Tutte le accuse contro l’ong Proactiva Open Arms
di Annalisa Camilli (*)
La sera del 18 marzo 2018 la nave dell’ong spagnola Proactiva open arms – ormeggiata al porto di Pozzallo dopo aver sbarcato 216 migranti – è stata sequestrata dalla polizia italiana nell’ambito di un’inchiesta aperta dalla procura di Catania. L’organizzazione umanitaria, impegnata nel soccorso in mare di migranti al largo della Libia, è accusata di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Tre persone dell’equipaggio, tra cui il capitano Marc Reige e la capomissione Anabel Montes, hanno ricevuto un avviso di garanzia.
Le accuse
Gli spagnoli sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per non aver riconsegnato ai guardacoste libici i migranti soccorsi il 15 marzo 2018 e per non aver interrotto i salvataggi, perché secondo la centrale operativa della guardia costiera di Roma i libici avevano assunto il coordinamento delle operazioni e reclamavano il controllo sulla zona di ricerca e soccorso (Sar). Sia per iscritto sia con una comunicazione verbale, i libici avevano comunicato a Roma che erano i coordinatori di tutte le operazioni in corso nelle acque internazionali tra Malta e la Libia.
Per gli spagnoli la centrale operativa di Roma ha avuto una condotta contraddittoria: prima ha chiesto di intervenire e poi, invece, di rimanere in attesa dell’intervento dei libici. Ma l’avvocata di fiducia del capitano, Rosa Lo Faro, ha dichiarato a Internazionale che l’accusa sarebbe quella di aver violato gli accordi previsti dalla missione europea Themis, che da febbraio assegna la competenza delle acque internazionali a nord della Libia alla guardia costiera libica. Sarebbe stato violato anche il codice di condotta per le ong voluto dal governo italiano e sottoscritto da Open arms la scorsa estate. “Tuttavia i termini dell’accordo europeo nessuno li ha potuti vedere”, spiega l’avvocata. “E in ogni caso si tratterebbe della violazione di regole amministrative, non di norme di diritto internazionale”, conclude. Per l’avvocata, gli spagnoli hanno agito in uno stato di necessità come previsto dalle leggi internazionali che regolano il soccorso in mare.
In Italia il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è stato introdotto nel 1998 e colpisce chiunque aiuti dei cittadini stranieri a entrare nel paese in maniera irregolare, anche a scopi umanitari e senza lucro. Secondo l’impianto dell’accusa, i migranti soccorsi da Open arms non erano in uno stato di necessità tale da giustificare l’intervento dei volontari spagnoli, perché i guardacoste libici erano nelle vicinanze e avevano dichiarato che sarebbero intervenuti. Inoltre, secondo l’accusa, dopo i soccorsi l’ong spagnola ha insistito per sbarcare i migranti in un porto italiano.
“Ci siamo comportati come al solito”, afferma Riccardo Gatti, portavoce dell’organizzazione. “Se sono cambiate delle regole o dei protocolli noi non siamo stati informati da Roma”, aggiunge. La procura contesta anche che l’ong spagnola non abbia chiesto di sbarcare a Malta, ma abbia fatto numerose richieste di arrivare in un porto italiano. Il fondatore dell’organizzazione, Oscar Camps, il 18 marzo ha scritto su Twitter: “Si tratta solo di un’ipotesi di reato e anche il sequestro della nave è solo preventivo. Però ci accusano di associazione a delinquere per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver disubbidito ai libici e non aver restituito donne e bambini”. E poi ha aggiunto: “Impedire il soccorso di vite in pericolo in alto mare con il fine di restituirle a un paese non sicuro come la Libia, equivale a un respingimento e contravviene alla convenzione sui rifugiati delle Nazioni Unite”.
In una conferenza stampa a Barcellona, il 19 marzo 2018, Camps ha confermato le accuse rivolte al comandante della nave e alla capomissione, che rischiano pene severe che vanno da cinque a sette anni di carcere. Nella conferenza stampa, a cui ha partecipato anche la sindaca di Barcellona Ada Colau, Camps ha accusato la procura di Catania “di voler bloccare” i soccorsi di migranti nel Mediterraneo centrale. “Ci sono sempre meno barche per fare questo lavoro e l’obiettivo è che non ne resti nessuna”, ha detto Camps.
Non è immaginabile che esista un reato di solidarietà umana
L’avvocata Rosa Lo Faro ha definito l’ipotesi di reato contro l’ong spagnola “reato di solidarietà”, perché “il decreto legge 286 del 1998 dice chiaramente che non commette reato chi soccorre persone”. Per questo ha aggiunto: “Devo dedurre che abbiano istituito il reato di solidarietà”. Rosa Lo Faro spiega però di non aver ancora potuto leggere il provvedimento, “perché nonostante io sia la legale del comandante hanno notificato il fermo e l’avviso di garanzia a un legale d’ufficio”.
Intorno alle 19.30 del 18 marzo la squadra mobile di Ragusa ha consegnato il provvedimento di sequestro della nave al comandante, Marc Reig, a cui è stato notificato anche un avviso di garanzia. Non era presente un interprete e all’equipaggio è stato concesso di passare la notte sulla barca ormeggiata al porto di Pozzallo. Il giorno precedente, il 17 marzo, Reig e la coordinatrice dell’operazione, Anabel Montes, erano stati interrogati per cinque e sei ore nel commissariato di polizia all’interno dell’hotspot di Pozzallo, senza che fosse presente un avvocato e un interprete.
L’ultimo salvataggio
Intorno alle 7 del 15 marzo la centrale operativa della guardia costiera italiana ha contattato la Proactiva Open Arms per segnalare un gommone con più di cento persone a bordo in difficoltà a 25 miglia dalle coste libiche. La nave si è diretta verso l’obiettivo indicato, ma dopo venti minuti un’altra chiamata da Roma ha chiesto agli spagnoli d’interrompere la missione e di lasciare il campo alla guardia costiera libica, che avrebbe dovuto coordinare l’operazione.
Mezz’ora dopo un’altra chiamata da Roma ha segnalato un barcone in difficoltà, molto vicino al precedente: a 27 miglia dalla Libia, in acque internazionali. Le lance di soccorso di Open arms sono intervenute e hanno trovato un gommone con 117 persone a bordo che stava per affondare, con diversi migranti in mare e alcuni che avevano bisogno di un rapido intervento dei medici di bordo.
Sono stati soccorsi 109 uomini e otto donne. Intorno alle 10.30, quando i soccorsi erano ormai conclusi, l’imbarcazione di Open Arms è stata contattata via radio dalla guardia costiera di Tripoli, che ha intimato di consegnare i migranti soccorsi alla nave libica. Gli spagnoli hanno rifiutato. “Sappiamo che i libici hanno compiuto numerose azioni illegali, abusi e maltrattamenti ai danni dei migranti. Sappiamo anche che i libici non hanno giurisdizione in acque internazionali, anche se collaborano con l’Italia e l’Europa, quindi non abbiamo obbedito alla loro richiesta di trasferire i migranti”, spiega Riccardo Gatti, portavoce di Proactiva Open Arms.
La tensione è durata un paio di ore fino a quando i libici si sono ritirati
Più tardi, nel corso della giornata, la nave ha partecipato ad altri soccorsi e nel pomeriggio si è trovata di nuovo in difficoltà con la guardia costiera libica, a 73 miglia dalle coste nordafricane. Dopo essere intervenuti in soccorso di un’imbarcazione in alto mare, i gommoni di salvataggio degli spagnoli sono stati bloccati dai libici, che hanno minacciato di ricorrere alla forza se i migranti non fossero stati consegnati alle motovedette di Tripoli. Alcuni guardacoste libici sono saliti sulle lance di soccorso di Open Arms, rendendo la situazione ancora più difficile.
La motovedetta libica 648 Ras Jadir, donata dall’Italia, si è posizionata tra l’imbarcazione dei migranti e la nave dell’ong, impedendo alle lance di soccorso, che stavano distribuendo i giubbotti di salvataggio, di continuare il recupero. Molti migranti si sono gettati in mare, perché non volevano essere soccorsi dai libici. La situazione di tensione è durata due ore, fino a quando i libici si sono ritirati.
Sono state soccorse in tutto 218 persone, tra cui una neonata in condizioni gravissime, che qualche ora dopo è stata trasportata in emergenza a Malta insieme con la madre. La nave dell’ong è rimasta al largo per 48 ore prima di ricevere un porto di sbarco dalle autorità italiane. L’Italia per la prima volta nella storia dei soccorsi in mare ha chiesto all’organizzazione umanitaria che fosse il proprio stato di bandiera, cioè la Spagna, a chiedere l’autorizzazione per lo sbarco.
Chi coordina i soccorsi?
Una delle questioni più spinose che si sta riaccendendo rispetto ai soccorsi nel Mediterraneo centrale riguarda la zona di ricerca e soccorso (Sar) affidata alla guardia costiera libica. Dal 2013 le operazioni nelle acque internazionali di fronte alle coste libiche erano state affidate alla guardia costiera italiana in seguito all’operazione Mare nostrum, ma dalla scorsa estate le autorità italiane vogliono che il coordinamento torni in mano ai guardiacoste libici.
La guardia costiera libica nell’agosto del 2017 ha reclamato la sua sovranità sulle acque internazionali e ha chiesto l’attribuzione della propria zona Sar alle autorità marittime internazionali. Questa autorizzazione non gli è stata mai concessa. Tuttavia in un comunicato il 16 marzo 2018 la guardia costiera italiana per la prima volta afferma che i soccorsi avvenuti il 15 marzo erano sotto il coordinamento di Tripoli e implicitamente critica la condotta dell’organizzazione umanitaria che ha rifiutato di riconsegnare alla Libia i migranti appena salvati.
Per l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) le autorità marittime internazionali non hanno ancora concesso ai libici la giurisdizione su quel tratto di mare. “Anche in ragione della mancanza di adeguati requisiti per essere riconosciuta dall’International maritime organisation (Imo) si deve ritenere che un’area Sar libica non esista”, scrive l’Asgi in un comunicato. “Non sussistendo la responsabilità di alcuno stato sull’area del mar libico a sud di quella maltese e confinante con le acque territoriali della Libia, la prima centrale contattata ha la responsabilità giuridica di attivarsi per salvare le barche dei migranti e dei rifugiati in pericolo e per condurli in un porto sicuro”, conclude l’Asgi.
“La Libia non ha una zona Sar”, afferma Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato della Clinica dei diritti dell’università di Palermo. “Dopo avere autoproclamato una propria zona Sar ad agosto del 2017, proprio in coincidenza con l’imposizione di un codice di condotta alle ong da parte del ministro dell’interno Marco Minniti, nel mese di dicembre dello stesso anno appariva evidente la rinuncia delle autorità libiche alla richiesta avanzata all’Imo, perché queste stesse autorità riconoscevano di non essere in grado di soddisfare i requisiti richiesti dalle autorità internazionali”. Per Vassallo Paleologo, tuttavia, Themis – la nuova missione di Frontex per il pattugliamento delle frontiere dell’Unione europea che ha sostituito Triton – prevede che sia istituita una zona di ricerca e soccorso affidata ai libici.
“In base alle previsioni operative di Themis sembra che sia riconosciuta di fatto una zona Sar di competenza libica”, afferma Paleologo. “Solo che quella zona non esiste, in base a quanto accertato dell’Imo, e neppure si può sostenere che il coordinamento nelle operazioni di avvistamento realizzato con la partecipazione di libici con il programma europeo Sea Horse possa modificare la gestione effettiva delle zone Sar”. Per Paleologo “quando è in gioco la vita umana si devono valutare le effettive capacità di ricerca e soccorso e la sicurezza dei luoghi di sbarco”.
(*) tratto da Internazionale
Intervista a Michele Angioni,giovane comandante sardo della nave Astral di Pro Activa Open Arms, che stasera 21 marzo interviene a Cagliari Pirri a: IN FUGA DALL’INFERNO LIBICO SULLE ROTTE DEL MEDITERRANEO CENTRALE: LA POLITICA STRAGISTA DELL’UNIONE EUROPEA
Teatro La Vetreria, Pirri-Cagliari, 21 marzo 2018 ore 17’30
https://www.youtube.com/watch?v=SIIcRiUXCfE
http://www.sardiniapost.it/…/muscoli-del-capitano…/
Giù le mani dalle ONG delle navi umanitarie
Venerdì 23 marzo davanti al tribunale in piazza Verga
alle 10,30 presidio , alle 11,30 conferenza stampa
Sabato 24 ore 10 manifestazione al porto di Pozzallo
Salvare la vita a donne,uomini e bambini non è reato! Restiamo umani !
Antirazziste/i Catanesi
https://www.facebook.com/events/1969347063393758/
sequestro nave ProActiva Open Arms. LasciateCIEntrare: “lo stop agli sbarchi avviene ora tramite il gioco della diplomazia e dell’incriminazione alla ONG”
In questi ultimi, frenetici, giorni abbiamo assistito ad un fatto gravissimo e che fa chiaramente parte di una strategia non scritta ma applicata con disumanità dalle procedure e leggi delle istituzioni europee ed italiane. La nave umanitaria Open Arms – una delle imbarcazioni della Ong Proactiva, che per continuare ad operare nel Mediterraneo è stata costretta l’anno scorso a firmare il codice di condotta imposto dal Governo Gentiloni/Minniti – mercoledì 15 marzo ha soccorso in acque internazionali un barcone con uomini, donne e bambini. In quelle stesse acque internazionali, veniva avvicinata da una motovedetta della guardia libica che minacciava l’equipaggio, anche con l’uso delle armi, per la “restituzione” dei migranti caricati a bordo. Lo staff della ONG si è opposto alla restituzione, ovvero alla riconsegna di corpi ri-destinati ai lager libici. La OA ha immediatamente avvisato istituzioni e società civile di quanto stava accadendo. Nessuna istituzione italiana ha fatto qualcosa per intervenire su quanto stava accadendo. Perchè? Ma l’orrore e la violazione dei trattati internazionali non finisce qui. La Open Arms veniva fatta navigare senza ufficiale destinazione per quasi 24 ore. Rimbalzata dai fax e dalle comunicazioni diplomatiche, in attesa della definizione del porto di sbarco. Considerate le condizioni sanitarie di emergenza di una donna e di un neonato di tre mesi le è stato consentito di dirigersi fino a Malta dove su una motovedetta sono stati trasferiti madre e figlio.
Nessun altro migrante è stato “accettato” dal Governo di Malta. Perchè? La nave riprendeva quindi obbligatoriamente il largo, in attesa di un fantomatico coordinamento tra Marina Italiana e Spagnola (è infatti battente bandiera spagnola la Open Arms) per una destinazione ancora sconosciuta. Mentre era in viaggio arriva l’indicazione di approdare in Sicilia a Pozzallo, dove verranno finalmente sbarcati i 216 migranti a bordo. Quanto è avvenuto va immediatamente denunciato a tutte le istituzioni coinvolte. Chiediamo che siano resi pubblici gli accordi tra l’Italia e la Guardia Costiera libica, realtà che non risponde a nessun governo eletto ma sotto scacco della milizia di turno, paese senza nessuna stabilità politica e che in particolare non ha mai sottoscritto la Convezione di Ginevra. Paese che viene dall’Italia foraggiato, nel senso di sostenuto economicamente, compreso l’addestramento delle forze di polizia e fornitura di mezzi navali e di sicurezza. Perché il Governo Italiano sottoscrive accordi con la Libia?
Nelle ultimissime ore lo staff della Open Arms è stato audito dalle autorità competenti in Sicilia e, a quanto risulta, la nave è ora ferma per richiesta delle autorità. I legali della ONG hanno inviato diffida agli organi competenti che la trattengono in porto senza nessun avviso di reato ed alcuni componenti dello staff pare siano indagati per favoreggiamento all’immigrazione clandestina ed associazione a delinquere.
LasciateCIEntrare denuncia quanto è avvenuto, esprime piena e totale solidarietà alla Ong ProActiva e all’equipaggio della nave. Questo non è che l’ennesimo e ultimo atto della criminalizzazione delle ONG e della cieca volontà di arrestare i flussi migratori, con qualsiasi mezzo, ed in totale contrasto con i Trattati Internazionali, ed il principio di solidarietà espresso anche nella nostra Costituzione. Una politica becera, disumana, che non fa che essere sponda delle politiche dei partiti di destra, preparando loro il terreno per continuare una vera e propria guerra ai migranti.
https://www.facebook.com/LasciateCIEntrare/photos/a.514884418536770.117533.504727586219120/2142414112450451/?type=3&theater&ifg=1
Solidarity is not a crime
Sabato 24 marzo manifestazione al porto di Pozzallo
https://www.facebook.com/events/367621187070985/
https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/proactiva-open-arms-sequestro/
https://www.a-dif.org/2018/03/19/il-caso-cap-anamur-assolto-lintervento-umanitario-e-oggi/
http://m.famigliacristiana.it/articolo/migranti-affidarne-i-soccorsi-in-mare-alla-libia-significa-respingerli.htm
Comunicato di solidarietà con Proactiva Open Arms
Ancora una volta la procura di Catania attacca il lavoro delle organizzazioni umanitarie con il pretesto del traffico di esseri umani, ma la magistratura (e i governi della UE) dovrebbe sapere fin troppo bene che il traffico nasce quando c’è repressione. Curiosamente, si invoca ipocritamente quest’argomento per legalizzare le droghe o la prostituzione, ma nessuno se lo ricorda mai quando si tratta dell’attività più naturale del mondo: spostarsi quando la vita nel proprio paese di origine diventa impossibile.
Da anni ormai abbiamo sotto gli occhi quel che interessa davvero alla “Fortezza Europa”: impedire l’entrata dei migranti, in un’escalation continua di inumanità e di violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani più elementari. Abbiamo visto sottoscrivere accordi con paesi noti per la loro mancanza di rispetto dei diritti umani, come la Turchia e la Libia, al preciso scopo di tenere lontani migranti e rifugiati. Abbiamo visto il governo italiano mandare una missione militare in Niger per questo stesso motivo. Oggi non sarebbe più di “ buon gusto “ costruire lager in qualche paese dell’Europa occidentale, ma è quello che si chiede di fare ad alcuni paesi, pagandoli perché facciano il lavoro sporco, e si chiudono gli occhi quando se ne costruiscono in Ungheria, o quando volontari neofascisti armati fino ai denti pattugliano le frontiere dei paesi balcanici per dare la caccia ai rifugiati e a chi cerca di aiutarli. Oppure si lasciano morire i rifugiati siriani di freddo e di stenti alle porte dell’Europa, o si abbandonano a s stessi i rifugiati della “giungla” di Calais, probabilmente sperando che le intemperie ne tolgano un po’ di mezzo. Anche “ lasciar morire” è genocidio, ed è quello che la UE sta facendo.
In questa violazione sistematica delle leggi e dei principi più elementari di umanità, chi fa scandalo e finisce indagato e processato è chi aiuta i migranti a sopravvivere o a ricongiungersi ai loro familiari: tre volontari indagati a Ventimiglia per aver dato da mangiare a migranti, le ONG che soccorrono i disperati in mare indagate per presunti legami con i trafficanti (a tuttoggi non provati), una guida alpina francese indagata per aver soccorso una donna nigeriana incinta di otto mesi a 1900 metri d’altezza in mezzo alla neve…….
In questo caso si accusa la ONG Proactiva Open Arms di non aver riconsegnato i migranti alle autorità libiche, dato che l’accordo firmato con la UE la renderebbe automaticamente un paese sicuro, nonostante le notizie che continuano ad arrivare di detenzione dei migranti in condizioni inumane e addirittura di traffico di schiavi. Proactiva Open Arms ha fatto quello che doveva fare: cercare una destinazione sicura per le persone che aveva salvato.
Noi di WILPF ITALIA assistiamo con preoccupazione alla crescente ondata di criminalizzazione di chi salva vite umane e di razzismo istituzionalizzato e chiediamo che sia posto fine al sequestro della nave di Proactiva Open Arms e le sia permesso di riprendere la sua attività a beneficio di chi cerca una vita migliore in condizioni sempre più disperate.
Comunicato di solidarietà con Proactiva Open Arms
Ancora una volta la procura di Catania attacca il lavoro delle organizzazioni umanitarie con il pretesto del traffico di esseri umani, ma la magistratura (e i governi della UE) dovrebbe sapere fin troppo bene che il traffico nasce quando c’è repressione. Curiosamente, si invoca ipocritamente quest’argomento per legalizzare le droghe o la prostituzione, ma nessuno se lo ricorda mai quando si tratta dell’attività più naturale del mondo: spostarsi quando la vita nel proprio paese di origine diventa impossibile.
Da anni ormai abbiamo sotto gli occhi quel che interessa davvero alla “Fortezza Europa”: impedire l’entrata dei migranti, in un’escalation continua di inumanità e di violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani più elementari. Abbiamo visto sottoscrivere accordi con paesi noti per la loro mancanza di rispetto dei diritti umani, come la Turchia e la Libia, al preciso scopo di tenere lontani migranti e rifugiati. Abbiamo visto il governo italiano mandare una missione militare in Niger per questo stesso motivo. Oggi non sarebbe più di “ buon gusto “ costruire lager in qualche paese dell’Europa occidentale, ma è quello che si chiede di fare ad alcuni paesi, pagandoli perché facciano il lavoro sporco, e si chiudono gli occhi quando se ne costruiscono in Ungheria, o quando volontari neofascisti armati fino ai denti pattugliano le frontiere dei paesi balcanici per dare la caccia ai rifugiati e a chi cerca di aiutarli. Oppure si lasciano morire i rifugiati siriani di freddo e di stenti alle porte dell’Europa, o si abbandonano a s stessi i rifugiati della “giungla” di Calais, probabilmente sperando che le intemperie ne tolgano un po’ di mezzo. Anche “ lasciar morire” è genocidio, ed è quello che la UE sta facendo.
In questa violazione sistematica delle leggi e dei principi più elementari di umanità, chi fa scandalo e finisce indagato e processato è chi aiuta i migranti a sopravvivere o a ricongiungersi ai loro familiari: tre volontari indagati a Ventimiglia per aver dato da mangiare a migranti, le ONG che soccorrono i disperati in mare indagate per presunti legami con i trafficanti (a tuttoggi non provati), una guida alpina francese indagata per aver soccorso una donna nigeriana incinta di otto mesi a 1900 metri d’altezza in mezzo alla neve…….
In questo caso si accusa la ONG Proactiva Open Arms di non aver riconsegnato i migranti alle autorità libiche, dato che l’accordo firmato con la UE la renderebbe automaticamente un paese sicuro, nonostante le notizie che continuano ad arrivare di detenzione dei migranti in condizioni inumane e addirittura di traffico di schiavi. Proactiva Open Arms ha fatto quello che doveva fare: cercare una destinazione sicura per le persone che aveva salvato.
Noi di WILPF ITALIA assistiamo con preoccupazione alla crescente ondata di criminalizzazione di chi salva vite umane e di razzismo istituzionalizzato e chiediamo che sia posto fine al sequestro della nave di Proactiva Open Arms e le sia permesso di riprendere la sua attività a beneficio di chi cerca una vita migliore in condizioni sempre più disperate.
ancora Nemo – Nessuno escluso A bordo della nave sequestrata – 23/03/2018
http://www.raiplay.it/video/2018/03/ONG-a-bordo-della-nave-sequestrata—23032018-3078670b-c069-49c0-b862-ff77b15ca463.html
Segnalo l’intervista (di Eleonora Camilli) a Gianfranco Schiavone dell’Asgi sulle carte del caso Open Arms: è qui http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/571488/Migranti-se-l-Italia-coordina-i-libici-in-mare-ha-gravissime-responsabilita?UA-11580724-2