Tucapel Jiménez

Sindacalista cileno ucciso su ordine di Pinochet il 25 febbraio 1982

di David Lifodi

Quel 25 febbraio 1982, quando Tucapel Jiménez uscì di casa per andare a lavorare, non immaginava che non vi sarebbe più ritornato. Sindacalista dell’Asociación Nacional de Empleados Fiscales (Anef), Jiménez stava organizzando uno sciopero generale in un Cile che cominciava ad essere stufo del suo dittatore Pinochet. Il regime militare temeva qualsiasi manifestazione di dissenso e, in particolare, come evidenziò l’avvocato della famiglia Jiménez, Jorge Mario Saavedra, Pinochet era terrorizzato da quanto stava accadendo in Polonia, dove il sindacalista Lech Walesa aveva messo in grossa difficoltà il governo socialista.
Fu Pinochet in persona ad ordinare l’assassinio di Tucapel Jiménez, che aveva cominciato a ricevere minacce di morte fin dal 1978. Il sindacalista venne ucciso grazie ad una vera e propria esecuzione portata a termine da Carlos Herrera, maggiore dell’esercito cileno, che lo freddò con cinque colpi alla testa. In seguito, per fingere una rapina, gli assassini rubarono il suo orologio, i documenti personali e il tassametro. Jiménez lavorava come tassista e fu attirato in una trappola da Luis Pino, uomo dei carabineros sposato con una sua cugina. Quest’ultimo lo fermò per salutarlo e, dall’auto di Pino, uscirono tre uomini che lo costrinsero a salire su un altro veicolo. Per il tassista fu l’inizio della fine. Tra gli autori materiali del crimine, oltre a Herrera, condannato all’ergastolo, ci furono anche il sottufficiale dell’esercito Miguel Letelier Verdugo (un cognome che è tutto un programma, verdugo in spagnolo significa “boia”) e Manuel Contreras Donaire che, nel 2005, ha beneficiato dell’indulto concesso dall’allora presidente Ricardo Lagos. Per sviare le indagini e uscire puliti da questa storia, i responsabili dell’omicidio nel 1983 fecero in modo che accanto al corpo del carpentiere di Valparaíso Juan Alegría Mundaca, ucciso dagli stessi assassini di Tucapel Jiménez, fosse ritrovato un biglietto in cui l’operaio si autoaccusava per la morte del tassista. La messinscèna compiuta ai danni di Juan Alegría Mundaca, noto per essere un alcolizzato ed eliminato facilmente, non convinse nessuno, anzi. Il maggiore dell’esercito Álvaro Corbalán, coinvolto nel caso, è stato punito con l’ergastolo.

Il 25 aprile 2001 Carlos Herrera, conosciuto con il nome di battaglia di Bocaccio, riconobbe pubblicamente il crimine compiuto e chiese ufficialmente scusa alla famiglia di Tucapel Jiménez. Non solo. Il militare dichiarò che lui e i suoi compagni rappresentarono “il braccio armato delle destra economica e si resero responsabili di miserabili omicidi per ordine dei loro capi militari, i quali non trovarono altra strada, se non quella dell’eliminazione fisica, per combattere le idee dei loro oppositori”. Herrera, condannato anche per l’omicidio di Juan Alegría Mundaca, disse inoltre di essersi reso conto che le persone uccise dal regime non furono traditori della patria, ma solo uomini che la pensavano in maniera differente e che non si era iscritto alla scuola militare per trasformarsi in assassino dei suoi connazionali, ma per servire il suo paese. Tuttavia, la sua richiesta di indulto fu respinta in due circostanze, di cui una da Sebastián Piñera, di certo non sospettabile di simpatie socialiste e che, all’epoca della sua presidenza, veniva visto dai pinochettisti come il salvatore della patria. Le responsabilità della giunta militare per l’omicidio di Tucapel Jiménez erano tali che vennero condannati rispettivamente a dieci e otto anni di reclusione anche Arturo Ramsés Álvarez Sgolia, all’epoca dei fatti direttore dell’intelligence dell’esercito, il brigadiere Victor Pinto Pérez e il tenente colonnello Maximiliano Ferrer Lima. Come ha scritto il giornalista Benedicto Castillo nel suo libro Emblemático crimen de Tucapel Jiménez: el cóndor quiere carne, furono in molti, ed ai più alti gradi militari, a partecipare all’eliminazione del sindacalista. Alcuni dei carnefici di Tucapel Jiménez fino all’ultimo non si pentirono, come Victor Pinto Pérez. Quest’ultimo, al momento della sua morte, ricevette un omaggio dai suoi compagni d’arme che fu pubblicato su El Mercurio, quotidiano che non ha mai nascosto le sue impatie per il regime militare. Altri, come il senatore Jovino Novoa (senatore della filo-pinochettista Unión Demócrata Independiente – Udi), tra i mandanti morali dell’omicidio di Tucapel Jiménez, non hanno mai scontato alcuna pena.

Dal canto suo, la famiglia di Tucapel Jiménez garantisce di essersi riconciliata con la vita, anche se, per molti anni, la giustizia si è dimenticata di loro ed è conscia che la verità al 100% non verrà mai fuori, tuttavia di fronte al pentimento di Herrera (che peraltro ha pagato con la condanna più alta), resta il caso di Jovino Novoa, all’epoca dei fatti sottosegretario generale della giunta pinochettista, il quale figura ancora oggi come innocente.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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