Tre domande a Fritjof Capra

Le reti sono modelli validi per ogni forma vivente. Chiacchierata a partire da «Vita e natura. Una visione sistemica» di Capra e di Luisi

di Andrea Mameli (*)

FritjofCapra

 

 

Cosa sarebbe successo 65 milioni di anni fa se quell’asteroide che colpì il nostro pianeta, mandando letteralmente a farsi friggere i dinosauri che la popolavano, avesse seguito una traiettoria leggermente diversa? Perché l’unico abitante della Terra dotato di intelligenza è anche l’unico a causare la distruzione sistematica del proprio ambiente? L’uomo è la punta dell’evoluzione o costituisce un errore madornale della genetica? Con queste domande il biochimico Pier Luigi Luisi l’8 novembre aveva stuzzicato il pubblico del Cagliari Festivalscienza, presentando il libro scritto a quattro mani con il fisico Fritjof Capra: «Vita e natura. Una visione sistemica» (578 pagine, 34,50 €, edizioni Aboca), una vera e propria enciclopedia del pensiero complesso.

A Fritjof Capra, celebre per aver dato l’avvio al confronto creativo fra la fisica e la filosofia orientale con il suo «Tao della fisica» (1975), ho chiesto di rispondere ad alcune domande connesse a quella discussione.

Cosa significa ricercare una visione sistemica della vita?

«Nel corso degli ultimi 30 anni si è sviluppata una nuova concezione scientifica della vita. Si tratta di una visione unificata che integra, per la prima volta, le dimensioni biologica, cognitiva, ecologica e sociale. L’universo non è più visto come una macchina composta di blocchi elementari. Abbiamo scoperto che il mondo materiale, in ultima analisi, è una rete di schemi inseparabili di relazioni. E il pianeta, nel suo complesso, è un essere vivente, un sistema che si auto-regola. L’immagine del corpo umano come una macchina e della mente come entità separata è stata sostituita da una visione in cui non solo il cervello ma anche il sistema immunitario, i tessuti corporei e ogni cellula compongono un essere vivente dotato di coscienza. L’evoluzione non è più vista come una competitiva lotta per l’esistenza, ma piuttosto come una danza cooperativa nella quale le forze motrici sono la creatività e l’emergere costante di novità. E con la nuova enfasi sulla complessità, le reti e i modelli di organizzazione, sta lentamente emergendo una nuova scienza delle qualità. Questa nuova scienza comprende molti concetti e idee che vengono sviluppate da ricercatori eccellenti in tutto il mondo. Il libro integra queste idee in un unico quadro coerente: quello che noi chiamiamo “visione sistemica”, perché coinvolge una nuova modalità di pensare, un pensare in termini di relazioni, modelli e contesto. In scienza questo modo di pensare è noto con il nome di “pensiero sistemico”».

La scienza è riuscita a creare un modello soddisfacente della complessità?

«Una delle più importanti intuizioni della comprensione sistemica della vita è stata considerare le reti come il modello base dell’organizzazione di tutti i sistemi viventi. Gli ecosistemi sono ricondotti a catene alimentari, a esempio le reti di organismi; gli organismi sono reti di cellule, organi e sistemi di organi; le cellule sono reti di molecole: i sistemi sociali sono reti di comunicazione. La rete è un modello valido per ogni forma di vita. Ovunque osserviamo la vita, vediamo reti. In effetti, nel cuore del cambiamento dei paradigmi dal meccanicistico al sistemico troviamo un cambiamento fondamentale di metafore: dal vedere il mondo come una macchina al vederlo come una rete».

Noi umani possiamo essere più sostenibili?

«Quel che trova sostegno in una società sostenibile non è la crescita economia o un vantaggio competitivo ma l’intera rete della vita dalla quale dipende la nostra sopravvivenza a lungo termine. In altre parole, una società sostenibile è quella che viene progettata in modo tale che i suoi stili di vita, le imprese, l’economia, le infrastrutture e le tecnologie possano cooperare rispettando la capacità intrinseca della natura di sostenere la vita. Una descrizione dettagliata di questa visione di una società sostenibile è fornita dalla Carta della Terra, una dichiarazione di 16 princìpi fondamentali, redatta attraverso un processo di consultazione globale».

(*) Articolo pubblicato il 5 gennaio 2015 nella pagina Cultura del quotidiano «L’unione sarda» (con il titolo «Le infinite e complesse reti che intrappolano l’universo»). Sul blog di Andrea Mameli «Linguaggiomacchina» sono apparse anche altre domande – con la risposta in inglese – a Capra che riporto qui sotto. (db)

Un precursore del pensiero sistemico, grazie alla sua capacità di riconoscere l’interdipendenza tra i fenomeni naturali, è Leonardo da Vinci. Cosa la colpisce di più di questa figura?

«One hundred years before Galileo, Leonardo da Vinci, the great genius of the Renaissance, single-handedly developed a new empirical approach, involving the systematic observation of nature, reasoning, and mathematics — in other words, the main characteristics of what is known today as the scientific method. But unlike Galileo’s, his science was not mechanistic. Leonardo created a unique synthesis of art, science, and technology, which is not only extremely interesting in its conception but also very relevant to our time. As we recognize that our sciences and technologies have become increasingly narrow in their focus, unable to understand our multi-faceted problems from an interdisciplinary perspective, we urgently need a science and technology that honor and respect the unity of all life, recognize the fundamental interdependence of all natural phenomena, and reconnect us with the living Earth. This is exactly the kind of synthesis Leonardo outlined 500 years ago».

Lei racconta di essere rimasto profondamente colpito a 18 anni dalla lettura di un libro di Werner Heisenberg: «Fisica e filosofia». Cosa resta oggi di quella lettura?

«In this book, Heisenberg vividly described the conceptual and emotional struggles of the quantum physicists whose explorations of the atomic and subatomic world brought them into contact with a strange and unexpected reality. In their attempts to grasp this new reality, they became painfully aware that their basic concepts, their language, and their whole way of thinking were inadequate to describe atomic phenomena. Quantum physics forced them to see the world not as a machine, composed of elementary building blocks, but as a network of inseparable relationships. This was the first example, almost a hundred years ago, of the fundamental change of paradigms from the machine to the network, which is pervasive today in science and in society».

Qual è il suo modello di società sostenibile?

«What is sustained in a sustainable society is not economic growth or competitive advantage, but the entire web of life on which our long-term survival depends. In other words, a sustainable society is designed in such a way that its ways of life, businesses, economy, physical structures, and technologies respect, honor, and cooperate with nature’s inherent ability to sustain life. A very beautiful and detailed description of this vision of a sustainable society is given in the Earth Charter, a declaration of 16 fundamental and interrelated principles to build a just, sustainable, and peaceful world. Created by a global consultation process, and endorsed by organizations representing millions of people, the Earth Charter “seeks to inspire in all peoples a sense of global interdependence and shared responsibility for the well-being of the human family, the greater community of life, and future generations».

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