Tre storie per Marte-dì: tutte vere…

o no? E negli altri giorni (cioè fuori dal fantastico) di questi tre racconti quale vi sembra verosimile o falsosimile?

LA PRIMA STORIA: «IL TESTIMONE» (*)

«Le 10 antimeridiane del 17 maggio 1977». Aula di tribunale piena ma soprattutto diretta tv mondiale. Si processa Maeth, che viene «da un imprecisato pianeta della regione di Procione». Maeth ha fatto capire di essere telepatico. Quando il giudice gli chiede se gradisce il difensore d’ufficio, Maeth risponde (scrivendo su una lavagna) «sia benedetto il costruttore di pace». L’alieno è accusato di essere atterrato su una fattoria, distruggendola con il suo razzo. L’avvocato difensore interroga il professor Allain, uno zoologo che è in contatto con Maeth dal giorno del suo arresto; gli chiede come classificherebbe l’alieno e Allain risponde «profugo». Invece il pubblico ministero è sicuro che Maeth sia l’avanguardia di una invasione. Il processo è ovviamente complicato e i colpi di scena (due clamorosi) incalzano. Ma quel che qui interessa è che l’avvocato di Maeth chiama a difesa «una grande fotografia di oltre un metro e venti per un metro»: è la Statua della Libertà. In un ingrandimento si può leggere la scritta che è «al centro del piedistallo». [SE NON SAPETE COSA DICONO QUELLE PAROLE… CONTINUATE A LEGGERE LE ALTRE STORIE]. L’avvocato difensore non ha altro da aggiungere o da commentare. E il qui presente db neppure.

SECONDA STORIA: EMMA (**)

Fu inaugurata nel 1886 all’entrata del porto sul fiume Hudson al centro della baia di Manhattan. Il suo vero nome è «La Libertà che illumina il mondo». Fu realizzata dal francese Frédéric Auguste Bartholdi, con la collaborazione di Gustave Eiffel. Con i suoi 93 metri d’altezza (incluso il basamento) risulta perfettamente visibile fino a 40 chilometri. Raffigura una donna che regge nella mano destra una fiaccola mentre nell’altra tiene una tavola con la data del giorno dell’Indipendenza americana (il 4 luglio 1776); ai piedi vi sono catene spezzate e in testa c’è una corona, le cui 7 punte rappresentano i sette mari e i sette continenti.

Sul piedistallo è inciso un sonetto intitolato «The New Colossus», scritto dalla poetessa statunitense Emma Lazarus.

« Tenetevi, o antiche terre, la vostra vana pompa – grida la statua con le silenti labbra – Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata».

TERZA STORIA: SENzA NOME E SENZA SPIEGARE

(ANSA) – ROMA, 5 LUG – Dopo circa tre ore due agenti legati con una fune sono riusciti a raggiungere e a bloccare la donna che si era arrampicata sulla base della Statua della Libertà. Le immagini sono trasmesse in diretta da quasi tutte le principali tv Usa. Mentre gli agenti si avvicinavano, la donna si allontanava, poi ad un certo punto si è tolta le scarpe ed è sembrata voler scalare ulteriormente il monumento. Alla fine si è seduta sotto un piede della statua ed è stata catturata. Per farla scendere, gli agenti le hanno messo una imbracatura e hanno usato una fune. Foto e video del “duello” sono state postate anche sui social media.


(*) racconto di Erik Frank Russell

(**) sintesi da Wikipedia

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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