Un corteo diverso e i soliti media

Alcune considerazioni di Antonia Siani (e sotto di d. b.) sulla manifestazione in difesa della Costituzione del 12 ottobre a Roma.  

di Antonia Siani

La manifestazione in difesa della Costituzione – oggi 12 ottobre a Roma – ha visto un’enorme partecipazione. Credo al di là delle più ottimistiche previsioni. Piazza del Popolo dolcemente illuminata da un tramonto sereno è stata affollata fino alle 18.30, ora di chiusura con l’intervento di Stefano Rodotà. Ovviamente molta attenzione per gli interventi più “facili” di Landini e don Ciotti, distrazione immediata agli interventi più “tecnici”, di Alessandro Pace o Settis.
Delusione in molti e molte di noi per il nessuno spazio dato alla scuola. Sono stati citati in un intervento autorevole 4 articoli inosservati, ma nessun cenno all’articolo 33
«senza oneri per lo Stato» relativo al non finanziamento alle scuole private. Rodotà in chiusura ha fatto un accenno al referendum di Bologna (ma i bolognesi erano già sul treno del ritorno).
Le stesse adesioni di associazioni della scuola non sono state minimamente citate…
Ma assai grave mi è sembrato come i tg Rai hanno dato la notizia! “migliaia di cittadini” è stata definita la fiumana che invadeva piazza del Popolo. La testa era già arrivata e la coda ancora non si era mossa da piazza della Repubblica. Chi conosce Roma può valutare.
La notizia è stata inserita al sesto, settimo posto in tutti i tg e nel tg-Lazio delle 23 addirittura non menzionata.
La folla è stata presentata come nostalgica, con immagini di bandiere di Rifondazione a iosa (uso evidentemente strumentale) e vecchi slogan gridati a squarciagola, si è parlato della presenza in primo luogo di “partigiani”, quando tra l’altro l’Anpi non ha nemmeno aderito ufficialmente (per devozione al Pd?)
Insomma, è stato fatto di tutto per marginalizzare un’iniziativa che – a dispetto di chi la Costituzione vuole o accetta di modificare – ha visto in piazza tanta gente accorsa per dimostrare che non ci sta proprio ad avallare i danni che ricadranno sulle future generazioni in nome di intese più o meno larghe.   


did. b.

Ho ripreso questo msg di Antonia Siani (nella lista di lidia Menapace, che trovate qui: lista-di-lidia-menapace@googlegroups.com) perché, pur scritto a caldo, riassume benissimo quello che anche io ho visto a Roma.

Sul palco si è effettivamente dato poco spazio alla scuola (anche se per la verità quello di Stefano Rodotà sul referendum di Bologna non è stato solo un accenno ma un passaggio significativo) e i grandi media – non solo la Rai – anche in questa occasione hanno confermato lo schifo che fanno.

A casa di un’amica romana la sera ho scrutato le poche immagini notando lo sforzo della regia di mai inquadrare piazza del Popolo perché altrimenti si sarebbe visto quanta gente (50mila a dir poco) c’era.

Il giorno dopo, cioè domenica, peggio: ho guardato 5 quotidiani, tre dei quali del ben noto coro Listn (larghe intese sei tutti noi) e Cclvai (chi contesta Letta va all’inferno): «Corriere della sera», «Repubblica» e «L’unità» facevano a gara per le maggiori bugie, minimizzazioni, censure, divagazioni, estrapolazioni. Particolarmente interessante l’operazione giornalistica nelle pagine romane del «Corsera» (temo che sarà presto imitata, a livello nazionale, dalle altre testate di Listn e Cclvai ma me lo direte voi perché io mi asterrò): per evitare di dare le ragioni dei manifestanti di sabato 12… si preannunciano disordini per sabato 19. Cronaca al minimo ma tantissima sfera di cristallo. L’apertura dell’inserto romano del «Corsera» era: «Gli antagonisti sono già in città. Corteo del 19 ottobre, a decine arrivati prima per eludere i controlli» e poi una intera pagina dove si fa una gran confusione fra il corteo di sabato 12, quello del successivo 19, i no-Tav, l’anarchia, «personaggi» (senza nome) e le certezze strillate nei titoli da una parte e dall’altra, cioè nel testo, invece le vaghezze, «si ipotizza», «non escluderebbero» (gli investigatori), «ci sarebbero», «non se la sentono di escludere», «un’altra ipotesi che non viene esclusa»; una cosa invece è sicurissima, sono i titoli a influenzare.

Mi dicono dalla regia che abbiamo ancora un minuto per una domanda. Ecco, vedo una mano alzata. Dica pure: «db lei se la sente di escludere che giornalisti simili facciano cacare?». Il tempo per rispondere è 10 secondi ma ne utilizzerò meno: «non lo escludo, anzi tutti gli indizi sono contro di loro». E sullo schermo compare la parola «fine (per oggi) ma domani (purtroppo) continuano, tristemente eguali, senza vergogna».

PS: gli altri due quotidiani erano evidentemente «Il fatto quotidiano» e «il manifesto»… del resto «fuori dal coro» non c’è altro.

 

Redazione
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