Tre testi per il compleanno di Fausto Amodei…

che il 18 giugno raggiungerà 86 anni a suon di ottime canzoni politiche

Il capitalismo spiegato dai tarli

In una vecchia casa piena di cianfrusaglie
di storici cimeli, pezzi autentici ed anticaglie
c’era una volta un tarlo di discendenza nobile
che cominciò a mangiare un vecchio mobile.

Avanzare con i denti per avere da mangiare
e mangiare a due palmenti per avanzare;
Il proverbio che il lavoro ti nobilita nel farlo
non riguarda solo l’uomo, ma pure il tarlo.

Il tarlo in breve tempo, grazie alla sua ambizione,
riuscì ad accelerare il proprio ritmo di produzione;
andando sempre avanti senza voltarsi indietro
Riuscì così a avanzar di qualche metro.

Farsi strada con i denti per mangiare, mal che vada,
e mangiare a due palmenti per farsi strada.
Quel che resta dietro a noi non importa che si perda,
ci si accorge, prima o poi, che è solo merda.

Per legge di mercato assunse poi per via
un certo personale con contratto di mezzadria;
di quel ch’era scavato grazie al lavoro altrui
una metà se la mangiava lui.

Lavorare per mangiare qualche piccolo boccone
che dia forza di scavare per il padrone;
l’altra parte del raccolto, ch’è mangiata dal signore,
prende il nome di maltolto e plusvalore.

Poi, col passar degli anni, venne la concorrenza
da parte d’altri tarli con la stessa intraprendenza;
il tarlo proprietario ristrutturò i salari
e organizzò dei turni straordinari.

Lavorare a perdifiato, accorciare ancora i tempi
perché aumenti il fatturato e i dividendi.
ci si accorse poi ch’è bene, anziché restare soli,
far d’accordo tutti insieme dei monopoli.

Si sa com’è la vita: ormai giunto al traguardo,
per i trascorsi affanni il nostro tarlo crepò d’infarto.
sulla sua tomba è scritto: per l’ideale nobile
di divorarsi tutto quanto un mobile,
chiaro monito per i posteri,
questo tarlo visse e morì.

da “Cantacronache 3” (1962)

PER I MORTI DI REGGIO EMILIA

Compagno cittadino, fratello partigiano
Teniamoci per mano in questi giorni tristi
Di nuovo a Reggio Emilia, di nuovo là in Sicilia
Son morti dei compagni per colpa dei fascisti

Di nuovo come un tempo, sopra l’Italia intera
Urla il vento e soffia la bufera

A diciannove anni è morto Ovidio Franchi
Per quelli che son stanchi o sono ancora incerti
Lauro Farioli è morto per riparare al torto
Di chi s’è già scordato di Duccio Galimberti

Son morti sui vent’anni per il nostro domani
Son morti come vecchi partigiani

Marino Serri è morto, è morto Afro Tondelli
Ma gli occhi dei fratelli si son tenuti asciutti
Compagni sia ben chiaro che questo sangue amaro
Versato a Reggio Emilia è sangue di noi tutti

Sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi
Come fu quello dei Fratelli Cervi

Il solo vero amico che abbiamo al fianco adesso
È sempre quello stesso che fu con noi in montagna
Ed il nemico attuale è sempre ancora eguale
A quel che combattemmo sui nostri monti e in Spagna

Uguale la canzone che abbiamo da cantare
Scarpe rotte eppur bisogna andare

Compagno Ovidio Franchi, compagno Afro Tondelli
E voi Marino Serri, Reverberi e Farioli
Dovremo tutti quanti aver d’ora in avanti
Voialtri al nostro fianco per non sentirci soli

Morti di Reggio Emilia uscite dalla fossa
Fuori a cantar con noi, Bandiera Rossa
(Fuori a cantar con noi, Bandiera Rossa)

POTETE ASCOLTARLA QUI: Fausto Amodei – Per i morti di Reggio Emilia – YouTube

Una canzone che Fausto Amodei ha reso famosa è «La badoglieide» . In realtà fu inventata «da otto o nove partigiani della quarta banda Giustizia e libertà: … parlano, accennano ad un motivo, cantano… sono Ivanoe Bellino, Alberto e Livio Bianco, Nino Monaco, Nuto Revelli e altri…» (*).

O Badoglio, o Pietro Badoglio
ingrassato dal Fascio Littorio,
col tuo degno compare Vittorio
ci hai già rotto abbastanza i coglion.

T’ l’as mai dit parei,
t’ l’as mai fait parei,
t’ l’as mai dit, t’ l’as mai fait,
t’ l’as mai dit parei,
t’ l’as mai dilu: sì sì
t’ l’as mai falu: no no
tutto questo salvarti non può.

Ti ricordi quand’eri fascista
e facevi il saluto romano
ed al Duce stringevi la mano?
sei davvero un gran bel porcaccion.

Ti ricordi l’impresa d’Etiopia
e il ducato di Addis Abeba?
meritavi di prendere l’ameba
ed invece facevi i milion.

Ti ricordi la guerra di Francia
che l’Italia copriva d’infamia?
ma tu intanto prendevi la mancia
e col Duce facevi ispezion.

Ti ricordi la guerra di Grecia
e i soldati mandati al macello,
e tu allora per farti più bello
rassegnavi le tue dimission?

A Grazzano giocavi alle bocce
mentre in Russia crepavan gli alpini,
ma che importa ci sono i quattrini
e si aspetta la grande occasion.

L’occasione infine è arrivata,
è arrivata alla fine di luglio
ed allor, per domare il subbuglio,
ti mettevi a fare il dittator.

Gli squadristi li hai richiamati,
gli antifascisti li hai messi in galera,
la camicia non era più nera
ma il fascismo restava il padron.

Era tuo quell’Adami Rossi
che a Torino sparava ai borghesi;
se durava ancora due mesi
tutti quanti facevi ammazzar.

Mentre tu sull’amor di Petacci
t’affannavi a dar fiato alle trombe,
sull’Italia calavan le bombe
e Vittorio calava i calzon.

I calzoni li hai calati
anche tu nello stesso momento,
ti credevi di fare un portento
ed invece facevi pietà.

Ti ricordi la fuga ingloriosa
con il re, verso terre sicure?
Siete proprio due sporche figure
meritate la fucilazion.

Noi crepiamo sui monti d’Italia
mentre voi ve ne state tranquilli,
ma non crederci tanto imbecilli
di lasciarci di nuovo fregar.

No, per quante moine facciate
state certi, più non vi vogliamo,
dillo pure a quel gran ciarlatano
che sul trono vorrebbe restar.

Se Benito ci ha rotto le tasche
tu, Badoglio, ci hai rotto i coglioni;
pei fascisti e pei vecchi cialtroni
in Italia più posto non c’è.

T’ l’as mail dit parei,
t’ l’as mai fait parei,
t’ l’as mai dit, t’ l’as mai fait,
t’ l’as mai dit parei,
t’ l’as mai dilu: sì sì
t’ l’as mai falu: no no
tutto questo salvarti non può.

POTETE ASCOLTARLA QUI: Fausto Amodei – La Badoglieide – YouTube

(*) Altre notizie qui: https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=535

In “bottega” vedi anche Il sogno del cantacronache…

Qui trovate una canzone di Amodei per Camillo Torres: Scor-data: 3 febbraio 1929 e qui Al Compagno Presidente i versi scritti per Salvador Allende.

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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