Triennale-Teatro dell’Arte: fra tradizione e ricerca radicale

La nuova stagione

di Susanna Sinigaglia

 

    Il 26 giugno – alla Triennale di Milano – è stata presentata la stagione 2018-2019 della Triennale-Teatro dell’Arte. Nella sua introduzione Stefano Boeri, presidente della Fondazione Triennale, ha tracciato a grandi linee il percorso che sta seguendo il progetto iniziato nel febbraio 2017 con cui si punta, sempre di più, a integrare la programmazione teatrale con quella degli spazi della Triennale stessa dedicati alle arti visive e alla musica. Inoltre si intende rafforzare il coordinamento con altri teatri della città come il Parenti, insieme al quale è già iniziata una collaborazione durante la stagione appena trascorsa.

Filippo del Corno (assessore alla Cultura del Comine di Milano) ha ricordato come il linguaggio multimediale – elemento chiave negli spettacoli scelti da Umberto Angelini (ideatore e curatore del percorso a vocazione internazionale e multimediale)– fosse già connaturato nella tragedia greca, genere da cui ha origine il teatro in Occidente. Ed è così che gli spettacoli alla Triennale, in particolare quest’anno, spaziano fra la tradizione teatrale più nobile e antica e la ricerca d’avanguardia più estrema.

Nella prossima stagione troviamo grandi maestri invitati per la prima volta alla Triennale quali Eugenio Barba, che partecipa insieme a partner non appartenenti al suo Odin, e Antonio Latella con un lavoro sull’Aminta di Torquato Tasso; e ancora il genio giapponese della danza Saburo Teshigawara. Oppure ritroviamo un habitué come Romeo Castellucci, che prosegue la sua ricerca musicale con una performance che esplora il linguaggio di Schubert, e che nella passata stagione aveva proposto un lavoro sul mito di Orfeo ed Euridice. O scopriamo il ritorno di gradite presenze come quella del Collettivo Cinetico (premio Ubu 2017 per la danza) e dei Trickster-P (*), di Philippe Quesne, Cristiana Morganti, Alessandro Serra (premio Ubu e ANCT 2017 per il teatro), Deflorian/Tagliarini i cui spettacoli non ho invece avuto modo di vedere e che sarei molto felice di recensire il prossimo anno. Chiude infine la stagione una nuova edizione di Fog, con l’apprezzatissimo ritorno di Jan Fabre, Silvia Costa e Agrupación Señor Serrano (**). A proposito di Fog, molto importante è stato il chiarimento sollecitato da una giornalista seduta fra il pubblico sulla sua funzione nell’ambito del progetto della stagione Teatro dell’Arte. Umberto Angelini ha infatti precisato che Fog ha l’obiettivo di articolare ulteriormente il progetto aprendosi al territorio cittadino, oltre che agli altri spazi della Triennale, e sviluppando ulteriormente la ricerca dei linguaggi multimediali.

Infine per quanto riguarda la presenza musicale, da segnalare il lavoro di Mauro Montalbetti e altri – fra cui Marco Baliani – in STILL REQUIES, la collaborazione con Radio Raheem, una web radio che trasmette da un negozio milanese sui Navigli, e la nuova edizione di JAZZMI.

(*) qui in “bottega” cfr articoli di Susanna Sinigaglia del 26 novembre 2017 e del 3 giugno 2018

(**) vedi “La Bottega del Barbieri” del 19 marzo 2017, dell’8 marzo 2017 e del 4 febbraio 2018.

 

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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