Turchia-Kurdistan: le guerre invisibili di Erdogan

articoli di Anbamed, KNK, Kulturjam, Staffetta Sanitaria, UIKI e un appello per Doski Azad

Erdogan bombarda Kobane, città simbolo della resistenza curda: la NATO tace  Della redazione di www.kulturjam.it

Erdogan bombarda Kobane, la città simbolo della resistenza curda. Silenzio della NATO

La guerra in Ucraina sta facendo da ombrello mediatico oscurando tutte le situazioni di crisi nel mondo nell’asimmetria totale del giudizio da parte di politica e media.

È il caso della città di Kobane, considerata peraltro un simbolo della resistenza all’Isis, finita nuovamente sotto le bombe turche.

Con la scusa di perseguire i combattenti curdi del partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), la Turchia sta facendo terra bruciata del Kurdistan dell’Iraq: intensifica gli attacchi ai curdi della Siria e continua le operazioni militari nel Kurdistan Iracheno.

Ankara sta usando la copertura della guerra in Ucraina per attaccare il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).

Questo avviene nel più totale silenzio dei paesi occidentali. Ennesimo caso di aggressore e di aggredito che non fa notizia. Quelle turche, paese che fa parte della Nato, sono “bombe umanitarie.”

L’esercito di Recep Tayyip Erdogan ha lanciato una serie di attacchi sul territorio nel Kurdistan dell’Iraq, guidato dal governo regionale del Kurdistan (KRG), non solo nel territorio del Kurdistan Siriano, per la precisione nel nord-est della Siria.

Mercoledì un drone turco ha ucciso il co-comandante delle forze della milizia sostenuta dagli Stati Uniti a Kobane e altri due combattenti delle Unità di Protezione delle Donne (YPJ) a guida curda.

Venerdì quattro missili lanciati dell’esercito turco hanno colpito direttamente la città. Diversi civili sono stati feriti, secondo i rapporti locali.

Nell’ultima settimana, dalle zone controllate dai turchi, l’artiglieria ha ripetutamente preso di mira Tal Tamr e Zarkan, uccidendo cinque persone e ferendone almeno altri dieci, secondo il Rojava Information Center.

Ankara considera i combattenti siriani sostenuti dagli Stati Uniti non scindibili dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan, o PKK, un gruppo militante di sinistra con sede nelle montagne del vicino Iraq settentrionale.

Erdogan continua offrirsi come mediatore della pace tra la Russia e Ucraina, ma sia in Turchia che nei paesi limitrofi continua a violare il diritto internazionale e la sovranità di Iraq e Siria.

Rompiamo il silenzio sulla recente invasione turca del Kurdistan meridionale (*)

UNO ZAR, UN SULTANO, DUE AGGRESSIONI: E’ ORA CHE  L’OCCIDENTE SI TOLGA LA MASCHERA

dal Consiglio esecutivo del Congresso nazionale del Kurdistan-KNK

VEDIAMO SE L’OCCIDENTE INVIERA ’LE ARMI  ANCHE AI CURDI AGGREDITI DAL SULTANO ERDOGAN E SE LA LORO LOTTA PER LA LIBERTA’ VALE QUANTO QUELLA DEGLI UCRAINI, TANTO PIU’ CHE TUTTO L’OCCIDENTE HA DEBITO CON LORO: AVER COMBATTUTO L’ISIS E PAGATO UN PREZZO ALTISSIMO CON MIGLIAIA DI MORTI.

 

Mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta cercando di svolgere il ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina e di presentarsi come un pacificatore, ha lanciato una rinnovata offensiva militare su larga scala contro il Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), un’altra campagna  provocata dalle forze armate turche per invadere, spopolare e occupare più aree. Ancora una volta, il vero volto di Erdogan, quello di aggressore e occupante, può essere visto in Kurdistan. La politica di negazione e guerra contro il popolo curdo è un principio centrale dello stato turco e della leadership di Erdogan, e gli sforzi trasparenti di Erdogan per agire come mediatore sulla scena interna servono solo a distrarre dal ruolo distruttivo che Erdogan continua a svolgere in Turchia, in Kurdistan e in tutta la regione.

Il 17 aprile lo Stato turco ha lanciato una nuova campagna militare volta ad occupare le aree di Şikefta Birîndara, Kurêjaro (Kurazhar) e Çiyayê Reş nella regione dello Zap nel Kurdistan meridionale. In questa campagna illegale transfrontaliera le forze armate turche hanno utilizzato artiglieria pesante, aerei da guerra, droni ed elicotteri e il trasporto aereo di forze di terra in elicottero nella regione come parte di un’offensiva di terra parallela. Dalla regione dello Zap, le forze turche mirano a estendere ulteriormente la loro occupazione nelle regioni di Metîna e Avaşîn-Basyan.

L’uso di armi pesanti e forze di terra rappresenta una grave minaccia per l’intera regione e l’unità tra i curdi in tutte le parti del Kurdistan e la diaspora è l’unica risposta a questa aggressione. Le recenti celebrazioni del Newroz del 21 marzo hanno visto la proclamazione di una posizione di unità nazionale curda e oltre 10 milioni di curdi nel Kurdistan settentrionale e in Turchia hanno inviato un chiaro messaggio a Erdogan che non si sarebbero piegati alla sua brutalità o alla sua politica di annientamento. 

Milioni di curdi hanno fornito alla Turchia un percorso verso la pace e hanno espresso ai popoli della Turchia e del mondo che la libertà del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan aprirà la strada alla pace in Turchia e oltre. Le apparizioni con alcuni politici curdi del Kurdistan meridionale non aiuteranno Erdogan a nascondere la sua ostilità nei confronti del popolo curdo, poiché il suo track record di aggressione contro i curdi in varie parti del Kurdistan è ben consolidato. Le apparizioni con alcuni politici curdi del Kurdistan meridionale non aiuteranno Erdogan a nascondere la sua ostilità nei confronti del popolo curdo, poiché la sua comprovata esperienza di aggressione contro i curdi in varie parti del Kurdistan è ben consolidato.

Le recenti celebrazioni del Newroz hanno mostrato la realtà della coscienza nazionale curda e le aspirazioni alla libertà. Dopo il Newroz, le torture e gli omicidi di prigionieri politici curdi sono aumentati, così come gli attacchi agli uffici del progressista Partito democratico dei Popoli (HDP) e gli arresti di coloro che hanno partecipato alle celebrazioni di Newroz. Nel frattempo, in Rojava e nella Siria settentrionale e orientale, si sono intensificati gli attacchi aerei turchi contro i curdi.

Erdogan ora sta affrontando molte crisi interne, inclusa una terribile situazione economica, e sta disperatamente cercando di evitare la sua caduta intensificando la guerra dello stato turco contro i curdi per raccogliere il sostegno nazionalista in patria, mentre lavora per rafforzare la posizione della Turchia nell’arena diplomatica internazionale tramite il tentativo di svolgere il ruolo di mediatore nella crisi ucraina e rivendicare una posizione geostrategica unica tra NATO e Russia. Se il mondo continua a chiudere un occhio sull’aggressione di Erdogan, assisteremo a un aumento degli spargimenti di sangue, degli sfollamenti e dell’instabilità in tutto il Kurdistan e in Medio Oriente.

 Dobbiamo rompere il silenzio sull’invasione turca del Kurdistan meridionale e agire! 

Chiediamo a tutti i governi e alle organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, la NATO, l’UE, il Consiglio d’Europa e la Lega araba, di intraprendere un’azione urgente contro questa violazione del diritto internazionale, di condannare inequivocabilmente questo crimine di aggressione e di chiedere che la Turchia ritiri le sue truppe dal Kurdistan meridionale

 • Chiediamo ai partiti politici, alle organizzazioni per i diritti umani, alle organizzazioni per la pace, ai sindacalisti e agli attivisti di opporsi a questa aggressione e occupazione turche

Consiglio esecutivo del Congresso nazionale del Kurdistan-KNK

(*) https://www.anbamed.it/2022/04/19/contro-linvasione-turca-del-kurdistan/

 

Buon 25 aprile: memoria e resistenza

di «Staffetta sanitaria»

Com’è noto il “mediatore”, Erdogan, anche detto “dittatore con cui bisogna collaborare” (cit. Draghi) ha nuovamente invaso uno Stato indipendente, l’Iraq, attaccando villaggi e popolazione civile. Le proteste di autorità irachene, di esponenti del PUK (partito curdo-iracheno di opposizione) e di tutta la comunità curda non trovano spazio nei media e nelle assisi delle istituzioni internazionali. Erdogan sta già riscuotendo il prezzo del suo ruolo nel conflitto russo-ucraino, anche se tale ruolo è stato sempre sbilanciato verso i propri interessi: basti pensare che non applica nessuna sanzione alla Russia, anzi ha invitato gli oligarchi a investire in Turchia e trasferirvi le proprietà e risorse economiche.  

Ai bombardamenti che quotidianamente colpiscono l’Ucraina (44 milioni di abitanti e con una superficie doppia rispetto all’Italia), si affianca un bombardamento mediatico che copre tutti gli altri conflitti nel mondo, in cui le prime vittime sono i civili.  Nell’anno trascorso si registrano 103 mila eventi bellici con 150 mila morti. A questo link un database dinamico per sapere cosa accade e dove. https://acleddata.com/dashboard/#/dashboard

Per approfondire la situazione di alcuni di questi conflitti e le ragioni che ci sono dietro, compreso gli interessi dell’industria degli armamenti, è sicuramente utile la lettura del “Ciclostile”, rivista on line il cui ultimo numero è dedicato alle guerre dimenticate. Al suo interno segnaliamo l’articolo di due compagne di Staffetta sanitaria “Siria del Nord Est, una guerra mai finita. Il confederalismo democratico, però, resiste!

https://www.memoriainmovimento.org/sites/default/files/2022-04/il%20Ciclostile%20n8%20-%20Aprile%202022definitivo.pdf

Concludiamo questa comunicazione con la traduzione dell’ultimo rapporto del Rojava information Center che dà conto della “pax turca” instaurata nel territorio curdo-siriano, anche qui con il beneplacito delle Russia e nel silenzio dei “custodi dei diritti umani”.

http://www.staffettasanitaria-rojava.it/2022/04/05/rojava-information-center-documentazione-sugli-abusi-dei-diritti-commessi-nelle-regioni-occupate-dalla-turchia-nel-nord-est-della-siria-3-quadri-2021/

Si dice spesso che Erdogan vuole restaurare l’impero ottomano. Ci permettiamo di osservare che nei territori occupati dalla Turchia ci sono solo barbarie, rapimenti, stupri, crimini contro l’umanità perpetrati da bande criminali.

 

Doski Azad, una donna trans di 23 anni della regione del Kurdistan in Iraq, è stata brutalmente assassinata in quello che sembra essere un delitto d’onore.

Doski era una truccatrice e una delle poche donne trans dichiarate pubblicamente in Iraq, orgogliosa della sua identità. Era amata e ammirata da molti giovani sui social media, ed era un’ispirazione e una speranza per la comunità trans nella regione.

Lunedì 31 gennaio, la polizia curda ha denunciato il suo omicidio. Hanno identificato suo fratello come il suo presunto assassino nelle indagini preliminari. A quanto pare, è riuscito a fuggire dal paese in Turchia.

Questa non è la prima volta che una persona trans viene uccisa nella regione. L’anno scorso, un’altra donna trans conosciuta come Misho è stata anch’essa uccisa da membri della famiglia, ma gli assassini non sono mai stati consegnati alla giustizia.

Ecco perché l’attivista Zhiar Ali ha lanciato una petizione, sollecitando le autorità ad assicurare l’assassino di Doski Azad alla giustizia e a fare un lavoro migliore nel proteggere le persone LGBT+ in Kurdistan.

Aiuta Zhiar firmando la petizione e condividendola sui tuoi canali social.

 

Sì, firmo per Doski Azad

 

Notizie riprese da «Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo» (nell’ordine del 21, 26 e 27 aprile)

Iraq-Turchia

Le operazioni militari turche nel nord dell’Iraq continueranno. Lo ha affermato il presidente Erdogan, in risposta alle proteste diplomatiche irachene. L’esercito turco ha svolto un’invasione di truppe elio-trasportate nella regione di confine nel Kurdistan iracheno. Obiettivo dell’attacco è quello di colpire i combattenti curdi del PKK e la costruzione di una base militare permanente nella zona. Il governo di Baghdad ha convocato l’ambasciatore turco per la consegna di una lettera di protesta. Il neo sultano ha ripetuto, davanti ai deputati del suo partito, che le operazioni militari in Iraq e Siria proseguiranno, anche senza il consenso dei loro governi.    

Turchia

Condanna all’ergastolo per l’imprenditore Osman Kavala, accusato di aver finanziato i moti di protesta del 2013 contro il regime di Erdogan. Kavala è accusato sulla base di un teorema: l’attivismo a sostegno dei manifestanti equivale ad un tentativo di colpo di Stato. Gli avvocati hanno rilevato la mancanza di prove e denunciato l’uso politico della magistratura. Il caso Kavala è stato sottoposto all’attenzione della Corte di Giustizia europea, che aveva chiesto il suo rilascio, e ha visto campagne internazionali di solidarietà al suo fianco, ma il regime turco ha portato fino in fondo il suo disegno di criminalizzare il dissenso. Insieme a Kavala sono stati condannati altre 7 persone a 18 anni di reclusione, con l’accusa di avergli prestato assistenza e collaborazione.

 

Turchia-Arabia Saudita

Il presidente turco Erdogan visiterà domani l’Arabia Saudita, dopo la normalizzazione dei rapporti con l’abbandono del caso Kashoggi, il giornalista ucciso nel consolato saudita a Istanbul nel 2018. Le relazioni tra i due paesi erano tese da tempo per la lotta alla guida del mondo islamico sunnita. Il caso Kashoggi sembrava, agli occhi di Erdogan, l’occasione opportuna per affondare il principe saudita Mohammed Ben Salman. Ha poi dovuto arrendersi al potente ricatto economico messo in atto subdolamente dalla maggior parte dei paesi del Golfo, tranne il Qatar: un boicottaggio silente dei prodotti turchi. La crisi economica e finanziaria ha indotto il neo sultano a ripiegare in ritirata. Il processo per l’atroce delitto è stato revocato e tutto il carteggio delle indagini turche sono state consegnate nelle mani di Riad. I componenti dello squadrone della morte (tutti uomini dei servizi segreti di Riad) sono stati sì condannati, ma vivono in ville lussuose e non in carcere.  

 

 

Dosando l’hard power degli investimenti (umanitari, economici e militari) e il soft power della retorica solidarista e anti-colonialista, la Turchia di Erdoğan è riuscita a costruirsi un’area di influenza espansa alle periferie del mondo occidentale. L’approfondimento di Elettra Santori: “Soft power turco: il volto buono della democratura”.

TURKISH MILITARY OPERATIONS IN SOUTH KURDISTAN/NORTHERN IRAQ

While all eyes are on Russia’s illegal war of aggression against Ukraine, other acts of aggression are taking place in South Kurdistan/Northern Iraq that we must not ignore. We, the Kurdish friendship Group in the European Parliament, strongly condemn these unjustified attacks and this new cross-border invasion by Turkey.

 

Turkey’s latest operation began on Sunday night on April 17th and targeted areas where PKK have their bases. Fighter jets, helicopters, armed drones and ground troops were all deployed. Until now, the attacks have concentrated on the Zap region, but the Turkish army intends to expand its war further.

 

In recent years Turkey’s attacks have intensified and have had a terrible impact on civilians in the region. Besides civilian deaths and injuries, thousands of people have been displaced and hundreds of villages abandoned. Local agriculture has been devasted and forests destroyed.

 

Ankara justifies the attacks with the “right to self-defence”, but the underlying imperial ambitions are clear from the facts on the ground – where Turkey has built a vast and expanding network of military bases – as well as from President Erdoğan’s own statements on redrawing the Treaty of Lausanne borders.

 

Parallel to the Turkish invasion of South Kurdistan/Northern Iraq, Turkey continues to attack Northeastern Syria, and, within Turkey, clampdowns continue against the Peoples’ Democratic Party (HDP) and political activists. Together these can be seen as an attempt to win electoral support by mobilising an intolerant and aggressive Turkish nationalism.

 

Many European governments have looked to the Kurdistan Region to bring stability to Iraq, but these attacks risk greater instability across the country and beyond.

 

We ask everyone to draw attention to this illegal military attack by Turkey and the risks that it brings; and emphasise that the only solution to peace in the region lies in a renewal of negotiations – in which the PKK has shown their readiness to engage –  and a political solution to the ‘Kurdish Question’.

Bureau of the Kurdish Friendship group in the European Parliament!

Andreas Schieder (S&D, Austria)

François Alfonsi (Greens/EFA, France)

Nikolaj Villumsen (GUE/NGL, Denmark

UIKI Onlus
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia

 

LE IMMAGINI sono scelte dalla redazione: le due vignette sono di Gianluca Costantini e Benigno Moi.

Redazione
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