Ucraina: la Storia aiuta a capire

Giorgio Riolo ripropone un’analisi (del 2014). A seguire una nota della “bottega”.

Ucraina: nell’effige sul braccio di questa donna è raffigurato Stepan Bandera,leader del movimento Oun, terrorista e collaborazionista del Terzo Reich. La Rai continua a intervistare questi soggetti facendoli passare da “eroi”.

https://it.wikipedia.org/wiki/Stepan_Bnandera

https://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Stepan-Bandera-l-eroe-criminale-che-divide-l-Ucraina-154127

 

Le tecniche del colpo di stato “democratico”. Ancora Occidente contro Oriente e contro Sud

L’egemonia Usa nel mondo agisce in un contesto molto cambiato dai tempi della guerra fredda, del mondo bipolare (o tripolare, se consideriamo anche i movimenti di liberazione e i paesi non-allineati). Oggi non è assoluta e indiscussa. Nuovi attori e nuovi competitori si sono affacciati. Tuttavia gli Usa giocano le loro carte per mantenere questa egemonia, repubblicani e democratici al governo, non importa.

Le guerre umanitarie e l’esportazione della democrazia sono i mezzi, i veicoli preferiti in questa fase per mantenere un ordine mondiale a loro favorevole, economicamente e geostrategicamente. Per esempio, il contesto attuale e i cambiamenti dei rapporti di forza in America Latina non consentono un bel colpo di stato, brutale e sanguinoso, come si faceva nei bei tempi andati, come in Cile nel 1973. In Venezuela, contro Chavez e la rivoluzione bolivariana, gli Usa ci tentano in vari modi. Nell’aprile 2002 tentarono sempre con i loro scherani interni, “oppositori democratici”, ma troppo palese fu l’ingerenza. Ora in America Latina esistono alleanze regionali importanti antiegemonia Usa e i giochi si complicano.

Oggi la strategia obbligata è quella del colpo di stato “democratico”, la cui fenomenologia è varia e i cui attori variano, ma possiamo individuare alcune costanti. Si tratta di favorire, alimentare, foraggiare con milionate di dollari, addestrare, attraverso varie Ong (di preferenza Usaid e soprattutto Ned, nata nel 1983 per volere di Reagan e controllata dal Congresso, quindi da democratici e repubblicani assieme e con l’apporto del sindacato Usa Afl-Cio), dei “movimenti” locali, spontanei anche, per definizione “democratici” e indirizzarli verso il fine voluto, rovesciando i governi a loro invisi, anche democraticamente eletti.

Per esempio, Yanukovich in Ucraina, a suo tempo eletto nel 2010 (con tanto di dichiarazione di Soares dell’Osce “impressionante manifestazione di democrazia”). Questo è avvenuto in Serbia, in Georgia, in Ucraina con la cosiddetta “rivoluzione arancione” del 2004, nata e costruita per evitare il secondo turno delle elezioni che avrebbe vinte Yanukovitch, in Kirghisistan, prima alleate della Russia. Va da sé, per creare un cordone attorno alla Russia, dal punto di vista geostrategico, con tanto di presenza della Nato, e per giocare la partita sul gas e sul petrolio e sugli oleodotti-gasdotti, dal punto di vista economico.

Questa descrizione naturalmente prescinde dalla presentabilità o meno dei governi o dei despoti o degli oligarchi al potere che si rovesciano. Ladrone di stato Yanukovich, ma ladronissima e oligarca la signora del gas con la treccia a mo’ di santarellina Timoscenko. Non si tratta di questo. Si tratta solo di smascherare l’immane ipocrisia di questa dinamica.

Il buon samaritano del mondo agisce sempre per “la salvaguardia democratica e per l’aiuto umanitario alla popolazione”. Con tanto di apporto dei media occidentali (fondamentali, attori indispensabili della manipolazione delle coscienze), di uso sapiente di tecnologie sociali e comunicative (Facebook e Twitter in primo luogo, alla faccia degli esaltatori di questi “social network” a sinistra). Come truppe ausiliare, come indispensabile apporto c’è anche l’immane cretinismo “democratico”, del political correct del centrosinistra, di varia natura e storia, in Occidente. In Italia, in modo esemplare con tanto di giornalisti e di giornaliste in quota centrosinistra (soprattutto giornaliste), sempre “democratiche”, infervorate, “sul campo”, zelanti come poche. Ricordiamo, per completare, il nostro attuale capo del governo con l’immancabile uscita “non possiamo non ascoltare il grido di dolore che si leva dal popolo ucraino” e via cretinando.

Immanuel Wallerstein giustamente ricorda che gli Usa si danno da fare per scongiurare l’asse Parigi-Berlino-Mosca e quindi il costituirsi di un polo autonomo europeo. Meno persuasivo, a mio modesto parere, quando dice che gli Usa guardino al Pacifico, per giungere perfino a costituire un polo con la Cina. Tutto opinabile.

L’Ucraina. Occorreva approfittare della questione se accettare o meno l’accordo di libero scambio con l’Europa (naturalmente a svantaggio dell’Ucraina). Piazza Maidan non vedeva solo in azione i vari partiti filoccidentali di Klitschko e della Timoshenko, ma anche la massiccia presenza dell’estrema destra di Svoboda (che si rifà al collaborazionista dei nazisti Stepan Bandera) e del Settore Destro, ben armati e inquadrati a controllare la piazza. La tattica è sempre quella: la piazza è non-violenta e “democratica”, le forze governative violente e repressive. Cecchini ben addestrati e infiltrati colpiscono dimostranti e forze di polizia. Nel caos si guadagna sempre. Il risultato è il governo autoproclamato con gli “americani” Turchinov e Yatseniuk (ampiamente fotografati con la plenipotenziaria Usa per l’Europa e l’Eurasia neocon Victoria Nuland, la quale graziosamente chiama il suo protetto autoproclamato primo ministro “Yatsi”) e con il neo procuratore generale Mahnitsky di Svoboda alla sua testa.

La Russia di Putin, nella nuova versione della guerra fredda, gioca le sue carte e vedremo come va a finire. La secessione di Crimea e dell’Ucraina orientale filorussa è il risultato, come paventavano analisti realisti italiani, per niente prorussi, come Sergio Romano e Fabio Mini. Quest’ultimo, a suo tempo, comandante delle truppe italiane in Kosovo. E a proposito di Kosovo, ricordiamo la madre di tutte le nefandezze, la guerra dei Balcani del 1999 e l’allora, benedetta dall’Occidente, secessione del Kosovo. Infine è intervenuto il sinistro e realista Kissinger, dicendo apertamente che se si agisce così sotto casa della Russia, anche con il voler mettere basi Nato non solo in Polonia e Lituania, ma anche in Ucraina, il minimo che ci si può attendere è la violenta reazione della Russia.

In Venezuela, la partita è altrettanto importante. Per mezzo delle solite Ong Usa, soprattutto la Ned, si fanno arrivare tanti soldi alla opposizione. Oggi a Leopoldo Lopez. Sempre la feroce oligarchia venezuelana, ancor più rabbiosa perché, malgrado la scomparsa dell’arciodiato meticcio Hugo Chavez, il chavismo resiste e anzi viene legittimato dalle elezioni presidenziali dell’aprile scorso e dalle recenti elezioni amministrative. Dimostrazioni di giovani delle classi medie cittadine, amplificate a dismisura dai media occidentali, vengono indirizzate e anche qui agiscono cecchini professionisti che debbono colpire poliziotti e dimostranti per creare caos. I media occidentali, zelanti sempre, a diffondere, per esempio, la foto della giovane modella colpita e portata in moto in ospedale per poi scoprire che a ucciderla è una pallottola di arma non in dotazione alla polizia. E così è avvenuto per altri morti in questi giorni.

Per chiudere questa nota. A piazza Majdan si è fatto vedere immancabilmente Bernard Henry Levy, detto Bhl, per la rapidità con cui si muove e porta a destinazione la sua persona. È ridicola la foto che lo ritrae in posa sulle barricate, con tanto di fotografi e di scorta di chi controlla la piazza. Questo ineffabile trombone postsessantotino, o sedicente tale, sedicente allievo di Jean Paul Sartre. Di quel filone comunque parolaio, modernizzatore e “democratico”, filone, ahinoi, molto presente e prolifico, che dal Sessantotto è scaturito.

Di chi si sente autorizzato a parlare sempre e comunque, facendo professione, continuamente, sempre, di anticomunismo e di antimarxismo, ma “democratico”, anzi in odore di essere “di sinistra”, che usa l’accusa di antisemitismo come fosse una clava, come intimidazione, a ogni pie’ sospinto, gratuitamente, contro chi non la pensa come lui. Ebbene, ha detto, dopo la visita a Maidan, “una piazza democratica senza ombra di dubbio”. Alla faccia dei trucidi nazistoni di Svoboda e di Settore Destro, le cui manifestazioni di xenofobia e di antisemitismo sono universalmente note e palesi.

Per concludere veramente. La controinformazione è un pezzo importante di questa partita. Essendo la formazione del giudizio critico, del pensiero autonomo, un problema, anche a sinistra. Ho sentito personalmente esponenti di sinistra alternativa (non moderata, “democratica”, di cui sopra) accusare Chavez di antisemitismo a causa della sua sacrosanta condanna di Israele e del suo adoperarsi nel creare l’alleanza-cartello in funzione antimperialistica, a mo’ di novella Opec, dei paesi produttori di petrolio, incluso quindi l’Iran.

Molta controinformazione è prodotta all’estero. Cito solo quelli che ho consultato in internet e nella newsletter regolarmente inviatami: Other News (in inglese e in spagnolo), InvestigAction del belga Michel Collon, Carta Maior del Brasile. Ma molti altri esistono. In Italia soffriamo ancora dei retaggi storici del provincialismo. Ma anche della subordinazione atlantica.

Questa nota è dedicata a Hugo Chavez Frias, leader venuto dal popolo e in profonda sintonia con il sentire popolare. Catalizzatore impressionante delle migliori energie popolari venezuelane, dei giovani e delle giovani in primo luogo. A un anno dalla sua prematura scomparsa.

Milano, 13 marzo 2014

UNA NOTA DELLA “BOTTEGA”

Negli ultimi giorni anche noi abbiamo scritto (o ripreso) notizie o riflessioni intorno all’Ucraina o come sarebbe meglio dire sul braccio di ferro Nato-Russia con il pretesto dell’Ucraina. Per esempio: il dossier Morire per Kiev? O per la Nato? e molti articoli fra cui segnaliamo Nessun russo mi ha mai chiamato “sporco italiano”, Ma dove sono i pacifisti?, Guerra alle porte: chi dorme? chi grida? ma anche Crisi Ucraina-Nato: il ruolo dei pacifisti , Fabbricanti di guerre sempre all’opera. E noi? e un’analisi di Rossana Rossanda nel 2014: Ucraina, genesi di un conflitto.

Ci sono però un paio di articoli che vogliamo segnalare ai più smemorati: Ucraina: quei nazisti così coccolati (dalle democrazie), Kiev, capitale del neonazismo europeo, Per non dimenticare Odessa, 2 maggio 2014-2018 e Donbass: neonazisti, mercenari, jihadisti e… dove trovate storie e fotografie impressionanti. Impressionante è anche la foto (del servizio Rai) che abbiamo messo in apertura. Chissà se gli “smemorati” oggi vedessero la foto di Colin Powell con una provetta in mano cosa direbbero?

LA VIGNETTA – di Mauro Biani – che abbiamo scelto dovrebbe ricordarci che da anni si fabbricano guerre e che la propaganda militarista cresce ovunque. Quel che accade intorno all’Ucraina è il caso “particolare” di una tendenza generale. Sfugge a quel che resta della sinistra la consapevolezza che se si producono sempre più armi … prima o poi si useranno; i guerrafondai hanno ottimi megafoni (per dirla ancora più chiara si comprano giornalisti, intellettuali e politici). E noi?

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • La guerra è imminente e i discorsi sono sempre gli stessi.
    da Cannibali e Re, 22 2 22
    https://cannibaliere.blomming.com/
    Anche noi potremmo iniziare una lunga digressione che, partendo dai khanati e la Rus di Kiev, arrivi fino ai giorni nostri al fine di stabilire la legittimità delle pretese ucraine o russe sulla regione. Poi potremmo dire che è un dato di fatto che, dalla caduta dell’URSS, la NATO si è espansa militarmente verso Oriente, piazzando basi a ridosso dei confini russi.
    Ma quello che ci interessa sottolineare è altro.
    Esistono due tipi di guerre nella storia. Le guerre tra stati e le guerre dentro gli stati.
    Le guerre dentro gli stati hanno due nomi: guerre civili e rivoluzioni.
    La differenza è che nelle guerre tra stati, nella contemporaneità, le persone comuni si ammazzano e ammazzano i civili nel nome degli interessi delle oligarchie che li guidano. Lo fanno mossi dal nazionalismo che viene inculcato nella popolazione in spregio a qualsiasi fatto storico e con l’unico obiettivo di costruire un immaginario per cui il nemico è fuori dai confini.
    Nelle rivoluzioni e, talvolta nelle guerre civili, il conflitto viene esercitato dal basso verso l’alto. Da una parte ci sono i morti di fame, o meglio una parte di essi, dall’altra chi li ha resi tali.
    Le rivoluzioni, tutte, con i loro limiti, contraddizioni, e perfino aberrazioni, hanno fatto avanzare l’umanità lungo la strada dell’emancipazione. Le guerre tra stati, tutte, hanno fatto arricchire le oligarchie che ne sono uscite vittoriose.
    Sarebbe un miracolo se oggi i lavoratori ucraini e russi entrassero insieme in sciopero per bloccare il conflitto, come fecero quelli svedesi nel 1905 fermando l’invasione della Norvegia.
    Sappiamo bene che questo non avverrà, perché oggi quelle persone si sentono prima ucraini e russi che lavoratori e la loro devozione va al loro paese (tradotto alle oligarchie che li guidano) e non alla loro classe. E questa, come già avvenuto tante volte nella storia, sarà la loro e la nostra condanna.

    Molti in questi giorni fanno giustamente notare che la RAI ha ripetutamente intervistato aderenti al battaglione Azov, reparto militare neonazista che vanta la partecipazione di estremisti di destra da tutta Europa e che, insieme ad altri, sventola i vessili del movimento di Bandera. Nazionalisti ucraini che nel corso della Seconda guerra mondiale collaborarono a tratti con gli occupanti nazisti e soprattutto si resero responsabili di gravissimi episodi di pulizia etnica.
    D’altro canto è noto come altri soggetti e formazioni di estrema destra appoggino il fronte opposto. Peraltro ieri Putin ha frontalmente attaccato Lenin e la Rivoluzione d’Ottobre, attribuendogli la responsabilità della nascita del caso ucraino, mentre è noto che fu Stalin, da commissario alle nazionalità, a gestire direttamente questo tipo di passaggio.
    Sono spunti interessanti di confronto e meritano di essere approfonditi, ma per noi il nodo centrale è quello sopra.

  • Francesco Masala

    finalmente le sanzioni contro Israele, per le invasioni nel Golan siriano e per i territori occupati

    ah, sono altre sanzioni, scusate, avevo capito male 🙁

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