Tunisia: la rivoluzione continua?

di Salvatore Palidda

Il 20 gennaio una nuova manifestazione

Crédit photo : FAOUZI DRIDI / AFP

 

937 arresti di cui 41 fra 13 a 19 anni d’età. Questo il bilancio che fornisce il ministero dell’Interno tunisino sull’azione repressiva contro le manifestazioni che si sono succedute dall’8 sino all’11 gennaio. La rivolta è contro la disoccupazione, l’aumento continuo del costo della vita e dell’inflazione e contro la legge finanziaria appena votata dal governo che promette un ancora più forte austerità e impoverimento. La protesta si è diffusa dappertutto e in particolare con sommosse notturne, assalti a negozi e supermercati. E contro l’uccisione di un manifestante che secondo i familiari è stato investito e poi schiacciato da un’auto della polizia. Pare anche che circa 105 poliziotti sarebbero rimasti feriti da pietre o bottiglie molotov mentre la polizia non ha risparmiato maniere forti oltre a lacrimogeni e pallottole di gomma.

Tunisie: La révolution continue!

“La révolution continue !” questo lo slogan più diffuso e gridato ancora il 14 gennaio dai manifestanti sull’avenue Bourghiba.

Il 68% dei tunisini giudicano molto grave la situazione economica (secondo un sondaggio americano). “Certo oggi è un giorno di festa (anniversario della cacciata di Ben Ali e della banda Trabelsi) ma abbiamo tante cose da chiedere. Con la rivoluzione abbiamo vinto tante cose a livello politico a livello delle libertà individuali, i media, la società civile, le organizzazioni. Ma dal punto di vista economico non è cambiato nulla» (così una giovane laureata disoccupata). “Ora vogliamo i nostri diritti!”.

«Sette anni dopo noi non perdoniamo!» gridano i giovani del collettivo militante Manish Msamah (“Non perdoniamo”) portando anche le foto dei “martiri della rivoluzione” uccisi nel 2011. Si tratta per loro di una protesta contro la legge di riconciliazione che di fatto copre il dilagare della corruzione.

Secondo tanti osservatori il principale attore del movimento di questi giorni sarebbe il gruppo Fech Nestanew (“Che aspettiamo”) che vuole mostrarsi assolutamente pacifico andando in corteo con maschere da clowns proprio per ridicolizzare i media e il governo che accusano i manifestanti di essere solo dei casseurs (vandali). « Noi siamo pacifici, giovani attivisti, studenti, artisti e chiediamo giustizia sociale”. Fech Nestanew ha già lanciato l’appello a una nuova mobilitazione il 20 gennaio.

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