Ttip, cibo, Usa, regole… Il mondo a misura di profitto
articoli di Roberto Zonca e della CAMPAGNA STOP TTIP
Tutela dell’ambiente, tribunali (sovranazionali) e petrolieri: ecco come operano per rallentare la transizione ecologica
di Roberto Zonca (*)
Governi trascinati in aule di tribunale semi-segrete e condannati, spesso e volentieri, a risarcire le corporazioni per i danni economici subiti a causa delle leggi nazionali lesive dei propri profitti
Per decenni le “compagnie fossili” hanno controllato l’economia mondiale. Ora però il vento sembra cambiato. Sono infatti sempre più numerosi coloro che chiedono a gran voce il rispetto dell’ambiente, raggiungibile soltanto attraverso l’attuazione di politiche innovative e coraggiose. Tutto ciò spaventa le corporazioni del settore petrolifero. Benché consapevoli del fatto che il cambiamento sia ormai inevitabile, cercano ancora di rallentarlo, attuando veri e propri attacchi attraverso l’arbitrato internazionale, un sistema di corti sovranazionali non trasparenti a disposizione del settore privato. I piani di questi nemici dell’ambiente sono stati rivelati in occasione del 50esimo World economic forum a Davos. A svelare la strategia sono state le Ong Fairwatch, Terra! e Cospe, con un rapporto intitolato “Processo al futuro”, che “rivela la strategia delle compagnie fossili per bloccare o rallentare la transizione ecologica”.
“Grazie all’arbitrato internazionale, un vero e proprio sistema giudiziario parallelo, le aziende possono chiedere compensazioni miliardarie agli Stati che promuovono leggi lesive dei loro profitti – denunciano le tre organizzazioni – e ciò avviene anche se queste politiche vanno in direzione opposta dell’interesse pubblico o della lotta al cambiamento climatico. In un processo senza giuria né pubblico, davanti a tre avvocati commerciali, i governi devono difendere moratorie sulle trivellazioni, piani di uscita dal carbone o dall’energia nucleare. E spesso perdono la causa o sono spinti a patteggiare per evitare risarcimenti troppo onerosi. Ma spesso il patteggiamento comporta il ritiro delle proposte di legge o l’indebolimento dei piani climatici, con grave danno per i cittadini e l’ambiente”.
“L’esistenza di questi tribunali semisegreti – spiega Monica Di Sisto, vice presidente di Fairwatch e portavoce della Campagna Stop TTIP/CETA – è possibile grazie a migliaia di accordi sul commercio e gli investimenti che gli Stati hanno firmato in questi anni. Con questa nuova indagine vogliamo dimostrare che l’agenda commerciale italiana ed Europea oggi è incompatibile con il Green New Deal proposto nelle scorse settimane. Bisogna invertire le priorità fra business e i diritti umani, e i signori di Davos devono essere fermati”.
Queste azioni si basano su un punto cardine, una clausola inserita nella maggior parte dei 3 mila trattati commerciali attualmente in vigore, l’Investor-to-State Dispute Settlement (ISDS – clausola di protezione degli investitori). Stando a quanto emerge dal rapporto, benché molte cause rimangano secretate, le imprese si sono affidate all’arbitrato internazionale una infinità di volte… almeno 983 volte nell’ultimo anno. Le “compagnie fossili” trascinano i governi alla sbarra, accusandoli – senza troppi giri di parole – di attuare politiche sgradite e lesive dei loro interessi. Soltanto a gennaio (e il mese ancora non è finito) le causa presentate, e in attesa di sentenza sono oltre 320… In tanti, ingenuamente, penseranno che alla fine la giustizia vincerà sulle azioni anti-ambientalistiche, ma così non è: delle 677 cause passate in giudicato, 430 hanno visto un successo totale o parziale delle aziende, mentre soltanto 230 hanno visto scagionare lo Stato. Una minima parte, 73, sono state invece sospese e 14 chiuse, senza l’attribuzione di un risarcimento.
L’accordo più invocato dagli investitori, per avviare contenziosi contro i governi, è il Trattato sulla Carta dell’Energia. Anche l’Italia è finita nel mirino di questi giganti del fossile e proprio in questo 2020 “i giudici potrebbero condannarla a pagare fino a 350 milioni di dollari alla Rokchopper, compagnia petrolifera britannica che nel 2017 ha fatto ricorso in arbitrato contro l’introduzione del divieto di trivellazioni entro le 12 miglia marine”.
“Di fronte a questo scandalo – accusa Alberto Zoratti del Cospe – l’Unione europea non sta facendo abbastanza. Invece di eliminare l’ISDS dai trattati sugli investimenti, sta negoziando a Vienna una proposta per trasformarlo in una Corte internazionale permanente, che diventerebbe a tutti gli effetti un tribunale mondiale per le grandi imprese. Questo non è accettabile”.
E Nicoletta Dentico, della Society for International Development, invita l’Ue ad aprire una discussione con l’Onu, così da redare un trattato capace di salvaguardare l’ambiente, i diritti umani e in ultimo anche le imprese: “L’ISDS rafforza il potere delle corporation a discapito dei diritti dell’uomo e dell’ambiente. Senza un’inversione di priorità la crisi ecologica e sociale non potrà che farsi più acuta”.
23 gennaio 2020
(*) ripreso da https://ambiente.tiscali.it
L’amministrazione Usa lo ha affermato senza ritegno: l’Europa è nel mirino laser di Trump perché chiuda in poche settimane per chiudere un accordo commerciale con gli Stati Uniti che metta le mani sulle regole e i principi più preziosi per la nostra sicurezza alimentare: il Principio di precauzione. Senza un dibattito pubblico né il coinvolgimento dei Parlamenti sotto il ricatto di nuovi dazi, grazie alla pressione decisiva del settore dell’auto tedesco, ci chiede di ingoiare il TTIP (Trattato Transatlantico di facilitazione commerciale) già rigettato da milioni di cittadini europei e centinaia di sindacati, produttori, organizzazioni della società civile e ambientaliste.
A poche ore dal suo arrivo a Roma previsto per oggi, 29 gennaio, il ministro americano per l’Agricoltura Sonny Perdue ha incontrato la stampa internazionale a Bruxelles dopo un meeting con i commissari europei Janusz Wojciechowski (Agricoltura), Stella Kyriakides (Salute) e Phil Hogan (Commercio). “A Davos, le parti hanno concordato settimane, non mesi” per chiudere un accordo, ha detto Perdue, secondo cui Hogan “deve convincere gli altri Commissari e il Parlamento”. La conferenza stampa è stata occasione per mettere in chiaro i paletti che gli Stati Uniti vogliono sradicare con il nuovo TTIP: per Washington l’approccio vigente in Europa non è accettabile, e la nuova Commissione Von der Leyen deve abbandonare il principio di precauzione per basarsi su “una solida scienza”.
Per dare un’idea di quanto questa scienza sia solida negli Usa, basti pensare che nuovi prodotti e sostanze vengono messi in commercio sulla base di valutazioni fatte dalle imprese. I controlli delle agenzie pubbliche scattano soltanto su ricorsi o denunce dei cittadini e consumatori vittime degli eventuali impatti negativi. In UE invece si adotta la precauzione per evitare che l’onere della prova, nei casi in cui ci siano forti preoccupazioni sulla nocività di una sostanza o di un prodotto, ricada sui cittadini a tragedia già avvenuta. La differenza di approccio ha tenuto finora fuori dal mercato europeo pesticidi, OGM e alimenti trattati con sostanze pericolose per la salute e attualmente vietate, provenienti dagli Stati Uniti.
Il governo italiano, se è serio nel voler tradurre in atti l’impegno solenne di proteggere il nostro pianeta – ribadito dal presidente del cosniglio Conte sottoscrivendo a Assisi il Manifesto ispirato da papa Francesco – deve dichiarare immediatamente la sua indisponibilità a supportare un nuovo TTIP e respingere al mittente l’imposizione di nuovi dazi in risposta alla vertenza boeing-airbus di cui l’Italia non è assolutamente responsabile.
Il principio di precauzione europeo, secondo Trump e i suoi, deve essere neutralizzato. Il Segretario all’Agricoltura statunitense ha dichiarato alla stampa che il commissario Ue al commercio Hogan avrebbe “riconosciuto che dobbiamo conciliare il deficit di 10-12 miliardi di dollari con l’UE” relativamente agli scambi di prodotti agricoli. A questo proposito, ha detto Perdue, Trump sarebbe “completamente concentrato” (laser-focused) “sulla chiusura di quel deficit commerciale agricolo con il blocco europeo”.
Quali concessioni chiede Washington?
- Un indebolimento delle norme sanitarie e fitosanitarie, così come dei limiti massimi consentiti di residui di pesticidi e altre sostanze chimiche nel cibo;
- il cambio della legislazione europea sugli OGM per consentire il commercio di alimenti geneticamente manipolati, soprattutto se prodotti con le nuove tecniche di creazione varietale (in particolare quella denominata CRISPR).
Ricordiamo come, in questo secondo caso, sia stata emessa una sentenza della Corte di Giustizia Europea che obbliga i prodotti di queste nuove tecniche a sottostare alle normative vigenti in tema di organismi geneticamente modificati. Nonostante questo, le lobby dell’agribusiness continuano a chiedere un cambio di regime, supportate da un pezzo di mondo scientifico che sottovaluta i rischi ambientali e guarda con favore all’estensione della proprietà intellettuale su piante e sementi.
Per la Campagna Stop TTIP quella impressa dagli Stati Uniti con la complicità della Commissione europea è una forzatura inaudita e inaccettabile. Il Parlamento Europeo ha negato alla Commissione europea il mandato di negoziare il commercio dei prodotti agricoli, e quello di svendere le regole che proteggono la sicurezza alimentare è un basso espediente per aggirare la volontà popolare democraticamente espressa.
La Commissione forza il suo mandato perché secondo le regole che l’Europa si è data non si possono chiudere accordi commerciali di questa portata senza condurre valutazioni di impatto occupazionale, economico e ambientale.
Ancora più scandaloso è che questo venga fatto facendo finta di dimenticare che Trump si è tirato fuori dall’Accordo di Parigi sul clima, sostenendo una concorrenza sleale nei confronti di Paesi come il nostro rispettano a caro prezzo gli impegni europei, e che il nuovo TTIP non potrà che far lievitare la produzione di emissioni climalteranti, in contrasto con gli indirizzi verso una maggiore sostenibilità contenuti nel Green Deal europeo di cui l’Italia si è dichiarata paladina.
Ci aspettiamo coerenza e dignità dal Governo italiano e supporto e da tutte quelle parlamentari e quei parlamentari che si sono impegnati con noi prima delle elezioni a confinare tra le pagine peggiori della storia d’Europa trattati come questo.
(*) ripreso da Comune-info
IN “BOTTEGA” abbiamo più volte dato spazio alla Campagna Stop TTIP/CETA; a esempio qui: Bocciate quel trattato