Un convegno a Roma sull’autobiografia di Khamenei

Appelli, censure, boicottaggi, ambiguità, ipocrisie, e… qualche  considerazione più ovviamente l’invito a discuterne con chi ci legge.

redazione “bottega”

 

premessa

Pubblichiamo  (QUI SOTTO) un appello dell’associazione Donna Vita Libertà Italia che ha lanciato una raccolta di firme per “bloccare l’iniziativa di presentazione del libro” Cella n. 14, i semi della rivoluzione, autobiografia dell’ayatollah Ali Khamenei, attuale “guida suprema” dell’Iran.

La presentazione del libro è prevista a Roma per il 12 dicembre prossimo, a presentarlo 3 studiosi, noti e affermati, e sicuramenti discussi, provocatori (nel bene e nel male che può essere dato a tale definizione), qualche volta (o spesso ambigui): i professori Franco Cardini e Demetrio Giordani, il fotoreporter Giorgio Bianchi. L’evento è organizzato dall’Associazione Islamica Imam Mahadi.

Le uniche notizie che abbiamo trovato in rete sull’evento sono sul giornale on line lavocenews.it (https://www.vocenews.it/la-presentazione-dellautobiografia-di-ali-khamenei-a-roma/), organo d’informazione dichiaratamente di destra e filoisraeliano.

Le battaglie di denuncia contro il regime teocratico degli ayatollah iraniani sono state e sono uno dei cavalli di battaglia contro l’oscurantismo religioso, soprattutto di matrice islamista. E sono stati e sono uno dei riferimenti per le battaglie di liberazione delle donne di tutto il mondo. Lo slogan Jin, Jîyan, Azadî (donna, vita, libertà), coniato dalle militanti curde legate e formalizzato nei saggi di Ocalan sulla gineologia, si fece conoscere a livello internazionale durante la lotta delle combattenti curde contro l’ISIS, ed è stato rilanciato dopo l’uccisione di Mahsa Amini due anni fa. Tanto di divenire slogan utilizzato nelle manifestazioni contro la violenza sulle donne a livello planetario, e nome di varie associazioni di donne, sempre a livello planetario.

Difficile non condividere, quindi, le campagne di denuncia, solidarietà e lotta delle donne iraniane; o disconoscere il valore etico e politico dell’impegno a livello artistico e culturale delle donne iraniane della diaspora, dai libri, ai film, alla musica.

Però… ci sono alcune cose che non si possono ignorare, su cui non intendiamo approfondire qui, e probabilmente non ne abbiamo neppure gli strumenti, ma su cui sarebbe scorretto sorvolare.

1_la campagna di demonizzazione dell’Iran da parte delle potenze occidentali e Israele, accusato più o meno a ragione delle crisi che stanno dilaniando il Medio o Vicino Oriente, indicato come il nemico da abbattere, coinvolgendo buona parte degli altri paesi della regione, storici alleati economici, militari e politici dell’Occidente, senza badare troppo a quanto gli stessi rispettino i diritti umani. Di conseguenza l’utilizzo di qualsiasi argomento per attaccare il regime iraniano, soprattutto con l’attuale crisi siriana.

E lo sfacciato uso da parte nostra di due pesi e due misure, anche rispetto alla difesa dei diritti civili e delle donne in particolare, quando si parla di Iran e quando si parla degli altri paesi (arabi ma non solo) in cui la condizione delle donne è assimilabile a quella iraniana. Paesi dove spesso, a differenza che in Iran, viene proprio negata alla radice la partecipazione femminile allo studio ed a molte professioni e attività sociali. Tanto che la maturità delle lotte e dell’attivismo delle donne (ma anche dei giovani in genere) iraniane possono farsi risalire proprio al fatto che esiste una partecipazione anche femminile allo studio. Cinema, arte e letterature femminile (o di opposizione in genere) in Arabia Saudita e in altri paesi del Golfo ci sembrano del tutto irrealistiche.

2- L’utilizzo della censura e del boicottaggio come metodo di lotta. In particolare la censura di libri, giornali o altre forme di espressione, per quanto spregevoli o inopportune.

L’argomento è  complesso e delicato, il boicottaggio ha svolto e può svolgere una funzione di pressione notevole contro i regimi e i poteri economici e politici. Ma bisogna saper valutare il come e il quando. Lo abbiamo visto anche rispetto alle ripercussioni legate alla guerra Russia Ucraina. Non è facile e si corre il rischio di usare gli stessi strumenti di chi si vuol combattere. O di “lavorare” a favore di battaglie non proprio nostre.

Per questo pensiamo corretto far conoscere anche l’iniziativa di boicottaggio del convegno di Roma, e presumere che la biografia di Khamenei sia solo un’ignobile operazione agiografica. Ma sarebbe anche giusto non dimenticare che il regime dello Scià Reza Pahlevi (portato al potere da un colpo di stato della CIA, che aveva imprigionato Khamenei) era una dittatura, che perseguitava tutte le opposizioni e che ha ucciso e imprigionato miglia di comunisti e democratici. Tanto che la rivoluzione del 1978, che portò al potere Khomeini, vide fra i protagonisti proprio molti dei movimenti progressisti e democratici che avevano combattuto lo scià, e la rivoluzione fu salutata dai democratici di tutto il mondo in maniera favorevole. Poi è finita com’è finita. Ma questo non deve farci dimenticare cosa c’era prima e quali sono gli interessi sul campo ora.

La liberazione delle donne e la lotta agli integralismi, religiosi e no, sono sacrosanti e imprescindibili. Ma questo vale in Iran e in Afganistan, in Arabia Saudita e in Pakistan. Nella striscia di Gaza e nei paesi occidentali dove il patriarcato, anche se in forme meno violente, non è certo un retaggio del passato.

Appello/comunicato di Donna, Vita, Libertà per il boicottaggio del convegno di Roma, con il link alla raccolta delle adesioni

 A tutti coloro che valorizzano la giustizia e i diritti umani.

Per 45 anni, il Regime Islamico in Iran ha governato con pugno di ferro, silenziando il dissenso, opprimendo il suo popolo e commettendo atrocità indicibili.

Uomini e donne hanno subito torture, rapimenti, stupri e umiliazioni sotto una delle dittature più oppressive del nostro tempo. Le voci che chiedevano libertà sono state accolte con proiettili, arresti e spargimenti di sangue. L’uccisione tragica di Mahsa Amini non è stata solo una morte: è stata la scintilla che ha acceso un movimento per la giustizia, “Donna, Vita, Libertà”, un movimento che si è trasformato in una rivoluzione contro il Regime Islamico e la sua guida suprema, Sayyed Ali Khamenei.

Oggi, mentre molti paesi riconoscono il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) come organizzazione terroristica e impongono sanzioni contro questo regime, c’è ancora chi offre piattaforme alla propaganda del Regime. In un evento sconcertante, abbiamo appreso che:

Il Professor Franco Cardini,

Il Professor Demetrio Giordani,

Giorgio Bianchi,

in collaborazione con l’Associazione Islamica Imam Mahdi, stanno organizzando a Roma una presentazione sull’autobiografa di Sayyed Ali Khamenei, la vivente incarnazione della tirannia in Iran.

Che eredità lascia un’istituzione come l’università quando presta il suo palco alla glorificazione di un dittatore? È incredibile che professori universitari, esperti di storia, politica ed etica, abbiano accettato di partecipare a una presentazione così vergognosa. Il loro ruolo dovrebbe incarnare un impegno per i diritti umani e la giustizia, eppure, prestando le loro voci a questo evento, si schierano con un regime responsabile di decenni di sofferenza. Celebrare un uomo dietro decenni di oppressione è un tradimento di questi valori.

Le dittature cadono, come sempre accade. Schierarsi con loro significa portare un’eterna vergogna; resistere significa conquistare un onore eterno. La scelta è nostra.

Associazione Donna Vita Libertà

Per aderire e firmare l’appello, accedi al link sottostante.

https://docs.google.com/spreadsheets/d/1e8LtyKPBrBZR0g0L9go-GJxL-SRJ6KEHLPGWxDS6uNY/edit?gid=0#gid=0

Postilla

di Benigno Moi

Sono sempre perplesso sulla censura dei libri, e sono sempre a disagio quando le campagne sacrosante contro i regimi integralisti riguardano solo un regime, in questo caso quello  iraniano, e tralasciano del tutto gli altri paesi integralisti e assassini alla stessa maniera, o anche peggio. 

Penso sia giusto e corretto mettere l’appello, poi ognuno valuta come vuole, sottoscrivendo se lo ritiene opportuno (anche se io non avrei mai messo un foglio in cui inserire i prori dati e il proprio consenso senza due righe in testata). Ma credo anche sia opportuno inquadrare queste battaglie nel contesto generale. Dite la vostra, apriamo il dibattito.   

Per approfondire:

sul convegno

https://www.vocenews.it/la-presentazione-dellautobiografia-di-ali-khamenei-a-roma/

https://www.assadakah.net/post/iran-semi-della-rivoluzione-nel-libro-cella-n-14-di-khamenei

https://islamshia.org/roma-giovedi-12-dicembre-presentazione-autobiografia-ayatullah-khamenei/

https://www.affaritaliani.it/politica/chi-giorgio-bianchi-il-fotoreporter-ribelle-che-punta-al-parlamento-813925.html

https://www.unibo.it/sitoweb/demetrio.giordani

 

Sul diverso atteggiamento occidentale con l’Iran e gli altri regimi fondamentaalisti

Iran e Arabia Saudita: due pesi e due misure sui diritti umani

https://www.strisciarossa.it/armi-e-alleanze-militari-la-regola-del-due-pesi-e-due-misure/

https://www.affarinternazionali.it/parita-di-genere-in-arabia-saudita-apertura-di-facciata/

https://www.senzatregua.it/2017/04/28/il-vizietto-dellonu-larabia-saudita-difendera-i-diritti-delle-donne/

https://www.settimananews.it/politica/78050/

https://27esimaora.corriere.it/articolo/se-likea-cancella-le-donne-in-arabia/?refresh_ce-cphttps://www.ilpost.it/2024/05/01/manahel-al-otaibi-condannata-11-anni-carcere-arabia-saudita/

https://www.geopop.it/velo-islam-obbligatorio-paesi-significato/

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Ciao, avevo letto l’appello che era stato proposto in una chat ma ho scelto di non firmarlo, da persona di sinistra e femminista quale sono.
    Le ragioni sono molte, provo a esporle qui.

    Intanto, seguo/ascolto/leggo sia Giorgio Bianchi che Franco Cardini da tempo. Sono due figure di destra, o per lo meno conservatori, sono lontanissimi dalle mie convinzioni politiche, eppure ascoltandoli imparo sempre qualcosa perché sono colti e informati e perché sono in grado di presentare ragionamenti coerenti. Su cui magari non concordo ma che mi è utile considerare.
    Inoltre sono aperti al confronto, cosa che ho potuto verificare personalmente.
    Altro elemento importante: Bianchi e Cardini con i loro interventi e convegni pongono dei problemi che la “narrazione ufficiale” invece occulta e sono già bersaglio di boicottaggi vari, spesso anche odiosi. Penso che più che boicottarli ulteriormente (tutti bravi a fare i democratici quando parlano gli amici, mi si perdoni la frecciata poco costruttiva) ci si possa dialogare in un confronto anche dialettico.

    Parliamo ora del libro, che è il casus belli.
    Penso e sono abbastanza certa che il focus sulla figura storica, anche controversa e odiosa, sia posto in chiave anti USA e soprattutto in chiave di controinformazione, contro la versione corrente della propaganda storica, che esiste e sappiamo bene in grado di distorcere la realtà.
    Ora, è una scelta certamente non senza problemi, legati appunto al portato di questa figura. Ma non è priva di fondamento e visto che il tizio è un personaggio innegabilmente importante, sarebbe controproducente rifiutarsi di ascoltare la sua versione, se si vuole dirsi storicamente informati.
    Poi è ovvio che si fa la tara a tutto. Ma se vogliamo capire la Seconda Guerra Mondiale dobbiamo leggere e analizzare il Mein Kampf. Se vogliamo capire l’oppressione ai danni delle donne dobbiamo capire il patriarcato e dunque necessariamente leggere e prestare ascolto. Farlo non significa “schierarsi” per Hitler o per qualsiasi dittatore. E non è affatto “vergognoso” che dei docenti e dei pensatori vogliano farlo e si prestino a farlo.
    Sennò raccontiamocela come ci pare e basta, ma la conoscenza, la discussione, l’analisi non hanno posto in una scelta del genere. E però sono alla base di una reale democrazia.
    Grazie.

  • Aggiungo al mio commento precedente che quello che ho scritto non significa che siamo OBBLIGATE a sorbirci cose che ci sono odiose, io la biografia di un prete o di un guerrigliero fondamentalista francamente non me la leggerei, mi disinteresso senza troppi sensi di colpa a eventi a tema e nel caso in cui mi ci trovassi sarei sicuramente quella che alza la mano e dice: “ma che state a di’?”.
    Ma chiedere che non venga fatto, considerare “vergognoso” che qualcuno voglia riunirsi attorno a un tavolo e parlare con cognizione di causa di questioni a me sgradite… ecco, come da punto due di questo bell’articolo, nemmeno io lo reputo corretto. Grazie.

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