete diffuso messaggi di cordoglio per le vittime e di esortazione all’impegno affinche’ simili orrori non abbiano a ripetersi mai piu’ e si proceda quindi verso il disarmo, la pace, la cooperazione fra tutti i popoli nel riconoscimento della comune umanita’ di tutti gli esseri umani; nella consapevolezza che le armi atomiche mettono in pericolo l’esistenza stessa dell’umanita’ nel suo insieme.
    Orbene, come e’ noto, il 7 luglio 2017 una conferenza ad hoc dell’Onu ha adottato il necessario e non piu’ rinviabile “Trattato per la proibizione delle armi nucleari”, che entrera’ in vigore dopo che almeno cinquanta Stati lo avranno sottoscritto e ratificato.
    L’Italia e’ tra i paesi che questo fondamentale Trattato ancora non lo hanno ne’ sottoscritto, ne’ ratificato.
    In mancanza di questa firma ogni dichiarazione da parte dei piu’ autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese di cordoglio per le vittime e di apprensione per le sorti dell’umanita’, ogni appello da parte dei piu’ autorevoli rappresentanti istituzionali del nostro paese all’impegno altrui in assenza del nostro, rischia di apparire – ahinoi – come un vaniloquio, un esercizio di retorica, un atto di ipocrisia. E siamo certi che non erano questi il sentimento e l’intenzione vostra e del Presidente della Repubblica.
    Come gia’ innumerevoli associazioni umanitarie ed innumerevoli cittadine e cittadini, vi esortiamo pertanto anche noi ad assumere un impegno concreto, preciso e non piu’ rinviabile: adoperarvi affinche’ l’Italia sottoscriva e ratifichi nel piu’ breve tempo possibile il Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari.
    E’ in vostro potere convocare le Conferenze dei capigruppo di entrambi i rami del Parlamento affinche’ l’organo legislativo del nostro ordinamento giuridico deliberi un documento in tal senso che impegni e vincoli l’esecutivo.
    E’ in vostro potere promuovere il pronunciamento del Parlamento italiano.
    E’ in vostro potere far si’ che l’Italia finalmente si esprima con un atto giuridico cogente in pro del bene comune dell’umanita’ aderendo al Trattato che impedisca alle armi atomiche di tenere sotto ricatto e minacciare di distruzione l’intera famiglia umana.
    Le ragioni per farlo le avete enunciate voi stessi, cosi’ come il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa. A quelle vostre sentite parole date effettuale seguito, date autentico inveramento.
    Ve lo chiedono tutte le associazioni umanitarie, l’intera comunita’ scientifica, tutte le cittadine e tutti i cittadini di volonta’ buona; ve lo chiede una lettura avvertita della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite, della Dichiarazione universale dei diritti umani; ve lo chiede l’umanita’ intera; ve lo chiedono le generazioni future.
    Augurandovi ogni bene,
    Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo
    Viterbo, 12 agosto 2020

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