Trittico dell’orgoglio comunista, 1: L’Arma Totale

di Mauro Antonio Miglieruolo

***
Quando si seppe del privilegio che mi era stato concesso dalla Servitù Ammassale di Doppio Algol Diciassette, intorno a me si scatenò l’inferno. I primi a comparire furono i “giornalisti”, vere e proprie locusta della tranquillità altrui. Il videocitofono si intasò di chiamate. Pigiavano il pulsante tanto in fretta che il sistema di trasmissione si bloccava e non potevo rispondere “no” a nessuno. Solo assistere impotente all’intensificarsi delle chiamate.
Profittando opportunisticamente di questa mia impotenza, il silenzio per loro era assenso, alcuni furbastri si fecero aprire da un vicino e mi furono addosso non appena uscii sul pianerottolo di casa per annaffiare kroton, orchidee, ficus e begonie.
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Il diavolo se li porti! un gruppo di satanassi armati di ogni sorta di aggeggio atto a tormentare il prossimo producendo immagini, effettuando riprese e mettendo avanti microfoni, tanti microfoni. Me ne piazzarono sotto il naso almeno una dozzina. Almeno.
– Signor Mam, ci dica, in che rapporti è con gli extraterrestri?
– Signor Mam, può dirci qualcosa in merito all’esistenza di un’Arma Totale? Si tratta di dicerie o che?
– Signor Mam, è vero che le è stata affidata la custodia dell’Arma Totale?
– Signor Mam, conosce la natura esatta di questa prodigiosa Arma Totale?
– Signor Mam, signor Mam, la prego risponda a questa sola domanda, a questa sola (centesima) domanda… ecc. ecc.
Fui gentile, fui sgarbato, fui violento, fui furibondo e poi tremebondo e infine, sconfitto, non mi restò che affidarmi alla loro scarsa clemenza. Tutto inutile, furori e preghiere, c’era sempre una certa qual domanda cretina, e persino intelligente, alla quale bisognava rispondessi. Se ne andarono solo dopo l’intervento delle Forze dell’ordine, chiamate in soccorso dallo spaventatissimo (e pentitissimo) coinquilino traditore.
Buoni secondi furono le Autorità che, spaventate anche loro, una tantum si diedero una mossa e decisero di andare a vedere cosa ci fosse dietro tutto il can can scatenato dai media. La faccenda puzzava. Arma Totale? Cosa voleva dire? Potere Totale, forse? Non sia mai detto, il Potere era faccenda esclusiva dello Stato, Amministrata dai possessori dello stato, ai quali era affidato il monopolio esclusivo dell’uso della Forza. Salvo rare e piccolissime eccezioni per chi dicevano loro, (eccezioni all’uso smodato della forza) solo a loro toccava bastonare, arrestare e se del caso ammazzare. Le eccezioni riguardavano eslcusivamente Mafiosi, 007 e potenziali golpisti.
La prima cosa che mi chiesero e se avevo il porto d’armi. Non avevo il porto d’armi. Ma non avevo neppure armi. Certamente non le portavo in giro.
– Ve ne segnalerei, come prescritto dalla legge, il possesso.
– E l’Arma Totale?
– La cosiddetta arma totale…
– Già la cosiddetta Arma Totale…
– Ancora non è nella mia disponibilità. Ne farò la denuncia quando mi verrà consegnata.
– Ma veramente leggiamo sui giornali che lei…
– Giornali? E quando mai i giornali sanno alcunché di quello che succede in giro? I giornali non parlano della realtà, la fabbricano.

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Poiché la pensavano esattamente come me, mi lasciarono andare, senza ulteriori aggravi. Si limitarono a illustrarmi le virtù dei loro manganelli, negando con veemenza fossero “animati”, dotati cioè di un’anima d’acciaio.
Subentrarono gli assicuratori, alle cui sollecitazioni risposi ridacchiando: non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di assicurarmi, è il mondo che dovrebbe assicurarsi. Assicurarsi non però contro la “mia” Arma Totale, brutta bestia ma non tanto brutta quanto quelle di cui loro non si preoccupavano minimamente, ma le più soft e molto più totali dei signori (si fa per dire) della finanza. Ma di quelle armi subdole, adatte agli stermini di massa, non si preoccupavano minimamente. Anzi, si vantavano. Non erano armi, era il progresso, il nuovo che avanzava. Cioè Attila in doppipetto e carte di platino al seguito.
Agli assicuratori succedettero i parenti ed a seguire gli amici, preoccupatissimi (rompevano le palle anche a loro) della piega che stavano prendendo le cose. Rischiavo di fare una brutta fine, nonché di trascinare anche loro nel maelström, che già iniziava a roteare; un maelström provocato dall’insieme di mariuoli che contribuiscono a comporre la danarosissima rea pudibondamente definita “Società Civile”. Anche loro (gli amici) mi sommersero con infiniti “ma chi te lo fa fare” e ineffabili inutili inconcludenti “vattene per qualche tempo alle Maldive”; oppure avvilendomi con ripetuti appelli alla mia saggezza affinché mi decidessi a declinare l’incarico! Ma che scemenza, quale inaudita scemenza! Come se avessi voce in capitolo, possibilità di scelta… chi ha mai potuto declinare qualcosa, quando il festino della lotta di classe ha bussato alla sua porta?
Fu a quel punto che intervennero i più perniciosi: esperti, tuttologi e sacerdoti televisivi. Reagii con tempestività che non esito a definire ammirevole (era preparato alla bisogna). Prima ancora completassero la prima delle loro rimbambenti litania, una di quelle solite con le quali contribuiscono a deliziare, avvilendola, l’Italia tutta, provvidi a mandarli premurosamente a Vetralla.

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(Nota per i non romani: trattasi di invito analogo a quello di cui usa e abusa il più morigerato, lineare, paziente, pacato e forse ignaro di sé Beppe Grillo: analogo per contenuto, ma raddoppiato per quantità. Prevede infatti d’esserci mandato due volte. A prenderla in quel posto (non ti arrabbiare, Beppe, sono poco espressivo, lo so, ma ancora non mi sono adattato al linguaggio post-post-posto moderno dei tuoi comizi). Perché vetralla, fa rima con “a ripialla”, che in romanesco vuol dire “riprenderla”. O riprenderlo. Ignaro o meno che sia Beppe Grillo è genovese, da quelle parti si zoppichi volentieri da un certo piede, escluso che si effonda in tanta generosità. Un solo vaffa per lui basta e avanza, che bisogno c’è di invitare a un raddoppio? Si risparmia su tutto, si risparmia! Ecchecazzo!)

Con loro le cose andarono più o meno in questo modo:
– Il Mercato esige…
– Affanculo!
– L’etica prescrive…
– Doppio affanculo!
– Non bisogna ascoltare le sirene del populismo!
– Conosce la strada per Vetralla?
Questi ultimi ce li mandai nonostante fossi d’accordo. Anzi, proprio perché d’accordo. Non bisognava ascoltare le sirene del populismo. Cioè loro.
Tra i tanti solo un pupo, avrà avuto al massimo tredici anni, si decise a rivolgermi la domanda vera, anzi no, le domande essenziali.
– Ma, Signore, ha davvero questa Arma Totale?
– L’avrò, fra qualche giorno.
– E cosa fa quest’arma? Spacca la Terra?
– No, spacca solo che dice bugie. Grosse bugie.
– Io ieri ne ho detta una grande come una casa.
Preoccupatissimo il tredicenne!
– Già, ma tu non hai una carica pubblica, una altissima carica pubblica.
– Ah, ecco!
– Meno male, vuoi dire, vero?
– Beh, sì è un sollievo. Una volta tanto tocca a loro…

– Eggià…

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Pensoso il piccolo. Ma solo per alcuni secondi.

– E i bari? i bari non vengono puniti?

– Prima di tutti loro, i bari. I governi barano sempre con i cittadini, non fanno altro in pratica.

– Anche con me, barano sempre al gioco. Vogliono vincere a qualsiasi costo.

– Ehee! che vuoi farci piccolo, è la vita… no, anzi, è l’insegnamento che viene dall’alto.

Si chiuse di nuovo in se, u quotraru (il ragazzino). Poi Sbottò:

– Ma insomma, perché l’hanno data a lei questa arma terribile e non affidata alle Nazioni Unite?
– Perché si fidano di me, evidentemente e non delle nazioni Unite. Ti fideresti tu delle Nazioni Unite? O della Nato? O della Casa Bianca? O del Cremlino?

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– Macché. Tutti puzzoni.
– Giusto, tutti puzzoni.
Ci stette su a pensare ancora, poi la domanda cruciale, quella che non avrebbe dovuto rivolgermi e invece mi rivolse:
– Sì, capisco, ma perché si fidano di lei e non dell’Onu?
– Forse perché sono una persona onesta?
– Ma ce ne sono tante di persone oneste. Tantissime. Anche mio papà è onesto, eppure nessuno si affida a affidargli qualcosa.
– Una moglie la società gliel’ha affidata, no?
– Una moglie non è un’arma totale.
Indignatissimo il piccolo. Ma sbagliava. Una moglie poteva essere un’arma totale. Specialmente si vicina a un marito sbagliato!
– Un figlio adolescente però sì, vero? – Sghignazzò. Con prontezza. Indignatissimo e sagace, era. Anche autoironico. Sorrise. Sorrisi con lui.
– Ma insomma, come fanno a sapere che lei è fidato, che userà l’arma per il bene dell’umanità e non cercherà di approfittarne?
– Boh, non so. Loro, gli extraterrestri sembrano crederlo.
– Davvero non lo sa? Non ci posso credere non lo sappia. Incredibile proprio.
Mi aveva preso in castagna il piccolo. Sapere certo non sapevo, ma avevo formulato una buona ipotesi in proposito.
– Credo sia perché ho un’altra “dote” che pochissimi hanno, ma della quale gli extraterrestri sono informati, – risposi. – Una qualità decisiva, che pochi ormai possono vantare e che garantisce di tutte le altre.
– Sarebbe?
ore056-images– Penso tu sia in grado di capirlo da solo qual è. Se ti dico che credo nella pace, nella libertà, nella giustizia, nella solidarietà, nell’eguaglianza, nella cooperazione e nei beni comuni, tu che dici?
– Dico che sei un comunistaccio terribile, uno di quelli con i quali non si ragiona, ma solo si sragiona. Come sostengono sulla TV e dappertutto.
Disse proprio così, solo si sragiona. Glielo feci notare e annuì contento avessi colto.
– È che con costoro si può sragionare solo, vero?
Vero. Con i comunisti si sragionava solo. Niente inciuci, arraffamenti e tagli al consumo delle masse, con loro. Niente ruberie, mazzette, ingiustizie. Non si poteva ragionare con loro, ma solo sragionare poiché non concedevano neppure un pizzico di ragione alle ragioni dello sfruttamento, dell’oppressione, della rapina, della truffa, della strage, dell’inganno e del degrado. Brutta razza i comunisti. Non amavano in magna magna e l’ognuno per sé e Dio per tutti di Mussoliniani, Berlusconiani e Renziani.
– Allora è per questo, perché sei comunista! – dedusse all’improvviso. All’improvviso entusiasmandosi.
– Esatto, è così, è proprio così, – mi ritrovai a ammettere, contento di farlo. – È perché sono comunista. Perché in verità in verità ti dico, solo su un comunista si può fare affidamento.
Mi gettò la braccia al collo e mi invitò a giocare a carte con lui. Sicuro che almeno io non avrei tentato di imbrogliarlo.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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