tre film di Jafar Panahi

di Ismaele (*),

per alcuni fare film è pericoloso, e qualcuno vuole decidere cosa si può e si deve vedere.

e quindi i film di Jafar Panahi sono da non perdere.

 

Il cerchio (2000)

dopo questo film, “Oro Rosso” e “Offside” hanno contribuito alla condanna di Jafar Panahi (da non dimenticare che con lui è stato condannato anche Mohammad Rasoulof, di cui ho visto un solo grande film, qui, “L’isola di ferro”).

qui si racconta una storia circolare di donne, le ultime degli ultimi, in una società machista, sono in trappola, mancano le sbarre, a volte, ma è un dettaglio.
raccontare, mostrare è pericoloso, lo dice bene Voltaire: “è pericoloso avere ragione in questioni su cui le autorità costituite hanno torto”, Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof lo sanno bene, noi lo intuiamo soltanto.
il film ha vinto al festival di Venezia nel 2000, da (ri)vedere sapendo che si soffre, seguendo, guardando e ascoltando parole e silenzi delle protagoniste.

http://markx7.blogspot.it/2015/01/il-cerchio-jafar-panahi.html

 

Oro rosso (2003)

per “Umberto D.” Vittorio De Sica ha ‘subito’ la frase di Andreotti: “I panni sporchi si lavano in famiglia”, per osare lavare i panni sporchi al cinema per Jafar Panahi c’è la galera.
il film è stato naturalmente censurato in Iran, e già solo questo è un motivo sufficiente e necessario per vedere il film.
i guardiani della rivoluzione islamica che si occupano di morale sono dipinti come stupidi e prepotenti (ecco la galera).
Hossein è il protagonista, un povero disgraziato come tanti, lui anche di più, che, come Michael Douglas in “Un giorno di ordinaria follia”, un giorno non ce la fa più.
a me è piaciuto molto, ma chi ama solo i film “e vissero tutti felici e contenti” lasci perdere.

http://markx7.blogspot.it/2014/12/oro-rosso-jafar-panahi.html

 

Offside (2006)

un film che mette in ridicolo le regole e le condizioni della vita in un piccolo aspetto che è quello del calcio, e insieme gli infiniti dolori inflitti agli iraniani.
bello che ci faccia vedere che coloro i quali stanno dalle due parti della gabbia siano in realtà nella stessa gabbia.
Panahi è bravo a far sorridere e a far capire le difficoltà della vita in quelle lande, e con lui tutti gli attori e le attrici.

 

(*) Trovate questo appuntamento in blog ogni lunedì e giovedì sera: di solito il lunedì film “in sala” e il giovedì quelli da recuperare. Ismaele si presenta così: «“Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte” (François Truffaut). Siccome andare al cinema deve essere piacere vado a vedere solo quei film che penso mi interessino (ognuno ha i suoi pregiudizi). Ne scriverò e mi potrete dire se siete d’accordo o no con quello che scrivo; ognuno vede solo una parte, mai tutto, nessuno è perfetto. Ci saranno anche film inediti, ma bellissimi, film dimenticati, corti. Non parlerò mai di cose che non mi interessano o non mi sono piaciute, promesso; la vita è breve non perdiamo tempo con le cose che non ci dicono niente» (db)

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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