«UFO 78» del collettivo Wu Ming

di Giuliano Spagnul

Finalmente un nuovo romanzo di fantascienza, si chiama UFO 78, è del collettivo di scrittori Wu Ming. Anzi no, il nuovo romanzo di Wu Ming non centra nulla con la fantascienza. Però, in verità, andrebbe inscritto in quel genere (sempre di fs) che Donna Haraway chiama anche gioco della Matassa o del Ripiglino. Che abbia o no elementi classificabili come fantascientifici poco importa, è quel qualcosa di nuovo, questo sì vero novum, che nasce dalla morte della fantascienza così come l’abbiamo conosciuta nel secolo passato. In quanto dispositivo che ha assolto le sue funzioni, la fantascienza, come ebbe a dire (suscitando uno scandalo ancora non digerito dagli adepti del settore) Antonio Caronia, muore e trasmigra in innumerevoli altri generi. Da allora, dalla morte di quel genere, schiacciato dalla “caduta del cielo dell’immaginario sulla terra del reale” (1) sarà sempre più difficile coltivare quel piacere della vis classificatoria che separa il fantastico da ciò che non lo è, così come il vero avvistamento di un Ufo da quello frutto dell’illusione ottica piuttosto che del bisogno di crederci comunque sia. Ciò che si va a profilare così è un viaggio ambiguo in cui discernere la pista giusta dal depistaggio non sarà opera del puro raziocinio, né del caso, ma bensì frutto di quella visione dovuta a occhi capaci di rivolgersi all’esterno quanto all’interno di un corpo che potremmo definire espanso.

Ma non voglio rivelare troppo e dopo questa premessa mi permetto anche una piccola digressione riguardo a quel 78 che segue l’acronimo Ufo. Per chi ha avuto la fortuna, forse per qualcuno la sfortuna, di vedere lo spettacolo teatrale Boccascena di César Brie e Antonio Attisani nato durante la pandemia (e, va detto, grazie ad essa) avrà potuto constatare che l’unico anno lì ricordato nell’incontro/scontro tra i due vecchi attori nella parte del Gatto e della Volpe di Pinocchio, è proprio il 1978. “Il settantotto è l’anno di Moro” dice la Volpe al Gatto. “Tu iniziavi quando tutto stava per finire. Era finito il sogno, l’utopia.” E il Gatto gli risponde raccontando di un suo spettacolo in quell’anno in cui i giovani cominciavano a suicidarsi: “Mettevo una canzone di Janis Joplin e iniziavo a danzare girando come una trottola e gridavo. “È finita, andate via, è finita, basta, abbiamo perso, è finita’. Sette minuti.” E il pubblico prima si rompeva i coglioni poi, a un certo punto, venivano risucchiati dentro.

Alla fine del romanzo Wu Ming ringrazia, tra gli altri, Antonio Caronia per tutte le ambigue utopie. Antonio Caronia che sempre nel 1978 rompe gli indugi ed entra in quel collettivo che proclamava di voler distruggere la fantascienza e appropriarsi del fantastico nel reale della quotidianità.

Ad aprire il romanzo non sarà però nessuno che appartenga a questo variegato serraglio di animali meravigliosi, ma una schiera di spensierati boy scout che il 26 agosto 1976 “zaino in spalla, scacciando la fatica con le loro canzoni” si apprestano a montare il loro campo sul monte Quarzerone. “Quel massiccio incastrato tra l’Appennino e le Apuane” di modesta levatura “considerato poca cosa, buono giusto per sgranchirsi le gambe e respirare aria pulita.”

Un avvio leggero, sobrio ma che subito si colora di tragedia per la misteriosa scomparsa dei due adolescenti Jacopo e Margherita.

Dopo le intense e inutili ricerche eccoci nel ’78, a Roma, immersi in quell’epoca di riflusso nel privato, rabbia armata e ricerca di vie alternative a una razionalità caduta in disgrazia, per una nuova “alleanza tra fantasia e ragione che in tanti auspicavano per i tempi a venire.”

Ma ancora non s’era capito che tutto era finito ed era ora di andare via fino a che nel bel mezzo dello spettacolo, in cui tutti di quella generazione sono stati parte, irrompe la ferale notizia del rapimento di Moro e l’uccisione dei cinque agenti di scorta.

La Renault 4 color amaranto, che in copertina levita verso un orizzonte con un monte reso nero dal controluce e uno sfondo di cielo dal chiarore marrognolo, come una polvere radioattiva da fall out, fa da eco paesana alla giostra galattica di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Immaginario spielberghiano vero e proprio leit motiv di tutto il romanzo con il Truffaut attore che presta il volto, qui, al protagonista martin Zanka, scrittore di successo di altri incontri alieni di un passato lontano, ancor meglio, lontanissimo.

Facile riconoscervi il fantarcheologo Peter Kolosimo, difficile capire che parte abbia in tutta questa storia in cui riesce sempre più arduo credere all’esistenza dei terrestri piuttosto che a quella degli extraterrestri.

Dopo Zanka troviamo il tossico Vincenzo suo figlio; l’antropologa Milena – non poteva che chiamarsi così in un romanzo in cui la lettera K ha una notevole rilevanza (2) – che fa ricerca su chi ricerca gli Ufo; Orsola, la santona della comunità di Thanur, vicino al luogo della scomparsa misteriosa dei fidanzatini; l’ufofilo, nel senso di amico degli Ufo senza la smania di “identificarli e quindi privarli del diritto dell’indeterminatezza”, Jimmy; Rossella, figlia del riccone ovviamente lombardo, che ha donato (contro la volontà paterna) la villa alla comunità, e tanti altri che sembrerebbero svolgere parti minori.

Tutti, in realtà, si spingono e si pigiano in questa “terra di confine, diversa dal resto della Toscana, già un poco in Liguria e con parlate tutte sue.” E partecipano, anche se non in egual misura in quanto a visibilità, come forze dotate di una vera e propria agency, di cui è difficile calcolare il reale apporto dato allo svolgimento della storia.

E ugualmente assurgono a protagonisti i libri best sellers dell’epoca come appunto quelli di Kolosimo, o Il mattino dei maghi di Pawuels e Bergier, connubio di due autori dall’opposta ideologia politica, riviste come Il giornale dell’ignoto (3) e perfino Un’Ambigua Utopia (4). Tutte, ovviamente, cattive letture anche se in un versante assai meno razionale di quello praticato dai cattivi maestri in auge sempre in quegli anni.

Non è giusto svelare la soluzione dell’enigma che in un qualche modo ci avvince e ci prende fin dalle prime pagine. Possiamo anche dire che forse è la cosa meno importante, così come lo è la rivoluzione una volta compiuta. Il mistero svelato, l’utopia realizzata e poi, cosa rimane da fare? Importante è invece parlare “della propria crisi, del perché [Milena] si era allontanata dalla militanza”, per esempio. O del perché Giovanna fa da sé e va col dito “e se si dirà in giro che odio i maschi o sono repressa, tanto meglio. Meno scocciatori intorno.” Domande di vita, domande da un altrove che oggi sembra fantascienza: quella sì!

Che poi il problema vero non è il mistero ma la verità: “Tante volte siamo noi che non la vogliamo vedere, la verità, perché ci fa spavento. Tante volte la paura è peggio di quello che fa paura.”

Ah, dimenticavo: ci sono anche i fascisti. Ma forse me li sono scordati perché nonostante l’innegabile rilevanza del loro ruolo, sono gli unici personaggi a non possedere quell’agency (di cui sopra) che contraddistingue la potenza dell’agire, cioè l’essere in relazione con gli altri in un mondo che può esistere, nella sua concretezza, solo a patto di essere condiviso.

Nota 1: https://www.academia.edu/314713/Linsostenibile_naturalit%C3%A0_della_tecnica

Nota 2: “La K è la lettera che definisce gli anni Settanta” che sia Kossiga o la K dei cattivi dei fumetti d’allora o l’aggettivo kafkiano oggi sostituito da quello dickiano, che conserva comunque sempre la fatidica K.

Nota 3: Nella realtà Il giornale dei misteri.

Nota 4: https://it.wikipedia.org/wiki/Un%27Ambigua_Utopia https://archive.org/details/Ambigua_Utopia qui scaricabili i 9 numeri originari.

 

Redazione
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6 commenti

  • Ottima recensione della redazione “labottegadeibarbieri”. per il nuovo libro del collettivo Wu Ming, “UFO 78”, che descrive bene la plumbea atmosfera degli anni’70, nei suoi aspetti più importanti.
    Ricordiamo che gli anni ’70 incominciano con la fine del sogno dei Beatles (1970), i cieli rosa arcobaleno e “peace and love”.
    Ora compaiono la violenza criminale e politica, riflusso nel privato e cosa importante il ritorno degli UFO. Nel 1978 in Italia registrati quasi tremila casi di segnalazioni di avvistamenti di ufo, resi da liberi cittadini di ogni censo ed età registrati persino dalle forze dell’ordine. Insomma tra il serio ed il faceto in questo libro troviamo tutto quello che ha realmente rappresentato quegli anni in questo caso il ’78. Nel romanzo troviamo persino il personaggio Allen J. Rynek che sarebbe poi un personaggio reale, l’astrofisico consulente per l’USAF prof. J. Allen Hynek, padre dell’ufologia scientifica. Un libro, per chi non lo ha vissuto, che tra il serio e il faceto, rappresenta affresco quasi michelangiolesco di quelle atmosfere mischiate tra femminismo, punk ,lotta armata, droghe e comuni libere.. ma descritte con leggerezza e maestria come i Wu Ming riescono sempre a comporre.

  • Giuliano Spagnul

    Sul sito di Wu Ming la segnalazione di “due pezzi, il torinese Paolo Fiorino e il milanese Giuliano Spagnul, sono molto diversi tra loro, e certamente hanno scritto l’uno all’insaputa dell’altro. Li accomuna il fatto di essere evocati in – e per molti versi convocati da – Ufo 78 in quanto protagonisti del mondo a cui il romanzo rende omaggio, animatori delle sottoculture dell’epoca. Quelle legate all’ufologia (ma non solo), nel caso di Fiorino; quelle legate alla fantascienza (ma non solo!) nel caso di Spagnul. Senza le loro attività di allora, e soprattutto senza tutte le indagini e riflessioni fatte da allora, Ufo 78 non esisterebbe.” …
    https://www.wumingfoundation.com/giap/2022/11/paolo-fiorino-su-ufo-78/#more-50204

  • Romanzo di fantascienza proprio non direi, anzi, tutti gli elementi legati a fenomeni ufologici vengono, alla fine, ridimensionati e ricondotti a ben altro, sottintendendo che il “fenomeno” è una sorta di isteria/allucinazione. In pratica gli ufo li vede chi li vuole vedere, ingenui, gente in malafede, illusi, mangiatori inconsapevoli di funghi allucinogeni. Un po’ poco per descrivere un fenomeno del tutto diverso.

    Non l’ho ancora finito, devo dire che era partito benissimo, poi è subentrata una fiumana di roba noiosa (per me) che mi ha spinto a saltare alcuni pezzi. Chissenefrega dei fascisti lucchesi …. a me interessava l’argomento UFO, il che pare un riempitivo giusto per motivare il titolo. Di UFO c’è ben poco in questo libro e quel poco da pure un gran fastidio.

    Non parliamo poi dei contenuti “femministi” che trovo assurdi, puerili, in bocca poi ad una “santona” e alle sue accolite che si lamentano della società maschilista che ha forgiato un mondo pessimo capitalista però poi campano alla grande in una villa presa da un capitalista e vivono in una società che con lo stato e le leggi impedisce che una qualunque banda di predoni arrivi e se le ingroppi tutte quante.
    Addirittura chiamano “la cerchia” e non “il cerchio” le riunioni periodiche, figurarsi il livello paranoico di queste che in testa hanno una sola cosa “il maschio da detronizzare”.

    La “santona” della nuova comunità utopica dell’ascolto mondiale, tra saluti yoga e divanetti comodi per svagarsi leggendo dei buoni libri, attribuisce al maschio dominatore ogni male mentre, la femmina è il bene tenuto incatenato da secoli e che ora, cambierà il mondo. I maschietti della comunità sono praticamente dei produttori di sperma poi un calcio in culo, non contano nulla. Se nasce un figlio allora è della comunità e la madre decide se tenerlo o no… il padre, non conta niente, zitto e mosca, nemmeno il nome puoi sindacare. Un femminismo astuto più che altro perchè attizza la lotta di genere invece di creare unione e solidarietà. Addirittura gli alieni sono femmine, e mica poteva essere altrimenti !!
    Ridicole poi certe battute su “il maschio alfa” che è l’alfa e l’omega maschile. Tolto quello il maschio sparisce, in pratica tende solo a quello e ridicolo appaiono gli ufologi, tutti attizzati dalla donnina di turno che, poverini, non li può considerare più di tanto perchè, cosa mai aspettarsi dai “maschietti alfa” se non una gara per avere le di lei grazie ?
    Allora l’ufologo di fama mondiale se la vuole fare… l’ufologo indipendente perduto per lei, gli altri membri infatuati… e lei, che deve fare se non tollerarli e dare loro un bacetto sulla guancia per non rovinargli l’esistenza ?
    Eppoi discorsi e fiumi di parole su tutt’altro,. in pratica è un libro storico !
    Non so se riuscirò a finirlo…. ripeto, era partito benissimo poi: “due palle così”.

    • ebbene.. finito di leggere, devo dire che nell’ultima parte si riprende in modo inaspettato e rende giustizia a se stesso. Finalmente desta interesse, azione, movimento con filo continuo. Gli UFO non ci sono proprio nel senso concreto, non è un romanzo di fantascienza ma, tutto sommato vale la pena leggerlo per gustarsi inizio e fine.
      Di salti ne ho fatti diversi per parti che mi destavano un noia mortale ma, credo che proverò a leggere un altro libro dei WU MING.

    • In pratica, hai letto sì e no un quinto del romanzo e attribuisci alla linea politica degli autori tutte le prese di posizione dei personaggi, anche se queste sono tutte diverse e anche dove è palese la critica sottesa da parte degli autori stessi, che è evidente nel come viene descritta la parabola della comunità Thanur. Perché recensire un libro in fretta e furia molto prima di averlo finito? Proprio non resistevi all’impulso?

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